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CAPITOLO 6

 

L'Altissimo manifesta a Maria signora nostra altri misteri; con le opere del sesto giorno della creazione.

 

59. L'Altissimo continuava a preparare da vicino la nostra Principessa a ricevere il Verbo eterno nel suo grembo verginale ed ella continuava senza sosta le sue fervorose preghiere, affinché egli venisse nel mondo. Arrivata così la notte del sesto giorno, con la medesima voce e forza, ella fu chiamata ed elevata in spirito e le si manifestò la Divinità in visione astrattiva, preceduta da più intensi gradi d'illuminazione, con l'ordine delle altre volte, ma sempre con effetti più divini e con più profonda cognizione degli attributi dell'Altissimo. In questa orazione trascorreva nove ore e ne usciva all'ora terza. E sebbene allora cessasse quella sublimc visione dell'essere di Dio, non per questo Maria santissima si separava dalla vista di lui e dalla preghiera, ma rimaneva in un'altra, che, per quanto fosse inferiore rispetù a quella che lasciava, era assolutamente altissima e superiore alla più grande di tutti i santi e i giusti. Tutti questi favori e doni erano più divini negli ultimi giorni, prossimi all'incarnazione, senza che per questo la impedissero nelle occupazioni del suo stato, poiché in questo caso Marta non si lamentava che Maria la lasciasse sola nel servire.

60. Dopo aver conosciuto la Divinità in quella visione, le furono immediatamente manifestate le opere del sesto giorno della creazione del mondo e, come se si fosse trovata presente, conobbe nel medesimo Signore come alla sua parola divina la terra avesse prodotto ogni essere vivente nel suo genere, secondo quanto dice la Genesi, intendendo con questo termine gli animali terrestri, più perfetti dei pesci e degli uccelli. Vide tutte queste specie di animali, che furono creati nel sesto giorno; inoltre le fu manifestato che alcuni si chiamano giumenti perché servono e aiutano gli uomini, altri bestie, perché più feroci e selvatici, altri rettili, perché si sollevano da terra di poco o per niente, e di tutti comprese le qualità, l'aggressività e la forza, i compiti, i fini e tutte le caratteristiche distintamente. Su tutti questi animali le fu dato il dominio e ad essi fu imposto di obbedirle. Ella avrebbe potuto calpestare l'aspide e camminare sul basilisco senza timore, perché si sarebbero sottomessi tutti ai suoi piedi, e molte volte così fecero al suo comando alcuni animali, come accadde alla nascita del suo Figlio santissimo, quando il bue e l'asinello si prostrarono e riscaldarono col proprio fiato il bambino Dio, perché lo comandò loro la divina Madre.

61. In questa pienezza di conoscenza la nostra divina Regina comprese con somma perfezione il modo imperscrutabile con cui Dio indirizzava tutto quello che creava a servizio e beneficio del genere umano, e quanto l'uomo per tale favore fosse debitore verso il suo creatore. Fu davvero opportuno che Maria santissima avesse questa capacità, affinché con essa desse a Dio un contraccambio degno di tali benefici, mentre né gli uomini né gli angeli lo fecero, mancando alla debita corrispondenza o non giungendo ad operare tutto ciò che le creature avrebbero dovuto. La Regina riempì questo vuoto e riparò a tutto quello che noi non potemmo o non volemmo. Quindi, con la sua corrispondenza, la giustizia divina restò come soddisfatta, poiché ella si frappose fra questa e le creature; per la sua innocenza e gratitudine si rese assai gradita all'Altissimo, che si considerò più obbligato dalla sola Maria santissima che da tutto il resto delle creature. In questo modo tanto misterioso si preparava la venuta di Dio nel mondo, perché si rimuoveva l'impedimento per mezzo della santità di colei che doveva essere sua Madre.

62. Nella medesima visione, poi, conobbe come, dopo la creazione di tutte le creature non razionali, a compimento e perfezione del mondo, la santissima Trinità disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e come in virtù di questo comando divino il primo uomo fu formato di terra. Penetrò perfettamente l'armonia del corpo umano, l'anima e le sue facoltà, la sua creazione ed infusione nel corpo e l'unione con esso per comporre il tutto; conobbe una per una tutte le parti del corpo umano: il numero delle ossa, delle vene, delle arterie, dei nervi e dei legamenti, la connessione dei vari elementi fino a formare ogni singola costituzione, la facoltà di alimentarsi, svilupparsi, nutrirsi e muoversi; intuì come per la disuguaglianza o il mutamento di tutta questa armonia si originavano le infermità e come a queste si poteva rimediare. La nostra prudentissima Vergine comprese tutto ciò meglio di tutti i filosofi del mondo e più degli stessi angeli.

63. Qui il Signore le manifestò il felice stato della giustizia originale, in cui aveva costituito i nostri progenitori Adamo ed Eva; ella conobbe le condizioni, la bellezza e la perfezione dell'innocenza e della grazia e il poco tempo che in essa perseverarono. Intese il modo in cui furono tentati e vinti dall'astuzia del serpente e gli effetti del peccato, il furore e l'odio dei demoni contro il genere umano. Alla vista di queste cose, la nostra Regina fece grandi ed eroici atti di sommo gradimento per l'Altissimo, riconobbe di essere loro figlia, discendendo da una natura tanto ingrata verso il suo creatore. Per una tale consapevolezza, si umiliò alla divina presenza, ferendo così il cuore di Dio ed obbligandolo a sollevarla al di sopra di tutto il creato. Ella intanto s'impegnò a piangere quella prima colpa con tutte le altre che ne derivarono, come se lei stessa fosse responsabile di tutte. Perciò potrebbe già chiamarsi felice colpa quella che meritò di essere pianta con lacrime così preziose nella stima del Signore e che cominciarono ad essere pegno certo della nostra redenzione.

64. Della magnifica opera della creazione dell'uomo ella rese degne grazie al Creatore; quanto invece alla disubbidienza dei progenitori, e specialmente alla seduzione e all'inganno di Eva, la considerò attentamente e in cuor suo propose di riparare, con un'obbedienza continua, a quella che essi avevano negato al loro Dio e Signore. Questa sottomissione fu così bene accetta a sua Maestà, che ordinò si compisse e si eseguisse in questo giorno, alla presenza degli angeli, la verità figurata nella storia del re Assuero, quando fu riprovata la regina Vasti, privata della dignità regale per la sua disubbidienza, ed al suo posto fu innalzata a regina l'umile e graziosa Ester.

65. Questi misteri si corrispondevano in tutto con ammirabile consonanza; infatti il sommo e vero Re, per mostrare la grandezza del suo potere e i tesori della sua divinità, fece il grande convito della creazione e, preparata la mensa aperta a tutte le creature, vi chiamò il genere umano, creando i suoi progenitori. Vasti, cioè la nostra madre Eva, disubbidì ribellandosi al comando divino, per cui il vero Assuero, con mirabile approvazione e lode degli angeli, ordinò in questo giorno che fosse innalzata alla dignità di regina di tutto il creato l'umilissima Ester, cioè Maria santissima, piena di grazia e di bellezza e scelta fra tutte le figlie del genere umano per esserne la salvatrice e per essere madre del suo Creatore.

66. Per dare compimento a questo mistero, durante questa visione l'Altissimo infuse nel cuore della nostra Regina una nuova avversione per il demonio, come Ester la ebbe per Aman 5 . La conseguenza fu che lo rimosse dal suo posto, voglio dire dal dominio che aveva nel mondo, schiacciando il capo della sua superbia e trasciùandolo sino al patibolo della croce, dove egli pretendeva di distruggere e vincere l'uomo-Dio. Così fu punito e vinto egli stesso. A tutto ciò contribuì Maria santissima, come diremo a suo tempo. Infatti, poiché l'invidia di questo grande drago aveva avuto inizio fin da quando aveva visto nel cielo la donna vestita di sole, che era questa celeste Signora, la contesa continuò fino a che attraverso di lei fu privato del suo tirannico dominio. E come al posto del superbo Aman fu onorato il fedelissimo Mardocheo, così accadde al castissimo e fedelissimo Giuseppe, che si curò della salvezza della nostra divina Ester e continuamente le chiese di pregare per la liberazione del suo popolo, giacché su questo sempre vertevano i colloqui di san Giuseppe con la sua sposa purissima. Fu per lei che egli venne innalzato all'altezza di santità che ottenne e ad una dignità così eccellente da ricevere dal Re supremo l'anello con il suo sigillo, perché con esso comandasse al medesimo Dio fatto carne, il quale stava a lui sottomesso, come dice il Vangelo. Dopo ciò la nostra Regina uscì da questa visione.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

67. Figlia mia, fu ammirabile il dono dell'umiltà che l'Altissimo mi concesse in questo avvenimento, di cui hai scritto. E poiché sua Maestà non rigetta chi lo chiama, né rifiuta i suoi favori a chi si dispone a riceverli, voglio che tu mi imiti e mi sia compagna nell'esercizio di questa virtù. Io non ero partecipe in alcun modo della colpa di Adamo, perché fui esente dal peccato della sua disubbidienza; tuttavia, condividendo la sua natura ed essendo, solo in quanto ad essa, sua figlia, mi umiliai sino ad annullarmi nella stima di me stessa. Di fronte a questo esempio, dunque, fino a qual punto dovrà umiliarsi chi noù solo partecipò della colpa originale, ma in seguito ne commise altre ancora senza numero? Lo scopo, poi, di questa umile consapevolezza non vuole essere soltanto quello di rimuovere la pena di queste colpe, ma anche e soprattutto quello di riparare e compensare l'onore che con esse si tolse e si negò al Signore e creatore di tutti.

68. Se un tuo fratello offendesse gravemente il tuo padre naturale, tu non saresti figlia grata e leale verso di lui, né vera sorella di tuo fratello, se non ti addolorassi e non piangessi l'affronto e il danno come fatto a te; infatti al padre devi tutta la riverenza e al fratello amore come a te stessa. Ora, o carissima, esamina con la vera luce quanta differenza c'è tra il Padre vostro che sta nei cieli e il padre naturale, considera che siete tutti figli suoi, uniti tra voi con i vincoli più stretti di fratelli, e che siete tutti servi di questo solo vero Signore. Quindi, come ti umilieresti e piangeresti con grande rossore se i tuoi fratelli naturali commettessero qualche colpa riprovevole, così voglio che tu faccia per i peccati dei mortali contro Dio, affliggendotene con vergogna come se li attribuissi a te stessa. Questo è quanto feci io conoscendo la disobbedienza di Adamo ed Eva, nonché i mali che ne conseguirono al genere umano. L'Altissimo si compiacque di tale riconoscimento e di tale carità da parte mia, poiché è molto gradito ai suoi occhi chi piange i peccati di cui si dimentica chi li commette.

69. Nello stesso tempo, per quanto grandi ed eccelsi siano i favori che ricevi dall'Altissimo, starai bene attenta a non crederti per questo fuori pericolo e non sdegnerai di attendere ed abbassarti alle opere di carità. Questo non è un lasciare Dio, poiché la fede t'insegna, e la luce speciale di cui godi ti aiuta, a portarlo con te in ogni luogo e in mezzo a qualsiasi occupazione; questo è solo un lasciare te stessa e le tue preferenze per soddisfare a quelle del tuo Signore e sposo. Bada bene, in questi affetti spirituali, di non lasciarti trasportare dall'inclinazione né da un'apparente buona intenzione o dalla soddisfazione interiore, poiché molte volte sotto questo manto si nasconde il pericolo più grande. Sempre, in questi dubbi, la santa obbedienza fa da regola e da maestra e con essa procederai nelle tue azioni con sicurezza, senza fare altra scelta. Infatti, grandi vittorie e grandi tesori di meriti sono vincolati al sincero arrendersi ed assoggettare il proprio volere a quello altrui. Tu, insomma, non devi mai né volere né non volere e con ciò canterai vittorie superando i nemici.