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CAPITOLO 7

Si racconta come gli apostoli e i discepoli si riunirono per risolvere alcuni dubbi, in particolare riguardo al battesimo, come poi essi amministrarono tale sacramento ai nuovi ca­tecumeni e come san Pietro celebrò la prima Messa, nonché quello che in tutto questo operò Maria santissima.

 

96. Non appartiene all'intento di questa Storia seguire l'ordine degli Atti né riferire tutto quello che gli apostoli compirono dopo la venuta dello Spirito Santo poiché, seb­bene sia certo che la grande Maestra della Chiesa ebbe no­tizia e conoscenza di ogni cosa, essi operarono sovente in sua assenza, e non è nemmeno possibile illustrare il suo concorso in ogni loro azione, dal momento che sarebbe in­dispensabile comporre parecchi volumi di considerevole mole. Per tessere il mio discorso, basta prendere quanto è necessario dal testo di Luca, e così si capirà molto di ciò che egli omise perché non era utile al suo scopo o non era opportuno che fosse scritto allora.

97. Dunque, mentre continuava la predicazione e la rea­lizzazione di prodigi in Gerusalemme, aumentava il nume­ro dei credenti, i quali presto arrivarono ad essere cinque­mila. Tutti venivano via via catechizzati e in questo erano impegnati specialmente i discepoli, giacché i Dodici an­nunciavano il Vangelo ed avevano alcune controversie con i farisei e con i sadducei. Nel settimo giorno dopo la Pen ­tecoste la Regina degli angeli, trovandosi ritirata nel suo oratorio e considerando come andasse crescendo il piccolo gregge, intensificò le preghiere e supplicò sua Maestà di da­re luce ai suoi ministri affinché disponessero il governo oc­corrente per la sua più sicura direzione. Prostrata a terra lo adorò e gli disse: «Altissimo, io, vile verme, vi lodo e vi esalto per il vostro immenso amore verso il genere umano e per la larghezza della misericordia di Padre che dimo­strate con il chiamare tanti uomini, dilatando l'onore del vostro nome nel mondo. Vi imploro di illuminare i vostri servi, perché siano capaci di fare le scelte adeguate».

98. Subito, egli le rispose apparendole in visione assai propizio: «Maria, sposa mia, che cosa mi domandate? La vostra voce e le vostre ansietà, infatti, sono risuonate dol­ci ai miei orecchi. Esponetemi le vostre richieste, poiché vi esaudirò». Ella proclamò: «Dio mio, padrone di tutto il mio essere, i miei desideri e i miei gemiti non sono na­scosti alla vostra infinita sapienza. Cerco e sollecito il vo­stro maggior compiacimento e la vostra maggior gloria ed esaltazione. Vi presento i figli con i quali così rapidamen­te avete moltiplicato la comunità ecclesiale e la mia brama che ricevano il battesimo, essendo già pronti. Se è vostro beneplacito, inoltre, i sacerdoti comincino a consacrare il corpo e il sangue del vostro e mio Unigenito, affinché con questo mirabile sacrificio vi rendiamo grazie per il benefi­cio della redenzione e per tutti gli altri che ci avete elargi­to per mezzo di essa, come anche affinché questo alimen­to di salvezza eterna nutra quelli tra noi che ne riterrete degni. Io sono polvere e cenere, misera ancella e per di più donna, e conseguentemente non oso proporlo; ispirate voi al vostro vicario di determinare quanto volete».

99. Per la sua prudentissima attenzione e per la sua in­tercessione si celebrò la prima Messa dopo l'ascensione e la discesa del Paràclito, ed era conveniente che il pane del­la vita iniziasse ad essere distribuito per la sua diligenza, poiché ella era la nave ricca e prospera che lo aveva trat­to dal cielo. Pertanto, il supremo sovrano dichiarò: «Co­lomba mia, si adempiano i vostri aneliti: gli apostoli vi par­leranno e tramite loro ordinerete tutto». Immediatamente essi entrarono al cospetto della Vergine, che li accolse in ginocchio con la consueta riverenza e li supplicò di darle la benedizione. Il capo del sacro collegio gliela impartì e quindi le sottopose la proposta di battezzare i catecume­ni, ormai ben istruiti nei misteri del Signore, contrasse­gnandoli come cristiani ed aggregandoli al grembo della Chiesa, e la esortò a stabilire ciò che fosse più saggio e gradito al Creatore. La Madre replicò: «Voi state al posto del Maestro: la sua volontà approverà ogni vostro coman­do e la mia è la sua insieme alla vostra».

100. Allora, egli fissò che l'indomani, domenica della Santissima Trinità, si amministrasse tale sacramento a co­loro che si erano convertiti nella settimana, e tutti furono d'accordo. Sorse poi un ulteriore dubbio sul battesimo, se cioè bisognasse conferire quello di Giovanni o quello di Gesù: alcuni erano orientati verso il primo, che era di pe­nitenza, ritenendo che fosse necessario accedere per que­sta porta alla fede e alla giustificazione delle anime; altri, invece, sostenevano che esso, servito a preparare i cuori per l'avvento di sua Maestà, era venuto meno con la pas­sione e con il nuovo, che lavava i peccati a chi era ben di­sposto e andava dunque subito introdotto.

101. Pietro e Giovanni giudicarono buono quest'ultimo parere e la Regina lo confermò. Riguardo alla materia e alla formula del battesimo, non vi furono divergenze, per­ché tutti convennero che, tenendo conto di quello che ave­va fatto e insegnato il Salvatore, la materia dovesse esse­re semplice acqua pura e la formula la seguente: «Io ti bat­tezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito San­to». Così è sempre stato sino ad oggi e, quando negli Atti si invita ad un battesimo nel nome di Gesù Cristo, si in­tende esclusivamente indicarne l'autore, poiché erano espressamente menzionate le tre Persone divine come fon­damento e principio delle verità cattoliche. Deciso questo, fu decretato che i settantadue discepoli si incaricassero dei catecumeni e il giorno successivo li riunissero tutti nella casa del cenacolo.

102. Maria beatissima, avendone ottenuta licenza, dis­se: «Miei signori, a motivo del suo amore per gli uomini il mio diletto donò il suo sacratissimo corpo e sangue con­segnando se stesso sotto le specie eucaristiche, nelle quali scelse di rimanere tra i suoi perché avessero il nutrimen­to di vita eterna e un pegno sicurissimo di quella che spe­rano in paradiso. L'Altissimo va placato per mezzo di que­sto sacrificio incruento, che contiene i misteri del mio Uni­genito, ed in esso e per esso sarà ringraziato e lodato co­me gli spetta. Voi siete i sacerdoti, i soli che possono of­frirlo: è mio desiderio, con il vostro consenso, che comin­ciate a consacrare il pane e il vino, affinché ci mostriamo riconoscenti del nostro riscatto e dell'invio dello Spirito, come pure affinché i devoti godano di un simile cibo e dei suoi effetti. Di coloro che saranno battezzati, è opportuno che siano ammessi alla comunione quanti sembreranno più capaci e pronti».

103. Tutti si conformarono al suo volere, manifestan­dole gratitudine per il beneficio dei suoi consigli, e deli­berarono che dopo i battesimi Pietro, come sommo pon­tefice, celebrasse la Messa. Egli acconsentì e quindi sollevò un'altra questione, sollecitando una risoluzione circa le mo­dalità di distribuzione delle elemosine e delle ricchezze che erano portate da chi aderiva al Vangelo.

104. Si rivolse così ai suoi compagni: «Carissimi, già vi è noto che il nostro Redentore con l'esempio e con i pre­cetti ci educò all'autentica povertà, nella quale ci è chie­sto di essere liberi e sciolti dalla preoccupazione dei soldi e della roba, senza averne cupidigia e senza accumulare tesori quaggiù. Oltre a questo, abbiamo ancora fresca nel­la memoria la terribile fine di Giuda, che era uno di noi e si è perso infelicemente per la sua avidità, precipitando dalla dignità che gli era stata concessa nell'abisso della mal­vagità e della dannazione. È importante che ci guardiamo da un pericolo tanto spaventoso e che nessuno tra noi pos­sieda o maneggi denaro, perché imitiamo colui che è per noi capo e guida. Tutti voi bramate lo stesso, sapendo che per allontanarci da questo contagio ci è stato posto innanzi agli occhi il rischio e il castigo. Perché dunque restiamo privi dell'impedimento di cui sono causa le elargizioni che ci sono fatte, è indispensabile stabilire per il futuro una forma di amministrazione per gestirle. Determinate ora l'ordine da osservare nel ricevere e nel dare».

105. Ci fu alquanta difficoltà nel prendere una misura adeguata e furono avanzate varie proposte. Alcuni sugge­rirono di nominare un economo, che incassasse e spen­desse rispondendo ai differenti bisogni, ma ciò fu imme­diatamente scartato per il ricordo della sorte del traditore. Ad altri parve bene che si depositasse tutto nelle mani di una persona di fiducia esterna al loro collegio, che ne fos­se assolutamente padrona e soccorresse i fedeli con i frut­ti, e anche su questo furono in dubbio, come sulle idee che seguirono. La Regina dell'umiltà ascoltò in silenzio, sia per prestare riverenza agli apostoli sia perché, qualora avesse illustrato la sua opinione, essi non avrebbero esposto le proprie, ed ella, pur essendo maestra di tutti, si compor­tava come una discepola che ode ed apprende. Pietro e Giovanni, però, scorgendo la diversità degli espedienti che erano presentati, la supplicarono di rischiararli comuni­cando loro che cosa fosse più gradito a suo Figlio.

106. Obbedì subito e proclamò: «Signori e fratelli miei, sono stata alla scuola del nostro vero Maestro dall'istan­te in cui fu generato nel mio grembo sino alla sua cro­cifissione e alla sua ascensione al cielo e, nell'intero cor­so della sua esistenza terrena, non ho visto o udito che toccasse monete o accettasse niente di prezioso. Se ap­pena nato non rifiutò i doni che i re dell'oriente gli porsero adorandolo, decise così per il mistero che signifi­cavano e per non frustrare la pia intenzione di tali pri­mizie delle genti; ma senza indugio, stando sul mio pet­to, mi comandò di ripartirli tra gli indigenti e il tempio. Sovente mi rivelò che, fra gli altri scopi della sua incar­nazione, uno era quello di innalzare la povertà e di far­la imparare ai mortali, che la aborrivano. Con il suo mo­do di agire e con le sue parole, sempre mi palesò che la perfezione che veniva a indicare andava fondata sul di­sprezzo degli averi e sull'estrema povertà volontaria, e che quanto più questa fosse stata grande nella Chiesa tanto più sarebbe stata sublime la santità che non sarebbe mai mancata».

107. «Dovendo noi ricalcare le sue orme ed edificare la comunità sulla sua dottrina e sul suo modello, occorre che tutti l'abbracciamo e la veneriamo come legittima madre delle virtù. Allora, mi sembra che sia giusto distaccare il cuore dall'amore delle ricchezze ed evitare che ci siano consegnati regali di considerevole valore. Affinché l'avari­zia non giunga a infettare alcuno si possono eleggere sei o sette uomini retti e di buona reputazione, che custodi­scano le offerte e i beni di cui i convertiti vorranno spos­sessarsi per essere più sicuri e mettersi senza nulla che li ostacoli sulla strada tracciata dal mio Unigenito. Tutto questo sia chiamato elemosina e non rendita né proven­to, e sia utilizzato per le necessità comuni e per quelle dei miseri e degli infermi; e non ci sia chi dica sua proprietà quanto gli apparteneva. Nel caso che non sia sufficiente, si recheranno a questuare in nome di Dio coloro che sa­ranno stati destinati a ciò, e persuadiamoci che dobbiamo dipendere dalla provvidenza di sua Maestà e non dall'avi­dità o dall'acquistare e dall'ammassare con il pretesto del sostentamento, che va procurato con la confidenza ed even­tualmente con il moderato mendicare».

108. Tutti accolsero senza replicare il suo consiglio, ri­conoscendo che ella era l'unica ed eccellente discepola di Gesù e la maestra dei cristiani. La prudentissima Vergine, per beneplacito superno, non affidò ai Dodici l'insegna­mento della povertà e il consolidamento di questo saldo basamento, giacché un'opera tanto ardua esigeva il mini­stero e l'esempio del Redentore e della sua stessa genitri­ce, che furono i suoi inventori e artefici, come pure i pri­mi a stimarla e professarla, e che poi furono seguiti da co­storo e dagli altri. Un simile stile perseverò per numerosi anni, ma successivamente, per la fragilità umana e per la malizia del nemico, essa non si conservò più in tutti e fi­nalmente si restrinse al solo stato ecclesiastico. Il tempo rese difficile o impossibile viverla anche all'interno di que­sto e l'Onnipotente fece sorgere vari ordini religiosi, dove, con qualche differenza tra l'uno e l'altro, risuscitò e si rin­novò in tutto o quasi. Per tale via sussisterà sino alla fine, e godrà dei suoi privilegi colui che la sceglierà e onorerà in misura maggiore o minore. Nessuna condizione di vita approvata è esclusa dalla perfezione proporzionata, per cui nessuno ha scusanti per non cercare la più alta alla quale possa arrivare; come nella casa del Padre vi sono molti po­sti` così vi sono molti gradi, affinché ciascuno abbia quel­lo che gli spetta. Convinciamoci che il primo passo nell'i­mitazione del Salvatore è la povertà volontaria, e chi sarà più libero camminerà più speditamente per avvicinarsi a lui e partecipare con abbondanza delle altre virtù.

109. La riunione terminò e furono designate sei per­sone avvedute per interessarsi delle donazioni. La nostra Regina domandò la benedizione agli apostoli, che andarono a continuare la loro missione, mentre i settantadue an­darono a dedicarsi a quanti sarebbero stati battezzati l'in­domani. Quindi, con l'aiuto dei suoi angeli e delle Marie, ordinò e adornò la sala in cui il Signore aveva celebrato le cene, spazzandola e pulendola di sua propria mano per­ché vi potesse nuovamente aver luogo la consacrazione, e ottenne dal padrone, che aveva sommo ossequio per lei, che fosse addobbata come il giovedì santo. Preparò il pa­ne azzimo e il vino, nonché il piatto e il calice che erano stati usati in tale occasione, portò acqua pura e sistemò vasche nelle quali i catecumeni avessero modo di immer­gersi con decoro e facilità. Quando tutto fu pronto, si ri­tirò e passò la notte in ardentissimi slanci, in genuflessio­ni, in ringraziamenti e in altri esercizi, stando in profon­do raccoglimento e offrendo all'Eterno tutto quello che nel­la sua sublime sapienza comprese essergli gradito, per di­sporsi convenientemente alla comunione che aspettava e perché anche gli altri lo compiacessero nel farlo.

110. Al mattino del giorno dopo, che era l'ottava della Pentecoste, si radunarono tutti presso il cenacolo e Pietro predicando spiegò ai convertiti la natura e il valore del bat­tesimo, la necessità che ne avevano e gli effetti che avreb­bero conseguito venendo contrassegnati come membra del corpo mistico della Chiesa, con il carattere di figli di Dio e di eredi della sua gloria, per mezzo della grazia giustifi­cante e della remissione dei peccati. Li esortò al rispetto della legge divina, a cui si obbligavano spontaneamente, e all'umile gratitudine per questo e per gli altri favori che erano loro elargiti. Illustrò inoltre la verità del mistero del­l'eucaristia, affinché tutti lo venerassero e quelli che erano chiamati a ciò vi si accostassero.

111. I catecumeni, che avevano ascoltato con cuore aperto e sincero e nei quali la grazia interiore era assai co­piosa, furono infervorati dalle sue parole, vive e penetran­ti. Incominciò quindi il rito battesimale, con ammirevole compostezza e devozione: entravano da una porta e usci­vano da un'altra già rigenerati in Cristo, guidati senza con­fusione dai discepoli e dagli altri fedeli. A tutto era pre­sente Maria beatissima, benché appartata in un angolo ad innalzare suppliche e cantici di lode. Ella intendeva il gra­do maggiore o minore di virtù che era infuso nelle anime e osservava che esse, rinnovate e lavate nel sangue dell'A­gnello, diventavano candide e immacolate. A testimonian­za di questo, a tutti era visibile su ciascuno una luce vivi­dissima proveniente dall'alto. Con una simile meraviglia sua Maestà volle autorizzare il principio di tale sacramen­to e consolare quei primi figli che mediante esso furono introdotti nella Chiesa, come pure noi che siamo giunti ad avere questa fortuna, che consideriamo e apprezziamo mol­to meno di quanto dovremmo.

112. Furono infine battezzate tutte quelle cinquemila persone e, mentre erano occupate nel rendimento di gra­zie per un così mirabile beneficio, gli apostoli con gli al­tri adorarono prostrati al suolo il Signore infinito e im­mutabile e confessarono la propria indegnità di riceverlo nell'augustissimo sacramento dell'altare. Con questa pietà e umiltà fecero la preparazione prossima per la comunio­ne e ripeterono le orazioni e i salmi che il Maestro aveva recitato durante l'ultima cena, imitando in tutto ciò che gli avevano visto compiere. Pietro prese nelle sue mani il pa­ne azzimo e, alzati gli occhi al cielo, con straordinaria ri­verenza pronunciò su di esso le parole consacratorie. In quell'istante la stanza si riempì di un'innumerevole molti­tudine di angeli e di un grande splendore, che si diresse specialmente verso la Regina dell'universo. Poi egli, con­sacrato anche il vino, sollevò il sacratissimo corpo e san­gue affinché tutti lo onorassero. Comunicò dunque se stesso e subito i suoi undici compagni, precedentemente con­vinto dalla Vergine, che seguì immediatamente dopo assi­stita dai ministri superni e che avvicinandosi si abbassò per tre volte con la faccia a terra.

113. Ella tornò al suo posto e non è possibile espri­mere quello che accadde in lei: fu totalmente trasformata, elevata e rapita nell'incendio dell'amore del suo Unigenito, di cui divenne partecipe con l'assunzione del suo corpo. Rimase sublimata e assorta, ma per sua volontà i custodi la coprirono perché nessuno prestasse troppa attenzione a quanto avrebbe potuto ravvisare. Si comunicarono quindi i discepoli, coloro che per primi avevano abbracciato il Vangelo e mille dei cinquemila battezzati, non essendo tut­ti sufficientemente pronti. Agli apostoli, alla Signora e ai centoventi sui quali era disceso lo Spirito furono date en­trambe le specie, mentre gli altri ebbero soltanto il pane. Tale differenza non fu fatta perché questi fossero meno de­gni di una delle due specie che dell'altra, bensì perché, es­sendo stato ammesso che in qualsiasi specie c'era una me­desima cosa per intero, non era necessario agire diversa­mente con loro, e altrimenti nell'avvenire per la gente ci sarebbe stato pericolo di mancanza di riguardo e di ulte­riori inconvenienti gravissimi. Nella comunità primitiva c'era il costume che esclusivamente i celebranti si comu­nicassero sotto le due specie, anche se per qualche tempo ci furono delle eccezioni; però, quando la lieta novella si fu diffusa in tutto il mondo, fu opportunamente stabilito per ispirazione divina che i laici ricevessero solo il sacro corpo. Tanta è la circospezione della santa Chiesa cattoli­ca romana! .

114. Il vicario di Cristo concluse la Messa con alcune preghiere di ringraziamento e implorazione, poiché non ne era ancora stato fissato con esattezza il rito, definito suc­cessivamente in modo estremamente felice e saggio. Dopo un momento di raccoglimento, essendo ormai passato mezzogiorno, i Dodici uscirono per dedicarsi ad altro e per nu­trirsi. Maria manifestò a nome di tutti gratitudine al som­mo sovrano, che se ne compiacque ed accettò le richieste che ella gli rivolse per i devoti presenti e futuri.

 

Insegnamento della Regina del cielo

115. Carissima, sebbene finché sei viatrice tu non sia in grado di ponderare il mio enorme affetto per l'umanità, ol­tre a quanto hai appreso voglio palesarti per tua maggio­re istruzione che l'Onnipotente, allorché nell'empireo mi conferì il titolo di Madre e maestra dei credenti, mi infu­se una partecipazione ineffabile della sua infinita benignità e misericordia nei confronti dei figli di Adamo. Essendo io una semplice creatura e il beneficio immenso, per la for­za che esso esercitava in me avrei sovente perso la vita se non mi fosse stata conservata miracolosamente. Speri­mentavo frequentemente questi effetti nella riconoscenza per l'ingresso delle anime nel gregge del Redentore e poi nella gloria, perché ero l'unica a intendere pienamente una simile fortuna e ad attribuirle il giusto peso, con profon­do fervore e con umiltà. Perciò, sarei venuta meno so­prattutto quando domandavo la conversione dei peccatori e quando qualcuno dei fedeli andava verso la rovina. Fra il giubilo e la pena pativo assai più dei martiri in tutti i loro tormenti, giacché operavo per ciascuno in maniera ec­cellente e soprannaturale. Tanto mi devono gli uomini, es­sendomi spesso offerta di morire per loro! Nello stato in cui sono ora non mi è più possibile, ma la carità con la quale sollecito la loro salvezza non è minore, ed anzi è più alta e più perfetta.

116. Se provavo questo per il prossimo, ti sarà eviden­te l'intensità del mio ardore per Gesù nell'accoglierlo in me sotto forma di sacramento. Al proposito ti rivelerò un se­greto in ordine a ciò che mi successe la prima volta che mi fu donata l'eucaristia dalle mani di Pietro: in quell'oc­casione sua Maestà concesse così grande spazio alla vio­lenza dei miei sentimenti che il mio cuore realmente si aprì perché secondo il mio desiderio egli entrasse come re nel suo legittimo trono e tabernacolo. Ti sarà quindi chia­ro che, qualora nel gaudio perenne si potesse avvertire sof­ferenza, niente me ne procurerebbe di più della spavento­sa villanìa e audacia di coloro che si accostano ad essa gli uni immondi e impuri, gli altri senza riverenza e rispetto e quasi tutti senza discernere il valore di quel boccone che è lo stesso Dio, o per l'eterna vita o per l'eterna morte.

117. Guardati dunque da questa temerarietà, commise­rala in innumerevoli cristiani supplicandone il rimedio e tramite gli insegnamenti che ti sto dando renditi degna di penetrare tale mistero di amore. Per riceverlo, scaccia dal­la tua mente ogni immagine di cosa terrena e non presta­re attenzione ad altro che al medesimo Signore incom­mensurabile ed incomprensibile. Spingiti al di là delle tue capacità nella carità, nell'umiltà e nella gratitudine, poiché tutto sarà meno del dovuto. Per disporti meglio, ti serva da esempio e da specchio il mio comportamento, e parti­colarmente in questo imitami interiormente come fai este­riormente con le tre umiliazioni corporali. Mi è anche gra­dita la quarta che hai aggiunto per venerare nelle sacre specie la parte della mia sostanza che vi si trova, avendo il mio Unigenito preso carne e sangue dalle mie viscere ed essendo egli cresciuto con il mio latte. Se ti affliggeresti molto vedendo calpestare con disprezzo e per ignominia il pane e il vino consacrati, bisogna che ti rattristi e gema pure sapendo che oggi parecchi membri della Chiesa li trat­tano senza alcun timore e decoro. Piangi questa sciagura, piangi perché sono in pochi a piangerla e piangi perché restano frustrati i fini così bramati dalla sconfinata tene­rezza del tuo Maestro. E affinché tu pianga più amara­mente, ti comunico che, come nella comunità primitiva erano tanti quelli che giungevano alla beatitudine, adesso lo sono quelli che si dannano; non ti manifesto, però, quan­to accade ogni giorno, dal momento che ne moriresti di dolore. Ciò avviene poiché si seguono le tenebre, si ha ca­ra la vanità, si cercano le ricchezze e generalmente si ap­petisce il diletto sensibile e ingannevole, che acceca e oscu­ra l'intelletto in modo tale che questo poi non conosce la luce, né distingue il bene e il male, né capisce la verità e la dottrina evangelica.