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CAPITOLO 20

 

Lucifero convoca un conciliabolo nell'inferno per discutere su come impedire le opere di Cristo nostro redentore e della sua Madre santissima.

 

933. Dopo l'incarnazione del Verbo divino, il tirannico impero di Lucifero nel mondo non fu più incontrastato come nei secoli precedenti. Infatti, dall'ora in cui il Figlio dell'eterno Padre scese dal cielo e s'incarnò nel talamo verginale di Maria, questo essere forte e bene armato sentì un'altra forza più grande e dall'origine più potente che l'opprimeva e l'atterrava; in seguito sperimentò la stessa forza quando il bambino Gesù e la sua santissima Madre vissero in Egitto e in molte altre circostanze in cui fu oppresso e vinto con la potenza divina per mano della nostra gran Signora. Si aggiunse a questi fatti la meraviglia da lui provata per le opere, già narrate nel capitolo precedente, che il Salvatore incominciò a compiere. Tutte queste cose generarono nell'antico serpente grandi sospetti e timori che nel mondo vi fosse qualche altra gran causa, ma, siccome il mistero della redenzione umana gli era nascosto, rimaneva sbalordito nel suo furore e non riusciva a cogliere la verità, pur essendo stato fin dalla sua caduta dal cielo sempre sollecito e vigilante per indagare quando e come il Verbo eterno si sarebbe incarnato; quest'opera meravigliosa era, infatti, la più temuta dalla sua arroganza e superbia. Tale preoccupazione lo obbligò a radunare tutti i consessi che in questa Storia si sono riferiti e si riferiranno.

934. Il dragone, dunque, trovandosi pieno di confusione per ciò che con Gesù e Maria succedeva a lui e ai suoi ministri, cominciò a chiedersi tra sé e sé che forza fosse quella con cui essi lo abbattevano ed opprimevano quando tentava di avvicinarsi agli agonizzanti. Non potendo investigare il segreto, determinò di consultare i ministri delle tenebre più insigni in astuzia e in malizia. Lanciò un urlo assai tremendo nell'inferno, al modo in cui i demoni s'intendono fra loro, e con esso, per la loro subordinazione nei suoi riguardi, li convocò tutti. Una volta radunati, fece loro questo ragionamento: «Ministri e compagni miei, che avete sempre seguito la mia giusta causa, sapete bene che nel primo stato in cui ci pose il Creatore di tutte le cose noi lo riconoscemmo principio del nostro essere e come tale lo rispettammo. Ma poiché a scapito della nostra eminenza e bellezza, che contiene tanta deità, ci ordinò di adorare e servire la persona del Verbo nella forma umana che voleva assumere, noi resistemmo alla sua volontà. Infatti, malgrado sapessi di dovergli questa venerazione come a Dio, essendo egli anche uomo, di natura vile e tanto inferiore alla mia, non potei sopportare di assoggettarmi a lui e di non vedere compiuto in me ciò che si decideva di fare con costui. E non solo ci ordinò di adorare lui, ma anche di riconoscere come nostra Signora una donna che sarebbe stata pura e semplice creatura terrena. Io - e voi altresì - considerai troppo ingiurioso tutto ciò, insieme ci opponemmo e decidemmo di resistere al comando dell'Altissimo; fummo quindi castigati con quest'infelice stato e con le pene che soffriamo. Intanto, non conviene che riconosciamo queste verità dinanzi agli uomini, per quanto le confessiamo con terrore qui fra noi. Io ve lo ingiungo, perché essi non vengano a conoscenza della nostra ignoranza e debolezza».

935. «Se questo uomo-Dio e sua Madre devono causare la nostra rovina, è evidente che la loro venuta sarà il nostro tormento e che perciò devo adoperarmi con tutto il mio potere per impedirlo e per distruggerli, fosse anche necessario sconvolgere e scompigliare il mondo intero. Sapete quanto sinora io sia stato invincibile, giacché tanta parte del mondo ubbidisce al mio impero ed è soggetto alla mia volontà ed astuzia. Da alcuni anni a questa parte, tuttavia, in molte occasioni ho visto voi oppressi, indeboliti e vinti; inoltre io, da parte mia, sperimento una potenza superiore, che sembra mi leghi e mi renda codardo. Più volte ho percorso la terra con voi, cercando di sapere se vi fosse qualche novità alla quale attribuire questa perdita di forza e quest'oppressione che sentiamo e se per caso vi fosse già il Messia promesso al popolo eletto di Dio; ma non lo abbiamo trovato in nessun luogo e neppure abbiamo scoperto indizi certi della sua venuta, né del rumore che farà tra gli uomini. Nonostante ciò, sospetto che già si avvicinino i tempi della sua discesa dal cielo e quindi conviene che tutti noi ci sforziamo con grande furore di distruggere lui e la donna che egli si sceglierà per madre. A chi si affaticherà di più, darò maggiore ricompensa. Sinora in tutti gli uomini ho trovato delle colpe e i loro effetti: nessuno mostra la maestà e la grandezza che il Verbo incarnato porterà con sé per manifestarsi agli uomini e indurli ad adorarlo e ad offrirgli sacrifici e venerazione. Questo sarà il contrassegno infallibile della sua venuta e da questo riconosceremo la sua persona, come anche dal non vederlo toccato dalla colpa e dagli effetti che i peccati causano nei mortali figli di Adamo».

936. «Per tali motivi - proseguì Lucifero - la mia confusione è grande. Infatti, se non è sceso nel mondo il Verbo eterno non so come spiegarmi le novità che sperimentiamo; d'altra parte, non so da chi esca questa forza che ci abbatte. Chi ci cacciò dall'Egitto? Chi distrusse quei templi e rovinò gli idoli di quella terra, dove eravamo adorati da tutti? Chi adesso ci opprime in Galilea e nei suoi confini e ci impedisce di avvicinarci a molti uomini per traviarli nell'ora della morte? Chi solleva dal peccato quanti - e sono molti - escono dal nostro potere? Chi fa sì che altri migliorino la propria vita e si occupino del regno di Dio? Se questa situazione che non comprendiamo perdura, siamo minacciati di grande rovina. È necessario dunque impedirla e investigare nuovamente se vi sia qualche profeta o santo che stia cominciando a distruggerci; io per il momento non sono riuscito a scoprirne alcuno a cui attribuire tanta potenza. Solo verso quella donna nostra nemica nutro un odio mortale - soprattutto dopo che l'abbiamo perseguitata nel tempio e poi nella sua casa di Nazaret -, perché siamo sempre stati vinti dalla virtù che la fortifica e con cui ella ci ha resistito, rimanendo invincibile e superiore alla nostra malizia; mai ho potuto esaminare il suo cuore o toccarla nella persona. Costei ha un figlio, ed entrambi assistettero alla morte del padre di lui; in quella circostanza non fu possibile a nessuno di noi avvicinarsi a dove stavano loro. È gente povera e abbandonata ed ella è una donnicciola ritirata e solitaria, ma presumo che figlio e madre siano giusti, perché ho sempre cercato di spingerli ai vizi comuni agli uomini e non ho mai potuto ottenere da loro il minimo disordine o un qualche movimento vizioso di quelli tanto frequenti e naturali in tutti gli altri. So che l'onnipotente Dio mi nasconde lo stato di queste due anime e il fatto di avermi celato se sono giuste o peccatrici senza dubbio è indice di qualche mistero imperscrutabile contro di noi. Infatti, sebbene sia già successo che ci sia stato nascosto lo stato di altre anime, ciò è accaduto molto raramente e l'occultamento non è mai stato tanto come adesso. Se anche quest'uomo non fosse il Messia promesso, egli e sua madre sarebbero per lo meno giusti e nostri nemici e tanto basta perché li perseguitiamo, procuriamo di farli cadere e di scoprire chi sono. Seguitemi tutti in quest'impresa con grande impegno, perché io sarò il primo nella lotta contro di loro».

937. Con tale esortazione satana terminò il suo lungo ragionamento, nel quale aveva proposto ai demoni molte altre considerazioni e ammonimenti di malvagità, che non occorre riferire; infatti in questa storia tratterò a più riprese di tali segreti, oltre a ciò che ho già scritto per sventare l'astuzia del velenoso serpente. Il principe delle tenebre uscì subito dall'inferno, seguito da innumerevoli legioni di demoni, che si sparsero per tutto il mondo, percorrendolo molte volte e cercando con la loro malizia i giusti. Tentarono quelli che riconobbero tali e provocarono questi ed altri a iniquità ordite dalla loro scaltrezza. Ma la sapienza di Cristo nostro Signore nascose per molti giorni alla superbia di Lucifero la sua persona e quella della sua Madre santissima, e non permise che egli le vedesse né che le conoscesse finché sua Maestà non se ne andò nel deserto, dove, al termine del suo lungo digiuno, volle essere tentato.

938. Al Maestro divino era tutto manifesto, e quando si riunì questo conciliabolo sua Maestà si rivolse all'eterno Padre con una speciale preghiera contro la malizia del diavolo. Disse fra l'altro: «Eterno Dio altissimo e Padre mio, io vi adoro e magnifico il vostro essere infinito ed immutabile; vi confesso immenso e sommo bene e mi offro in sacrificio alla vostra divina volontà per vincere e schiacciare le forze infernali e i loro consigli perversi contro le mie creature. Io combatterò contro i miei e loro nemici, e con le mie opere e le mie vittorie sul dragone sarò per loro un esempio di ciò che devono fare contro di lui; egli sarà indebolito e non potrà più afferrare con la sua malvagità quelli che mi serviranno di cuore. Difendete, o Padre mio, le anime dagli inganni e dall'atavica crudeltà del serpente e dei suoi seguaci; concedete ai giusti la forza onnipotente della vostra destra, affinché per la mia intercessione e la mia morte trionfino sulle tentazioni e sui pericoli che incontreranno». Nello stesso tempo, la nostra gran Signora e regina conobbe l'iniquità e gli ammonimenti di Lucifero, vide nel suo Figlio santissimo tutto ciò che stava succedendo e la preghiera che egli pronunciava; come coadiutrice di queste vittorie, rivolse all'eterno Padre la stessa orazione e le medesime richieste. L'Altissimo esaudì Gesù e Maria e concesse loro grandi aiuti e premi per quelli che, chiedendo il loro soccorso, avrebbero combattuto contro il demonio; in tal modo, colui che avesse invocato il loro nome con riverenza e fede avrebbe schiacciato i nemici infernali e li avrebbe allontanati da sé in virtù della preghiera e delle vittorie che Gesù Cristo nostro salvatore e Maria santissima conseguirono. Con la protezione che Figlio e Madre ci lasciarono contro questo superbo gigante e con tanti altri rimedi che il Signore ha raccolto nella sua santa Chiesa, non abbiamo nessuna scusa se non combattiamo legittimamente e coraggiosamente, vincendo il demonio come nemico di Dio e nostro, seguendo il Salvatore ed imitando il suo esemplare trionfo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

939. Figlia mia, piangi sempre con amarezza e dolore la dura pertinacia e cecità dei mortali nel non comprendere la protezione amorevole che trovano nel mio Figlio dolcissimo e in me per tutte le loro tribolazioni e necessità. Il mio Signore non si è mai risparmiato, né c'è stata occasione in cui, potendo acquistare loro inestimabili tesori, abbia tralasciato di farlo. Per essi ha riunito nella santa Chiesa il valore infinito dei suoi meriti e l'essenziale frutto delle sue sofferenze e della sua morte; ha lasciato loro pegni sicuri del suo amore e della sua gloria, facili ed efficacissimi strumenti mediante i quali godere e utilizzare tutti questi beni per la propria salvezza eterna. Oltre a ciò, dona agli uomini di tutti i tempi la sua protezione e la mia, li ama come figli, li accarezza come suoi diletti ed amici, li chiama con ispirazioni, li invita con benefici e vere ricchezze, li aspetta come padre pietosissimo, li cerca come pastore, li aiuta come onnipotente, li premia come infinitamente ricco, li governa come re fortissimo. Eppure essi dimenticano e disprezzano tutti questi ed altri innumerevoli favori che la Chiesa offre loro continuamente e che hanno innanzi agli occhi; come ciechi amano le tenebre e si danno in potere dell'odio e del furore di nemici così crudeli. Ascoltano le menzogne di costoro e ubbidiscono alla loro malvagità; danno credito ai loro inganni e si fidano, abbandonandovisi, dell'insaziabile e ardente sdegno di Lucifero, che odia i mortali e procura la loro morte eterna perché creature dell'Altissimo, il quale vinse e debellò questo terribile dragone.

940. Considera dunque, o carissima, il deplorevole errore dei figli degli uomini e libera le tue facoltà per valutare la differenza tra Cristo e Belial. La distanza dell'uno dall'altro è maggiore di quella del cielo dalla terra. Cristo è vera luce, via e vita eterna; ama indefettibilmente quelli che lo seguono, offre loro la compagnia e la visione di sé e, in questa, un eterno riposo che occhi non videro, né orecchi udirono, né può essere immaginato dal pensiero umano. Il diavolo è la tenebra stessa, è errore, inganno, infelicità e morte; detesta i suoi seguaci e li spinge a tutto il male che può, cosicché la loro fine sarà quella di subire crudelissime pene e fuoco eterno. Dicano adesso i mortali: ignorano forse queste verità che la santa Chiesa insegna e propone loro giornalmente? E se vi danno credito e le confessano, dov'è il loro senno? Chi li ha resi stolti? Chi fa dimenticare loro il medesimo amore che hanno per se stessi? Oh, pazzia dei figli di Adamo, mai abbastanza misurata e pianta! Faticare tanto e darsi da fare per tutto il tempo della vita al fine di avvilupparsi nelle proprie passioni, per perdere il senno dietro a ciò che è ingannevole e per darsi in braccio al fuoco inestinguibile, alla morte e alla perdizione eterna come se fosse un gioco, come se il mio Figlio santissimo non fosse venuto dal cielo in terra a morire su una croce per meritare loro questo riscatto! Considerino il prezzo e conosceranno il peso e il valore di ciò che tanto costò al medesimo Dio.

941. In quest'infelicissimo errore è meno grave il peccato degli idolatri e dei pagani, tanto che l'indignazione dell'Altissimo non si rivolge contro di loro ma contro i fedeli, figli della santa Chiesa, che sono arrivati a comprendere la luce di questa verità. E se questi nel secolo presente l'hanno così oscurata e dimenticata, sappiano che ciò è accaduto per loro colpa e per aver aiutato il loro nemico. In nessun'altra cosa Lucifero si adopera con infaticabile malizia come in questa, procurando di rendere gli uomini privi di ogni freno; così, incuranti delle realtà ultime che li riguardano e dei tormenti eterni che li aspettano, come bruti senza ragione si danno in preda ai piaceri della carne. Inoltre, dimenticando se stessi e spendendo la vita nei beni apparenti, scendono poi in un attimo all'inferno, come dice Giobbe; ciò avviene di fatto ad infiniti sciocchi, che odiano questa conoscenza e disciplina. Tu, figlia mia, lasciati istruire dal mio insegnamento, allontanati da un inganno così pernicioso e dalla comune smemorataggine dei mondani. Risuoni sempre nel tuo orecchio quel lamentevole e disperato grido dei dannati, che incomincerà dalla fine della loro vita e dal principio della loro morte eterna: «Oh, noi insensati, che giudicammo pazzia la vita dei giusti! Oh, come sono collocati tra i figli di Dio e partecipano alla beatitudine dei santi! Dunque noi rifiutammo il cammino della verità e della giustizia! Il sole non nacque per noi! Ci stancammo nella via della malvagità e della perdizione e cercammo sentieri difficili, ignorando per colpa nostra la strada del Signore. A che ci è giovata la superbia? A cosa ci valse l'onore delle ricchezze? Tutto è finito per noi come ombra! Oh, non fossimo mai nati!». Questo è, figlia mia, ciò che devi temere e considerare nel tuo cuore: osserva attentamente quanto ti convenga fuggire ed allontanarti dal male ed operare il bene prima che tu vada, senza ritornare, verso quella terra tenebrosa delle caverne eternali. Ora che sei viatrice esegui per amore ciò che, con dispetto e già condannati, i reprobi rimpiangono a causa del castigo.