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CAPITOLO 3

 

Continua la narrazione di ciò che l'Altissimo concesse a Maria santissima nel terzo dei nove giorni precedenti l'incarnazione.

 

27. La destra di Dio onnipotente, che a Maria santissima rese libero l'accesso alla divinità, andava arricchendo ed ornando, con la partecipazione dei suoi infiniti attributi, quel purissimo spirito e corpo verginale, che aveva eletto per tabernacolo, tempio e città santa della sua abitazione. Difatti la celeste Signora, inabissata in quell'oceano della Divinità, si allontanava ogni giorno di più dal suo essere terreno, e si trasformava in un altro celeste, scoprendo sempre nuovi misteri che il Signore le manifestava. Ora, è vero che il desiderio della creatura si soddisfa con ciò che riceve, ma, poiché il Signore è infinito e dona a suo piacimento, resta sempre qualcosa da desiderare e conoscere. Nessuna semplice creatura poté, né potrà mai, arrivare al punto a cui giunse Maria santissima nella conoscenza di Dio e delle creature. Ella penetrò misteri è osì profondi e arcani che né gli uomini né le gerarchie degli angeli eguaglieranno mai questa Principessa del cielo, almeno in ciò che ricevette per divenire Madre del Creatore.

28. Nel terzo dei nove giorni che sto narrando, dopo aver premesso le predisposizioni che dissi nel primo capitolo, la Divinità le si manifestò con una visione astrattiva, come negli altri due giorni. Troppo lenta e sproporzionata è la nostra capacità per intendere in che modo si moltiplicavano questi doni e queste grazie, che l'Altissimo accumulava in Maria santissima e io non trovo parole nuove per spiegare gran parte di quello che mi venne manifestato. Dirò solo che la sapienza e il potere divino stavano lavorando colei che avrebbe dovuto essere Madre del Verbo, perché, per quanto possibile a una semplice creatura, potesse giungere ad avere la somiglianza e la conformazione adeguata alle Persone divine. E così chi meglio intenderà la distanza tra questi due estremi, cioè il Creatore infinito e la creatura umana finita, potrà meglio comprendere la difficoltà e la grandezza dei mezzi necessari per unire e armonizzare fra loro questi due estremi.

29. La celeste Signora copiava, dagli originali della Divinità, nuovi ritratti dei suoi attributi e delle sue virtù infinite. La sua bellezza si perfezionava interamente con i ritocchi, le tinte e i riflessi che le dava il pennello della divina Sapienza. In questo terzo giorno le vennero manifestate le opere della creazione del mondo, così come avvennero appunto il terzo giorno. Conobbe quando e come le acque, che stavano sotto il cielo, si raccolsero, al comando divino, in un solo luogo, scoprendo la superficie arida, che il Signore chiamò terra, mentre chiamò mare l'insieme delle acque. Conobbe come la terra fece germogliare l'erba fresca con il suo seme, e così pure ogni genere di piante e di alberi fruttiferi con i loro semi, ciascuno secondo la propria specie. Conobbe e scrutò la grandezza del mare, la sua profondità e come sono ripartite le sue acque; la corrispondenza dei fiumi e delle fonti, che da esso hanno origine e in esso sfociano; le specie delle piante, erbe, radici e sementi, degli alberi, dei fiori e frutti, e che tutte e ciascuna di esse giovano a qualche effetto e servono all'uomo. Tutto questo intese e penetrò la nostra Regina con maggior chiarezza e ampiezza dello stesso Adamo e di Salomone. Tutti i medici del mondo al confronto furono ignoranti, malgrado tutti i loro studi ed esperimenti, perché Maria santissima imparò tutto ciò che ad altri risulta nuovo, come si legge nel libro della Sapienza al capitolo settimo. Come poi lo imparò senza finzione, così lo comunicò senza invidia, e in lei si verificò, con eminenza incomparabile, tutto ciò che in esso dice Salomone.

30. Allo scopo di esercitare la carità verso i poveri e i bisognosi, la nostra Regina usò di questa scienza in alcune occasioni, ma sempre l'ebbe a disposizione, poiché per lei era semplicissimo farne uso, come per un musicista è facile maneggiare uno strumento della sua arte, in cui sia molto versato. Non sarebbe avvenuto diversamente in tutte le altre scienze, quando avesse voluto o fosse stato necessario esercitarle a servizio dell'Altissimo, poiché avrebbe potuto usare di tutte come maestra, in cui erano raccolte meglio che in qualunque altro mortale valente in qualche arte e scienza. Aveva anche dominio sopra le virtù, le qualità e le funzioni delle pietre, delle erbe e piante. Quello che Cristo nostro Signore promise agli Apostoli ed ai primi fedeli, che cioè non sarebbero stati danneggiati dai veleni se mai ne avessero bevuto, fu un privilegio che ebbe anche la nostra Regina, ma con tale potere, che né il veleno né altra cosa alcuna avrebbe potuto disturbarla o farle danno senza che ella volesse.

31. La prudentissima Principessa e signora tenne sempre nascosti questi privilegi e favori, e non usava di essi per se stessa, come già si è detto, per non sottrarsi al patire che il suo Figlio santissimo scelse per sé. Anche prima di concepiilo e di essere madre, era guidata in questo dalla luce divina e dalla conoscenza che aveva della passibilità futura del Verbo che doveva farsi uomo. Ma, dopo esserne divenuta madre, vedendo e sperimentando questa verità nel suo figlio e Signore, acconsentiva ancor più o, per meglio dire, comandava alle creature che l'affliggessero con la loro forza e azione, come facevano con il loro Creatore. Tuttavia l'Altissimo, non volendo che la sua sposa unica ed eletta fosse sempre molestata dalle creature, molte volte le tratteneva, affinché avesse dei tempi in cui, libera da questi patimenti, godesse le delizie del sommo Re.

32. Il terzo giorno, Maria santissima ricevette un altro singolare privilegio a favore dei mortali nella visione della Divinità, perché in essa Dio le manifestò, in modo speciale, l'inclinazione dell'amore divino a salvare gli uomini e a sollevaili da tutte le loro miserie. Facendole conoscere questa infinita misericordia e ciò che egli in virtù di essa doveva operare, l'Altissimo comunicò a Maria purissima una partecipazione più sublime dei suoi attributi, perché, come Madre ed avvocata dei peccatori, intercedesse per loro. Questo effetto divino, per cui Maria santissima partecipò dell'amore di Dio verso gli uomini e dell'inclinazione di lui a salvarli, fu così potente che, da allora in poi, se il Signore non l'avesse assistita per fortificarla, non avrebbe potuto reggere all'impetuoso desiderio di aiutare e salvare tutti i peccatori. Per tale amore e carità, se fosse stato necessario o conveniente, infinite volte si sarebbe data in potere alle fiamme, alla spada, ai più acuti tormenti e alla morte. Non soltanto, poi, non si sarebbe rifiutata di soffrire tutti i martiri, le angosce, le tribolazioni, i dolori e le infermità, ma le sarebbe stato anche di grande conforto sopportare tutto ciò per la salvezza dei mortali. Quanto infatti fino ad oggi tutti gli uomini hanno patito dal principio del mondo e patiranno sino alla fine, per l'amore di questa misericordiosissima Madre sarebbe ancora poco. Vedano dunque i mortali e i peccatori quanto devono a Maria santissima.

33. Da quel giorno possiamo dire che la nostra Signora divenne madre di pietà e di misericordia, e di misericordia grande per due ragioni: la prima, perché da allora, con speciale affetto e desiderio, anelò a comunicare, senza invidia, i tesori della grazia che aveva conosciuto e ricevuto, e questo beneficio le procurò una così ammirabile dolcezza e un cuore così benigno, che l'avrebbe voluto dare a tutti, e tutti avrebbe voluto depositare in quel cuore, perché fossero partecipi dell'amore divino che ardeva in esso. Inoltre, ed è la seconda ragione, perché quest'amore, che Maria purissima concepì per la salvezza degli uomini, fu una delle maggiori inclinazioni che la disposero a concepire il Verbo eterno nel suo grembo verginale. Era perciò conveniente che tutta misericordia, benignità, pietà e clemenza fosse colei che doveva generare e partorire quel Verbo incarnato che, per sua misericordia, clemenza e amore, volle umiliarsi fino alla nostra natura e nascere da essa, passibile per gli uomini. Si è soliti dire che il figlio prende dalla madre, perché porta le sue qualità, come l'acqua porta quelle dei minerali tra cui scorre. In questo caso tuttavia, benché questo Figlio fosse nato con i vantaggi della divinità, portò anche le qualità di una tale Madre nel grado possibile, per cui ella non sarebbe stata predisposta a concorrere con lo Spirito Santo a questa concezione, nella quale solamente mancò l'uomo, se non fosse stata simile al Figlio nelle qualità dell'umanità.

34. Dopo questa visione, Maria santissima occupò tutto il resto del giorno nella recita delle preghiere e delle devozioni che il Signore le aveva ordinato. Così il suo fervore cresceva sempre più, ma anche il cuore del suo sposo divino era sempre più ferito d'amore per lei, cosicché si può dire che egli attendesse con nostalgia il giorno e l'ora in cui avrebbe potuto riposare tra le braccia e sul cuore della sua diletta Madre.

 

Insegnamento che mi diede la Regina santissima

 

35. Figlia mia carissima, grandi furono i favori che mi elargì il braccio dell'Altissimo nelle visioni della sua divinità comunicatemi in quei giorni, prima di concepirlo nel mio grembo. Tuttavia, sebbene egli non si manifestasse a me immediatamente e chiaramente senza velo, mi si rivelava in modo altissimo, e con effetti riservati alla sua sapienza. Or quando, rinfrescando la memoria di ciò che avevo visto mediante l'immagine che mi era rimasta, mi sollevavo in spirito e consideravo chi fosse Dio per gli uomini e chi fossero essi per la sua maestà, mi s'infiammava il cuore e si spezzava di dolore, perché, da una parte, conoscevo l'immensa grandezza dell'amore di Dio verso i mortali e, dall'altra, la loro ingratissima dimenticanza verso una così incomprensibile bontà. Questa considerazione mi avrebbe molte volte procurato la morte, se Dio non mi avesse confortata e sostenuta. Questo sacrificio della sua serva fu molto gradito a sua Maestà, ed egli l'accettò a preferenza di tutti gli olocausti dell'antica legge, perché guardò la mia umiltà e ne fu molto compiaciuto. Quando mi esercitavo in questi atti, concedeva sempre grandi misericordie a me e al mio popolo.

36. Carissima, ti rivelo questi misteri, perché tu ti sollevi ad imitarmi, fin dove potranno giungere le tue scarse forze sorrette dalla grazia, contemplando come modello ed originale le opere che hai conosciuto. Pensa seriamente e medita spesso, con la luce che ricevi e con la ragione, quanto è grande per i mortali il dovere di corrispondere a così immensa pietà e all'inclinazione che Dio ha a soccorrerli. Nelle tue riflessioni, a ciò contrapporrai il pesante e duro cuore dei figli di Adamo. Perciò, voglio che il tuo cuore si stemperi tutto in affetti di gratitudine verso il Signore e di compassione per questi uomini sventurati. Figlia mia, ti assicuro che, nel giorno del giudizio universale, il maggiore sdegno del giusto giudice sarà per aver dimenticato gli ingratissimi uomini questa verità. La sua ira sarà così violenta, e la loro confusione per il rimprovero ricevuto così grande, che da so-li si precipiterebbero nell'abisso delle pene, qualora non vi fossero ministri della giustizia divina incaricati di eseguire tale condanna.

37. Per non incorrere in una colpa così brutta e per evitare quell'orrendo castigo, richiama alla memoria i benefici che hai ricevuto da quell'amore e da quella clemenza infiniti, e rifletti che in ciò sei stata privilegiata. Sappi però che così tanti favori e doni singolari non ti sono stati dati per te sola, ma anche per i tuoi fratelli, poiché a tutti si estende la divina misericordia. Perciò la riconoscenza che devi al Signore deve essere prima per te, e poi anche per loro. Se tu sei povera, presenta la vita e i meriti del mio Figlio santissimo, e insieme con essi tutto quello che io patu con la forza dell'amore, per essere grata a Dio e per supplire in qualche modo all'ingratitudine dei mortali. In ciò ti eserciterai molte volte, ricordandoti di quello che io sentivo, facendo gli stessi atti ed esercizi.