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CARATTERISTICHE GENERALI DELLE VISIONI

Quello delle visioni è un fenomeno molto antico, conosciuto da sempre, applicato in genere alla storia delle religioni e ritenuto strumento di rivelazioni soprannaturali. Oltre alle visioni singole, destinate a persone dal temperamento mistico, si conoscono anche le visioni collettive, di cui è partecipe un gruppo o addirittura una folla; e si conoscono le visioni legate al luogo, come quelle famose del tempio di Asclepio a Epidauro, dove il dio appariva in sogno a tutti coloro che venivano a consultarlo. Le visioni ricorrono sia nelle religioni primitive sia in quelle superiori, e accompagnano la maggior parte delle forme mistiche e profetiche: i fondatori di religioni hanno visioni che sovente costituiscono il punto di partenza della loro conversione. Le visioni possono produrre anche fatti di importanza storica, come la famosa visione di Costantino. I profeti di Israele ebbero visioni, e sulle visioni si basa l'Apocalisse di san Giovanni; ne parlano inoltre san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (c. 12) e i Padri della Chiesa. Nella storia della mistica le visioni sono diffusissime. Concretamente, le visioni sono impressioni ottiche ricevute a occhi aperti durante l'estasi dai veggenti, i quali partecipano con movimenti del corpo e degli occhi agli eventi che vedono svolgersi davanti a sé: essi « vedono » con gli occhi della mente, in quanto i loro nervi ottici non possono in realtà registrare altro che quello che si trova nell'ambiente circostante. I sogni avvengono invece ad occhi chiusi, e in questo si differenziano dalle visioni. Le allucinazioni possono provocare impressioni vive al pari delle visioni, ma si distinguono da queste in quanto sono prodotte o da disposizioni patologiche fisiche o da immissione nel corpo di determinate sostanze stimolanti, e sono quindi provocate artificialmente. Si può parlare di visione soltanto se non c'è alcun intervento del veggente e se il contenuto della visione stessa fa pensare a un'illuminazione. L'autentica visione è indipendente dalla volontà di chi la riceve e da qualsiasi manipolazione o suggestione. In molti casi la visione è collegata all'audizione, cioè il veggente sente rumori, suoni e soprattutto parole e dialoghi delle persone che vede muoversi e agire. Altre volte sono implicati altri sensi, come l'odorato (Teresa Neumann sentiva per esempio il profumo dei balsami), oppure vengono avvertite sensazioni di caldo o freddo. Le visioni iniziano di solito inaspettatamente con una sorta di raptus, che consiste nell'essere di colpo strappati via dalla realtà circostante e dal colloquio con le persone con le quali si è in compagnia, e nell'essere trasportati in un'altra realtà, con tutta l'attenzione concentrata sulla nuova dimensione e sulle impressioni che da questa giungono. Data la difficoltà di valutare la realtà o meno delle visioni, la Chiesa le considera con molto riserbo e prudenza e parla di « rivelazioni private »; analizza le doti morali del visionario, le sue virtù, l'eroicità della sua vita, la sua capacità di farsi autentico seguace di Cristo. Controlla anche se le doti visionarie siano accompagnate da altri carismi, quali le stigmate, il digiuno, la bilocazione, la levitazione, la capacità di leggere nell'animo altrui, di conoscere eventi lontani, di riconoscere le reliquie, e altro ancora. Abbiamo visto come Teresa Neumann presentasse gran parte di questa fenomenologia, riscontrabile peraltro nella vita di altri mistici cristiani. Basti pensare a Policarpo di Smirne, Francesco d'Assisi, Ildegarda di Bingen, Angela di Foligno, Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Nikolaus de la Flùe, Anna Katharina Emmerich, Teresa di Lisieux, Gemma Galgani, Padre Pio. Occorre chiedersi quale attendibilità storica sia da attribuirsi alle visioni, visto che confrontando i contenuti delle visioni sugli stessi temi presso i diversi mistici si constatano a volte delle differenze, che hanno indotto certi critici a negare ogni attendibilità storica alle visioni stesse. Bisogna però considerare che, come sottolinea la Chiesa, le visioni vengono date al veggente per la sua personale edificazione e anche per rafforzare la fede delle persone che gli stanno attorno. Inoltre in ogni visione c e sempre un aspetto soggettivo, in quanto ogni veggente ha sempre un suo modo di percepire e raccontare quanto ha visto; ed è anche sempre possibile un influenzamento involontario da parte di contenuti inconsci o ricordi dimenticati. Bisogna poi tener presente che chi raccoglie le parole del veggente e le mette sulla carta ha a sua volta un suo modo soggettivo di recepire e descrivere, il che può produrre altre modificazioni, sia pur lievi e involontarie. Valga per tutti l'esempio di Anna Katharina Emmerich, le cui visioni furono raccolte e trascritte da Clemens Maria Brentano, che era un poeta e aveva quindi più di altri un suo modo particolare di esprimersi e di porsi di fronte ai fatti. E' perciò difficile dire se le differenze tra le visioni della Emmerich e quelle della Neumann dipendano da contenuti effettivamente differenti o da modi diversi di esprimerli. Lo stesso può dirsi di tanti altri casi. Nel caso particolare di Teresa Neumann, c'è da dire - come del resto abbiamo già fatto osservare precedentemente - che quando iniziarono le visioni ella era una semplice contadina con ben poche letture al suo attivo. Le uniche immagini della Via Crucis che le fossero note erano quelle della chiesa parrocchiale di Konnersreuth. E tuttavia quello che vedeva assistendo il venerdì alla passione e morte di Cristo era diverso dai quadri della chiesa di Konnersreuth e corrispondeva invece all'autentico ambiente di Gerusalemme, agli abiti e agli arredi dell'epoca. E' bene ricordare inoltre che le visioni di Teresa Neumann si ripetevano ogni anno in corrispondenza del ricorrere storico dei diversi avvenimenti (la passione addirittura ogni venerdì), e conservarono nel corso dei decenni le stesse caratteristiche e lo stesso ritmo che, se non è determinante ai fini della realtà storica, ha tuttavia un suo peso.

LE VISIONI DI TERESA NEUMANN

Le estasi della Resl erano caratterizzate dal raptus improvviso con cui iniziavano e che la distoglievano completamente dal tempo e dal luogo in cui si trovava, rendendola insensibile a ogni cosa terrena. Tra una visione e l'altra subentrava il cosiddetto stato di « quiete soprannaturale », che le ridava forza tra le estasi dolorose e la gioiosa consapevolezza dell'unione col Salvatore. Tale stato si presentava anche dopo ogni comunione. Durante la « quiete soprannaturale » Teresa poteva essere interrogata e rispondeva alle domande. In particolare il pastore Naber le chiedeva chiarimenti e dettagli su ciò che aveva visto nelle visioni, cosa che nello stato normale Teresa non era capace di fare. Nello stato di quiete indicava invece con precisione le caratteristiche dei personaggi che aveva visto, le collegava ad altri incontri e visioni, commentava contenuto e decorso dei fatti. Le descrizioni delle visioni che figurano in questa parte del libro si basano appunto sui racconti fatti da Teresa in quello stato e accuratamente raccolti e registrati da padre Naber, Fritz Gerlich, Johannes Steiner, dal fratello Ferdinand e altri ancora. Come abbiamo già visto, per Teresa Neumann le visioni erano cominciate ben presto: la prima volta quando aveva appena undici anni, in occasione della Prima Comunione. Alla piccola Resl, nel momento in cui riceveva dal parroco l'ostia benedetta, era apparso Gesù Bambino e lei aveva creduto che fosse normale così e che la stessa cosa capitasse anche agli altri bambini. Da quel momento si era destato in lei un grande amore per il Salvatore presente nel sacramento della comunione. Teresa aveva avuto poi numerose altre visioni in occasione delle guarigioni miracolose di cui era stata protagonista: più volte le era apparsa una luce straordinaria, e una voce amichevole le aveva parlato annunciandole la guarigione dalla cecità e poi dalla paralisi. Quando nel 1925 era stata guarita dall'attacco di appendicite acuta, le era apparsa anche una mano bianca e sottile che l'aveva aiutata a sollevarsi dal letto. Le visioni della passione, che continuarono per tutta la vita della Resl, ebbero inizio nella primavera del 1926 e accompagnarono l'apparizione delle stigmate. Ne abbiamo già parlato descrivendo la vita di Teresa Neumann, tuttavia per una più completa e approfondita documentazione dei fatti riportiamo qui di seguito il protocollo di una serie di domande e risposte risalenti al 1953: Teresa si trovava allora ad Eichstàtt e il vescovo Josef Schròffer, col consenso di Teresa stessa, incaricò una commissione composta da due docenti universitari, che erano anche sacerdoti, di interrogare Teresa sotto giuramento sui fatti salienti della sua vita. Il colloquio avvenne il 13 gennaio 1953, previo giuramento di Teresa Neumann davanti a un crocifisso e a due candele accese. Lei ha desiderato di avere le ferite di Cristo? Non ho mai desiderato di avere le stigmate; fra l'altro non sapevo nulla di questa grazia particolare, del modo in cui si manifesta e della sua importanza. Ha personalmente fatto qualcosa per provocare le stigmate? Ovviamente non ho mai fatto nulla per produrle. Si tratta di una cosa a me del tutto estranea. A che cosa stava pensando quando si manifestarono le stigmate? Come si comportò dopo che le ebbe ricevute? Durante la Quaresima del 1926, un giovedì sera ero intenta a pregare; non pensavo in modo particolare alla passione di Cristo quando improvvisamente vidi per la prima volta il Salvatore adulto. Era nell'orto degli ulivi, sudava sangue e pregava così: « te sebud ach ». Allora il Salvatore mi guardò con amore e in quel momento io ebbi la sensazione che con un oggetto appuntito mi trapassassero il cuore da destra a sinistra e poi ritirassero l'oggetto. Mi accorsi subito che perdevo sangue caldo (e in seguito vidi anche la ferita). Poi non vidi più il Salvatore nell'orto degli ulivi e non seppi neppure più di essere nel mio letto. Non ero però del tutto priva di coscienza: sentivo un forte dolore al cuore, che fra l'altro, ad accezione della settimana di Pasqua, non mi abbandona mai completamente; ero come fuori di me e riflettevo su ciò che avevo visto e sperimentato. Da una vecchia amica, che era allora la governante del parroco, mi veniva spesso a trovare e per anni mi aveva procurato le bende per le mie piaghe da decubito, mi feci dare qualcosa per coprire la ferita al cuore. A quel tempo, e ancora per molto tempo, non compresi l'importanza di questa ferita e neppure mi resi conto che mi sarebbe rimasta: continuavo infatti a pensare alle missioni. Non so se la mia vecchia amica abbia capito allora questa importanza. Mi dava tuttavia da pensare l'annuncio che avevo avuto dalla piccola Teresa, cioè che avrei dovuto soffrire ancora molto e a lungo, e nessun medico avrebbe potuto curarmi. Il venerdì successivo vidi le sofferenze nell'orto degli ulivi e le sofferenze della notte fino alla flagellazione; il terzo venerdì fino all'incoronazione di spine, il quarto anche la Via Crucis fino al ricovero del Salvatore in una tomba diroccata dove dovette aspettare di essere crocifisso; il venerdì santo vidi tutta la passione del Signore fino alla sepoltura. Mentre gli conficcavano i chiodi, il Signore mi guardò con amore come quando avevo ricevuto la ferita al cuore, e in quel momento sentii alle mani un dolore acuto e opprimente, nel punto in cui da allora ho le ferite alle mani. Queste ferite da principio erano soltanto sul dorso delle mani, in forma arrotondata, ben delineata, come scavata; soltanto in seguito, un venerdì dello stesso anno, le ferite hanno attraversato tutta la mano; la data esatta non la ricordo più. Un venerdì santo, credo del 1927, assunsero la forma attuale, quadrata. Quando gli inchiodarono i piedi, il Salvatore mi guardò di nuovo con amore e in quel momento, nel punto dove sono le attuali ferite ai piedi, sentii lo stesso dolore acuto della volta precedente, però ancora più forte. Le ferite ai piedi subirono la stessa trasformazione di quelle alle mani, nello stesso giorno di quelle. Io mi feci fasciare le ferite da mia sorella Crescenzia, che abitualmente mi curava; le feci promettere però che non ne avrebbe parlato con nessuno e personalmente feci l'impossibile per nascondere le ferite. Ero peraltro certa che quelle ferite sarebbero sparite. Usai quindi, insieme a mia madre, diversi rimedi casalinghi (decotti di foglie di begonie e geranio e unguenti vegetali fatti dalla mamma). Naturalmente non mi era stato possibile evitare che mia madre, che dormiva in camera con me, e attraverso di lei il signor parroco, mio padre e i miei parenti si accorgessero delle ferite. Ha fatto qualcosa per impedire una guarigione o una trasformazione delle ferite? Ho fatto il contrario, anche con l'aiuto del nostro medico di famiglia, dottor Seidì, il quale mi fece delle cure che mi procuravano un gran dolore e gonfiore delle mani e dei piedi. Quando non ne potei più, una notte dopo che il medico mi aveva spalmato le ferite di unguento e le aveva fasciate, invocai la piccola santa Teresa, che venero dal 1917, e le chiesi di aiutarmi a far guarire le ferite oppure a darmi in qualche modo consiglio e sollievo. Il medico infatti aveva proibito di cambiare le fasciature. La santa da me invocata mi aiutò. Il gonfiore diminuì e quando le fasciature divenute ormai troppo larghe furono tolte ci si accorse che sui punti feriti, che fino ad allora erano stati umidi, si era formata una pellicola gelatinosa. Che cosa pensa adesso personalmente delle sue stigmate? Ho riconosciuto di aver ricevuto in queste stigmate la volontà di Dio e quindi le porto di buon grado come tutto ciò che Dio manda, soprattutto in spirito di espiazione per gli altri e per avvicinare le anime al Salvatore; a far questo mi invita ogni anno la piccola santa Teresa (il 17 maggio e il 3 ottobre). Osservo ancora che in quello stesso anno (1926) alle altre ferite permanenti si sono aggiunte quelle alla testa, che si sono formate allo stesso modo delle altre (sguardo del Salvatore mentre lo incoronano di spine). Come ferite transitorie porto quella alla spalla destra (durante la Quaresima) e le ferite della flagellazione (il venerdì santo), che si formano anch'esse allo stesso modo delle altre (sguardo del Salvatore quando si carica della croce presso la casa di Pilato e durante la flagellazione). Con riferimento alle due date citate da Teresa Neumann, va detto che il 17 maggio è il giorno della canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino (in quel giorno, come abbiamo visto, Teresa fu guarita dalla paralisi alla schiena). Il 3 ottobre è di più difficile individuazione. Santa Teresa morì il 30 settembre; tuttavia si può notare che nel 1927 papa Pio XI proclamò santa Teresa di Lisieux patrona dei missionari e delle missioni, e stabilì che fosse solennemente festeggiata il 3 ottobre. In queste due date dunque Teresa Neumann veniva, per sua stessa ammissione, incoraggiata e rafforzata nella fede dalla sua santa protettrice. In che modo Teresa Neumann assistesse ogni venerdì alla passione e morte di Gesù Cristo è già stato descritto nella prima parte di questo libro. Tra le tantissime visioni che la Neumann ebbe durante la sua vita, ne riportiamo alcune di cui traiamo la descrizione soprattutto dai libri di Johannes Steiner dedicati in particolare alle visioni, dal testo di Fritz Gerlich e dal Diario di padre Naber.

La vita di Gesù e Maria

Teresa Neumann vede una giovane donna, quasi ancora una ragazzina, in una piccola casa, immersa nella preghiera. All'improvviso davanti a lei c e un uomo luminoso, non è entrato, semplicemente è lì. Steiner, che era presente alla visione, chiese a questo punto alla Resl: « Aveva grandi ali? ». E lei: « Che cosa ti viene in mente, gli uomini luminosi non hanno bisogno di ali». L'uomo luminoso si inchina davanti alla fanciulla spaventata e parla: « Schelam lich, Mirjam, gaseta... », poi alcune altre parole. Steiner chiede: « Lentamente, che cosa viene dopo gaseta? ». Teresa riflette, poi dice: «Avresti dovuto scrivere più in fretta, ora non lo so più». Si tratta dell'annuncio dell'angelo Gabriele: « Ti saluto Maria, piena di grazia ». Maria, sempre spaventata, però con l'espressione più fiduciosa, guarda la figura luminosa. L'angelo dice altre cose solenni. Lei chiede qualcosa e l'angelo le risponde. Quando l'angelo finisce di parlare, la fanciulla china la testa e dice un paio di parole. In quello stesso momento Teresa Neumann vede una gran luce provenire dall'alto ed entrare nella fanciulla, mentre l'angelo si inchina di nuovo e scompare. Questa fu la descrizione di Teresa nello stato di quiete che seguiva immediatamente le visioni. Quando fu tornata allo stato normale, Steiner le chiese di cercare di completare la descrizione con qualche altro particolare, per esempio relativo alla casa. Nello stato normale Teresa conservava infatti qualche impressione di ciò che aveva visto. La descrizione della casa di Maria è la seguente: La casetta si trova a ridosso di una collina, davanti c'è una fonte. Il muro posteriore della casa è costituito da una roccia, ha il tetto piatto sul quale si può camminare. Al muro anteriore si arrampica una vite. Attraverso una porta, chiusa soltanto da una tenda, si entra in una piccola stanza. Lì pregava Maria e in seguito la sacra famiglia. C'è un'unica finestra, piuttosto alta, che non ha vetri come le nostre, ma è aperta e ha inferriate fatte di legno. Da questa stanza una porta a destra conduce in un altro ambiente, dove Maria lavora; li mangiano anche. C'è un focolare aperto, con un camino in alto per il fumo. Qui Maria, e in seguito il piccolo Salvatore, dorme su una stuoia, che di giorno sta arrotolata in un angolo. Si dorme avvolti in coperte. Qui si trovano anche sedili allungati, con un appoggio obliquo dilato, per sostenere la parte superiore del corpo durante il pasto. Da questa stanza un'altra porta immette in un terzo locale: la stanza dove San Giuseppe lavora e dorme. Una porta conduce da questa stanza all'esterno, accanto a questa porta c'è una scala per salire sul tetto. Proprio di fronte c'è una piccola stalla per l'asino che la sacra famiglia possiede.

LE VISIONI DI NATALE

Riporto queste visioni un po' abbreviate; esse si riferiscono a vari giorni.

22 dicembre: partenza da Nazaret per Betlemme Giuseppe rientra e annuncia a Maria che per ordine dell'imperatore Augusto era stato disposto un censimento di tutta la popolazione dell'impero romano; dato che bisognava farsi censire nella città natale, bisognava partire subito per Betlemme. Maria attendeva per i prossimi giorni il parto, per cui quest'ordine per lei era duro da accettare. Tuttavia disse che non restava altro da fare che obbedire. Giuseppe temeva che il viaggio fosse troppo pesante per Maria e propose di viaggiare da solo. Maria però gli rispose che Dio avrebbe aiutato e che era bene obbedire alle autorità. Così si prepararono per il viaggio. Come animale da trasporto e insieme come cavalcatura presero un'asina, per poterne usare il latte. Fu caricata la tenda grigia e sopra di questa una coperta grigia di lana. Il resto del bagaglio fu appeso ai fianchi dell'asina, a sinistra un pacco contenente una coperta di lana per Giuseppe, dentro la quale erano custoditi pane, frutta e un vestito caldo per lui. A destra c'erano due pacchi: quello davanti, più piccolo, consisteva di una semplice coperta di lana che poteva all'occorrenza essere tagliata per farne dei pannolini; dentro a questa coperta c'erano le camicine e i pannolini per il bambino che doveva nascere. L'altro pacco conteneva un abito caldo per Maria e altro cibo. A questo pacco erano fissati orizzontalmente i tre pali della tenda. La partenza avvenne verso le sei del mattino. Maria si sedette sull'asina, con i piedi verso sinistra, Giuseppe camminava davanti a sinistra accanto all' animale che era legato a briglie di pelle. Nella mano sinistra Giuseppe aveva un bastone da viaggio, nella destra le briglie. Indossava una veste di colore giallo scuro e un mantello marrone. Maria indossava un caldo mantello grigio scuro, veste marrone rossiccio e scialle giallo di lana sotto al mantello. Il tempo era piuttosto freddo e piovoso, le strade sdrucciolevoli e fangose. Il viaggio in quella prima giornata fu buono, però non riuscirono a trovare una locanda per pernottare; così la sera montarono la tenda all'aperto in una zona deserta presso alcuni alberi e dormirono sulle coperte che avevano portato con sé. L'asina fu legata a un albero.

23 dicembre: sulla via per Betlemme Al mattino dopo Maria e Giuseppe si misero in viaggio alle 5 e mezzo circa. Procedettero senza fermarsi fino a mezzogiorno, e per risparmiare l'asina Maria ogni tanto faceva dei tratti a piedi. Verso mezzogiorno Maria si sentì stanca e vedendo in lontananza una casa ringraziarono Dio e vi si diressero. Qui viveva una coppia di sposi piuttosto anziani, con un ragazzo e una ragazza. Giuseppe entrò nella casetta e chiese aiuto per le cose indispensabili. L'uomo uscì, andò incontro a Maria e la pregò di entrare. Prima non si erano mai conosciuti. Vedendo Maria in avanzato stato di gravidanza e molto pallida - in genere però il suo aspetto era forte e sano - i due sposi offrirono a, lei e Giuseppe il loro pranzo caldo. Il Salvatore in seguito li ricompensò. I due vecchi morirono essendo ancora pagani, però molto buoni. I due ragazzi divennero cristiani. Prima sentirono le prediche di Giovanni Battista e il fratello si fece battezzare da lui. Poi segui il Salvatore e fu tra i primi settantadue discepoli; la sorella si occupò della casa e appunto mentre stava togliendo dall'abitazione tutto ciò che era pagano e in particolare voleva levare dal tetto l'immagine di un idolo, arrivarono i suoi parenti e la fecero precipitare dal tetto facendola morire. La seconda notte Giuseppe e Maria la passarono in una piccola locanda dove dovettero pagare per l'alloggio. Dormirono molto bene e presero forza per la successiva giornata di viaggio.

24 dicembre: ricerca di un ricovero Alle sei Maria e Giuseppe si misero di nuovo in viaggio. Dopo mezzogiorno l'asina camminava con molta fatica e in una piccola località ottennero gratuitamente del cibo per lei. Il tempo era piovoso e freddo. Verso sera erano alle porte di Betlemme: Maria scese dall'asina davanti alla porta settentrionale e poi entrò seguendo Giuseppe. Betlemme contava allora circa mille e cento abitanti. Le case, come a Gerusalemme, avevano il tetto piatto. Avevano finestre quadrate, piccole, o anche rotonde, senza vetri, con inferriate di legno e tende. Per la strada erano già accesi dei fuochi. Le strade erano lastricate con grandi pietre e quindi scivolose. Giuseppe entrò in una casa a destra della strada, mentre Maria teneva stretta l'asina. Ben presto Giuseppe uscì, e con espressione triste comunicò a Maria che qui non potevano pernottare. Proseguirono e Giuseppe chiese alloggio in una locanda poco oltre, una casa grande e lunga. Gli fu detto che non c'era più posto. Turbato, tornò da Maria che cercò di consolarlo. Cercarono poi, senza successo, in altre case, in particolare in una casa a sinistra della strada, quella dove Giuseppe era nato e dove doveva farsi censire. C'era molta gente, per cui Giuseppe pensò di rimandare la cosa al giorno dopo. Maria però lo sollecitò a provvedere subito, perché sentiva che la sua ora era vicina. Attesero quindi che ci fosse meno gente e si fecero censire. Nel frattempo si era fatta notte piena. Infine Giuseppe chiese a un altro uomo dove potesse alloggiare con Maria. L'uomo era gentile; disse loro che in città non c'era più posto, e suggerì loro di andare al settore meridionale e di uscire dalla città seguendo la strada per un breve tratto: li avrebbero trovato, a destra, una stalla dov'egli consentiva loro di alloggiare: infatti era comproprietario di quella stalla. I suoi pastori erano tra quelli che in seguito adorarono Gesù. Maria e Giuseppe seguirono l'indicazione; per raggiungere la stalla Giuseppe accese la lampada che aveva portato con sé; poi seguirono a piedi la strada per circa duecento metri e a destra trovarono la stalla che distava circa cinquanta metri dalla strada. Alle otto circa Giuseppe, Maria e l'asina entravano nella stalla. La stalla era lunga circa sette metri e larga quattro. Era costruita sul dorsale orientale di una collina, accanto a una caverna che si apriva nella roccia. Il tetto era fatto di legno vecchio e spesso, come anche le pareti laterali e quella anteriore della stalla. Alla parete di destra c'era una piccola finestra. Giuseppe legò l'asina a un palo, e più tardi a un altro palo accanto al bambino, perché lo scaldasse. Appese la lampada al soffitto al centro della stalla. Poi preparò il giaciglio per Maria e per sé. Per Maria stese su della paglia il telo della tenda e la coperta grigia di lana, per sé usò una coperta di lana e paglia. Maria doveva dormire a destra della stalla, lui a sinistra. Il cielo era coperto di nubi.

24-25 dicembre: notte santa La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. Ad essa assistettero più volte padre Naber, il dottor Gerlich, il professor Wutz, Steiner e altri amici di Teresa. Durante questa visione il suo viso era raggiante di gioia. Teresa non vedeva la nascita vera e propria di Gesù. In base alle annotazioni del pastore Naber, basate sulle descrizioni di Teresa nello stato di quiete, i fatti venivano da lei visti in questo modo (riportiamo letteralmente le note del sacerdote): « Verso le undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo. Giuseppe aveva riempito una mangiatoia di paglia: sotto paglia di frumento e sopra morbidi giunchi. La mangiatoia era lunga circa un metro, non tutte le mangiatoie erano uguali. In questa mangiatoia Maria pose il bambino, dopo averlo asciugato, avvolto in pannolini, coperto di ùna camicina a maniche lunghe e di una copertina di lana. Poi pregarono, Giuseppe a destra e Maria a sinistra del bambino, Giuseppe a mani giunte, Maria a braccia incrociate sul petto. Alla nascita di Gesù il cielo divenne chiaro e pieno di stelle ». Teresa aggiunse che il bambino aveva gli occhi azzurro-scuri e i capelli chiari.

L'ANNUNCIO AI PASTORI

La visione dell'annuncio ai pastori della nascita di Cristo iniziava una mezz'ora circa dopo mezzanotte. Teresa Neumann si vedeva trasportata davanti a una capanna che distava circa mezz'ora dalla stalla, in direzione sud, su una collina a cinquanta metri dalla strada. Tutta la zona era collinosa. La capanna era alta meno di due metri, coperta di giunchi, appoggiata e inserita in una roccia. Era grande circa la metà della stalla di Betlemme. In questa capanna otto pastori avevano il loro riparo notturno; dormivano su giunchi e si coprivano con coperte e pelli di pecora. C'erano anche tredici pecore grandi e piccole, bianche e marroni, e due cani, uno grande nero e uno piccolo marrone, col pelo lungo e le orecchie pendenti. Questi stavano dentro la capanna; fuori c'erano circa cinquecento pecore. All'improvviso si fece chiaro, e tutti nella capanna si spaventarono. Con circospezione i pastori spiarono fuori della capanna per vedere quale potesse essere la causa della luminosità. E che cosa videro? A una distanza di circa tre metri, a un'altezza di circa tre metri, davanti al lato occidentale della capanna, su una nube lucente stava un angelo, una figura di giovinetto fatto di luce, con la veste bianca splendente dalle maniche lunghe e la cintura. Era quello che aveva detto a Maria « Schelam lich Mirjam ». I suoi capelli lunghi avevano la discriminatura al centro. La mano sinistra era posata sul petto, la destra era alzata. Non aveva ali. Tutto il paesaggio circostante era illuminato dalla luce che emanava dall'angelo. L'angelo parlò ai pastori in maniera da tranquillizzarli, con voce chiara, amichevole e solenne; parlò loro nella loro lingua. Due volte indicò con la mano destra verso sinistra. Quando finì di parlare, intorno a lui apparvero molti altri angeli (angeli normali, circa seicento), anch'essi luminosi e su nubi lucenti. Quando ebbero innalzato un meraviglioso canto con i pastori che ascoltavano con grande attenzione, la schiera celeste scomparve. I pastori ora discussero fra loro per circa un quarto d'ora; poi si mossero in direzione di Betlemme. Le tredici pecore e i due cani che erano nella capanna andarono con loro. La stalla in cui era nato il Redentore apparteneva al padrone di questi pastori. In questa stalla i pastori speravano di trovare il bambino neonato. La loro speranza crebbe quando dalla strada videro la luce uscire dalla finestra della stalla. Giunti alla stalla, i pastori adorarono il bambino. Regalarono alla sacra famiglia una pecora e un agnello. In seguito Giuseppe li vendette per comprare col ricavato le cose più necessarie al bambino.

I RE MAGI

In base alle visioni di Teresa Neumann, i nomi di questi tre re, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, tramandati dalla tradizione ecclesiastica, sono più o meno esatti. Essi erano autentici principi regnanti, molto ricchi, non autoritari e prepotenti, ma cordiali con la gente. Baldassarre veniva dalla Nubia, un paese ricco d'oro. Aveva poco più di 40 anni e viaggiava con settanta servitori, venti soldati, otto saggi (ognuno dei quali aveva due servitori e una moglie). Baldassarre aveva circa venti sapienti presso di sé. Melchiorre veniva dall'Arabia, un paese ricco di messi e di spezie. Aveva circa 55 anni e aveva portato con sé circa quaranta servitori, cinquanta soldati, cinque sapienti ognuno dei quali aveva due servitori e due mogli. Gaspare veniva dalla Media, un paese ricco di incenso, frutta e resine. Aveva circa 45 anni ed era accompagnato da circa venti servitori, quaranta soldati e quattro saggi ognuno con due servitori. In questi tre paesi veniva praticata con grande attenzione l'arte di scrutare le stelle, in particolare nella Media. Erano state costruite torri alte di legno, appunto per osservare le stelle. I principi tenevano ad avere presso di sé dei sapienti esperti nell'osservazione delle stelle, i magi. I giudei che vivevano nei loro paesi avevano portato la conoscenza del vero Dio e del Salvatore promesso, in particolare anche la profezia di Balaam: «Sorgerà una stella da Giacobbe» (Nm 24,17). In Nubia la stella era stata vista già tre settimane prima della nascita del Salvatore da due magi, che erano poi andati dal re e gli avevano raccontato di aver visto in cielo una stella speciale: essa era di grandezza straordinaria ed emanava una luce particolarmente forte; aveva inoltre una coda speciale, lunga e piegata verso la fine. Il re aveva quindi riunito i sapienti del suo regno, i quali non avevano saputo come spiegarsi il fatto, per cui il re aveva inviato messaggeri al suo amico, il re Melchiorre d'Arabia, nella fiducia che lui ne sapesse di più. In Arabia e in Media la stella era visibile come in Nubia, però in quei giorni nessun astronomo era salito sulla torre. Soltanto in Arabia uno era stato lassù, aveva visto la strana stella e aveva detto che era necessario studiarla a fondo. Però i magi non erano tutti presenti, così la cosa era stata tralasciata; anche il re non se ne era occupato oltre. Ora però salì lui stesso sulla torre e poi inviò messaggeri in Media per sapere se anche li fosse stata vista quella stella così particolare. In Media il re era salito personalmente sulla torre nei giorni della nascita del Salvatore e aveva scoperto la stella; aveva allora chiamato a consiglio i suoi sapienti, che però non avevano saputo dirgli nulla di preciso. Quando però tornarono i messaggeri dall'Arabia e riferirono ciò che avevano saputo, il re capì e ordinò di predisporre subito il viaggio per l'Arabia per discutere la cosa. Mentre i messaggeri arabi erano in viaggio per la Media, il re di Nubia cavalcò verso l'Arabia e proseguì poi col re di questo paese per la Media, dove giunsero mentre il re del paese stava facendo i preparativi per il viaggio in Arabia. Partirono quindi tutti e tre dalla Media seguendo la stella, che spesso non era visibile per giorni e settimane (a causa delle nubi) e quindi il viaggio fu ritardato. I re erano monoteisti, conoscevano la profezia di Balaam e credevano di avere ora davanti a sé la stella che egli aveva preannunciato. La visione dell'arrivo dei re magi avvenne il 6 gennaio 1929: verso mezzogiorno. Teresa vide i tre saggi principi, con un seguito di circa trecento persone (sapienti, servitori, soldati e anche donne) arrivare a Gerusalemme. Erano un negro dalla Nubia, uno di pelle scura dall'Arabia, un giallo dalla Media. Una cometa li guidava. Dopo una prima indagine presso Erode al quale chiesero dove fosse il re neonato, i re si mossero verso una Betlemme in direzione nord. Soltanto dopo una seconda indagine si mossero verso la Betlemme giusta. La stella però li condusse ben oltre Betlemme, verso una stalla in muratura dove la sacra famiglia, che stava allora fuggendo verso l'Egitto, viveva già da qualche tempo. Da principio i re sono delusi dalla semplicità e povertà che trovano e credono di essersi sbagliati. Tuttavia bussano alla porta. Giuseppe apre con circospezione. Soltanto il re di Arabia sa parlare una lingua che Giuseppe può capire. Egli si presenta e chiede di parlare con la madre. Poi vede Gesù bambino, che ha ora quasi due anni, con uno «sguardo divino»: e subito i re riconoscono in quel bimbo la meta delle loro ricerche, si gettano al suolo e con la fronte a terra adorano il piccolo. Teresa Neumann sente le catene che portano al collo tintinnare toccando la terra... Poi i re presentano i loro doni. Pregano la madre di conceder loro di tenere fra le braccia il bambino, e vengono accontentati. Teresa li invidia molto, perché possono tenere fra le braccia il bambino. Viene però ricompensata perché quando il bambino ha preso congedo dai re guarda lei con affetto, corre verso di lei con le manine tese e lei può tenerlo fra le braccia. Lo sente caldo e grassottello, ed è felicissima. Teresa visse questa esperienza per la prima volta nel 1931, e poi da allora tutti gli anni il 6 gennaio.

GESÙ BAMBINO A NAZARET

Teresa vede Gesù che è ormai un ragazzino di qualche anno. Giuseppe va al lavoro. Gesù vuole andare con lui, ma sua madre non glielo permette. Quando la sera Giuseppe torna a casa, Gesù gli corre incontro affettuosamente. Dopo il ritorno dall'Egitto, la sacra famiglia aveva avuto in dono un certo numero di pecore, e il bambino Gesù doveva custodirle. La mamma gli dava la colazione da portare con sé mentre era al pascolo. Una volta andò da lui un uomo molto malato, lebbroso. Gesù bambino, compassionevole, divide con lui il suo pasto. Poi sfiora il viso dell'uomo. L'uomo va via; strada facendo si guarda e si accorge che la sua lebbra è sparita. Quest'uomo in seguito arrivò ad avere una posizione importante. Era presente alla riunione quando Gesù fu condannato a morte. Come alcuni altri, non fu d'accordo col giudizio di morte. Gesù bambino giocava volentieri con gli altri bambini di Nazaret.

IL BATTESIMO DI GESÙ

Questa visione avvenne il 13 gennaio del 1952 (o 1953) ed è stata descritta da Johannes Steiner. Le circostanze sono le seguenti: insieme a padre Naber, Teresa e un nipote quindicenne di lei, Steiner era stato a vedere il film Bernadette tratto dal romanzo di Franz Werfel. Sulla via del ritorno a casa, mentre discutevano del film e dei buoni effetti che poteva avere sulla gente, Teresa all'improvviso tacque: il nipote (Teresa era la madrina di battesimo del ragazzo), che sedeva con lei sul sedile posteriore, disse: « La madrina ha una visione ». Steiner fermò la macchina dove gli fu possibile e accese le luci di posizione. Tutti si misero a osservare i gesti e l'espressione estatica del suo viso, che esprimeva gioia, attenzione, stupore, paura. Era una serata molto fredda, con circa 10 gradi sotto zero, e in una macchina ferma ci si raffredda facilmente. Teresa invece, osserva Steiner, si levò lo scialle e si aveva l'impressione che sudasse. Il pastore Naber fece osservare che il Vangelo del giorno prevedeva il battesimo di Gesù (Gv 1,29-34), e che probabilmente questo era appunto l'oggetto della visione di Teresa. Quando, finita la visione, Teresa entro nello stato di quiete, riprese subito lo scialle e se lo avvolse sulle spalle; poi disse, come al solito, in dialetto: « Che freddo fa qui, e proprio ora il sole scottava così forte sulle spalle! ». Il parroco le chiese allora dove fosse stata, e lei rispose: « Su un fiume, non grande però e non con l'acqua ferma (si riferiva al lago di Genazareth), ma con l'acqua corrente, quello dove sono passati i tre uomini con tutta la loro gente e gli animali (si riferisce ai tre re magi, di cui aveva avuto la visione il 6 gennaio; il fiume era il Giordano, che bisogna attraversare per andare a Gerusalemme). Qui c'è quello vestito di pelle di animale (intende Giovanni il Battista) e ora arriva il Salvatore. Parlano insieme...». Teresa raccontò anche che Giovanni aveva salutato il Salvatore inchinandosi e da principio non voleva che entrasse nell'acqua. Dopo però aveva parlato con Gesù e gli aveva versato l'acqua sul capo. E appena il Salvatore era uscito dall'acqua, all'improvviso un uccello bianco fatto di luce vivente era apparso su di lui e si era sentita una voce forte che parlava dal cielo, sembrava una voce di tuono. « Io mi sono spaventata », disse Teresa. Aveva aggiunto però: « Com'era bello l'uccello di luce!». Dopo la visione e lo stato di quiete, Teresa in genere aveva un breve sonno, di cui i suoi compagni approfittarono per rimettere in moto l'automobile e proseguire il viaggio fino a casa.

LE NOZZE DI CANA

Per comprendere a fondo questo episodio, è bene sapere quanto il professor Wutz, docente di esegesi veterotestamentana, fece a suo tempo notare: al tempo di Gesù, era abitudine festeggiare i matrimoni per otto giorni di seguito; era quindi consuetudine che gli ospiti portassero con sé un certo quantitativo di cibo e bevande. Dato che questo evidentemente non era avvenuto, Maria si sentì a disagio quando il vino cominciò a scarseggiare. Teresa ebbe questa visione nel 1931; era presente padre Naber, che ne fece una descrizione. Alle otto di sera Teresa era nella stanza di soggiorno della casa paterna, circondata da una ventina di parenti e amici. Era seduta a un tavolo sul quale alcuni stavano giocando a dadi, quando improvvisamente fu trasportata lontano e assistette alle nozze di Cana. Nel successivo stato di quiete raccontò quanto aveva visto, disse cioè cosa aveva fatto il Salvatore, in che modo avesse tagliato l'agnello arrosto che gli avevano portato, come si fosse mosso tra gli ospiti intrattenendosi con loro, come Maria avesse aiutato a servire gli ospiti. Aveva aggiùnto che, se avesse potuto, sarebbe stata felice di aiutare Maria. La visione si ripeté regolarmente negli anni successivi; in base alle varie descrizioni che ci sono pervenute, i fatti si svolgevano in questo modo: Teresa si trova in una grande sala, con molta gente; c'è una festa. Sono stati predisposti parecchi lunghi tavoli, uomini e donne siedono separati, fra di loro è stesa una tenda. Così è l'uso. Però si può vedere al di sopra della tenda, che è bassa. Tra gli ospiti Teresa vede il Salvatore, sua madre e alcuni degli uomini che stanno col Salvatore, non tutti; il giovane Giovanni è presente. Evidentemente sono imparentati con i padroni di casa, o almeno molto amici, perché la madre di Gesù aiuta a servire gli ospiti. Hanno mangiato e bevuto e il Salvatore ha parlato. Il giorno successivo la madre va dal Salvatore e gli dice qualcosa. Il Salvatore risponde meravigliato, ma cordiale. Teresa non ha capito cosa si dicano. Dopo questo colloquio la madre esce e va in un ampio corridoio dove sono « grandi pentoloni » (orci). Essi hanno una bella forma, sembrano grandi vasi, hanno le pareti spesse, sembrano di pietra, e sono collocati su supporti fatti in modo tale che si possono piegare per versare il contenuto. « Altrimenti sarebbero stati difficili da sollevare, perché erano molto grossi ». Teresa non sapeva quanti fossero esattamente, disse però che ce n'era una fila intera. Accanto ai recipienti ci sono alcuni servi, ai quali Maria dice qualcosa (secondo il Vangelo, ella dice loro di fare ciò che Gesù avrebbe detto loro). Qualche tempo dopo entra il Salvatore e parla agli uomini. Essi riempiono i recipienti. Quando sono pieni, il Salvatore si avvicina, stende le mani su di essi, guarda verso il cielo e dice qualcosa. Poi parla ancora ai servitori. Loro attingono dai recipienti; uno di loro, che sembra essere il capo, assaggia. Non sapendo cosa fosse accaduto, si irrita e va dal padrone; sono poi i servitori a raccontare. Il padrone e anche Maria sono molto contenti. Tutto si è svolto molto in fretta. Teresa aggiunse che questo era niente per il Salvatore, che si era limitato a fare in modo che l'acqua che era stata messa nei recipienti avesse un sapore migliore.

LA TEMPESTA

Questa visione fu trascritta dal dottor Mayr il 31.1.1954. Dopo cena erano nella cucina del parroco; Teresa era presente e discuteva animatamente con gli amici. All'improvviso fu rapita in una visione. Dapprima il suo sguardo era molto tranquillo, poi all'improvviso si illuminò e Teresa cominciò a sorridere: evidentemente vedeva il Salvatore. In seguito espresse sorpresa, paura, attenzione, gioia. Alle domande che le furono fatte nello stato di quiete, raccontò di aver visto i discepoli e il Salvatore salire su un'imbarcazione; non c'erano tutti i discepoli e non c'era nessuna persona estranea. Parecchie altre imbarcazioni erano in movimento nella stessa direzione. C'era vento ed era già tardi. Si vedevano le stelle. Il Salvatore si sistemò nella parte posteriore dell'imbarcazione per dormire. Poco dopo, la tempesta si fece molto forte, con «montagne d'acqua» che minacciavano di inghiottire la barca. I discepoli avevano paura, però per un pezzo non osarono svegliare il Salvatore. Sollecitarono il « giovane » (Giovanni) perché lo facesse lui. Costui sembrava avere meno paura degli altri e molta più fiducia. Egli rifiutò di svegliare il Salvatore. Allora lo fece Pietro. Dovette scuotere forte il Salvatore prima che si svegliasse per bene. Il Salvatore parlò poi ai discepoli, evidentemente rimproverando loro di essere dei codardi. Poi si mise in piedi sulla barca che ondeggiava molto violentemente, stese le braccia sull'acqua e subito il vento e le acque si placarono. I discepoli guardarono il Salvatore con sguardo stupito e spaventato. Questo gesto del Salvatore fece a Resì una profonda impressione. Era infatti molto eccitata, orgogliosa e piena di gioia di questa dimostrazione di potere del Salvatore.

RISURREZIONE DI LAZZARO

Per capire questa visione è necessario premettere alcune cose, che conosciamo dai Vangeli: in occasione della festa al Tempio Gesù si era recato a Gerusalemme; e qui i giudei gli avevano chiesto se fosse il Messia, al che egli aveva risposto affermativamente: « Io e il Padre siamo una cosa sola...». Per questo i giudei volevano lapidarlo come bestemmiatore, ma « lui sfuggi alle loro mani ». Evitò Gerusalemme e si recò sulla riva orientale del Giordano, verso nord (Gv 10,22-42). Forse si diresse verso la casa dei suoi amici a Betania, dove lo trovarono i messaggeri di cui si parlerà tra breve. Nella prima visione Teresa vede il Salvatore e gli apostoli nelle vicinanze della zona dove era stato battezzato da Giovanni. Vengono degli uomini che riferiscono qualcosa al Salvatore (sono i messaggeri di Marta e Maria di Betania, che gli dicono della malattia di Lazzaro). Il Salvatore li rimanda via. Nella seconda visione, che segue immediatamente la prima, Teresa vede il Salvatore nella stessa regione: evidentemente sta dando un incarico agli apostoli. Essi lo contraddicono, Pietro addirittura batte per terra con i piedi. Tuttavia quando finiscono di parlare seguono il Salvatore. (Evidentemente gli apostoli temono che Gesù venga trovato e lapidato. Gesù però li informa della malattia mortale di Lazzaro ed essi lo seguono). Nella terza visione il Salvatore e i suoi accompagnatori arrivano a Betania. Marta gli viene incontro e parla a lungo con lui. Egli la consola. Lei torna verso casa e ritorna con sua sorella Maria e molta altra gente. Maria si getta ai piedi del Salvatore e gli parla piangendo: « Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto ». Allora anche il Salvatore piange - e Teresa anche - e si fa condurre al sepolcro. Qui giunto indica una pietra posta sulla tomba; questa era in una cavità del terreno; la pietra era posta quasi orizzontalmente, e una serie di scalini conduceva verso il basso. Il Salvatore vuole evidentemente che tolgano la pietra, ma Marta vorrebbe impedirlo (Lazzaro è sepolto già da quattro giorni). Il Salvatore le parla con severità, dopodiché la pietra viene levata. Dal sepolcro sembra uscire un nauseante odore di putrefazione, perché Teresa, che nella visione si trova accanto al sepolcro, si tappa il naso. Il Salvatore guarda verso il cielo e poi parla a voce molto alta rivolto al sepolcro: « Laasaar alla », cioè: « Lazzaro, torna in te! ». Allora il morto appare davanti alla porta del sepolcro: è uno spettacolo pauroso, perché Lazzaro si alza dalla tomba con mani e piedi fasciati e il volto coperto. Tutti sono muti e fissano l'apparizione. Subito però il Salvatore lo libera dalle bende con una parola, e Lazzaro viene avvolto in un mantello e condotto in casa. I presenti non riescono quasi a capire cosa è avvenuto e non osano gioirne, finché si rendono conto che Lazzaro è di nuovo vivo e scoppiano in lacrime di felicità. Anche Resì piange alla fine della visione, ma questa volta le sue lacrime sono di gioia.

LE VISIONI DI PASQUA

Le visioni della passione sono già state dettagliatamente riferite nella prima parte di questo libro. Vediamo ora invece le visioni gioiose della risurrezione, che Teresa aveva ogni anno a Pasqua.

La risurrezione La visione inizia la domenica di Pasqua alle cinque del mattino. Teresa, che praticamente dorme dal venerdì santo (dopo aver rivissuto con particolare intensità la passione di Cristo), si sveglia all'improvviso. Nella visione si trova davanti al sepolcro di Gesù a Gerusalemme, davanti al quale stanno di guardia i soldati romani, piuttosto stanchi e insonnoliti. E' una mattinata radiosa, il sole sta per sorgere. Teresa ha un attimo di spavento, guarda verso l'alto e poi appare radiosa di gioia. E' successo questo: la terra ha tremato e il Salvatore è apparso col corpo trasfigurato fuori della parete rocciosa; la pietra davanti alla tomba è caduta, toccata da un « uomo luminoso » (un angelo); un secondo uomo luminoso è nella tomba stessa, un altro ancora è seduto sulla pietra tombale. Le guardie cadono a terra, soltanto una riesce a sostenersi alla sua lancia: è quella che ha ferito Gesù al costato. Teresa Neumann vede il Salvatore librarsi nell'aria e raggiungere il luogo della crocifissione. Lì sua madre, seguendo un intuizione interiore, è andata di primo mattino. Teresa segue il Salvatore e assiste all'incontro con la madre, che mentre si trova immersa nel suo grande dolore scorge all'improvviso il Salvatore trasfigurato. Egli dice alcune parole a sua madre, che lo guarda con immenso stupore e con gioia, e poi sparisce. Rispondendo alle domande di padre Naber, Teresa precisò che tutto era avvenuto contemporaneamente: terremoto, apparizione del Salvatore che esce dalla parete rocciosa, spostamento della pietra. Teresa precisò anche che il Salvatore emanava una grandissima luminosità, sembrava fatto di luce vivente e tuttavia era di carne; in particolare rilucevano le sue ferite. Anche la veste era fatta di luce; attraverso la veste si vedeva risplendere anche la ferita al cuore. « Com'era tutto bello e potente! L'uomo luminoso ha spostato la pietra come se fosse stata di carta! ».

Le pie donne alla tomba vuota La seconda visione di Pasqua si svolgeva in questo modo: Teresa si trova di nuovo davanti alla tomba; le guardie sono ancora distese per terra, quella che è rimasta in piedi è come impietrita. Arrivano la « ragazza » (così Teresa chiamava la Maddalena) e altre tre donne, tutte si spaventano di quello che si offre al loro sguardo: gli uomini per terra e la tomba aperta. Teresa nota anche che l'uomo luminoso che stava seduto sulla pietra non c'è più. Le donne non osano avvicinarsi; poi Maddalena e un'altra (una « alta », dice Resl) si fanno coraggio, si accostano alla tomba e guardano dentro. Maddalena fa un paio di passi nel sepolcro, non vede il Salvatore, vede invece un uomo luminoso che le dice alcune parole. Lei corre fuori tutta eccitata, chiama le altre donne, le fa entrare perché vedano anche loro, poi esce e si mette a correre più forte che può per raggiungere la casa dove si sono rinserrati « gli uomini del Salvatore ». Teresa nella visione segue la Maddalena. Giunta alla casa, Maddalena deve battere più volte alla porta e chiamare; finalmente le apre Giovanni, poi viene anche Pietro. Lei racconta loro quello che ha visto, ma loro non le credono. Allora Pietro e Giovanni escono e si avviano anche loro di corsa verso il sepolcro.

Pietro e Giovanni al sepolcro Questa è la terza visione di Pasqua. Teresa è ancora una volta davanti alla tomba. L'uomo che ha colpito il Salvatore al costato e poi ha aiutato a portare il suo cadavere nel sepolcro entra nella tomba. Non vede l'uomo luminoso, si stupisce grandemente che la tomba sia vuota, tocca le bende abbandonate, poi esce e fa entrare le donne. Loro vedono due uomini luminosi accanto al luogo in cui il Salvatore era stato disteso. Gli angeli parlano loro brevemente e le donne, evidentemente spaventate, si affrettano ad uscire. Poco dopo arriva Giovanni, che è più veloce di Pietro. Le guardie sono ancora distese a terra come morte, l'altro soldato non si vede. Giovanni guarda dentro la tomba vuota senza entrarvi. Quando arriva Pietro, gli appare brevemente il Salvatore, senza parlare, e lo fissa in volto. Poi Pietro raggiunge Giovanni e insieme entrano nella tomba. Pietro tocca i teli e si convince che sono vuoti: essi non sono gettati per terra uno sull'altro, ma sistemati come se chi vi era stato avvolto fosse scivolato via senza spostarli. Soltanto il telo nel quale era avvolta la testa è da una parte, per conto suo. Pietro raccoglie i teli e li nasconde sotto il suo mantello. Gli uomini luminosi non si vedono. Pietro racconta a Giovanni dell'apparizione del Salvatore, e Giovanni esce nel giardino e si guarda attorno con attenzione per vedere se il Salvatore c e ancora. Poi i due si affrettano a tornare dagli altri apostoli: non passano però per la porta grande della città, ma per quella piccola. Si presume che in seguito se ne vadano anche le guardie, perché nelle visioni successive Teresa non le vede più.

Gesù appare alla Maddalena e alle donne Quarta visione. Maddalena, dopo aver avvisato altre persone (e forse anche la madre di Gesù), torna indietro, piange e guarda ancora una volta dentro al sepolcro. Qui vede di nuovo i due uomini luminosi, e uno le parla. Lei esce molto triste e piange nuovamente. Intanto si guarda intorno e cerca: e nella luce del sole vede un uomo dalla veste chiara venirle incontro. Maddalena non lo conosce (neppure Teresa lo riconosce), gli fa delle domande, poi si copre il viso piangendo e quando toglie le mani si trova davanti il Salvatore, bello e radioso come è uscito dal sepolcro. Il Salvatore chiama la Maddalena e lei cade in ginocchio esclamando « Rabboni! ». Maddalena vuole avvicinarsi al Salvatore, ma lui alza le mani facendole capire di non farlo, poi guarda verso il cielo e le dice alcune buone parole. Teresa sente la parola « Abba », e subito dopo il Salvatore sparisce. Maddalena torna dalle altre donne, che sono ancora nel giardino che è intorno al sepolcro, guarda ancora una volta dentro alla tomba e poi corre via verso la città. Quinta visione. Ora le altre donne cercano in giardino. All'improvviso il Salvatore è davanti a loro, non posa i piedi per terra, ma è più in alto, come librato nell'aria. Le donne cadono a terra e vogliono abbracciargli i piedi, ma il Salvatore le trattiene con un gesto della mano. Poi dice qualcosa di buono alle donne e sparisce. Teresa non si stanca di ripetere quanto fosse bello e luminoso il Salvatore; le ferite sono guarite, di loro resta soltanto un segno lucente. Anche a lei in quel giorno le stigmate non fanno male: questa situazione in genere continuava per tutta la settimana di Pasqua. Queste cinque visioni erano quelle della mattina di Pasqua. Verso mezzogiorno Teresa Neumann si vedeva in genere trasportata a Roma, dove assisteva alla benedizione « urbi et orbi» del Papa. Nei giorni successivi alla Pasqua Teresa aveva altre visioni di Gesù risorto: l'apparizione agli apostoli, a Tommaso, sul lago Tiberiade e sui monti di Galilea. In questa sede dobbiamo tuttavia limitarci alla descrizione di una particolare apparizione, di cui i vangeli non parlano e che è quindi sorprendente e molto commovente.

Gesù appare alla madre e a Giovanni Questa visione avveniva in genere durante la settimana di Pasqua. Gesù vede sua madre e Giovanni percorrere la via per Gerusalemme, quella che aveva dovuto fare con la croce. I due camminano tristemente, ricordando quanto era successo commentano fra di loro i tristi avvenimenti e in un certo senso fanno la prima Via Crucis. Baciano anche il suolo nei punti in cui Gesù è caduto. Ed ecco che improvvisamente appare loro il Salvatore, in tutto lo splendore della risurrezione: li guarda con amore e parla loro. Sul viso di Maria e di Giovanni si riflette una grandissima gioia; gioia che (a giudizio di tutti i testimoni) traspariva anche dal volto della veggente.

GESÙ SALE AL CIELO

Questa visione commuoveva sempre profondamente Teresa, che appeùa entrava nello stato di quiete cominciava a raccontare che il momento più bello era stato quando Gesù aveva preso congedo da sua madre: era stata lei l'ultima persona con cui aveva parlato. Le visioni erano più d'una, separate come sempre da momenti di quiete in cui Teresa raccontava quello che aveva visto. Prima visione. Sono le quattro del mattino, gli apostoli e la madre di Gesù si trovano nella grande casa dove era stata tenuta la cena. Anche altn uomini e donne sono presenti in casa, ma in altre stanze. E' il momento della colazione, sono accese le lampade. Le porte sono chiuse, ma all'improvviso il Salvatore appare in mezzo a loro. Tutti in un primo momento si spaventano, poi parlano, gli offrono qualcosa da mangiare, e lui ne prende un poco. Poi parla a lungo con loro. Seconda visione. Teresa vede il Salvatore uscire dalla casa insieme a tutti gli altri; si sono aggiunte anche altre persone. Arrivano a un ruscello, poi vanno in direzione della casa di Lazzaro (quindi verso Betania). Non arrivano però alla casa. Dopo un poco infatti voltano a sinistra, salendo su un monte. Il Salvatore indossa una veste bianca radiosa. Tutti sono scalzi. Anche il Salvatore cammina, non è librato in aria, e camminando parla con tutti. Terza visione. Giunti in cima al monte il Salvatore parla ancora una volta a tutti; poi parla agli apostoli e infine a sua madre, alla quale rivolge uno sguardo particolarmente amoroso. Poi solleva le mani verso l'alto, si alza da terra e si libra in direzione di oriente. Teresa aggiunse che in quel momento il sole sorgeva dietro alle sue spalle, era uno spettacolo meraviglioso, gli abiti scintillavano come neve al sole. Alzandosi da terra il Salvatore aveva guardato con amore anche Teresa, la quale raccontava queste cose piangendo di commozione. All'improvviso erano apparsi due uomini luminosi, che avevano detto a tutti parole liete; poi erano spariti. Tra le persone presenti, Teresa citava (oltre alla madre di Gesù, agli apostoli e alla Maddalena) anche una serie di persone che aveva già visto in altre visioni: la moglie di Pilato (« quella che voleva aiutare il Salvatore »), la guardia che aveva ferito Gesù al costato, Lazzaro. Soprattutto Teresa non si stancava di ripetere quanto fosse bello il Salvatore mentre si alzava verso il cielo col sole sorgente alle spalle.

LA MADRE DI GESÙ DOPO L'ASCENSIONE DEL REDENTORE

Teresa Neumann ebbe molte visioni relative alla madre di Gesù dopo che questi era salito al cielo. Ella dunque trascorse alcuni anni a Gerusalemme con Giovanni, che operava in questa città e negli immediati dintorni. Poi entrambi si trasferirono ad Efeso. Dopo alcuni anni, durante i quali si cominciò a diffondere la Chiesa primitiva, ricevettero in dono una bella casa poco distante dalla città, a sud, dove vissero a lungo. Maria un giorno seppe per rivelazione che non le restava più molto da vivere, ed espresse a Giovanni il desiderio di tornare a Gerusalemme per visitare ancora una volta i luoghi dove Gesù era vissuto ed era morto. Giovanni fu subito d'accordo e i due si misero in viaggio. A Gerusalemme incontrarono gli altri apostoli, che vi erano convenuti proprio in quei giorni. A giudizio del pastore Naber (Teresa evidentemente non ebbe rivelazioni su questo punto), essi erano venuti a Gerusalemme per il concilio degli apostoli (avvenuto verso il 50 d.C.); oppure il Salvatore nella sua bontà aveva voluto dare agli apostoli ancora una volta la possibilità di incontrare la madre per assistere alla sua morte e agli eventi straordinari che poi avvennero.

LA MORTE DI MARIA

Nella prima visione relativa a questo evento Teresa vede Maria e gli apostoli riuniti in una sala: è la stessa sala che ha già visto in altre visioni, quella adiacente alla grande sala dell'ultima cena, nella quale quella sera stavano le donne. Tutti sono molto invecchiati, ma Teresa non fatica a riconoscerli uno per uno. Manca Giacomo (fatto decapitare da Erode anni prima) e manca anche Tommaso. C'è invece Paolo, che Teresa conosce per averlo visto in altre visioni, e un altro uomo che gli apostoli trattano come un loro pari ma che Teresa non riconosce. Il pastore Naber ritiene che potrebbe essersi trattato di san Barnaba. Gli apostoli sono tutti intorno a Maria, riposano e fanno piccoli lavori. Più lontano Teresa vede riunite anche persone, uomini e donne, che non conosce. Mentre parlano tutti insieme di Gesù, Maria viene colta da un desiderio ardente di lui, dalla nostalgia di vederlo. All'improvviso si sente stanca, diviene pallida e si accascia. Giovanni la sostiene e lei muore tra le sue braccia, il capo reclinato sul petto di quello che considerava il suo secondo figlio. Appena Maria è spirata, Teresa vede la sua anima uscire dal corpo come figura luminosa incorporea; appare anche il Salvatore sorridente, che accoglie l'anima di sua madre; poi scompaiono insieme. Gli apostoli restano tristemente accanto al corpo senza vita di Maria; Giovanni le chiude gli occhi e la bacia sulla fronte, sulla guancia destra e sulla bocca, cosa che fanno anche gli apostoli. Tutti piangono, Teresa ha le lacrime che le scorrono sulle guance.

Sepoltura Il corpo di Maria viene preparato per la sepoltura dalle donne: viene cosparso di unguenti aromatici e avvolto in lini. Teresa avverte il profumo degli aromi. Pietro e un altro apostolo vanno nella valle del fiume Cedron a cercare una tomba in cui deporre il corpo di Maria. Viene scelta una tomba contro una collina, simile alla tomba di Lazzaro. Per entrare nel sepolcro bisogna scendere alcuni scalini; non c'è vestibolo. Maria viene posta nella tomba lo stesso giorno della morte, un sabato; la morte era avvenuta la mattina di buon'ora, la sepoltura la sera.

ASSUNZIONE DI MARIA

Teresa viene trasportata nella visione davanti alla tomba di Maria. E' domenica mattina presto, intorno non c e nessuno. All'improvviso appare in alto una luce: due angeli scendono dal cielo con l'anima di Maria. Teresa riconosce l'angelo che aveva dato l'annuncio a Maria (l'arcangelo Gabriele), l'altro non lo conosce: nello stato di quiete disse però che si trattava dell'angelo custode di Maria. Le tre figure luminose entrano nel sepolcro senza che la porta chiusa impedisca loro il passaggio. Subito dopo riappaiono, ma Maria non è più una figura luminosa trasparente, bensì un corpo vivente trasfigurato, luminoso, rivestito di una veste di luce. Teresa dice di non riuscire a descrivere bene ciò che vede, l'immagine più vicina è quella della neve al sole, però non è abbastanza aderente alla realtà. Teresa dimostra una grande felicità, è radiosa. Gli angeli sostengono Maria, la mano sotto il suo braccio, e la conducono verso l'alto. Lo sguardo di Teresa segue le figure che salgono in cielo, poi sul suo viso appare una gioia sconfinata: le è apparso il Redentore in tutto il suo splendore, con la corte celeste di angeli e santi. C'è anche Giuseppe, incorporeo ma riconoscibile. Il Redentore e Giuseppe prendono il posto degli angeli a fianco di Maria; Teresa sente musiche ineffabili mentre Maria, regina del cielo e della terra, ascende col Salvatore. I testimoni di queste visioni hanno affermato che Teresa in uno slancio d'amore esclamava: « Con te, con te! »; tendeva le braccia verso le figure che salivano in cielo e si alzava sulle punte dei piedi. Parecchi testimoni attendibili hanno affermato che in più occasioni Teresa si alzò effettivamente dal suolo di alcune decine di centimetri.

GLI APOSTOLI ALLA TOMBA VUOTA

Tommaso, che era assente quando Maria era spirata, arriva intanto a Gerusalemme; è lunedì. È addolorato di essere arrivato così tardi e vuole vedere Maria per l'ultima volta almeno nella tomba. Si mette quindi d'accordo con gli apostoli per andare insieme a loro alla tomba della madre di Gesù. Teresa li vede giungere alla tomba e controllare i sigilli intatti (è martedì mattina presto). Tolgono i sigilli, aprono la tomba e poi si guardano con immenso stupore: il corpo è sparito. Al posto dove hanno deposto Maria, sono rimaste soltanto le bende, che hanno conservato la forma di un corpo. Le bende infatti erano impregnate di unguenti e sono quindi molto rigide e sostenute. Gli apostoli notano che nella tomba aleggia un profumo non terreno, che anche Teresa mostra di sentire. Dopo qualche tempo gli apostoli lasciano lietamente la tomba, convinti che Maria sia stata assunta in cielo. Nei limiti di questo libro non è naturalmente possibile riferire tutte le altre visioni di Teresa Neumann: basti dire che alla loro descrizione il dottor Johannes Steiner ha dedicato due volumi di trecento pagine ognuno. Noi ci siamo necessariamente limitati a riportare in parte il nucleo centrale delle visioni, quelle relative alla vita e alla morte di Gesù, alla sua risurrezione e assunzione in cielo, alla morte e assunzione di Maria. Teresa Neumann tuttavia ebbe visioni relative anche ai personaggi che ruotarono intorno a Gesù: Anna, Elisabetta, Giovanni Battista, gli apostoli, Lazzaro, Maria Maddalena, Marta, Paolo, Stefano e altri ancora. Ebbe inoltre visioni che si riferiscono a santi vissuti dopo Cristo: Agnese, Aloisio, Antonio di Padova, Barbara, Bernadette Soubirous, Francesco d'Assisi, Francesco di Sales, Sebastiano, Teresa d'Avila, Teresa di Lisieux. Ebbe inoltre visioni relative al mondo angelico.