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CAPITOLO 28

 

Lucifero persevera con le sue sette legioni nel tentare Maria santissima; la testa di questo drago viene schiacciata.

 

359. Se il principe delle tenebre avesse potuto retrocedere nella sua iniquità, le vittorie che la Regina del cielo aveva riportato sarebbero bastate per abbattere ed umiliare la sua esorbitante superbia. Siccome, però, egli si solleva sempre contro Dio e non è mai sazio della sua malizia, fu vinto, ma non si arrese volontariamente. Bruciava tra le fiamme del suo inestinguibile furore, vedendosi vinto da un'umile e giovane donna, mentre lui ed i suoi ministri infernali avevano sottomesso tanti uomini forti e donne magnanime. Questo nemico giunse a conoscere che Maria santissima era incinta, avendo Dio disposto così, anche se seppe solamente che nel suo grembo c'era un bambino vero, perché la divinità e gli altri misteri sempre rimanevano celati a questi nemici; così, si persuasero che non era il Messia promesso, essendo un bambino come gli altri. Questo inganno li dissuase anche dal credere che Maria santissima fosse la madre del Verbo, che temevano avrebbe loro schiacciato la testa. Tuttavia, giudicarono che da una donna tanto forte e vittoriosa dovesse nascere qualche uomo insigne in santità. Prevedendo ciò, il grande drago concepì contro il frutto di Maria santissima quel furore di cui san Giovanni parla nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse, da me altre volte riferito, attendendo che ella lo partorisse per divorarselo.

360. Lucifero sperimentò un'occulta virtù che l'opprimeva, nell'osservare con premura quel bambino racchiuso nel grembo della sua Madre santissima. Anche se sentiva solamente che alla sua presenza era debole di forze e come legato, questo bastava per inferocirlo e spingerlo a tentare con tutti i mezzi di uccidere quel Figlio a lui tanto sospetto e la Madre, che riconosceva tanto superiore in battaglia. Si manifestò alla purissima Signora in diverse maniere; prendendo spaventose forme visibili, come di toro ferocissimo e di drago terribile, o sotto altro aspetto, bramava avvicinarsi a lei, ma non poteva. Cercava di investirla e si sentiva impedito, senza sapere da chi né come. Si dimenava come una fiera legata ed emetteva così spaventosi ruggiti che, se Dio non li avesse tenuti nascosti, avrebbero sbigottito il mondo e molti sarebbero morti di paura. Lanciava dalla bocca fuoco e fumo di zolfo con schiume velenose. La divina Principessa vedeva ed ascoltava tutto ciò senza turbarsi più che se avesse visto un moscerino. Il nemico causò altri sconvolgimenti nei venti, nella terra e nella casa, scompigliando e mettendo sottosopra ogni cosa; ma neppure per questo Maria santissima perse la serenità e la tranquillità interiore ed esteriore, poiché sempre rimase invitta e superiore a tutto.

361. Al vedersi così superato, Lucifero aprì la sua immondissima bocca e, muovendo la sua lingua bugiarda e sporca, vomitò la malignità che teneva racchiusa in sé, proponendo e nominando alla presenza della celeste Imperatrice tutte le eresie e le sette infernali che aveva architettato con l'aiuto dei suoi depravati ministri. Quando erano stati tutti scacciati dal cielo ed avevano conosciuto che il Verbo divino si sarebbe incarnato per essere capo di un popolo che avrebbe arricchito con favori ed insegnamenti celesti, il drago aveva determinato di inventare errori, sette ed eresie contro tutte le verità che andava scoprendo in ordine alla conoscenza, all'amore ed al culto dell'Altissimo. I demoni avevano impiegato in questo i molti anni che erano passati sino alla venuta di Cristo Signore nostro al mondo. Lucifero, come serpente antico, teneva tutto questo veleno racchiuso nel suo petto. Allora lo vomitò interamente contro la Madre della verità e della purezza e, desiderando infettarla, proferì tutti gli errori che aveva inventato sino a quel giorno contro Dio e la sua verità.

362. Se nel capitolo precedente non è stato opportuno dichiarare tutte le tentazioni, meno ancora conviene riferire qui tali errori, perché non solamente ciò è pericoloso per i deboli, ma anche i molto robusti devono temere questo alito pestifero di Lucifero, che in questa occasione scagliò e diffuse tutto. Per quello che ho compreso, credo senza dubbio che non restò falsità, idolatria né eresia alcuna di quante se ne sono conosciute sino ad oggi nel mondo che questo drago non presentasse alla sovrana Maria, affinché la santa Chiesa in premio delle sue vittorie potesse cantare di lei con ogni verità che ella sola abbatté e soffocò tutte le eresie nel mondo intero. Molto operò la nostra vittoriosa Sulammita, nella quale niente si trovava che non fosse un coro di virtù, ordinate in forma di squadroni per opprimere, abbattere e confondere gli eserciti infernali. Ella contraddisse, detestò, anatematizzò tutte le loro falsità, ciascuna con invitta fede e confessione altissima, professando le verità contrarie, magnificando per queste il Signore come vero, giusto e santo e componendo cantici di lode nei quali erano racchiuse le virtù e la dottrina vera, santa, pura e lodevole. Domandò con fervorosa orazione al Signore che umiliasse in ciò la superba alterigia dei demoni, che li frenasse, affinché non spargessero tanti e così velenosi insegnamenti nel mondo, e che non prevalessero quelli che Lucifero già aveva sparso né quelli che avrebbe tentato di seminare in avvenire fra gli uomini.

363. Per questa grande vittoria della nostra celeste Regina e per la preghiera che fece, compresi che l'Altissimo giustamente impedì al demonio di seminare nel mondo come zizzania tanti errori quanti egli desiderava ed i peccati degli uomini meritavano. Anche se a causa di questi sono state tante le eresie e le sette che finora si sono viste, ve ne sarebbero state molte di più se Maria santissima non avesse schiacciato la testa al drago con tante insigni vittorie e preghiere. Nel dolore e nell'amarezza di vedere la santa Chiesa così afflitta da tanti nemici infedeli, ci può consolare un grande mistero che qui mi fu rivelato: in questo trionfo di Maria santissima ed in un altro che ella riportò dopo l'ascensione del suo Figlio santissimo al cielo - del quale parlerò nella terza parte - sua Maestà concesse alla nostra Regina, come premio di queste battaglie, che per la sua intercessione e per le sue virtù scomparissero le eresie e le sette presenti nel mondo. Non ho conosciuto il tempo stabilito per questo beneficio, ma, sebbene questa promessa del Signore abbia qualche condizione tacita o nascosta, sono certa che i principi cattolici ed i loro vassalli diverrebbero come strumenti di questa Signora nel debellare con grandi ed insigni vittorie gli infedeli, annientando le sette e gli errori che rovinano tanto il mondo, se si guadagnassero il favore della grande regina del cielo e della terra, la invocassero come loro unica avvocata e protettrice ed utilizzassero tutte le loro ricchezze ed il loro potere per l'esaltazione della fede e del nome di Dio e di Maria purissima; questa sarà forse la condizione della promessa.

364. Prima che nascesse Cristo nostro redentore, al demonio parve che egli stesse ritardando la sua venuta a causa dei peccati del mondo. Per impedirla del tutto pretese di aumentare questo ostacolo e di moltiplicare gli errori e le colpe fra i mortali; ma il Signore confuse la sua iniqua superbia, per mano della sua Madre santissima, con i trionfi grandiosi che questa riportò. Dopo la nascita e la morte di Cristo, poi, il medesimo drago pretese di rendere vano il frutto del suo sangue e l'effetto della nostra redenzione, per cui cominciò a seminare gli errori che, dopo gli Apostoli, hanno afflitto ed affliggono la santa Chiesa. Cristo Signore nostro ha affidato alla sua Madre santissima anche la vittoria contro questa iniquità infernale, perché solamente ella meritò tanto, o poté meritarlo. Per lei ebbe fine l'idolatria con la predicazione del Vangelo; per lei si estinsero altre sette antiche, come quelle di Ario, di Nestorio, di Pelagio e di altri; ella, ancora, ha aiutato la fatica e la sollecitudine dei re, dei principi, dei padri e dei dottori della santa Chiesa. Dunque, come si può dubitare che, se adesso con ardente zelo gli stessi principi cattolici, sia ecclesiastici sia laici, facessero ogni sforzo nell'aiutare - per così dire - questa divina Signora, ella tralascerebbe di assisterli, di renderli felicissimi in questa vita e nell'altra e di distruggere tutte le eresie del mondo? Appunto per tale fine il Signore ha tanto arricchito la sua Chiesa e le monarchie cattoliche, perché, se non fosse per questa ragione, starebbero meglio povere. Non era, però, opportuno operare tutto attraverso miracoli, ma conveniva farlo anche con i mezzi naturali, dei quali si possono avvalere con le ricchezze. Se poi essi adempiano o meno questo dovere, non tocca a me giudicarlo. Mi spetta solamente dire quello che il Signore mi ha fatto conoscere, cioè che malamente possiedono i titoli onorifici e la potestà suprema, che Dio ha loro concesso, se non aiutano e difendono la Chiesa e se non procurano con le loro ricchezze che non resti infruttuoso il sangue di Cristo nostro Signore, poiché in ciò i principi cristiani differiscono da quelli infedeli.

365. Ritornando al mio discorso, dico che l'Altissimo, con la sua conoscenza infinita, previde l'iniquità del drago infernale, il quale, mettendo in atto il suo sdegno contro la Chiesa con la semenza dei suoi errori, avrebbe turbato molti fedeli e trascinato dietro di sé con la sua coda le stelle del cielo militante, che sono i giusti, provocando la giustizia divina e quasi impedendo il frutto della redenzione. Sua Maestà determinò con immensa pietà di ovviare a questo danno che minacciava il mondo. Per disporre tutto con la maggiore equità e gloria del suo santo nome, volle che Maria santissima si impegnasse in ciò, perché ella sola era degna dei privilegi, dei doni e delle prerogative con cui doveva vincere l'inferno e perché solo questa eminentissima Signora era capace di un'impresa tanto ardua e di vincere il cuore del medesimo Dio con la sua santità e purezza, con i suoi meriti e le sue preghiere. Inoltre, ridondava a maggiore esaltazione della virtù divina che per tutta l'eternità fosse manifesto che egli aveva vinto il drago ed i suoi seguaci per mezzo di una semplice creatura, e donna, come Lucifero aveva rovinato il genere umano per mezzo di un'altra; per operare tutto ciò non ve n'era una più idonea di sua Madre perché da lei lo riconoscessero la Chiesa ed il mondo intero. Per queste ragioni e per altre che conosceremo in Dio, sua Maestà diede la spada della sua potenza in mano alla nostra vittoriosa condottiera, affinché troncasse la testa al drago infernale e continuasse poi a proteggere e difendere dal cielo la Chiesa militante nella misura delle tribolazioni e dei bisogni che nei tempi futuri si sarebbero a questa presentati.

366. Perseverando dunque Lucifero e le sue squadre infernali nella loro infelice contesa in forma visibile, la serenissima Maria mai volse verso di loro lo sguardo né fece loro attenzione, benché li udisse, perché così conveniva. E poiché l'orecchio non si chiude come l'occhio, ella procurava che ciò che dicevano non le muovesse né l'immaginazione né l'animo. Neppure disse loro altre parole se non quelle per ordinare a volte che tacessero nelle bestemmie. Tale comando era tanto efficace che li costringeva ad abbassare la bocca sino a terra, mentre la celeste Signora elevava cantici di lode e di gloria all'Altissimo. Con il suo solo parlare a sua Maestà e professare le verità divine, quelli rimanevano tanto oppressi e tormentati che si mordevano l'un l'altro come lupi feroci o come cani rabbiosi, perché qualsiasi azione dell'imperatrice Maria era per loro un dardo infuocato e qualunque sua parola un fulmine che li bruciava con maggiore tormento dello stesso inferno. Non si giudichi questa un'esagerazione, poiché il drago ed i suoi seguaci cercarono di fuggire e di allontanarsi dalla presenza di Maria santissima, che li tormentava, ma il Signore con una forza occulta li tratteneva per rendere più glorioso il trionfo della sua madre e sposa e per confondere maggiormente ed annientare la superbia di Lucifero. Per questo sua Maestà dispose e permise che i demoni stessi si umiliassero a chiedere alla purissima Signora di comandare loro di partire e di lanciarli lontano dalla sua presenza dove a lei piacesse. Così, ella li inviò imperiosamente all'inferno, dove dimorarono per qualche tempo. Per questo la grande vincitrice restò tutta assorta nelle lodi divine e nel rendimento di grazie.

367. Quando il Signore diede a Lucifero il permesso di rialzarsi, questi ritornò alla battaglia, prendendo come strumenti alcuni vicini di casa di san Giuseppe. Seminando fra loro una diabolica zizzania di discordie a causa di interessi temporali, prese la forma di una loro amica e li invitò a non alterarsi fra sé, perché di quella disuguaglianza aveva colpa Maria, sposa di Giuseppe. La donna che il demonio rappresentava godeva di credito e di autorità, per cui li persuase meglio. Anche se il Signore non permise che fosse violato in cosa grave il credito della sua Madre santissima, permise per sua gloria e maggiore corona che tutte queste persone ingannate la mettessero alla prova in questa occasione. Per questo andarono tutti d'accordo a casa di san Giuseppe ed alla presenza del santo sposo chiamarono Maria santissima e le dissero molte aspre parole, perché li inquietava nelle loro case e non li lasciava vivere in pace. Questo avvenimento apportò qualche dolore all'innocentissima Signora per la pena di san Giuseppe, il quale in quel medesimo tempo aveva già incominciato a riflettere sull'ingrossamento del suo grembo verginale; ed ella vedeva il suo cuore ed i pensieri che cominciavano a renderlo ansioso. Nonostante ciò, saggia e prudente, fece in modo di vincere e di liberarsi dalla sofferenza con l'umiltà e la viva fede. Non si discolpò né cercò di difendersi sul suo innocente procedere; anzi, si umiliò e con sottomissione pregò quelle vicine di perdonarla, se le aveva offese in qualcosa. Con parole piene di dolcezza e di sapienza le illuminò e pacificò, facendo loro conoscere che non avevano colpa alcuna le une nei confronti delle altre. Quelle, soddisfatte di ciò ed edificate dall'umiltà con la quale aveva loro risposto, ritornarono in pace alle loro case ed il demonio fuggì, perché non poté tollerare tanta santità e sapienza del cielo.

368. San Giuseppe restò alquanto mesto e pensieroso e si mise a riflettere, come si dirà nei capitoli seguenti. Il demonio, però, benché non sapesse il motivo principale della pena di san Giuseppe, si volle valere dell'occasione per inquietarlo, perché non ne tralascia nessuna. Congetturando che la causa fosse qualche dispiacere che egli avesse o con la sua sposa o per il trovarsi povero e con così scarsi beni, il demonio tirò ad ambedue le cose, anche se errò in esse. Cercò di suggestionare san Giuseppe, affinché si affliggesse della sua povertà e la vivesse con tristezza o impazienza; similmente gli fece presente che Maria sua sposa passava troppo tempo nei suoi ritiri e nelle sue preghiere e non lavorava, cosa che per persone così povere era grande oziosità e trascuratezza. San Giuseppe, però, magnanimo, retto di cuore e di sublime perfezione, disprezzò facilmente queste suggestioni e le scacciò da sé. Anche se non ci fosse stata altra ragione se non la sollecitudine che gli procurava segretamente la gravidanza della sua sposa, questa sola sarebbe bastata per affogare tutte le altre. Inoltre il Signore, lasciandolo al principio in balia di questi sospetti, lo alleggerì della tentazione del demonio per intercessione di Maria santissima, che stava attenta a quanto succedeva nel cuore del suo fedelissimo sposo. Ella pregò il suo santissimo Figlio di considerarsi servito e soddisfatto dalla pena che apportava al suo sposo il vederla incinta e di liberarlo dalle altre.

369. L'Altissimo dispose che la Principessa del cielo soffrisse questa lunga battaglia e permise a Lucifero e alle sue legioni di finire di dar prova di tutte le loro forze e malignità, affinché in tutto e per tutto restassero calpestati, schiacciati e vinti e l'umilissima signora conseguisse sull'inferno il maggiore trionfo che mai alcuna semplice creatura poté ottenere. Giunsero tutti questi squadroni di iniquità con il loro capo infernale e si presentarono innanzi alla serenissima Regina. Con furore indicibile rinnovarono riunite insieme tutte le tentazioni, che prima avevano presentato separatamente, ed aggiunsero quel poco che poterono. In tale circostanza ella rimase imperturbabile, superiore e serena come se fossero stati i supremi cori degli angeli ad udire le favole del nemico; nessuna impressione estranea toccò né alterò questo cielo di Maria santissima, benché gli spaventi, i terrori, le minacce, le adulazioni, le favole e le falsità fossero come parti di tutta la malizia riunita del drago, il quale vomitò tutta la sua corrente contro questa donna invitta e forte, Maria santissima.

370. Mentre la nostra Regina si trovava in questo conflitto, esercitando atti eroici di tutte le virtù contro i suoi nemici, venne a conoscere che l'Altissimo ordinava e voleva che ella umiliasse e schiacciasse la superbia del drago usando del potere di madre di Dio e dell'autorità di così grande dignità. Quindi, levandosi con ferventissimo ed invincibile valore, si rivolse ai demoni e disse: «Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto ?». E, ripetendo queste parole, aggiunse subito: «Principe delle tenebre, autore del peccato e della morte, in nome dell'Altissimo ti comando di ammutolire e con i tuoi ministri ti lancio nel profondo delle caverne infernali, alle quali siete assegnati e dalle quali non uscirete finché il Messia promesso non vi schiacci e sottometta o ve ne dia licenza». La serenissima Imperatrice era piena di luce e di celeste splendore. Il superbo drago pretese di opporsi al suo comando, ma ella rivolse contro di lui la forza del proprio potere e lo umiliò più degli altri e con maggiore pena. I demoni caddero tutti insieme nell'abisso e rimasero nel profondo dell'inferno, come ho già detto sopra riguardo al mistero delll'incarnazione e dirò in seguito a proposito della tentazione e della morte di Cristo nostro Signore. Quando, poi, questo drago tornò a combattere contro la Regina del cielo nell'altra battaglia di cui parlerò a suo tempo, ella lo vinse tanto mirabilmente che schiacciò, con il suo Figlio santissimo, la testa di Lucifero. Questi rimase impotente, abbattuto e con le forze debilitate al punto che, se le creature umane non gliele danno con la loro malizia, possono molto bene vincerlo e resistergli con la grazia divina.

371. Immediatamente dopo, il Signore si manifestò alla sua Madre santissima ed in premio di così gloriosa vittoria le comunicò nuovi doni e favori. I mille angeli della sua custodia le si manifestarono corporalmente con innumerevoli altri e composero nuovi cantici a lode dell'Altissimo e sua. Con celeste armonia di dolci voci sensibili le cantarono ciò che il popolo ebreo cantò di Giuditta, figura di questo trionfo, e che la santa Chiesa applica a lei: «Tutta bella sei, Maria signora nostra, e non vi è in te macchia di colpa. Tu sei la gloria della Gerusalemme celeste, tu sei l'allegrezza d'Israele, tu sei l'onore del popolo del Signore. Tu sei colei che magnifica il suo santo nome. Tu sei l'avvocata dei peccatori, li difendi dal loro superbo nemico. O Maria, sei piena di grazia e di tutte le perfezioni!». L'umilissima Signora fu colma di giubilo, lodando l'Autore di ogni bene e riferendo tutto a lui, e tornò alla cura del suo sposo, come dirò nei capitoli seguenti.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

372. Figlia mia, la cautela che l'anima deve usare per non mettersi a ragionare con i nemici invisibili non le impedisce di comandare loro con forza e autorità in nome dell'Altissimo di ammutolire e allontanarsi, rimanendo confusi. Così voglio che tu faccia nelle occasioni opportune quando ti perseguiteranno, perché per la creatura umana non c'è arma tanto potente contro la malizia del drago quanto il mostrarsi salda e superiore, confidando nel proprio essere figlia del Padre vero che sta nei cieli e dal quale riceve quella virtù e fiducia contro di lui. La causa di questo è che tutta la sollecitudine di Lucifero, dopo la sua caduta dal cielo, è rivolta ad allontanare le anime dal loro creatore e a seminare zizzania e divisione tra il Padre celeste e i figli adottivi e tra la sposa e lo Sposo delle anime. Quando conosce che qualcuna di esse è unita al suo creatore ed è membro vivo del suo capo Cristo, riprende vigore e forza nella volontà. Egli, allora, impiega la sua malizia per perseguitarla con rabbioso ed invidioso furore ed i suoi inganni per abbatterla; ma quando vede che non può conseguire ciò e che quello dell'Altissimo è rifugio e riparo vero ed inespugnabile per le anime, viene meno nei suoi sforzi e si riconosce oppresso con incomparabile tormento. E se la sposa generosa lo disprezza e rigetta con autorità, non c'è verme né formica più debole di questo superbo gigante.

373. Con la verità di questo insegnamento ti devi fare animo e fortificare quando l'Onnipotente disporrà che ti sorprenda la tribolazione e ti circondino i dolori della morte nelle grandi tentazioni, come io le ho sofferte, perché questa è la migliore occasione in cui lo sposo fa esperienza della fedeltà della vera sposa. Se questa è tale, l'amore non si deve contentare di soli affetti, senza dare altro frutto, perché il semplice desiderio, che niente costa all'anima, non è prova sufficiente del suo amore né della stima del bene che dice di apprezzare e di amare. La fortezza e la costanza nel patire con cuore generoso e magnanimo nelle tribolazioni sono prova del vero amore. Se tu desideri tanto dare qualche dimostrazione e soddisfazione al tuo sposo, la maggiore sarà che; quando ti troverai più afflitta e senza soccorso umano, allora ti mostri più invincibile e confidente nel tuo Dio e Signore e spera, se sarà necessario, contro ogni speranza; infatti, non si addormenta, non prende sonno il custode d'Israele e, quando sarà il momento, comanderà al mare e ai venti e ricondurrà la bonaccia.

374. Perciò, figlia mia, devi stare molto attenta alle tentazioni nel loro insorgere, quando si corre grande pericolo, se l'anima comincia subito a turbarsi per esse, allentando il freno alle passioni della concupiscenza o della irascibilità, dalle quali viene oscurata ed offuscata la luce della ragione. Se, infatti, il demonio conosce questo turbamento e sa che provoca una così grande confusione ed una così veemente tempesta nelle facoltà, poiché la sua crudeltà è tanto implacabile ed insaziabile, acquista maggiore vigore ed aggiunge fuoco a fuoco, infuriandosi sempre più, perché gli sembra che l'anima non abbia chi la difenda e la liberi dalle sue mani. Aumentando la violenza della tentazione, per chi subito ha cominciato ad arrendersi cresce ancora il pericolo di non resistere quando essa giunge al culmine. Ti avverto di tutto ciò, affinché tu tema il rischio delle prime trascuratezze. Non te le permettere mai in una questione di così grande importanza; anzi, al contrario devi perseverare nelle tue azioni in qualsiasi tentazione, continuando nel tuo intimo la dolce e devota conversazione con il Signore e mantenendo con il prossimo la soavità, la carità e l'affabilità prudente che devi usare, prevenendo con la preghiera e con la temperanza delle tue passioni il disordine che il nemico cerca di introdurre in esse.