[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A A A A A

CAPITOLO 2

 

Sono nuovamente manifestate a Maria santissima le operazioni dell'anima del suo Figlio e nostro redentore, con tutto ciò che le era stato nascosto. Egli incomincia ad istruirla sulla legge di grazia.

 

726. L 'intelletto umano ha fatto sulla natura, sulla qualità, sulle cause e sugli effetti dell'amore grandi e lunghi ragionamenti. Se dovessi spiegare il santo e divino amore di Maria santissima, signora nostra, sarebbe necessario aggiungere ancora molto a quanto si è detto e descritto in materia di amore. Dopo la santissima anima di Cristo nostro Signore, nessuno fra tutti gli uomini e gli angeli possedette e possiede un amore così nobile e sublime come la Regina del cielo e per questo meritò di essere chiamata Madre del bell'amore. L'oggetto del santo amore è uno in tutti, cioè Dio stesso e le creature, ma il soggetto che riceve questo amore, le cause dalle quali è generato e gli effetti che produce sono diversi. Maria ottenne il sommo grado dell'amore possibile ad una semplice creatura umana. In lei furono, senza misura e limiti, la purezza del cuore, la fede, la speranza, il timore santo e filiale, la scienza e la sapienza, i benefici, la memoria e la stima di essi, e tutte le altre cause proprie dell'amore santo e divino. Questa fiamma non si genera né si accende con l'amore insano e cieco, che entra per la stoltezza dei sensi senza poi ritrovare una ragione o la via. L'amore santo e puro entra attraverso la nobilissima conoscenza dell'oggetto e per la forza della sua infinita bontà ed inesplicabile soavità, perché Dio, essendo sapienza e bontà, non vuole essere amato solo con la dolcezza, ma anche con la sapienza e la conoscenza di ciò che si ama.

727. Questi amori hanno qualche somiglianza più negli effetti che nelle cause: una volta che giungono a soggiogare il cuore impadronendosi di esso, ne escono con difficoltà. Da qui nasce il dolore che sente il cuore umano quando trova rifiuto, freddezza o minore corrispondenza nella persona che ama, perché questo è come obbligarlo a rimuovere da sé l'amore. Come l'amore s'impadronisce del cuore e non ne trova facile uscita, benché qualche volta gliela proponga la ragione, così la dura violenza che soffre causa dolori di morte. Tutto ciò è pazzia e sciocchezza nell'amore cieco e mondano, ma nell'amore divino è somma sapienza, perché, dove non si trovano ragioni per non amare, maggiore prudenza è cercarle per amare più intimamente e a questo obbligare l'amato. Quanto più liberamente la volontà ama il sommo Bene, tanto meno è libera di rinunciare a tale amore. In questa gloriosa contesa la volontà, signora e regina dell'anima, felicemente si assoggetta al suo stesso amore e non vuole liberarsi da questa schiavitù. Invece in questa libera violenza, se è rifiutata o trattata con freddezza dal sommo Bene che ama, soffre dolori e deliqui di morte, come colei a cui manca l'oggetto della vita, perché solo vive per amare e nel sapersi amata.

728. Da questo si può capire qualche cosa dei patimenti del cuore ardentissimo e purissimo della nostra Regina per l'assenza del Signore, che le aveva nascosto l'oggetto del suo amore, lasciando che soffrisse per tanti giorni le angustie del dubbio di averlo disgustato. Ella era un immenso compendio di umiltà e di amore divino: non sapendo la causa della severità e noncuranza del suo amato, patì il più dolce e più duro martirio che abbia mai potuto immaginare una mente umana o angelica. Solo Maria santissima, madre del santo amore, giunse al vertice di cui è capace una creatura umana, perché seppe e poté soffrire questo martirio che sorpassò tutte le pene dei martiri e le penitenze dei confessori. In lei si compì in pienezza ciò che si dice nel Cantico: Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio. Perciò ella in questa occasione dimenticò tutto il visibile, quanto vi è di creato e la sua stessa vita, reputando tutto un nulla finché non ritrovò la grazia e l'amicizia del suo Figlio santissimo e suo Dio, che temeva di avere perduto, benché sempre la possedesse. Non si può spiegare con le parole il suo affanno, la sua sollecitudine, la sua vigilanza e le attenzioni usate per servire il suo Figlio santissimo ed il Padre celeste.

729. Trenta giorni erano già passati in questo conflitto, ma sembravano molti secoli per chi non poteva vivere un solo momento senza soddisfare il suo amore e l'amato. A nostro modo d'intendere il cuore del bambino Gesù non poteva ormai più contenersi, né resistere alla forza dell'amore che aveva per la sua dolcissima Madre. Anche al Signore costò un'inafferrabile, ma allo stesso tempo soave violenza tenere Maria in tale tribolazione e timore. Un giorno l'umile e sovrana Regina si presentò al fanciullo Dio e, buttandosi ai suoi piedi con lacrime e sospiri che sgorgavano dalla profondità del cuore, gli si rivolse con le seguenti parole: «Dolcissimo bene ed amor mio, che vale la piccolezza di questa polvere e cenere a paragone del vostro immenso potere? Che può tutta la miseria della creatura di fronte alla vostra bontà senza fine? Voi siete superiore alla nostra bassezza e nell'immenso pelago della vostra misericordia scompaiono tutte le nostre imperfezioni e i nostri difetti. Se non vi ho servito, come confesso che avrei dovuto fare, castigate le mie negligenze e perdonatele; ma lasciatemi di nuovo vedere, figlio e Signore mio, la gioia del vostro volto, che è la mia salute. Lasciatemi anche vedere la desiderata luce che mi dava esistenza e vita. Guardate la vostra povera Madre inginocchiata nella polvere. Non mi alzerò dai vostri piedi fino a che non veda chiaro lo specchio nel quale si mirava la mia anima».

730. La nostra gran Regina, umiliata alla presenza del suo Figlio santissimo, pronunziò queste ed altre simili parole piene di sapienza e di ardentissimo amore. Sua Maestà bramava, più che la stessa Signora, di ricondurla alle sue delizie e amorevolmente le rispose: «Madre mia, alzatevi!». Le parole pronunciate da colui che era la Parola dell'eterno Padre ebbero tanta efficacia che istantaneamente la divina Madre fu trasformata ed elevata in un'altissima estasi nella quale vide la Divinità in modo astrattivo. In questa visione il Signore l'accolse con dolcissimi abbracci e parole di padre e di sposo, cosicché ella dalle lacrime passò al giubilo, dalla pena alla gioia e dall'amarezza ad una soavissima dolcezza. Sua Maestà le rivelò grandi misteri riguardanti i suoi alti progetti sulla nuova legge evangelica. La santissima Trinità, per iscriverla nel suo candidissimo cuore, l'assegnò e destinò ad essere la primogenita e prima discepola del Verbo incarnato. Egli l'avrebbe resa modello ed esempio per i santi apostoli, i martiri, i dottori, i confessori, le vergini e gli altri giusti della nuova Chiesa e della nuova legge di grazia che avrebbe fondato nella redenzione dell'umanità.

731. A questo mistero corrisponde tutto ciò che, secondo la spiegazione della santa Chiesa, la Madre di Dio dice di sé nel capitolo ventiquattresimo del Siracide, usando l'immagine della divina sapienza. Non è il caso che mi soffermi nella spiegazione dell'argomento che sto trattando, perché tutto quanto lo Spirito Santo dice di essa si riferisce chiaramente alla gran Regina. Riferisco solo letteralmente qualche parte del testo, perché tutti possano comprendere una così ammirabile profezia. Dice questa Signora: «Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Il giro del cielo da sola ho percorso, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi cercai un luogo di riposo, in quale possedimento stabilirmi. Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l'eternità non verrò meno. Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion. Nella città amata mi ha fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto 1e radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità».

732. Il Siracide elenca poi altre prerogative di Maria santissima e dice: Come un terebinto ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza. Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del puro amore, del timore, della conoscenza e della degna speranza. In me vi è ogni grazia di vita e di verità, in me ogni speranza di vita e di forza. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà. Mi fermo a questo punto del capitolo del Siracide, nel quale il cuore pio troverà la pienezza dei misteri di Maria santissima. Le virtù nascoste della Madre della grazia l'attireranno verso di lei e gli faranno comprendere l'inesplicabile grandezza e sublimità nella quale ella fu costituita dall'insegnamento del suo Figlio santissimo, per volere della beatissima Trinità. Questa eccelsa Principessa fu la vera arca del Nuovo Testamento: dalla sovrabbondanza della sua sapienza e della sua grazia straripò, come da immenso mare, tutto ciò che mai i santi ricevettero e riceveranno fino alla fine del mondo.

733. La divina Madre, quando si destò dall'estasi, adorò nuovamente il suo santissimo Figlio e lo pregò di perdonarla se per caso avesse commesso qualche negligenza nel servirlo. Le rispose sua Maestà alzandola da terra e le disse: «Madre mia io sono molto compiaciuto del vostro cuore e dei vostri sentimenti, voglio che lo dilatiate e lo pre pariate di nuovo per ricevere le mie testimonianze. lo adempirò la volontà di mio Padre e scriverò nel vostro cuore il Vangelo che intendo insegnare al mondo. E voi, o Madre, lo metterete in pratica come io desidero». Rispose la purissima Regina: «Figlio e Signore mio, possa io trovare grazia ai vostri occhi! Guidate le facoltà della mia anima sui retti sentieri del vostro volere… Parlate, Signore mio, perché la vostra serva ascolta e vi seguirà sino alla morte». In questo colloquio si manifestò nuovamente alla vergine Madre l'anima santissima di Cristo con le sue operazioni. Da questo momento in poi godette della grazia in un grado ancora più elevato quale divina discepola, sia soggettivamente sia oggettivamente in quanto ricevette una luce più chiara e sublime. Nel suo Figlio santissimo vide la nuova legge evangelica con tutti i suoi misteri, i sacramenti e la dottrina come il divino architetto l'aveva ideata nella sua mente e determinata nel suo volere di maestro e redentore degli uomini. A questo insegnamento, che riservò solo a Maria santissima, ne aggiunse un altro: con le parole le insegnava e manifestava i segreti della sua sapienza' e quanto non potevano comprendere gli uomini e gli angeli. Maria purissima apprese correttamente questa sapienza comunicandone, senza invidia, tutta la luce, diffondendola prima dell'ascensione di Cristo nostro Signore e molto più dopo.

734. Capisco perfettamente che questa Storia avrebbe dovuto comunicare tutti i profondi misteri che accaddero tra la purissima Madre e il suo santissimo Figlio, dagli anni dell'adolescenza e della gioventù fino a quelli della predicazione pubblica. Confesso, però, nuovamente ciò che ho già detto, e cioè la mia incapacità e quella di tutte le creature nel trattare un così sublime argomento. Per farlo sarebbe necessario descrivere tutti i misteri della Sacra Scrittura, tutta la dottrina cristiana e le virtù, tutte le tradizioni della santa Chiesa, la confutazione degli errori e delle eresie, i decreti di tutti i concili, tutto ciò che la Chiesa conserva e conserverà sino alla fine del mondo; inoltre si dovrebbero descrivere anche gli altri grandi misteri riguardanti la vita e la gloria dei santi. Tutto ciò fu scritto nel cuore purissimo della nostra gran Regina. Sarebbe necessario descrivere anche tutte le opere fatte dal Salvatore e maestro affinché gli effetti della redenzione e l'insegnamento della Chiesa fossero abbondanti; quanto scrissero gli evangelisti, gli apostoli, i profeti e gli antichi padri; ciò che operarono in seguito tutti i santi, l'illuminazione che ebbero i dottori, quanto soffrirono i martiri e le vergini e la grazia che tutti ricevettero per sostenere tali patimenti. Maria santissima conobbe tutto ciò e molto più di quanto si possa spiegare in modo particolareggiato, con la comprensione più profonda e con grande saggezza e chiarezza. Di tutto rese grazie e in tutto operò quanto era possibile a una semplice creatura rispetto all'eterno Padre, creatore di tutte le cose, e all'unigenito Figlio, capo della Chiesa. Tutto ciò comunicherò in seguito come mi sarà possibile.

735. Sebbene la Madre s'impegnasse in tali opere con la massima attenzione tenendo lo sguardo fisso sul Figlio e maestro, tuttavia non trascurò alcunché nel servizio e nella sollecitudine amorevole per la salute fisica di Gesù e di san Giuseppe. Accudiva a loro in tutto senza negligenza né difetto alcuno, preparando il cibo e servendoli, con particolare riguardo per il suo Figlio santissimo presso il quale sempre si inginocchiava con incomparabile riverenza. Si preoccupava che il fanciullo Gesù pensasse a consolare il suo padre putativo, come se fosse stato un padre naturale. Il fanciullo Dio ubbidiva in tutto questo a sua Madre e assisteva molte volte san Giuseppe nel lavoro nel quale il santo si spendeva per poter sostentare, col sudore della sua fronte, il Figlio dell'eterno Padre e sua Madre. Cresciuto, il fanciullo aiutava alcune volte san Giuseppe in quello che gli era possibile per la sua età; capitò che facesse alcuni miracoli compiendo cose al di sopra delle sue forze naturali, così che al santo sposo, rinvigorito, il lavoro fosse reso meno pesante. In tale materia avvenivano simili meraviglie tra loro tre soltanto.

 

Insegnamento della Regina del cielo

736. Figlia mia, da oggi ti chiamo nuovamente mia discepola e compagna nell'eseguire l'insegnamento celeste che il mio Figlio santissimo diede alla sua Chiesa per mezzo dei Vangeli e delle Scritture. Voglio che tu prepari il tuo cuore con rinnovata diligenza e attenzione, affinché come terra eletta tu possa ricevere il seme vivo e santo della parola del Signore fruttando il cento per uno. Rendi il tuo cuore attento alle mie parole, i Vangeli siano la tua continua lezione perché tu possa meditare e ponderare nel tuo intimo l'insegnamento e i misteri che comprenderai in essi. Ascolta la voce del tuo sposo e Maestro. Egli invita e chiama tutti ad ascoltare le sue parole di vita eterna. È così pericoloso l'inganno della vita mortale che sono poche le anime che vogliono ascoltare ed intendere il sentiero della luce. Molti seguono ciò che è dilettevole, offerto loro dal principe delle tenebre, e chi cammina in esse non sa dove arriverà. L'Altissimo ti chiama per la via della luce vera: seguila imitandomi e conseguirai ciò che desideri. Rinuncia a tutto ciò che è terreno e visibile, non volerlo conoscere né rimirare, non desiderarlo, non dartene pensiero e fuggi dall'essere conosciuta; le creature non abbiano alcuno spazio nel tuo cuore, custodisci la tua interiorità e proteggila dalle seduzioni umane e diaboliche. Riuscirai in tutto se, come discepola del mio Figlio santissimo e mia, osserverai l'insegnamento del Vangelo, con la perfezione che devi. Ricorda il beneficio di essere stata chiamata, per disposizione divina, ad essere rispettivamente novizia e professa dell'imitazione della mia vita, della mia dottrina e delle mie virtù seguendo le mie orme. Tale beneficio ti obbliga ad un così alto fine per passare ad un noviziato più sublime e alla professione perfetta della religione cattolica, mentre segui l'insegnamento e l'esempio del Redentore del mondo, affrettando il passo dietro al profumo dei suoi unguenti e per i retti sentieri della sua verità. Lo stato di mia discepola è la disposizione per divenire discepola del mio Figlio santissimo e arrivare poi all'unione immutabile con l'essere di Dio. Questi tre benefici d'incomparabile valore ti insegneranno ad essere più perfetta dei sublimi serafini. La divina destra te li ha concessi per disporti, prepararti, renderti idonea e capace di ricevere l'insegnamento, la sapienza e la luce della mia vita, delle opere, delle virtù, dei misteri e delle grazie, così che tu li possa scrivere. Il sovrano Signore si è degnato di concederti questa liberale misericordia senza tuo merito, ma per la mia intercessione e le mie preghiere. Esse hanno avuto efficacia, perché tu hai sottomesso il tuo giudizio umile e timoroso alla volontà dell'Altissimo e all'obbedienza dei tuoi superiori che più volte ti hanno chiesto di scrivere la mia Storia. Il miglior premio per la tua anima è quello che ti è stato dato in quei tre passi o sentieri mistici, altissimi, misteriosi, nascosti alla prudenza umana, ma graditi e accetti a Dio. Essi contengono tanti insegnamenti, come hai sperimentato, per raggiungere il fine. Scrivili a parte é fanne un trattato, perché questa è la volontà del mio Figlio santissimo. Il titolo sarà quello che hai già espresso nell'Introduzione di questa Storia: "Leggi della sposa, apici del suo casto amore e frutto raccolto dall'albero della vita di Maria santissima signora nostra".