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CAPITOLO 18

 

Altri misteri ed occupazioni della nostra grande Regina e del suo Figlio santissimo nel tempo in cui vissero soli prima della predicazione di lui.

 

909. Molti degli arcani e venerabili misteri che si verificarono tra Gesù e Maria sono messi in serbo per il gaudio accidentale dei predestinati alla vita eterna, come altrove ho detto. I più sublimi ed ineffabili accaddero nei quattro anni in cui essi vissero da soli nella loro casa, dal felice transito di san Giuseppe fino alla predicazione del Maestro della vita. È impossibile che una creatura mortale possa degnamente penetrare segreti così profondi: quanto meno potrò io, con la mia rozzezza, manifestare ciò che di essi ho compreso! Se ne capirà la ragione da quello che sto per dire. L'anima di Cristo era uno specchio limpidissimo e senza macchia, dove la Regina contemplava il Verbo eterno come capo ed artefice della santa Chiesa, come redentore di tutto il genere umano, come maestro di salvezza eterna e come angelo del gran consiglio, che adempiva ciò che era stabilito "ab aeterno" nel concistoro della beatissima Trinità.

910. Per tutta la sua vita terrena sua Maestà si occupò dell'opera che l'eterno Padre gli aveva affidato, al fine di compierla con la massima perfezione. Avvicinandosi sempre più al termine e alla realizzazione di così alto mistero, andava anche operando più intensamente con la forza della sua sapienza e l'efficacia del suo potere. Di tutti questi segreti era testimone fedelissimo il cuore della nostra gran Signora: ella cooperava in tutto col suo Figlio santissimo, quale coadiutrice nella redenzione umana. In conformità a ciò, per comprendere interamente la sapienza della Regina del cielo e quanto compiva con essa dispensando i misteri della redenzione, sarebbe necessario intendere anche ciò che racchiudevano la conoscenza del Salvatore, le sue opere e il suo amore. E nel poco che dirò delle azioni della sua Madre santissima, sempre devo supporre quelle del Figlio, che ella imitava come proprio modello ed esempio.

911. Il Redentore del mondo aveva già ventisei anni e, come la sua santissima umanità progrediva nella perfezione naturale e si avvicinava al termine, così, in ammirabile corrispondenza con questa, dimostrava, sempre più visibilmente, anche la grandezza delle sue opere. L'evangelista san Luca racchiuse questa verità nelle brevi parole che concludono il capitolo secondo del suo vangelo: E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini; tra questi ricordiamo soprattutto la beatissima Vergine. Ella conosceva i progressi del Figlio e vi cooperava, senza che le rimanesse nascosto niente di ciò che il Signore, il quale era uomo e Dio, le poté comunicare come a semplice creatura. Tra i divini ed imperscrutabili misteri di questi anni, la gran Signora conobbe che il suo figlio, vero Dio, dal trono della sua sapienza volgeva il suo sguardo - non solo quello increato della divinità ma anche quello della sua umanità santissima - su tutti i mortali, ai quali doveva ottenere la redenzione; inoltre ella seppe che il Verbo incarnato considerava tra sé e sé il valore della salvezza, il peso che aveva per l'eterno Padre e come, per chiudere le porte dell'inferno ai mortali e richiamarli alla vita eterna, egli era disceso dal cielo a patire un'acerbissima passione e morte. Ciononostante, la pazzia e la durezza di quelli che sarebbero nati dopo la sua crocifissione, avvenuta per il loro rimedio, avrebbe costretto a dilatare le porte della morte e ad aprire maggiormente quelle dell'inferno, per la loro ignoranza di quanto comportano quegli infelicissimi e orribili tormenti.

912. Considerando tutto ciò, l'umanità di Cristo Signore nostro si afflisse, sentì grande angoscia ed arrivò a sudare sangue, come altre volte era successo. In questi conflitti il divino Maestro perseverava sempre nelle preghiere per tutti quelli che sarebbero stati redenti. Obbedendo all'eterno Padre, con ardentissimo amore desiderava offrirsi in sacrificio gradito e in riscatto per gli uomini, affinché, se non fosse giunta a tutti l'efficacia dei suoi meriti e del suo sangue, restasse almeno soddisfatta la giustizia divina, riparata l'offesa alla Divinità e fosse corrisposto il castigo preparato sin dall'eternità per gli increduli e gli ingrati. La grande Regina, alla vista di così profondi segreti, accompagnava il suo Figlio santissimo nelle sue angosce e nelle sue riflessioni; a ciò si univano la sofferenza e la compassione materna nel vedere il frutto del suo grembo verginale così profondamente angosciato. Molte volte la mansuetissima colomba arrivò a piangere lacrime di sangue, allorché il Salvatore lo sudava, e veniva trafitta da incomparabile dolore. Infatti, solo questa prudentissima Signora e il suo figlio, Dio e uomo vero, giunsero a pesare sulla bilancia del santuario il valore della morte in croce di Dio, ponendo da una parte questo mistero e dall'altra il cuore duro e cieco degli uomini, che fa ogni sforzo per abbandonarsi nelle mani della morte eterna.

913. L 'amantissima Madre, in questa condizione di angoscia, arrivava a patire deliqui quasi mortali, e tali senza dubbio sarebbero stati se la forza divina non l'avesse confortata. Sua Maestà, per ricompensarla del suo fedelissimo amore e della sua compassione, alcune volte comandava agli angeli di consolarla e sostenerla, altre di suonarle la celeste musica dei cantici di lode che ella stessa aveva composto a gloria della divinità e dell'umanità di suo Figlio. Altre volte ancora era il Signore stesso a tenerla fra le sue braccia, rivelandole come la legge iniqua del peccato e dei suoi effetti non era rivolta a lei. Altre volte infine, mentre sua Altezza riposava fra le braccia di sua Maestà, erano gli angeli che, pieni di meraviglia, le intonavano canti armoniosi ed ella veniva rapita in estasi, ricevendo potenti e nuovi influssi divini. In tali momenti l'eletta, l'unica e la perfetta stava appoggiata sopra la sinistra dell'umanità e veniva carezzata ed abbracciata dalla destra della divinità; il suo amato Figlio e sposo scongiurava le figlie di Gerusalemme di non risvegliare la sua diletta, finché ella non lo avesse voluto, da quel sonno che la curava dai languori e dalle infermità dell'amore; gli spiriti sovrani si meravigliavano nel vedere che ella, appoggiata al suo dilettissimo Figlio e riccamente vestita, si sollevava al di sopra di tutti, e la benedicevano e magnificavano fra tutte le creature.

914. In altre circostanze alla gran Regina erano stati rivelati gli altissimi segreti della predestinazione degli eletti dovuta alla redenzione. Ella vedeva come costoro erano scritti dall'eternità nella memoria del Signore Gesù e ricolmati dei meriti di lui, e pregava perché fosse efficace per loro il suo sacrificio; inoltre conosceva come l'amore e la grazia, di cui si rendevano indegni i reprobi, venivano rivolti ai predestinati nella misura della loro disponibilità. Fra l'altro sapeva che sua Maestà infondeva la sua sapienza e sollecitudine in quelli che avrebbe chiamato al suo apostolato e alla sua sequela e che andava radunando, secondo la sua volontà e scienza imperscrutabilissima, sotto lo stendardo della croce affinché questo fosse poi portato per tutto il mondo. E, come un buon generale, per qualche battaglia molto ardua, dispone prima le cose nella sua mente distribuendo le cariche dell'esercito, scegliendo i soldati più coraggiosi e idonei e assegnando posti convenienti in base alla condizione di ciascuno, così fece Cristo nostro salvatore per cominciare la conquista del mondo e spogliare il demonio del suo tirannico possesso. Egli, con la sua autorità divina, organizzò la nuova milizia che avrebbe arruolato, stabilì come avrebbe distribuito gli uffici, i gradi e le dignità dei suoi bravi capitani e quali ruoli sarebbe stato opportuno assegnare loro. Tutti i preparativi e l'apparato di questa guerra erano dunque depositati nella sua sapienza e volontà santissima nel modo in cui in seguito avrebbe operato.

915. Tutto ciò era chiaro e manifesto alla prudentissima Madre: le furono date specie infuse di molti predestinati e specialmente degli apostoli, dei discepoli e di un gran numero di coloro che sarebbero stati chiamati nella Chiesa nel corso della sua storia. Per questo conosceva gli apostoli e gli altri - prima ancora di avere a che fare con loro - grazie alla cognizione soprannaturale che di essi aveva avuto in Dio; e siccome il divino Maestro prima di chiamarli aveva pregato per la loro vocazione, anche la gran Signora aveva fatto lo stesso. La Madre della grazia, in tal modo, ebbe la sua parte negli aiuti e nei favori che gli apostoli ricevettero prima di ascoltare e conoscere il loro Maestro per trovarsi nella disposizione necessaria a ricevere la vocazione all'apostolato. Inoltre, poiché già si avvicinava il tempo della predicazione, il nostro Redentore pregava per essi con più insistenza inviando loro maggiori e più forti ispirazioni. Anche le suppliche della mansuetissima colomba erano più fervorose ed efficaci e, quando i discepoli e gli altri si mettevano al seguito di suo Figlio, ella soleva dirgli: «Questi sono, figlio e Signore mio, il frutto delle vostre orazioni e della vostra santa volontà». Innalzava poi canti di lode e di ringraziamento, perché vedeva adempiuto il desiderio del Signore e condotti alla sua scuola quelli che egli aveva scelti dal mondo.

916. Meditando prudentemente queste meraviglie la nostra grande Regina restava sempre assorta e stupefatta, giubilava nel suo spirito e lodava il Signore; faceva atti eroici di amore e adorava gli arcani giudizi dell'Altissimo. Tutta trasformata in quel fuoco che usciva dalla Divinità per divampare nel mondo, diceva, alcune volte dentro il suo ardentissimo cuore ed altre a voce alta: «Oh, amore infinito! Oh, volere di bontà ineffabile ed immensa! Perché i mortali non ti conoscono? Perché ti disprezzano e dimenticano? Perché la tua tenerezza deve essere ripagata così male? O travagli, pene, sospiri, gemiti, desideri e suppliche del mio amato, più stimabili delle gioie, dell'oro e di tutti i tesori del mondo! Chi sarà tanto ingrato ed infelice da volervi disprezzare? O figli di Adamo, chi sarebbe disposto a morire per ciascuno di voi al fine di dissipare la vostra ignoranza, addolcire la vostra durezza, impedire la vostra infelicità?». Dopo così infiammati affetti e fervorose preghiere, la felice Madre comunicava a voce al suo Figlio tutti questi misteri e il sommo Re la consolava e le allargava il cuore, rinnovandole la memoria del valore che avevano agli occhi dell'eterno Padre la grazia e la gloria dei predestinati e i loro grandi meriti a confronto con l'ingratitudine e la durezza dei reprobi. In particolare le presentava l'amore di cui ella sapeva di essere oggetto da parte di sua Maestà e della beatissima Trinità, e quanto questa si compiacesse della sua corrispondenza e purezza immacolata.

917. Talvolta lo stesso Signore la istruiva su ciò che ella avrebbe dovuto fare all'inizio della predicazione: come avrebbe dovuto aiutarlo in tutte le opere e nel governo della nuova Chiesa, e sopportare le mancanze degli apostoli, il rinnegamento di Pietro, l'incredulità di Tommaso, il tradimento di Giuda e altri fatti che sapeva sarebbero accaduti in seguito. Fin da allora l'amabile Regina propose di affaticarsi molto per convertire quel discepolo traditore e così fece, come dirò a suo luogo. La perdizione di Giuda cominciò dall'aver disprezzato questi favori e dall'aver nutrito una certa avversione verso la Madre della grazia. Su molti misteri la divina Signora venne istruita dal suo Figlio santissimo e fu tanta la grandezza, la sapienza e la scienza divina che egli depositò in lei che qualunque esagerazione è insufficiente a esprimerla, poiché poté essere sorpassata solo dalla conoscenza dello stesso Signore. Tutti questi doni di scienza e di grazia furono impiegati dal nostro salvatore Gesù e da Maria santissima a beneficio dei mortali. Consideriamo che un solo sospiro di Cristo era di inestimabile valore e che quelli della sua degna Madre - pur non essendo ugualmente preziosi - erano graditi al Signore più di quelli di tutte le altre creature. Ripensiamo soprattutto a ciò che fece il Figlio di Dio per noi, non solo con la sua morte su una croce dopo tormenti così inauditi ma anche con le suppliche, le lacrime, il sudare tante volte sangue; se poi a tutto ciò aggiungiamo che la Madre di misericordia fu sua coadiutrice, quanto grande è l'ingratitudine umana! Quanta la durezza più che diamantina dei cuori di carne! Dov'è mai il giudizio? Dove la ragione? Dove la stessa compassione e gratitudine della natura? Essa, corrotta ed infetta, è mossa ad affliggersi dagli oggetti sensibili e a dare importanza solo a ciò che costituisce il suo precipizio e la sua morte eterna, dimenticando il gran favore della redenzione e non sapendo partecipare al dolore della passione del Signore, che le offre la vita e un riposo duraturo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

918. Figlia mia, purtroppo è vero che, se anche tu e tutti i mortali parlaste lingue di angeli, non arrivereste a proclamare i benefici da me ricevuti dalla destra dell'Altissimo negli ultimi anni in cui mio Figlio dimorò con me. Le sue opere hanno una specie d'incomprensibilità, che le rende indescrivibili per te e per tutti gli uomini; tuttavia, data la conoscenza speciale che ti è stata concessa di così imperscrutabili misteri, voglio che tu lodi e benedica l'Onnipotente per tutto quello che fece in me e per avermi sollevata dalla polvere a una dignità tanto ineffabile. E sebbene il tuo amore verso il mio figlio e Signore debba essere libero - come figlia fedele e sposa amorevole e non come schiava interessata e costretta - voglio tuttavia che, per incoraggiare l'umana debolezza e sostenere la speranza, tu faccia memoria della soavità dell'amore divino e di quanto è dolce il Signore per quelli che lo temono. Figlia mia carissima, se gli uomini non ostacolassero con i loro peccati le ispirazioni della bontà infinita e non vi opponessero resistenza, come gusterebbero senza misura le sue delizie e le sue grazie! Tu - secondo il tuo modo d'intendere - devi immaginare sua Maestà come arrabbiato e contristato per il fatto che i mortali resistono a questo suo immenso desiderio; anzi, essi gli si oppongono in maniera tale che si abituano non solo ad essere indegni di gustare il Signore, ma anche a non credere che altri partecipino della dolcezza e dei favori che egli vorrebbe comunicare a tutti.

919. Similmente, cerca di essere grata delle tribolazioni che il mio Figlio santissimo sopportò per gli uomini, di ciò che compì per loro e di quanto io feci per sostenerlo in esse, come ti è stato manifestato. Della passione e morte i cattolici hanno più memoria perché la santa Chiesa la presenta loro - benché pochi si ricordino di essergliene grati -, ma sono molti meno coloro che riflettono sulle altre opere di mio Figlio e mie. Non c'è stata ora né momento in cui sua Maestà non abbia impiegato la sua grazia e i suoi doni a beneficio del genere umano per riscattare tutti dalla dannazione eterna e renderli partecipi della sua gloria. Queste opere del Verbo incarnato testimonieranno contro la dimenticanza e la durezza dei fedeli, specialmente nel giorno del giudizio. Se tu, che hai ricevuto questa illuminazione e quest'insegnamento dell'Altissimo e mio, non sarai riconoscente, sarà maggiore la tua vergogna, perché più grave la tua colpa. Non solo devi corrispondere a tanti benefici generali, ma anche a quelli particolari che ricevi quotidianamente. Previeni dunque questo pericolo e corrispondi adeguatamente a tali favori come mia figlia e discepola; non differire neppure per un momento l'operare il bene e ciò che è meglio, per quanto ti sarà possibile. In tutto fai attenzione alla luce interiore e all'ammaestramento dei tuoi superiori e dei ministri del Signore: se corrisponderai ai primi benefici, stai sicura che l'Altissimo aprirà maggiormente la sua mano onnipotente con altri più grandi e ti riempirà delle sue ricchezze e dei suoi tesori.