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CAPITOLO 24

 

I pellegrini Gesù, Maria e Giuseppe arrivano in Egitto sino alla città di Eliopoli; si verificano grandi meraviglie.

 

641. Già accennai sopra che la fuga del Verbo incarnato ebbe altri misteri e fini più alti che il sottrarsi da Erode e difendersi dal suo sdegno. Questo, anzi, fu un mezzo adottato dal Signore per trasferirsi in Egitto, ed operare le meraviglie di cui parlarono gli antichi profeti, tra cui molto chiaramente Isaia. Egli disse che il Signore sarebbe salito su una nube leggera, sarebbe entrato in Egitto, sarebbero crollati gli idoli d'Egitto davanti a lui, sarebbe venuto meno il cuore degli Egiziani, ed altre cose contenute in quella profezia e che accaddero nei tempi della nascita di Cristo, nostro Signore. Tralasciando quello che non appartiene al mio scopo, dico che, proseguendo il loro pellegrinaggio nel modo rivelato, Gesù, Maria e Giuseppe giunsero, dopo più giornate, alla terra d'Egitto. Prima di fermarsi nella città di Eliopoli, volendo così il Signore, furono guidati dagli angeli per molti altri luoghi, dove sua Maestà voleva operare alcuni di quei prodigi e benefici con cui arricchire l'Egitto. Così impiegarono in questi viaggi più di cinquanta giorni, da Betlemme o da Gerusalemme camminarono più di duecento leghe, benché per un'altra via non sarebbe stato necessario viaggiare tanto per arrivare dove presero dimora e residenza.

642. Gli Egiziani erano molto dediti all'idolatria ed alle superstizioni che di solito l'accompagnano; perfino i piccoli villaggi di quella regione erano pieni di idoli. A molti di essi erano stati eretti dei templi, infestati da vari demoni. In quei luoghi accorrevano gli infelici abitanti per adorare gli idoli, con sacrifici e cerimonie ordinate dai medesimi demoni, che alle loro domande davano risposte ed oracoli, dai quali la gente, stolta e superstiziosa, si lasciava guidare ciecamente. A causa di queste menzogne vivevano tanto fuori di senno ed attaccati all'adorazione del demonio, che era necessario il braccio forte del Signore, che è lo stesso Verbo incarnato, per riscattare quel popolo abbandonato e toglierlo dall'oppressione in cui lo teneva Lucifero, più dura e pericolosa di quella inflitta al popolo di Dio. Per conseguire questa vittoria sul demonio e illuminare quelli che vivevano nelle tenebre e nell'ombra della morte, e affinché quel popolo vedesse la grande luce profetata da Isaia, l'Altissimo volle che il sole di giustizia, cioè Cristo, pochi giorni dopo la sua nascita comparisse in Egitto nelle braccia della sua fortunatissima madre, risplendendo su tutta la terra in forza della sua divina luce.

643. Arrivò dunque il bambino Gesù con la Madre e san Giuseppe alla popolata terra d'Egitto. Quando entrava nei paesi, il Dio bambino nelle braccia della Madre, alzando gli occhi al cielo, con le mani giunte, pregava il Padre, chiedendo la salvezza di quegli abitanti, schiavi di Lucifero. Subito usava del suo divino e regale potere sopra i demoni che stavano negli idoli, precipitandoli nel profondo dell'inferno. Quelli, come fulmini scagliati dalle nuvole, uscivano dalle loro dimore e cadevano sino nel fondo più remoto delle tenebrose caverne infernali. Nello stesso momento, con grande fragore crollavano gli idoli, sprofondavano i templi, e rovinavano gli altari dell'idolatria. La causa di questi effetti miracolosi era nota alla divina Signora, che si univa al suo santissimo Figlio nelle sue suppliche, come cooperatrice, in tutto, della salvezza umana. San Giuseppe sapeva anche che tutte queste erano opere del Verbo incarnato, perciò con santa ammirazione lo benediceva e lodava. I demoni, però, pur sentendo la forza del potere divino, non sapevano da dove uscisse.

644. I popoli dell'Egitto si meravigliavano per una novità così inaspettata. Tuttavia, tra i più saggi, vi era qualche tradizione ricevuta dagli antichi, sin dal tempo in cui Geremia dimorò in Egitto, secondo la quale un re dei Giudei sarebbe venuto in quel regno e, allora, sarebbero stati distrutti i templi degli idoli d'Egitto. Di questa venuta la gente del popolo non sapeva nulla, e nemmeno i dottori conoscevano come ciò sarebbe avvenuto. E così il timore e la confusione erano comuni a tutti, poiché si turbarono e temettero, in conformità alla profezia di Isaia. Per questa novità, mentre s'interrogavano reciprocamente, alcuni, con la curiosità di vedere i forestieri, si avvicinarono alla nostra gran Regina e signora e a san Giuseppe, e ragionavano con loro della rovina dei templi e degli dei che adoravano. La Madre della sapienza, prendendo spunto da queste domande, incominciò a far ricredere quelle popolazioni, parlando del vero Dio ed insegnando loro che egli era l'unico Dio, creatore del cielo e della terra, e che lui solo doveva essere adorato e riconosciuto come tale. Gli altri erano falsi e bugiardi e non si distinguevano dal legno, dal fango o dai metalli con i quali erano formati; non avevano occhi, né orecchie, né alcun potere; gli stessi artefici li potevano distruggere e disfare allo stesso modo in cui li avevano plasmati, e così poteva fare qualunque altro uomo, perché tutti erano più nobili e potenti di essi. Le risposte che davano venivano dai demoni ingannatori e bugiardi rinchiusi in essi, e non avevano alcun vero potere, essendo vero solo Di.

645. L'aspetto della divina Signora, così soave e dolce nelle sue parole, tanto vive ed efficaci, era così piacevole ed amabile, e gli effetti dei suoi ragionamenti così salutari, che si diffondeva la notizia dell'arrivo dei pellegrini e forestieri e molta gente accorreva a vederli e ad ascoltarli. Accadeva che, nel medesimo tempo, la preghiera del Verbo incarnato procurasse loro grandi aiuti ed anche l'insolita rovina degli idoli. Era incredibile la commozione della gente e la conversione dei cuori, che si volgevano alla conoscenza del vero Dio facendo penitenza dei loro peccati, senza sapere da dove né per quale mezzo venisse loro questo bene. Gesù e Maria proseguirono il cammino tra molte genti in Egitto, operando queste e molte altre meraviglie, scacciando i demoni non solamente dagli idoli, ma anche da molte persone che essi tenevano in possesso, risanando molti da gravi e pericolose infermità, illuminando i cuori di varie persone e, tanto la divina Signora che san Giuseppe, catechizzando ed insegnando il cammino della verità e della vita eterna. Molti venivano attratti ad ascoltare l'insegnamento di vita e di salvezza per le loro anime, con questi ed altri benefici temporali tanto importanti per la gente ignorante e profana.

646. Giunsero alla città di Ermopoli, situata verso la Tebaide, e chiamata, da alcuni, città di Mercurio. In essa si trovavano numerosi idoli e demoni molto potenti e, in particolare, ne esisteva uno in un albero che stava all'ingresso della città. Gli abitanti l'avevano onorato per la sua bellezza e grandezza, ed il demonio aveva colto l'occasione per usurpare quell'adorazione, collocando la sua sede in un albero. Quando il Verbo incarnato gli giunse vicino, non solo il demonio lasciò quel posto e fu precipitato nel profondo dell'inferno, ma anche l'albero s'inclinò sino al suolo, mostrandosi grato della sua sorte. Ciò avvenne perché anche le creature insensibili testimoniassero quanto sia tirannico il dominio di questo nemico. Il miracolo dell'inclinarsi degli alberi successe altre volte nei luoghi in cui passava il loro Creatore, benché non rimase il ricordo di tutti. Questa meraviglia di Ermopoli, però, durò per molti secoli, perché in seguito le foglie e i frutti di quell'albero sanavano da molte infermità. Molti autori, parlando della venuta e della dimora del Verbo incarnato e della sua santissima Madre in quella terra, scrissero di questo miracolo, come anche di altri che accaddero nelle città per le quali passavano: ad esempio, di una fontana, che si trova vicino al Cairo, dove la divina Signora prese dell'acqua per bere e lavare le fasce del bambino. Tutto ciò avvenne veramente, e fino ad oggi perdura la tradizione e la venerazione di quei prodigi non solo tra i fedeli che visitano i luoghi santi, ma anche tra i medesimi infedeli, che in epoche diverse hanno ricevuto alcuni benefici temporali dalla mano del Signore. Egli li elargisce loro o per convalidare maggiormente la sua causa, o perché si conservi quel ricordo. Simile memoria esiste ancora di altri luoghi, nei quali dimorarono ed operarono grandi meraviglie. Però non è necessario darne qui ora relazione, perché mentre dimorarono in Egitto, si trattennero principalmente nella città di Eliopoli, che non senza mistero si chiamava città del sole ed ora Cairo.

647. Scrivendo queste rivelazioni, domandai con stupore alla gran Regina del cielo perché con Gesù bambino avesse peregrinato per tante terre e luoghi sconosciuti. Mi sembrava, infatti, che proprio per questa causa fossero aumentate di molto le loro pene e sofferenze. E sua Maestà mi rispose: «Non ti meravigliare che per conquistare tante anime peregrinassimo il mio santissimo Figlio ed io, perché anche per una sola, se fosse stato necessario, avremmo girato tutto il mondo se non ci fosse stata altra soluzione». Così, se ci sembra molto quello che fecero per la salvezza umana, è perché ignoriamo l'immenso amore col quale ci amarono, e perché noi non sappiamo amare in modo proporzionato a ciò.

648. Lucifero si alterò molto per l'effetto prodotto dal veder discendere all'inferno tanti demoni precipitati da una forza per loro straordinaria e sconosciuta. E, bruciando nel fuoco del suo furore, venne nel mondo e corse per molti luoghi, al fine di trovare la causa di così inauditi eventi. Passò per tutto l'Egitto dove erano caduti i templi e gli altari con i loro idoli e, arrivato ad Eliopoli, nella quale, essendo una grande città, era maggiormente visibile la distruzione del suo impero, cercò di sapere ed esaminare con grande attenzione che tipo di gente vi si trovasse. Non incontrò altra novità, se non che Maria santissima era venuta in quella città e in quella terra. Non diede infatti alcuna importanza al bambino Gesù, giudicandolo un bambino come gli altri, giacché egli non ne conosceva la differenza. Siccome era stato vinto tante volte dalle virtù e dalla santità della prudente Madre, s'insinuarono in lui nuovi sospetti, poiché non stimava che una donna potesse compiere opere tanto grandi. Pertanto determinò di nuovo di perseguitarla, avvalendosi, a tal fine, dei suoi ministri di malvagità.

649. Ritornò subito nell'inferno e, convocato un conciliabolo dei principi delle tenebre, li ragguagliò sulla distruzione degli idoli e dei templi d'Egitto. I demoni, infatti, quando uscirono da essi, furono precipitati dal potere divino con tanta celerità, confusione e pena, che non percepirono ciò che successe agli idoli ed ai luoghi che lasciavano. Lucifero, informandoli di quanto stava succedendo e che il suo impero stava andando in rovina in tutto l'Egitto, disse loro che non ne comprendeva il motivo. In effetti, in quella terra, aveva incontrato solo la donna sua nemica - come la chiamava il drago -, il cui potere, benché sapesse essere speciale, non presumeva potesse avere tanta forza, quanto essi ne avevano sperimentata in quell'occasione. Nondimeno decideva di muoverle nuovamente guerra, e tutti dovevano essere preparati a questo. I ministri di Lucifero risposero che erano pronti ad obbedire e, cercando di consolarlo nel suo disperato furore, gli promisero la vittoria, come se le loro forze fossero state uguali alla loro arroganza.

650. Dall'inferno uscirono insieme molte legioni e si avviarono verso l'Egitto dove stava la Regina del cielo. Erano certi che, se l'avessero vinta, avrebbero confortato la loro perdita con questo trionfo e avrebbero recuperato tutto ciò che in quel miserabile regno era stato loro tolto dal potere di Dio, del quale sospettavano che Maria santissima fosse strumento. Fu un fatto straordinario che non potessero accostarsi a lei per più di duemila passi, mentre pretendevano di avvicinarsi per tentarla secondo i loro diabolici fini; nascostamente li tratteneva la forza divina, che essi riconoscevano provenire dalla parte della medesima Signora. Sebbene Lucifero e gli altri nemici si sforzassero e si ostinassero, venivano estenuati e trattenuti come stretti in forti legami che li tormentavano, senza che potessero avvicinarsi al luogo da cui l'invincibile Regina stava guardando tutto col potere dello stesso Dio nelle sue braccia. Lucifero, persistendo in questa lotta, fu un'altra volta precipitato nel profondo con le sue numerose e malvagie schiere. Questa sopraffazione e questo schianto diede pensiero e tormento grande al drago. Dato che nei giorni dopo l'incarnazione, come si è riferito, gli era accaduta molte volte la medesima cosa, iniziò a sospettare che il Messia fosse venuto nel mondo. Tuttavia, poiché questo mistero, che si aspettava noto e grandioso, a lui era ignoto, rimaneva sempre più confuso e ingannato, pieno di furore e di rabbia che lo crucciava. Impazziva nel ricercare la causa del suo danno e, quanto più la rimuginava nella sua mente, tanto meno la conosceva.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

651. Figlia mia, grande e stimabile sopra ogni bene è la consolazione delle anime fedeli e amiche del mio santissimo Figlio, quando con fede viva riflettono sul loro servire ad un Signore che è Dio degli dei e Signore dei signori, che solo detiene il potere e il dominio di ogni cosa creata, a cui solo spetta la potenza, e che regna e trionfa sui suoi nemici. In questa verità si diletta l'intelletto, si ricrea la memoria, gioisce la volontà e tutte le facoltà dell'anima devota si abbandonano, senza paura, alla soavità che sentono con così nobili attività, contemplando quell'oggetto di bontà, santità e potere infinito, che non ha bisogno di nessuno e dalla cui volontà dipende tutto il creato". Oh, quanti beni insieme perdono le creature, che incuranti della loro felicità impiegano tutto il tempo della vita e le loro capacità nell'occuparsi del visibile, nell'amare il momentaneo e nel cercare i beni apparenti e caduchi! Io vorrei, figlia mia, che tu con la conoscenza e la luce che hai evitassi questo pericolo, e che il tuo intelletto e la tua memoria si occupassero sempre della verità dell'essere di Dio. Immergiti e sprofondati in questo mare interminabile, ripetendo continuamente: Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Chi è come lui, che è onnipotente e non dipende da nessuno, che umilia i superbi ed abbatte quelli che il mondo ottenebrato chiama potenti, che trionfa sul demonio e lo abbatte fino nell'abisso dell'inferno?

652. Affinché tu possa dilatare meglio il tuo cuore in queste verità ed acquisire con esse maggiore preminenza sopra i nemici dell'Altissimo e tuoi, voglio che mi imiti per quanto ti è possibile, gloriandoti delle vittorie e dei trionfi del suo braccio onnipotente e facendo in modo di avere parte in quelle che egli vuole sempre riportare su questo drago spietato. Non è possibile che lingua di creatura, neppure quella dei serafini, possa comunicare ciò che sentivo nell'anima, quando vedevo, nelle mie braccia, il mio santissimo Figlio compiere tanti miracoli contro i suoi nemici ed in favore di quelle anime cieche e tiranneggiate dai loro errori, e mi accorgevo che la lode al nome dell'Altissimo cresceva e si propagava per mezzo del suo Unigenito fatto uomo. La mia anima, in questo giubilo, magnificava il Signore e componeva col mio santissimo Figlio nuovi cantici di lode come madre sua e sposa dello Spirito Santo. Tu sei figlia della santa Chiesa, sposa del mio Figlio benedetto e favorita dalla sua grazia; è giusto, dunque, che tu sia diligente e sollecita nel conquistargli questa gloria ed esaltazione, combattendo contro i suoi nemici, affinché il tuo Sposo riporti questo trionfo.