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LE VISIONI

Dal momento in cui ricevette le stigmate fino alla morte, Teresa Neumann ebbe numerosissime visioni in cui vedeva Gesù, i vari episodi della sua vita, i suoi miracoli, le sue prediche, la morte in croce, la risurrezione, l'ascensione al cielo. Vedeva anche la vita della Madonna, degli apostoli e dei santi, fatti biblici, episodi narrati negli Atti degli Apostoli. Durante le visioni Teresa era completamente staccata dal mondo circostante e non reagiva a nessuno stimolo: era totalmente immersa in quello che vedeva, che si rifletteva con grande espressività sul suo volto.

Le fotografie che le sono state scattate dal fratello Ferdinand mentre davanti al suo occhio interiore passavano le visioni documentano con estrema chiarezza i diversi stati d'animo: gioia, dolore, preoccupazione, sofferenza, stupore e così via. Teresa non assisteva ai fatti biblici soltanto con lo sguardo, ma con tutta se stessa: udiva quello che veniva detto (come vedremo, sentiva ed era in grado di ripetere anche parole e frasi in lingue che allo stato normale non conosceva), percepiva gli odori (per esempio quelli dei balsami), avvertiva sensazioni di caldo e di freddo, soffriva nel corpo le sofferenze di Gesù. Subito dopo la visione, e anche tra una visione e l'altra, Teresa entrava in uno stato che fu definito di «quiete soprannaturale», durante il quale si sentiva gioiosamente unita al Salvatore. Raramente Teresa Neumann parlava di Dio o di Gesù Cristo: per lei c'era soltanto il Salvatore, col quale per tutta la vita ebbe un rapporto di totale fiducia e confidenza. Durante lo stato di «quiete soprannaturale », Teresa poteva essere interrogata su quanto aveva visto e lo riferiva dettagliatamente; e anche su problemi religiosi e filosofici e su questioni personali riguardanti i presenti. Le risposte e le spiegazioni che dava mentre si trovava in questa condizione superavano di gran lunga le sue conoscenze abituali; inoltre si esprimeva in tedesco corretto invece che in dialetto e dava prova di abilità chiaroveggenti e di uno straordinario potere di penetrazione nell'animo altrui. Capitava quindi sovente che rispondesse a qualche domanda prima che la persona interessata la formulasse e che accennasse, senza mai esprimere alcun biasimo o critica, a episodi della vita passata di chi le stava davanti, allo scopo di sollecitarne la confidenza.

Tornata allo stato normale, Teresa non ricordava nulla di quanto aveva detto. Conosciamo ogni cosa perché padre Naber, Fritz Gerlich e altri hanno preso accuratamente nota di tutto; inoltre il fratello Ferdinand riuscì fin dagli anni Trenta a registrare su disco quanto Teresa diceva a proposito di ciò che vedeva in stato di estasi. Le visioni più famose e impressionanti sono quelle della passione e morte di Gesù, che si ripetevano ogni venerdì ad eccezione dei tempi liturgici gaudiosi o di particolari feste religiose che cadevano di venerdì; in questi casi, abbastanza rari, a Teresa erano risparmiate le abituali sofferenze. Le visioni del venerdì si distinguevano infatti dalle altre anche perché Teresa soffriva moltissimo nel fisico e nello spirito: riviveva nel corpo e nell'anima l'ultimo giorno di Gesù. E’ stato calcolato che questo avvenne almeno settecento volte. Per quello che riguarda invece le altre visioni, quelle relative alla vita della Madonna e dei santi e agli episodi biblici, esse coglievano Teresa improvvisamente, in qualunque momento della giornata. Di colpo ella veniva colta dalla visione e trasportata altrove: ciò poteva capitare mentre stava cucendo, quando era in giardino, durante un colloquio con i familiari o i visitatori, in macchina col fratello Ferdinand. Teresa diventava allora del tutto insensibile agli stimoli esterni, non si accorgeva più di quanto avveniva intorno a lei, che era completamente concentrata su quanto le veniva mostrato. Si troverà nella terza parte di questo libro la descrizione di un certo numero di visioni. Concentriamoci però fin d'ora sulle visioni del venerdì, che erano del tutto particolari.

Ogni volta Teresa vedeva più o meno la stessa cosa, cioè le veniva mostrata in quarantacinque quadri la passione del Redentore, dalla preghiera nell'orto degli ulivi al Golgota. Le visioni cominciavano la notte fra il giovedì e il venerdì e terminavano il venerdì, nell'ora della morte di Gesù. Come teologi, orientalisti ed esperti ebbero modo di constatare, queste visioni corrispondevano alla realtà storica, anche nei suoi aspetti meno noti. Quando Teresa Neumann cominciò ad avere le visioni, era una giovane contadina con ben poche letture al suo attivo. Ci si sarebbe dovuti di conseguenza aspettare che fosse influenzata per esempio dai quadri della Via Crucis della chiesa parrocchiale del paese, le uniche raffigurazioni di questo evento che conoscesse; invece ciò non avvenne affatto, né per l'ambiente, né per l'abbigliamento, né per il modo di agire dei personaggi coinvolti. Al dottor Fritz Gerlich che una volta le chiese se ci fosse somiglianza tra ciò che vedeva e i quadri che erano in chiesa, lei rispose subito: « Oh, no, dottore, non, c’è niente di simile! ». Ciò che le veniva mostrato nello stato visionario corrispondeva invece perfettamente al paesaggio di Gerusalemme, che Teresa non aveva mai visto, agli arredamenti e agli abiti dell'epoca, su cui certamente non aveva fatto alcuno studio storico. Appena aveva inizio la contemplazione di Gesù nell'orto degli ulivi, Teresa cominciava a sanguinare dalle stigmate del costato, delle mani, dei piedi e della fronte; lacrime di sangue le sgorgavano inoltre dagli occhi. Mentre assisteva al trasporto della croce, la spalla le si gonfiava e si tumefaceva. « Chi ha potuto assistere a questa visione, ne ha riportato l'immagine di un martire perfetto e impressionante, ma pur sempre nobile, commovente e composto », scrive nel suo libro Johannes Steiner, che segui Teresa per quarant'anni. « Si vedevano le mani muoversi intorno alla fronte, come per allontanare le spine, le dita delle mani contrarsi nello spasimo doloroso dei chiodi della crocifissione, la lingua che cercava di umettare le labbra riarse...».

Le varie scene duravano ognuna da due a cinque minuti e venivano interrotte dallo stato di quiete in cui Teresa raccontava ciò che aveva visto. Diceva anche che in quei momenti il Signore le ridava forza. Le visioni si interrompevano verso le due di notte, l'ora in cui Gesù fu messo in prigione prima di comparire davanti a Pilato, e riprendevano la mattina dopo. Particolarmente impressionante era la visione della flagellazione, durante la quale le si aprivano ferite sul petto e sulla schiena. Racconta il fratello Ferdinand: « Teresa ogni volta assisteva alle visioni come se fosse stata una persona dell'epoca che partecipa a qualcosa di terribile e crudele, continuando a sperare fino alla fine che Gesù in qualche modo venisse liberato. Per esempio quando assisteva al bacio di Giuda, credeva davvero che fosse amichevole e sorrideva; soltanto in un secondo momento la sua espressione si tramutava in orrore. Ogni volta la visione rappresentava quindi per lei una terribile angoscia sia fisica che morale. A queste passioni hanno assistito migliaia di persone, che venivano da tutte le parti della Germania e anche dall'estero e sfilavano in silenzio davanti al letto di Teresa che soffriva e sanguinava. Qualcuno di noi fratelli era sempre presente: abbiamo assistito a scene di estrema commozione, a conversioni, a sfoghi di pianto. Io sono stato presente decine di volte, ma non mi ci sono mai abituato: era veramente uno spettacolo che strappava il cuore! ».

Il contenuto delle visioni della passione era sempre uguale, come è stato detto; talora le varie fasi si allungavano o si accorciavano, però le scene che venivano viste erano sempre le seguenti:
1) Il Salvatore è in strada con dieci apostoli; mancano Pietro e Giovanni che sono stati mandati avanti. Sono le dieci e mezzo di sera.
2) Il Salvatore viene introdotto da « un uomo buono » in una bella e grande sala dove è imbandita un'a tavola. Gli apostoli sono ora dodici, ci sono anche Pietro e Giovanni.
3) Si finisce di preparare la sala e la mensa. Non ci sono sedie, ma sedili a schienale obliquo, piatti scuri, niente forchette ma certi strumenti simili a ganci. Il Salvatore ha un grosso coltello. Il fuoco è acceso. Entra un uomo che porta frasche verdi e un agnello pasquale allo spiedo. Il Salvatore segna la porta col sangue dell'agnello e ne getta anche nel fuoco.
4) Visione breve, con l'inizio della cena.
5) Il Salvatore si muove per la sala con gli apostoli. Tutti cantano, anche il Salvatore canta « con voce chiara ». Quando le chiedono se abbia sentito qualcosa, Teresa dice che le parole del canto erano « Alleluja, Eloim, Adonai ».
6) Il Salvatore lava i piedi agli apostoli. Pietro non vorrebbe farseli lavare, ma il Salvatore lo convince.
7) Il Salvatore benedice il pane e il vino. Teresa assume un'espressione di rispetto e rivolge lo sguardo verso l'alto. Gesù parla dicendo « qualcosa di grande » e dà a ognuno un pezzo di pane. Dice poi una cosa che fa alzare e uscire in fretta « quello con i capelli rossi ». Gesù parla ancora e dà il vino agli apostoli.
8) Gli apostoli parlano tra loro. Il Salvatore si alza e prega. Quando si siede di nuovo, Giovanni gli appoggia la testa sulla spalla sinistra. Alcuni degli apostoli sono ora seduti, altri in piedi. Poi il Salvatore esce dalla porta.
9) Il Salvatore e gli apostoli si dirigono verso il monte degli ulivi. Teresa li segue con lo sguardo.
10) Il Salvatore attraversa un piccolo ponte e va verso un orto. Qui c'è una casa piccola e una più grande. Otto degli apostoli si fermano qui. Gesù prosegue con gli altri tre.
11) Il Salvatore prega inginocchiato nell'orto e poi torna verso i tre (prima preghiera). Teresa ha le lacrime agli occhi.
12) Seconda preghiera del Salvatore. Di nuovo va dai tre e li trova addormentati. Dagli occhi di Teresa escono le prime gocce di sangue.
13) Il Salvatore prega per la terza volta e suda sangue. Viene un angelo e lo consola. Gesù torna dai tre e li sveglia. Essi erano « il giovane, uno più vecchio e un altro più vecchio ». Teresa ha ormai strisce di sangue sulle guance, le gocce cominciano a cadere sulla camicia da notte; la ferita al cuore inizia a sanguinare.
14) Arrivano uomini con fiaccole. Davanti a tutti è quello che « era scappato quando il Salvatore gli aveva dato il pane ».
15) Scontro fra gli apostoli e Giuda. Gli apostoli gridano: « Machada, machada » (cosa succede?); poi riconoscono Giuda e urlano: « Ganapa, magera » (mascalzone, una spada!). Pietro estrae la spada e colpisce. (Da questo momento ella chiamerà Pietro « il mozzaorecchi » 3) Gli uomini gridano che vogliono Gesù di Nazareth, e il Salvatore risponde: « Ana » (Sono io).
16) Teresa sorride: ha scambiato il bacio di Giuda per un segno di amicizia. Subito dopo però la sua espressione diviene di orrore. Comincia a lamentare dolori alle mani. Il Salvatore risana l'orecchio del ferito (Malco) e subito dopo viene legato. La stigmata della mano sinistra di Teresa comincia a sanguinare.
17) Il Salvatore viene condotto via. E’ stanco e assetato. Gli uomini hanno tentato di catturare Marco, ma lui è fuggito lasciando loro la sua tunica.
18) « Hanno gettato il Salvatore nell'acqua, lui ha bevuto l'acqua sporca » (del torrente Cedron). Anche la stigmata della mano destra e quelle dei piedi cominciano a sanguinare.
19) Il corteo passa per un sobborgo di poveri, che hanno pietà del Salvatore, si inginocchiano sulla strada e lo invocano. Poi vorrebbero seguire il corteo, ma vengono respinti. Il Salvatore, che è scalzo, viene condotto al centro della città, per strade sassose, fino a una grande casa con cortile interno, dove è acceso un fuoco.
20) Giovanni e Pietro osservano i fatti da una certa distanza. Arriva un uomo anziano con una lungà barba (Anna).
21) Il Salvatore è davanti a quest'uomo, ma da principio non gli parla. Infine gli dà una risposta orgogliosa. Allora uno gli dà uno schiaffo. Teresa geme per il dolore alla ferita al cuore.
22) Il Salvatore viene deriso. Le stigmate alle mani sanguinano di nuovo. Anna scrive qualcosa su un rotolo, lo infila nella cintura del Salvatore e lo fa portar via.
23) Il Salvatore viene condotto davanti a un altro uomo dalla veste scintillante, « qualcosa sulla testa che assomiglia a piccoli corni e una strana cosa sul petto». Teresa indica con le mani strisce che scendono obliquamente verso il petto. Si tratta dello stemma (ephod) del pontefice, su cui sono indicati i nomi delle dodici tribù di Israele.
24) Fuoco nel cortile. Il «mozzaorecchi» viene interrogato, ma nega di conoscere il Salvatore. Teresa sente cantare il gallo.
25) « L'uomo con i cornetti», cioè il sommo pontefice, si strappa la veste. La taglia con un coltello e poi la strappa. Caifa si strappa la veste in segno di condanna. Alcuni si sono espressi contro la condanna, « ma non è servito a niente ». Il Salvatore viene di nuovo deriso. Gli mettono un mantello bruno, in testa una corona di paglia e da tutte le parti gli sputano addosso. Pietro, interrogato da una donna, nega ancora di conoscere Gesù. Di nuovo canta il gallo. In quello stesso momento il Salvatore gli passa davanti, lo guarda « addolorato ma buono », e poi si allontana piangendo.
26) Il Salvatore viene condotto in un « buco scuro, freddo », a cui si arriva attraverso un corridoio stretto e basso, che bisogna percorrere piegati. Il carcere è una cella stretta in cui possono stare al massimo due persone. Lì resta fino al mattino dopo. La gente se ne va, anche Giovanni raggiunge la Madre e le altre donne. « Che sofferenza per la Madre! ». Ella viene poi condotta in una casa nelle vicinanze. A questo punto, verso le due di notte, le visioni si interrompevano. Il tutto era durato circa due ore. Durante le visioni Teresa stava seduta diritta sul letto. Nelle pause tra una visione e l'altra si appoggiava al guanciale e dava spiegazioni su quanto aveva visto. Dopo l'ultima visione subentrava uno stato di pace, durante il quale diceva che il Salvatore le ridava forza. Fino al mattino dopo Teresa riposava. Nel momento in cui riprendevano le visioni, il sangue che era uscito dagli occhi e dalle stigmate era secco.
27) Al mattino i sacerdoti e il loro seguito portano Gesù davanti a Pilato. Si fermano davanti alla scalinata del palazzo, Pilato esce e si fa portare una specie di canapè, su cui si mette a sedere. Teresa sente che Pilato non prova odio per Gesù, ma vorrebbe essere giusto. Dice però che « dovette cedere al volere della gente ». Pilato, saputo che Gesù è della Galilea, lo manda da Erode, che è a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Prima però lo fa lavare, perché è pieno di sangue e di sputi. Davanti a Erode il Salvatore si comporta con molto orgoglio e non risponde alle sue domande. Tuttavia Erode, anche se irato, non fa niente contro di lui, ma lo rimanda a Pilato.
28) Gesù viene ricondotto da Pilato. Teresa intanto vede la moglie di Pilato mandare al marito un messaggio che lo invita a non « impicciarsi di quel giusto ». Pilato è molto inquieto.
29) Il Salvatore e il corteo che lo accompagna arrivano da Pilato, il quale non è affatto contento di rivederli. Di nuovo interroga Gesù, e Teresa nota che Pilato « è l'unico al quale il Salvatore risponde ». Pilato cerca nuovamente di salvarlo, ma la folla che si è riunita continua a gridare: « Schelappo » (crocifiggilo). Allora Pilato manda a prendere il brigante Barabba e grida qualcosa alla folla. Tutti gridano: «Barabba». Pilato allora dà un ordine e Gesù viene condotto via.
30) Teresa guarda terrorizzata e volge il capo a destra e a sinistra: assiste alla flagellazione. Il Salvatore viene spogliato, le mani gli vengono legate e la corda fissata alla colonna. Il Salvatore ha il volto verso la colonna e le braccia così tirate verso l’alto che tocca terra appena con le dita dei piedi. Poi tre gruppi composti ognuno da due uomini ubriachi cominciano a flagellarlo. Quando vedono che tutte le parti raggiungibili del corpo sono gonfie e tumefatte, lo voltano e lo flagellano anteriormente. Durante la flagellazione sul petto e sulle spalle di Teresa si aprono delle ferite che macchiano di sangue la camicia. Finita la flagellazione, il Salvatore è così sfinito che non riesce neppure a chinarsi per raccogliere le proprie vesti. Per scherno il ragazzetto gliele fa volare lontano con un calcio. Teresa è furiosa contro questo ragazzo ed esprime vivacemente la sua collera.
31) La corona di spine. Questa corona non consiste, come abitualmente si pensa, in semplici rami spinosi intrecciati, ma è simile alle corone orientali, che sono chiuse nella parte superiore: i copricapo dei patriarchi della Chiesa ortodossa hanno tuttora questa forma. Teresa la descriveva come « una specie di cesto, con molte spine lunghe e appuntite, che i servitori conficcavano in testa a Gesù aiutandosi anche con bastoni per non ferirsi ». (Interessante notare che recenti studi sulla Sindone hanno portato a scoprire che la corona di spine era in realtà una specie di mitra fatta di un intreccio di rovi)
32) Pilato si fa condurre il Salvatore, che ha la corona di spine sulla testa, un lacero mantello rosso sulle spalle, sta curvo e trema. Pilato lo guarda con evidente pietà. Tra la folla Teresa vede anche la Madre e Giovanni. La folla continua a gridare: « Schelappo ».
33) Pilato si fa portare una ciotola e si fa versare acqua sulle mani. Viene pronunciata la condanna a morte di Gesù. Le proteste vengono soffocate dalle grida della folla. Vengono portati i legni per la croce: Teresa in un primo momento crede che sia legna da costruzione. Due pezzi corti e uno più lungo: la croce non è ancora stata montata e i legni sono legati insieme. Teresa nota che devono essere stati squadrati da tempo, infatti gli angoli sono smussati per le intemperie. I legni vengono gettati sulle spalle del Salvatore, che cominciano a sanguinare. Anche la spalla destra di Teresa comincia a macchiarsi di sangue.
34) Gesù cammina verso il Calvario. Cade sotto la croce e viene rialzato violentemente.
35) Lungo il cammino Gesù vede sua madre insieme a Giovanni e ad alcune donne. Teresa lo sente chiamare «Immi» (mia madre). Uno dei ragazzacci che accompagnano i carnefici, accorgendosi che si tratta della madre di Gesù, per scherno le mostra due chiodi di crocifissione. Maria sviene e viene sorretta da Giovanni.
36) Uno straniero viene sollecitato a portare la croce di Gesù. Teresa gli fa cenno con la mano sinistra, come a sollecitarlo ad aiutare il Salvatore.
37) Quest'uomo è un greco, si chiama Simone di Cirene. Ha un bastone sotto il braccio ed è in compagnia di due ragazzi, uno più grande e uno più piccolo. Si erano avvicinati per vedere cosa stava succedendo. Quando gli ordinano di portare la croce, l'uomo si ribella e rifiuta di farlo. Dato che gli aguzzini vogliono costringerlo, lui protesta energicamente e così facendo provoca la seconda caduta del Salvatore, il quale rialzandosi si volta verso di lui e lo guarda con uno sguardo divino che tronca ogni sua resistenza. Simone afferra la croce, sollevando completamente del suo peso il Salvatore. Teresa assiste a tutto questo camminando accanto a Gesù.
38) Si avvicina una donna con una fanciulla che porta una brocca d'acqua. Resì la riconosce: è la stessa che un tempo si era avvicinata di nascosto al Salvatore e gli aveva toccato la veste, guarendo dalla sua emorragia. Commossa, vedendo il volto coperto di sudore e di sangue del Salvatore, gli porge il suo scialle e lui se lo preme contro il viso, la cui impronta vi resta impressa.
39) Il corteo arriva alla porta della città.
40) Donne e bambini sostano sulla strada e guardano piangendo il passaggio del Salvatore. I soldati li respingono.
41) Il Salvatore inciampa e cade.
42) Gli aguzzini gridano: « Kum » (alzati), e afferrano il Salvatore per le spalle per farlo rialzare: temono che muoia prima di venir crocifisso.
43) Il corteo arriva al luogo della crocifissione sul monte Calvario. Qui si ferma. Il Salvatore viene condotto in una vecchia tomba mezza diroccata.
44) I tre pezzi della croce vengono messi insieme.
45) Il Salvatore viene disteso per prova sulla croce: vengono segnate le posizioni della testa, delle mani, dei piedi e della vita. Poi lo fanno alzare (Teresa dice che da solo non ci sarebbe mai riuscito) e lo riportano nella tomba.

Teresa lo vede seduto, ancora vestito e tremante: in stato normale Teresa osservò che era logico che tremasse, visto che la stagione era ancora indietro e lui aveva la febbre per le molte ferite. Dopo questa visione, che avveniva in genere verso le undici del mattino, c'era sempre una pausa di circa un’ora, durante la quale Teresa giaceva in posizione di abbandono e riprendeva forza. In varie occasioni ebbe a dire che durante quell'ora i carnefici preparavano la croce. Verso le dodici Teresa si mette di colpo a sedere sul letto, con le mani tese in avanti: per tre quarti d'ora assisterà alla crocifissione. Il Salvatore viene condotto accanto alla croce; gli strappano i vestiti appiccicati al corpo dal sangue, così che tutte le ferite si riaprono e ricominciano a sanguinare. Resta nudo, e ha il volto pieno di tristezza per l'affronto. Presa da pietà, una donna gli porge uno scialle e lui se lo avvolge con gratitudine intorno alla vita. Gli aguzzini lo spingono sulla croce e lo legano alla cintola. Poi gli legano anche le braccia alla croce e infilano i chiodi, attraverso la mano, nel foro già praticato in precedenza nel legno. Siccome a sinistra il foro è troppo distante, con una corda tirano il braccio fino a slogare la spalla. Teresa sussulta a ogni colpo di martello e dalle stigmate esce sangue fresco. Si procede poi all'inchiodatura dei piedi: anche le gambe vengono legate alla croce, i piedi sovrapposti e inchiodati con un lungo chiodo. Viene quindi attaccata la scritta col nome e poi la croce viene innalzata e conficcata in una fossa, già preparata. Teresa sussulta per lo spasimo e vede il Salvatore piegare il capo e svenire per qualche momento.

 Siccome la fossa non risulta sufficientemente profonda, i carnefici tolgono la croce, scavano ancora un po' e poi la rimettono a posto, meno violentemente di prima. Per tener salda la croce, riempiono la fossa di terra, pietre e cunei di legno. Teresa, su richiesta, ebbe occasione di precisare che il Salvatore era stato crocifisso con le spalle alla città; le croci dei due ladroni erano un po' più avanti, disposte obliquamente. Teresa tiene ora costantemente lo sguardo rivolto verso l'alto, sente le parole di perdono di Gesù, le grida di scherno della folla. Il suo sguardo si posa con grande pietà anche sulla Madre, che sta ai piedi della croce sorretta da Giovanni. Accanto a lei Maria Maddalena, con le vesti imbrattate di sangue. Il cielo si oscura e il Salvatore si sente abbandonato. Mormora: « Ebi, Ebi, lamà sabaktani » (Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?). E’ il momento più difficile della sua esistenza. Ferdinand Neumann ha registrato queste parole della sorella: « Al Salvatore pareva che il Padre non ne volesse più sapere di lui, e per me è stato come se il Salvatore non ne volesse più sapere di me». Nella febbre e nell'arsura Teresa sente il Salvatore pronunciare la parola « As-che » (ho sete), termine insolito di cui si dirà in seguito, alla fine di questo capitolo. Al Salvatore viene allungata la spugna con acqua e aceto, lui ne beve, poi esclama: « Salem kulechi » (tutto è compiuto). E poco dopo: « Abba, bejadach afkedh ruchi » (Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito).

La terra trema, la rupe si spacca, il Salvatore china la testa e spira. In quello stesso momento Teresa si abbandona riversa sui guanciali. La bocca le resta semichiusa, il volto è cereo: a giudizio dei numerosissimi testimoni, sembra veramente una morta. Le visioni della passione erano quasi sempre queste. Il venerdì santo e in qualche altra rara occasione Teresa vedeva però anche altre cose: la morte dei ladroni, la deposizione dalla croce, la sepoltura del Salvatore. Johannes Steiner riferisce che nel 1947, mentre era nello stato normale, Teresa spiegò che i due bracci della croce non erano paralleli a terra, bensì piantati obliquamente nel palo centrale. Steiner allora fece uno schizzo (quello qui riportato) che Teresa giudicò più o meno esatto. Disse però che la croce era molto più bassa, tanto che la Madre e Giovanni, che stavano accanto alla croce, arrivavano con la testa quasi all'altezza del petto del Salvatore. Dopo la visione della passione, Teresa cadeva in un sonno profondo. Il sabato solitamente si era del tutto rimessa. Soltanto il sabato santo continuava a dormire, e a fatica i parenti riuscivano a muoverla per lavarla. Si riprendeva la mattina di Pasqua, di buon'ora, con la visione della risurrezione.

Appariva allora felicissima, piena di gioia e non si stancava di ripetere a padre Naber, che era sempre presente, di non dimenticare di dire alla gente, nel suo sermone pasquale, che « il Salvatore è buono ». Vediamo ora qualche altro elemento di grande interesse. È stato osservato più volte che, durante le visioni, le stigmate di Teresa Neumann si aprivano e cominciavano a sanguinare. A queste sanguinazioni ebbero modo di assistere, in più occasioni, dei medici, tra cui il professor G. Ewald, docente a Erlangen; dopo aver analizzato le piaghe insieme ad alcuni colleghi, egli scrisse: « La prima apparizione delle lacrime di sangue all'inizio dell'estasi fu osservata anche dal collega Seidì e dal medico legale Molitori. Furono fatti immediati prelievi, che furono analizzati al microscopio: la presenza di sangue fu constatata senz'ombra di dubbio... Una simile sanguinazione non potrebbe essere provocata artificialmente, in quanto rimarrebbero cicatrici evidenti alle congiuntive. Ogni ferita provocata si chiuderebbe da sola prima di poter provocare una tale sanguinazione, anche se si trattasse di ferite ampie, che però non potrebbero mai passare inosservate. Lo stesso vale anche per la ferita nella regione del cuore e per il sangue che esce dalla testa. L'inizio spontaneo delle sanguinazioni è stato osservato con certezza da parecchi medici, anche con la lente d'ingrandimento ».

Nessun dubbio quindi sull'autenticità delle stigmate e delle sanguinazioni spontanee durante le visioni. Un altro elemento notevole è rappresentato dal fatto che durante le visioni Teresa Neumann parlava in lingue che allo stato normale non conosceva: si parla in questo caso di xenoglossia, cioè della capacità di parlare, in uno stato alterato di coscienza, lingue straniere non apprese. Teresa pronunciò frasi in latino quando ripeteva le frasi dei soldati romani, in portoghese quando assisteva a scene della vita di sant'Antonio di Padova, in francese per Bernadette di Lourdes, in aramaico per quello che riguarda la vita di Gesù. Superfluo ripetere che Teresa Neumann conosceva soltanto il tedesco, anzi abitualmente si espflmeva nel dialetto del suo paese. Alle sue visioni ebbero modo di assistere eminenti orientalisti, fra cui il professor Wutz di Eichstàtt, docente di esegesi biblica, il professor Wesseley di Vienna e il professor Johannes Bauer, docente di teologia semitica all'Università di Halle. Le frasi in aramaico pronunciate dalla Neumann durante le estasi furono molto numerose. Alcune le abbiamo già citate in precedenza, altre sono per esempio queste: Johudaje: giudei; Schiama Rabbuni: io ti saluto, o Maestro (parole pronunciate da Giuda nell'orto degli ulivi); Abba, shobok la'hon: Padre, perdona loro (parole di Gesù sulla croce); Amen Amarna lach bjani atte emmi b'padesa: in verità ti dico che oggi sarai con me in paradiso (parole di Gesù al buon ladrone). È stato osservato che queste espressioni esistono già stampate in libri e dizionari, e quindi potrebbe essere ipotizzabile che Teresa Neumann, che possedeva facoltà chiaroveggenti, in qualche modo le captasse. Il fenomeno della « lettura in libri chiusi » è noto in parapsicologia e certi sensitivi hanno dimostrato di esserne capaci. Oppure si potrebbe anche ipotizzare che Teresa Neumann captasse tali conoscenze direttamente dalla mente degli orientalisti presenti.

Va notato però che in certi casi le parole pronunciate in aramaico stupivano gli stessi esperti, che se ne sarebbero attese altre. Per esempio una volta, mentre aveva la visione di Gesù in croce, Teresa pronunciò la parola «as-che!», che significa « ho sete ». Tutti gli esperti presenti furono d'accordo nel ritenere che il vocabolo da usarsi per esprimere tale necessità sarebbe dovuto essere « sachena! ». Il dottor Punder ebbe anzi a dire: « Ma da dove, dunque, Teresa avrà rilevato l'inattesa quanto corretta parola as-che? E’ questo un enigma che nessuna forma di suggestione può risolvere » Un altro orientalista presente, il professor Wesseley, rimase anch'egli sorpreso da questa parola e da un'altra frase pronunciata da Teresa e ignorata dagli esperti presenti: « Rimane inesplicabile », affermò, « come mai Teresa abbia potuto pronunciare una sentenza fino ad ora non conosciuta dagli orientalisti che l'ascoltavano, e che essa abbia potuto usare una parola aramaica inattesa da loro stessi, per quanto assolutamente corretta. Il presumere che la fanciulla abbia potuto leggere un pensiero che non si concretizzò mai nel cervello del professor Wutz e di tutti gli altri, risulta pura insulsaggine ». In un'altra occasione il professor Wutz stava trascrivendo quanto Teresa diceva, quando, non comprendendo una frase, interruppe la veggente dicendole: « Teresa, ciò non e possibile. Le parole che dite non sono in aramaico ». La Neumann rispose: « Ho ripetuto le parole che mi hanno detto ». Il professor Wutz rimase nella convinzione che la frase fosse sbagliata, e tornato a casa consultò diversi testi in aramaico, fino a quando in uno dei più antichi dizionari di questa lingua trovò la stessa frase che Teresa aveva pronunciato. C'è anche da rilevare che le parole in aramaico non si leggono come sono scritte, e di conseguenza anche se Teresa fosse riuscita a « leggerle » in libri lontani, come avrebbe potuto pronunciarle in maniera esatta? L'ipotesi più logica è quindi che durante lo stato mistico Teresa avesse la possibilità di superare le barriere spaziali e temporali, trasferendosi indietro nel tempo e percependo quanto effettivamente si era verificato quasi duemila anni prima.

FENOMENI STRAORDINARI NELLA VITA DI TERESA NEUMANN

La vita di Teresa Neumann fu piena di fenomeni straordinari e miracolosi. Delle guarigioni, della stigmatizzazione, del digiuno e delle visioni abbiamo già detto; c e pero una lunghissima serie di altri fenomeni che deve essere riferita, perché altrimenti il quadro della vita di questa mistica non sarebbe completo. Si tratta difatti rari ed eccezionali: comunione mistica, chiaroveggenza e telepatia, levitazione, bilocazione, rapporti con le anime dei trapassati, riconoscimento di reliquie e oggetti consacrati; senza contare le innumerevoli conversioni e i ritorni alla fede avvenuti grazie a lei. Vediamo dunque, almeno in parte, gli altri eventi straordinari della vita di Teresa Neumann.

Comunione mistica

Come abbiamo visto, Teresa viveva, per sua stessa ammissione, « del Salvatore » e ne avvertiva dentro di sé la presenza. Quando l'ostia consacrata si dissolveva dentro di lei (fu dimostrato dai medici che occorreva un giorno intero), Teresa veniva colta da una infinita nostalgia di Gesù, che la tormentava fino alla comunione successiva. Quando il sacerdote le porgeva l'ostia, lei entrava in stato di estasi e vedeva Gesù stesso (nelle sembianze di bambino nel periodo natalizio) venire verso di lei per darle la comunione. Ciò era già avvenuto quando Teresa, da bambina, aveva fatto la Prima Comunione. L'ha raccontato lei stessa con queste parole: « Alla mia Prima Comunione, quando il sacerdote mi porse l'ostia, non vidi il sacerdote, ma Gesù bambino trasfigurato; non pensai però che fosse qualcosa di insolito, anzi credetti che tutti avessero quella stessa visione. Padre Ebel, il parroco, notò il mio atteggiamento durante la santa comunione, lo attribuì a distrazione e il giorno dopo mi rimproverò e mi punì davanti a tutti gli altri bambini. Dalla mia Prima Comùnione (primavera del 1909) si destò in me l'amore per il Salvatore nel sacramento e il desiderio di comunioni frequenti. Il parroco Ebel non consentiva però a noi bambini di comunicarci più di quattro volte l'anno e ci invitava ad essere presenti al sacramento e a fare la comunione spirituale. In queste occasioni, mentre ero inginocchiata sul mio banco, capitò due o tre volte, o forse più, che la santa ostia venisse dal tabernacolo verso di me, si posasse sulla mia lingua dopo che io avevo aperto la bocca, così che io potevo godere della comunione. Una volta la mia amica Theres Dòhla fu testimone di tutto il fatto e si meravigliò che a lei non capitasse. Nel settembre 1909 divenne parroco padre Naber, che consentì a noi bambini di comunicarci più spesso...». 

Capitava spesso che l'ostia entrasse in Teresa senza bisogno di essere inghiottita: appena le veniva posata sulla lingua spariva immediatamente. Il fatto fu constatato innumerevoli volte da padre Naber e da altri sacerdoti e laici che ebbero occasione di essere presenti. Il dottor Fritz Gerlich, protestante, direttore di un importante quotidiano di Monaco, che andò a Konnersreuth convinto che il caso di Teresa Neumann fosse una mistificazione e rimase invece tanto colpito da ciò che vide da convertirsi al cattolicesimo, descrive in questo modo la comunione di Teresa: «Quando padre Naber apparve col ciborio all'angolo dell'altare, Teresa entrò in estasi e dimostrò un incontenibile desiderio di andare incontro al Salvatore; ne era però impedita dall'inginocchiatoio. Il suo volto era raggiante, gli occhi lucenti, le mani tese in avanti, il corpo quasi sospeso. Il parroco mi fece cenno di inginocchiarmi accanto a lei, in modo da poter vedere la sua bocca. Il sacerdote posò l'ostia sulla punta della lingua di Teresa e si ritrasse... D'improvviso l'ostia scomparve: la bocca era ancora aperta come all'inizio e non c' era stato alcun movimento di deglutizione... Aggiungo che ero ben preparato a guardare e la chiesa era ben illuminata». Capitò anche in più occasioni che Teresa, in assenza del sacerdote e per il gran desiderio di accogliere in sé il Salvatore, ricevesse l'ostia consacrata direttamente: la particola cioè andava dal tabernacolo da sola verso di lei, come era avvenuto anche quando era ragazzina, placando così la sua nostalgia e mettendola in uno stato di estasi. 

Ecco due testimonianze a questo proposito, una del pastore Naber e l'altra del fratello Ferdinand. Scrive il parroco nel suo Diario l'8 novembre 1932: « Questa mattina sono stato a confessare a Waldsassen e al mio ritorno, verso le undici, è venuta Teresa per la comunione: ne aveva un infinito desiderio. Andai con lei in sagrestia, indossai la stola e feci per andare verso l'altare. Quando le passai davanti (lei era seduta su una sedia) notai che era già in stato di estasi, come le accade dopo la comunione. Alla mia domanda, rispose che la sua nostalgia del Salvatore era così grande che il suo cuore aveva cessato di battere. Per impedire che morisse, il Salvatore stesso era sceso dal tabernacolo ed era andato da Teresa senza bisogno del sacerdote. Potei allora rendermi conto con quanta rapidità Teresa sarebbe potuta morire. In stato normale Teresa ricordava soltanto di essere svenuta e di avere improvvisamente visto il Salvatore davanti a sé ». Ferdinand Neumann racconta quest'altro episodio: « Quando facevo il ginnasio e abitavo presso il professor Wutz, gli servivo la Messa nella sua cappella privata. Un giorno, come al solito, preparai l'ostia grande per il sacerdote e tre piccole destinate a mia sorella Ottilia (che era governante di Wutz), a mio fratello Hans e a me. Quando il professore distribuì la comunione, c'erano soltanto due ostie piccole. Pensammo che la terza fosse caduta e ci affannammo a cercarla, ma invano. Io ero certo di averne preparate tre e anche il professor Wutz ricordava bene di averne consacrate tre. Qualche ora dopo telefonò Resl da Konnersreuth e disse che quella mattina, essendo assente il parroco, per la sua struggente nostalgia del Salvatore aveva avuto la grazia di assistere alla nostra Messa ad Eichstàtt, e immediatamente dopo il "Domine, non sum dignus"l'ostia era entrata in lei. Per dimostrare che era stata presente nello stato visionario, ci descrisse con precisione l'addobbo dell'altare. Rimanemmo molto sorpresi, ma ci sentimmo liberati dalla preoccupazione che provavamo per l'ostia smarrita ». 

Nel libro che ha dedicato a Konnersreuth, il cappellano Fahsel racconta un altro caso del genere: « Non molto tempo dopo fui io stesso testimone di un simile fenomeno. Il venerdì 26 giugno 1931, verso le 10.30, Teresa era venuta alla casa parrocchiale. Aveva l'aspetto terribilmente abbattuto e si sentiva debole. Sapemmo che poco prima aveva sofferto per un moribondo. Pregò il parroco di amministrarle la comunione, che aveva ricevuto per l'ultima volta il giorno precedente. L'accompagnammo subito in sagrestia... e vacillando Teresa si recò alla sua sedia posta dietro l'altare. Il parroco mi pregò allora di amministrarle la comunione. Io acconsentii e ci recammo ambedue all'altare. Quando mi avvicinai a Teresa ed elevai l'ostia per recitare le ultime preghiere, notai con stupore ch'ella non si voltava né si protendeva verso di me, bensì rimaneva seduta tranquilla, rivolta verso la parte posteriore del tabernacolo. Le braccia erano incrociate sul petto, la bocca e gli occhi erano chiusi: stava nella stessa posizione che soleva prendere ogni volta dopo la comunione. Meravigliato guardai il parroco, ma lui mi fece un gesto energico come per impedirmi di avvicinarmi. Io però non capii e pensai: forse aspetta che le spezzi una piccola particola dell'ostia. In quel periodo infatti allo stato normale non era in grado di inghiottire un'ostia intera. In quello stesso momento però notai un movimento nella sua persona. Si voltò verso di me con gli occhi aperti, alzò un tantino il capo e apri la bocca: sulla sua lingua era posata un'ostfa, bianca e chiara. Allora capii che aveva già ricevuto il santissimo sacramento. Lasciai ricadere nella pisside l'ostia che tenevo tra le dita e ritornai all'altare, accompagnato dal parroco ». Nel 1963 questo fatto è stato confermato da padre Naber. Ancora con le parole di padre Naber la descrizione dell'ultima comunione di Teresa Neumann, poco prima di morire, il 18 settembre 1962. « Ricordo l'ultima comunione della Resl. Mi aveva pregato di venire a portargliela a mezzogiorno, ma alle undici mi mandò a chiamare dicendo che desiderava comunicarsi allora. Gliel'ho portata subito e l'ho trovata molto debole. Rivolta a Maria (la sorella), chiese di portarle un poco d'acqua, sentendosi la bocca troppo arsa. Dal 1927 non aveva piu preso neanche una goccia d'acqua e rimanemmo molto stupiti a sentircela chiedere. Malgrado ciò né Maria né io avemmo la percezione della fine, perché già tante volte era stata in condizioni altrettanto pietose. Presi un cucchiaio con qualche goccia d'acqua e posai la particola santa sulla punta, portandola alla sua bocca. Ma appena mi avvicinai col cucchiaio, l'ostia sparì senza che lei l'inghiottisse... Fino alla fine dunque la comunione di Teresa Neumann presentò carattenstiche di eccezionalità, osservate e constatate da numerosi testimoni attendibili e degni di fede.

Un 'esperienza giovanile: salvata da un toro

Il fatto che segue avvenne quando Teresa aveva dodici anni e fu narrato da Teresa stessa molti anni dopo, sotto giuramento, a una commissione incaricata dal vescovo di Eichstàtt di indagare sulle prime esperienze straordinarie della veggente. Era il 1953 e la commissione era costituita da docenti universitari che erano anche sacerdoti. Ecco dunque il fatto, con le parole stesse di Teresa: « Un altro fatto sorprendente mi capitò durante il mio settimo anno di scuola, quando custodivo il bestiame nel podere Fockelfeld. Un pomeriggio durante il mio lavoro recitavo il rosario quando un operaio mi aggredì, mi tappò la bocca col suo fazzoletto sporco e puzzolente, mi legò le mani col suo grembiule, mi gettò a terra e mi alzò la gonna. In quel momento arrivò al galoppo il toro che faceva parte del bestiame e cacciò l'operaio con le corna. Poi venne anche verso di me, ma non mi fece alcun male, come io invece temevo: aspettò con pazienza che mi liberassi le mani e la bocca, poi chinò la testa verso di me, che me ne stavo li tremante e priva di forze. Io mi aggrappai alle sue corna e lui mi sollevò lentamente. Attese poi che mi riprendessi dallo spavento, appoggiata a lui ». Un episodio, questo, che ricorda molto da vicino altri fatti straordinari con animali vissuti dai santi: in particolare da san Francesco e sant'Antonio.

Telepatia, chiaroveggenza, precognizione

Teresa Neumann aveva uno straordinario potere di penetrazione nell'animo altrui: quando parlava a tu per tu con qualcuno entrava in stato estatico e gli leggeva veramente nell'anima. Oggi parleremmo di telepatia e chiaroveggenza. In seguito Teresa ricordava ben poco di quello che gli aveva detto. Il fratello Ferdinand racconta per esempio questo episodio di cui fu diretto testimone: « Molta gente veniva da lei e ne riceveva consigli senza che lei, come persona, se ne rendesse conto. Dopo infatti non ricordava. La prima volta che me ne resi conto fu questa: lavoravo fuori Konnersreuth e un giorno tornai a casa portando con me un collega, un buon cattolico che voleva parlare con Teresa. Lei quel giorno aveva poco tempo e disse che poteva dedicargli soltanto pochi minuti. Invece non uscivano più dalla stanza in cui si erano ritirati. Dopo quasi un’ora lui uscì in lacrime, profondamente scosso. Sulla via del ritorno mi disse che Resl gli aveva parlato di tutta la sua vita, detto cose sconvolgenti, privatissime, dato consigli. La cosa mi interessò tanto che quando la volta successiva tornai a casa chiesi a mia sorella cosa gli avesse detto in tutto quel tempo, e lei disse che avevano parlato sempre di coltivazione di rose perché lui ne era appassionato ed era molto esperto. Non conservava alcun ricordo di altri argomenti di conversazione. In seguito mi resi conto che ogni volta che aveva colloqui privati con qualcuno succedeva la stessa cosa: non capitava mai che lei ne fosse consapevole, era come se qualcuno parlasse per lei! ». 

L'arcivescovo Joseph Teodorowicz di Salisburgo, che a Teresa Neumann ha dedicato studi approfonditi, cita molti episodi a proposito di questo dono di conoscenza di Teresa: « Io stesso ho assistito al seguente episodio: nella camera di Resl c'erano solo poche persone. Lei era nello stato di visione estatica (era venerdì mattina verso le 9). D'improvviso cominciò a lamentarsi. Padre Naber le chiese cosa fosse successo e lei rispose ad alta voce: "Qui dentro c'è un rinnegato che ha tradito il Salvatore". "Sarà vero?" pensai tra me. "Chi lo potrà dimostrare?". E’ il mio accompagnatore, il vescovo Lisowski, mi sussurrò sorridendo e scherzoso: "Qui non mi sento al sicuro. Ognuno di noi può finire per fare una figuraccia! ". Nello stesso istante si avvicinò un sacerdote e confermò le parole della Resl, assicurandoci che un sacerdote che aveva gettato la talare e che era venuto con lui a Konnersreuth era uscito poco prima dalla camera. Perfino la miscredenza mascherata da buona fede è riconosciuta da Teresa! ». Un altro episodio, sempre citato dall'arcivescovo Teodorowicz: « Una suora di Marienbad, avendo saputo che mi recavo a Konnersreuth, mi pregò di consegnare a Teresa Neumann una lettera. Io non conoscevo la suora e ignoravo il contenuto della lettera. La consegnai a Teresa, mentre era nello stato di rapimento, e al solo tatto lei conobbe subito il contenuto; anzi sapeva molto di più di chi avesse letto la lettera stessa, perché aveva capito ciò che era celato nell'anima della scrivente. Spiegò che si trattava di una persona degna di compassione, sintetizzando in queste parole la vita spirituale di quella suora. Naturalmente volli scoprire se ciò fosse vero e appena tornato a casa chiesi alla suora il contenuto della lettera. Lei mi disse di aver solo chiesto a Teresa di pregare per lei, perché voleva prepararsi bene agli esercizi spirituali. Alle mie insistenze, e solo dopo che le ebbi riferito le parole di Teresa, finì per ammettere: "E’ proprio così! Ho delle dure lotte interiori e mi trovo appunto nella situazione spirituale individuata da Teresa!". E si decise a parlarmene diffusamente ».

Un altro episodio tratto dal Diario di padre Naber: « La scorsa settimana sono andato per una faccenda urgente a Berlino. Ci andavo malvolentieri, ma Teresa, nello stato estatico, mi aveva predetto che sarei tornato soddisfatto, come infatti del tutto inaspettatamente avvenne. Per due volte, in stato di rapimento, ella seguì la mia Messa a Berlino. Al mio ritorno me la raccontò. Benché non conoscesse la chiesa nella quale avevo celebrato né da illustrazioni né da descrizioni, mi parlò con estrema precisione della sua grandezza, dell'arredamento, e in particolare dell'addobbo dell'altare. Disse anche che una volta non ero riuscito ad aprire il tabernacolo e il chierichetto era dovuto venire in mio aiuto e che la seconda volta era stato il parroco a servirmi la Messa. Tutto era esatto, sia la difficoltà ad aprire il tabernacolo e l'aiuto del chierichetto che l'assistenza del parroco alla Messa, non essendoci alcun chierichetto a disposizione ». Un altro episodio narrato da padre Fahsel, che un giorno aveva condotto a Konnersreuth una persona che si era poi convertita. Dopo essersi comunicato, quest'uomo andò da Teresa, che era immersa nello stato di quiete che seguiva le visioni. 

Chinatosi su di lei udì, con somma sorpresa, enumerare due peccati della sua vita passata. In quel momento non ci pensava affatto, eppure se li sentì descrivere in modo concreto. Credette allora di non averli confessati abbastanza bene, ma dalla bocca di Teresa udì: « Lascia perdere, ora. Non guardare alle tue spalle. Ti è stato condonato tutto. Ma devi sapere che tutto è noto! ». Un episodio di precognizione riportato da Anni Spiegì di Eichstàtt, che fu per molti anni amica intima di Teresa. Sia Teresa che Anni e il gruppo degli amici di Eichstàtt erano contrari al nazismo e una volta Anni aveva preparato dei volantini da distribuire: i volantini, che si esprimevano in maniera ostile al terzo Reich, erano stati nascosti nella lavandena della casa del professor Wutz, dove spesso Teresa era ospite e dove incontrava gli amici. « Ero seduta nella stanza da lavoro con Teresa e altre persone », scrive la Spiegì nel suo libro, « e Teresa improvvisamente ebbe una visione della vita della Madonna. Subito dopo disse rivolta a me: "Quello che volete fare stanotte, non lo fate, un pericolo vi minaccia!". Allora bruciammo i volantini, cosa che mi dispiacque molto, perché erano costati molto lavoro e ce ne aspettavamo un bel successo. Quando alle sei di mattina andai al mio negozio, arrivò la Gestapo. Una lettera anonima li aveva avvertiti che stavamo preparando un'azione denigratoria attraverso volantini...». 

Ancora Anni Spiegì racconta questo significativo episodio: « Un giorno il pastore Naber ricevette una lettera da uno sconosciuto. Costui scriveva che il parroco doveva mandargli subito cinquecento marchi, che potevano evitare una disgrazia. Assicurava che gli avrebbe restituito il denaro. Cinquecento marchi erano allora una grossa somma, e il pastore Naber non ne disponeva. Dopo la santa comunione chiese allora alla Resl che cosa dovesse fare. Lei rispose: "Spedire il denaro". E aggiunse che, come promesso, i soldi sarebbero stati restituiti: qualcuno li avrebbe portati alla casa parrocchiale dentro una busta azzurra. Il che puntualmente avvenne ».

Bilocazione

Come è capitato ad altri mistici e santi, anche Teresa Neumann fu vista in due luoghi contemporaneamente. Dal Diario di padre Naber ricaviamo questi due episodi: « Un individuo completamente sconosciuto mi raccontò ieri che sabato scorso, in seguito a gravi dissesti economici e in preda a depressione, era stato in procinto di togliersi la vita. D'improvviso si vide davanti Teresa Neumann, che ammonendolo lo salvò dal suicidio». Di tutto questo Teresa ricordava soltanto di essersi sentita quel giorno piuttosto agitata. In stato di rapimento ebbe in seguito a dire al parroco che era stato il suo angelo custode a prendere le sue sembianze per salvare quell'uomo, che in precedenza più volte aveva difeso Teresa stessa a Konnersreuth e si era detto convinto che lì fosse all'opera il Salvatore stesso. Padre Naber aggiunge che Teresa riceveva spesso lettere di persone che affermavano di averla vista in un dato posto, e riporta ancora questo episodio: « Un sacerdote le scrisse confessando di essere stato troppo indifferente nel dire la Messa, di essersi appropriato illegittimamente degli oboli e di aver avuto rapporti peccaminosi con una maestra. Un giorno, voltandosi dopo la comunione, aveva visto Teresa seduta davanti a lui che si asciugava le lacrime e sulla mano scoperta si vedevano le stigmate. Impressionato, era dovuto andare in fretta in sagrestia senza poter recitare le ultime preghiere né dare la benedizione. Da quel momento aveva deciso di troncare con la vita fino ad allora condotta».

Riconoscimento delle reliquie autentiche da quelle false

Più volte Teresa Neumann ebbe occasione di riconoscàre le reliquie vere da quelle false. Ecco una testimonianza del cardinale Kaspar di Praga, che visitò più volte Konnersreuth. Un venerdì, mentre Teresa riviveva dolorosamente e angosciosamente la scena del Calvario, qualcuno l'aveva sfiorata con una reliquia non autentica. Lei non aveva reagito. « Allora », scrive il cardinale, « le metto in mano il mio pastorale nel quale è inserito un pezzetto della croce. Subito lei prova un dolore acutissimo, si lamenta, alza la mano, tanto che mi rimprovero di aver fatto quella prova. Di nuovo lei sospira: "Salvatore, volentieri!". In seguito, nello stato di rapimento, Teresa spiegò che quello che aveva procurato dolore al Salvatore faceva soffrire anche lei » Un altro caso è narrato dal professor Wutz, sacerdote e orientalista: « Un sacerdote venne a Konnersreuth con diverse reliquie, che le furono mostrate nello stato di rapimento. Lei riconobbe quelle autentiche, quelle che avevano solo toccato le autentiche e quelle decisamente false. In seguito fu deciso di mandare un altro sacerdote con le stesse reliquie per vedere se la reazione sarebbe stata uguale. Mentre un venerdì costui stava dietro la porta in attesa di entrare con altra gente, Teresa disse: "Là fuori c'è qualcuno che vuoi sottoporre oggetti già esaminati". E rivolta a padre Naber che era presente: "Digli che il Salvatore non si lascia sperimentare". Padre Naber, che conosceva quel sacerdote, lo vide fuori dalla porta e gli chiese se avesse con sé delle reliquie; avutane conferma, gli riferì quanto sopra. Ciò impressionò sia il sacerdote presente che quello venuto la prima volta ».

Pene di espiazione e di sostituzione

Il dolore fu la caratteristica dominante della vita di Teresa Neumann. Alle sofferenze dovute al precario stato di salute, alle visioni del venerdì e alle stigmate costantemente dolenti, si aggiungevano le cosiddette « pene di espiazione », cioè dolori che Resl volontariamente si assumeva per espiare colpe altrui, e le « pene di sostituzione », ossia sofferenze che passavano a lei mentre la persona interessata ne veniva liberata. Teresa sopportava spesso pene di espiazione per sacerdoti, per implorare per loro la grazia sacerdotale: soffrì per esempio di un grave avvelenamento del sangue per un sacerdote che non riusciva a smettere di bere e aveva implorato il suo aiuto. Quanto alle pene di sostituzione abbiamo varie testimonianze, tra cui anche quella di padre Naber: « In seguito a una infreddatura, ebbi ultimamente forti dolori reumatici che mi impedivano ogni movimento. Con lo zelo e la capacità della migliore infermiera diplomata, Teresa ha cercato di combattere il malanno con ogni mezzo naturale. Di sera si recava in chiesa e offriva al Salvatore di assumersi i miei dolori e prometteva in cambio di essere eccezionalmente gentile con i forestieri nel prossimo mese di giugno. La mattina dopo non poteva quasi alzarsi per i grandi dolori. Li aveva proprio nei punti dove a me erano scomparsi, mentre io ne ero del tutto libero e normale ». 

Alla testimonianza di Anni Spiegì dobbiamo il racconto di altri due casi: « Teresa sapeva che il compito della sua vita era la sofferenza. Quando suo padre si ammalò gravemente di reumatismi al punto da non poter più lavorare, ella pregò Dio di mandare a lei la malattia e di liberarne suo padre. E così avvenne. Il padre guari, ma Teresa soffri a lungo di forti dolori reumatici. Queste sofferenze di sostituzione sono state frequenti nella sua vita ». Il caso seguente riguarda uno studente di teologia che si ammalò di una forma di tubercolosi alla gola, fatto che metteva in discussione la possibilità che diventasse sacerdote. « Quando Teresa lo venne a sapere », scrive Anni Spiegì, « ebbe compassione di lui e pregò il Salvatore di mandare a lei il male, affinché quel giovane potesse diventare sacerdote. Poco dopo Teresa si ammalò di un grave male alla gola, che la tormentò a lungo. Lo studente di teologia guarì e fu consacrato sacerdote. Mentre celebrava la sua Prima Messa, Teresa fu liberata dal suo male al collo ». Il dottor Fritz Gerlich scrive nel libro che ha dedicato a Teresa Neumann, della quale fu un accuratissimo biografo: « Sentivo il bisogno di chiederle, nello stato di quiete soprannaturale, chiarimenti a proposito delle pene di espiazione, concetto per me assolutamente nuovo e difficile a comprendersi. Le dichiarai apertamente che non capivo in cosa consistessero. Lei allora mi rispose: "Vedi, il Salvatore è giusto, perciò deve punire. Egli però è anche buono, perciò vuoi aiutare. Il peccato commesso deve essere punito, ma se un altro vuole assumere la pena, la giustizia viene rispettata e il Salvatore può esplicare la sua bontà". 

Questo discorso mi indusse a chiederle quale rapporto avesse lei col dolore. Credevo infatti di aver osservato che ne avesse paura e si sforzasse di sopportano solo con grande forza d'animo e per obbedienza alla disposizione divina che le aveva imposto questa croce. Lei rispose alla mia domanda: "Il dolore non può piacere, non piace neanche a me. Nessun essere vivente ama soffrire e io sono un essere vivente come gli atri. Amo però il volere del Signore e quando lui mi manda una sofferenza l'accetto perché lui lo vuole. Ma il dolore non mi piace». Nel dolore inteso come completamento dei dolori di Gesù per contribuire alla salvezza dell'umanità, Teresa Neumann riconobbe la propria missione. Fin dal 1927 aveva scritto infatti alla sua amica suora: ... Le sofferenze occupano gran parte del mio tempo. Questa è ormai la mia professione. Non mi è stato concesso di operare nelle missioni all'estero conquistando anime al mio diletto Salvatore, ma posso farlo qui, a casa mia. Fa lo stesso il posto dove si opera; siamo dovunque a casa nostra, finché non giungeremo alla nostra vera dimora verso la quale aneliamo con nostalgia...».

Rapporti con i trapassati e con l'angelo custode

Nello stato di estasi e in quello successivo all'estasi, Teresa vedeva i trapassati e l'angelo custode. Del suo angelo ella percepiva la presenza: lo vedeva alla propria destra come « uomo luminoso »; vedeva anche l'angelo dei suoi visitatori. Teresa riteneva che il suo angelo la proteggesse dal demonio, la sostituisse nei casi di bilocazione (come abbiamo già avuto occasione di vedere nelle pagine precedenti), l'aiutasse nelle difficoltà. Quanto ai trapassati, ella aveva il dono di vederli e di intrattenersi con loro. Quando veniva chiamata alletto di un morente, ogni volta era spettatrice del passaggio e del giudizio che avviene subito dopo la morte. Su quanto avvenne alla morte di sua sorella Ottilia nel 1958, abbiamo la preziosa testimonianza di Anni Spiegi, che così scrive: « Ottilia si ammalò gravemente nel 1958 e fu operata. Dopo un breve miglioramento, si ammalò di nuovo. Morì all'età di 56 anni all'ospedale di Eichstàtt. Era una persona di straordinaria bontà, profondamente devota, disponibile e umana, e Teresa aveva con lei un bellissimo rapporto. 

Quando si ammalò, rimase per settimane con lei ad Eichstatt. Spesso mi diceva: "Questo sacrificio il Salvatore non può chiedermelo. Lo pregherò finché non me la restituirà". Pregava di notte per ore nella cappella, andava a letto solo alle due o anche alle tre. Fino all'ultimo sperò che non morisse. Ottilia invece sapeva di dover morire e si preparò al passaggio. Quando giunse il momento, io ero in fondo alletto, ai suoi piedi, e Teresa al suo fianco. Nello stesso momento in cui Ottilia spirò, Resl ebbe una visione: il suo viso era così sereno e trasfigurato che capii che stava assistendo a qualcosa di grande. Alla fine guardava verso l'alto e diceva: "Con voi, con voi", e sembrava volersi sollevare. Nello stato di quiete che seguiva le visioni, chiesi a Resl che cosa avesse visto. Lei raccontò: la sua defunta madre, suo fratello Engelbert, che era morto a 45 anni nel 1949, il suo fratellino e l'angelo custode di Ottilia erano venuti a prendere Ottilia. Poi aveva visto il Salvatore, che era arrivato improvvisamente e aveva guardato con dolcezza Ottilia. Tutti insieme erano scomparsi in una luce chiara, e Resi avrebbe voluto seguirli. Quando si riprese e si rese conto che Ottilia era morta, disse con grande forza d'animo: "Tutto è compiuto, non dobbiamo essere tristi perché Ottilia è in cielo!". Infatti non pianse e fu subito in grado di provvedere alle necessità del momento...». 

In quello stesso anno mori anche il padre di Teresa e al suo capezzale avvenne quanto era avvenuto per Ottilia. E ancora Anni Spiegì che racconta: « Anche questa volta Resl vide venire i trapassati della sua famiglia, la madre, Engelbert, il frateilino, Ottilia e l'angelo custode del padre. Vide anche il Salvatore. Poi il piccolo gruppo spari nella luce, lasciando indietro il padre, da solo. Lui guardava tristemente e con nostalgia gli altri che si allontanavano. Nel successivo stato di quiete Resl ebbe parole di rimprovero per Ottilia: "Perché non ha portato con sé il papà? Io non l'avrei fatto, l'avrei portato con me!". Papà Neumann ebbe comunque un purgatorio molto breve. Già a Natale Teresa lo vide in cielo ». Anni Spiegì aggiunge poi un' osservazione molto interessante: « Ben di rado Teresa parlava dell'inferno e non ebbe mai visioni di questo luogo di pena eterna. Io ho soltanto saputo da Ottilia che Resl non aveva visto né in cielo né in purgatorio un uomo che conosceva bene: egli era vissuto male fino alla morte e non aveva creduto in niente ». Non di rado capitava che Resl venisse informata nelle sue visioni della morte di qualche persona. Per esempio nel 1939, il giorno di Ognissanti, ebbe come al solito la visione dei santi in cielo; subito dopo disse: « Il maestro Widmann deve essere morto ad Eichstàtt! ». Widmann era musicista, maestro di cappella e buon amico di Resl.

In effetti mentre Teresa aveva la sua visione, Widmann veniva sepolto ad Eichstàtt. Teresa Neumann pati spesso pene di espiazione per liberare i defunti dal purgatorio: capitava anche che fossero i defunti stessi a presentarsi a lei nelle visioni per chiederle di pregare per loro. Ciò avvenne con sacerdoti, parenti e amici. E’ bene ricordare che le pene espiatorie della Neumann non costituiscono certo un fatto unico nella storia della mistica. Scrive infatti l'arcivescovo Teodorowicz: « Le pene espiatorie hanno un posto preminente nella storia della mistica. Santa Caterina da Siena patì per suo padre, Caterina Ricci pati terribilmente per quaranta giorni per la conversione e l'espiazione del famoso Medici. Ugualmente soffrirono la beata Caterina da Racconigi e la stigmatizzata Veronica Giuliani... Sono anzi proprio gli stigmatizzati a portare più spesso il peso delle pene espiatorie ».

Levitazione

In base a parecchie testimonianze, risulta che Teresa Neumann ebbe anche esperienze di levitazione. La badessa Benedikta von Spiegei del convento di S. Walburg ad Eichstàtt osservò che una volta Teresa durante una visione si alzò dal suolo di una trentina di centimetri. E nel 1938, mentre Teresa si trovava nel convento di Tirschenreuth, ebbe la visione dell'assunzione di Maria alla presenza di parecchie persone, le quali hanno concordemente dichiarato che nel momento più gioioso della visione, quando Maria accede al cielo accompagnata dal Salvatore, da san Giuseppe e da schiere di angeli, Teresa partecipò alla festa celeste alzando le braccia verso l'alto ed esclamando: "Con te! Con te!". In questo momento Teresa si era sollevata dal pavimento di 15/20 cm, restando in stato di levitazione per qualche minuto. Il fatto è narrato da Johannes Steiner nel suo libro. Come si è potuto constatare, Teresa Neumann presentò una gamma vastissima di fenomeni preternaturali di assoluta eccezionalità. Come vedremo più avanti, gli eventi straordinari di cui per decenni fu protagonista non le impedirono di partecipare alla vita quotidiana di familiari e amici, di godere della bellezza del creato, in una parola di essere « anche » una creatura come tutte le altre, debolezze comprese.