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CAPITOLO 27

 

Il Signore prepara Maria santissima ad entrare in battaglia con Lucifero ed il drago comincia a perseguitarla.

 

335. Il Verbo eterno, che, incarnato nel grembo di Maria vergine, l'aveva già come madre e conosceva le decisioni di Lucifero non solamente con la sapienza increata in quanto Dio ma anche con la conoscenza creata in quanto uomo, stava attento alla difesa del suo tabernacolo, più stimabile di tutto il resto delle creature. Per rivestire di nuova forza l'invincibile Signora contro il pazzo ardire di quel perfido drago e dei suoi squadroni, l'Umanità santissima si mosse e si pose come in piedi nel tabernacolo verginale, quasi al modo di chi si oppone e va incontro alla battaglia, sdegnato con i principi delle tenebre. In questa posizione pregò l'eterno Padre, chiedendo che rinnovasse i suoi favori e le sue grazie verso sua Madre perché, fortificata, di nuovo schiacciasse la testa de] serpente antico e questo, umiliato ed oppresso da una donna, restasse deluso nei suoi intenti e debilitato nelle sue forze, e la regina delle altezze uscisse dalla battaglia vittoriosa, trionfando sull'inferno a gloria e lode di Dio e di lei, Madre vergine.

336. Come Cristo Signore nostro desiderò, così concesse e decretò la beatissima Trinità. E subito in modo ineffabile si manifestò alla vergine Madre il suo Figlio santissimo, che ella portava nel proprio grembo; in questa visione le fu comunicata un'abbondantissima pienezza di doni indicibili e con nuova sapienza conobbe misteri altissimi ed arcani, che io non posso spiegare. Specialmente conobbe che Lucifero aveva escogitato grandi macchinazioni e superbi pensieri contro la gloria del Signore e che l'arroganza di questo nemico giungeva a voler bere le acque pure del Giordano. L'Altissimo, dandole queste notizie, le disse: «Sposa e colomba mia, il sitibondo furore del drago infernale è tanto insaziabile contro il mio santo nome e contro quelli che lo adorano che pretende di rovinarli tutti senza eccezione e di cancellare il mio nome dalla terra dei viventi con orrenda insolenza e presunzione. Voglio, diletta mia, che tu ti prenda a cuore la mia causa e difenda il mio santo onore combattendo in mio nome con questo crudele nemico, perché io sarò con te nella battaglia, dato che sto nel tuo grembo verginale. Prima di uscire al mondo voglio che con la mia virtù divina tu lo abbatta e confonda, perché egli è persuaso che si avvicina la redenzione degli uomini e prima che giunga desidera distruggere tutti e guadagnare le anime senza eccettuarne alcuna. Alla tua fedeltà ed al tuo amore affido questa vittoria. Tu combatterai in nome mio, ed io in te, con questo drago e serpente antico».

337. Questo avvertimento del Signore e la conoscenza di così arcani misteri produssero nel cuore della beatissima Madre effetti tali che non trovo parole per manifestare ciò che conosco. La zelantissima Regina, sapendo che era volontà del suo santissimo Figlio che ella difendesse l'onore dell'Altissimo, s'infiammò talmente nel suo divino amore e si vestì di fortezza tanto invincibile che, se ciascun demonio fosse stato un inferno intero con in sé il furore e la malizia di tutti insieme, sarebbero stati come fiacche formiche e molto deboli per opporsi alla virtù incomparabile della nostra capitana, ed ella li avrebbe annientati e vinti tutti con la minore delle sue virtù e con lo zelo della gloria e dell'onore del Signore. Il divino protettore e difensore nostro dispose di dare alla sua Madre santissima questo glorioso trionfo sopra l'inferno, affinché non si sollevasse maggiormente la superbia arrogante dei suoi nemici, mentre questi si affannavano tanto per rovinare il mondo prima che giungesse il suo rimedio, ed affinché noi mortali ci trovassimo vincolati non solo a così inestimabile amore del suo Figlio santissimo, ma anche alla nostra celeste riparatrice e protettrice, la quale, venendo a battaglia con Lucifero, lo trattenne, vinse ed oppresse, perché il genere umano non si trovasse maggiormente incapace e come impossibilitato a ricevere il suo Redentore.

338. O figli degli uomini, tardi e duri di cuore, come non consideriamo così ammirabili benefici? Chi mai è l'uomo, perché tu lo stimi e favorisca tanto, o Re altissimo? Esponi la tua stessa Madre e signora nostra alla battaglia ed alla tribolazione per difenderci? Chi udì mai una cosa simile? Chi poté trovare un amore tanto forte ed ingegnoso? Dove abbiamo il giudizio? Chi ci ha privato del buon uso della ragione? Che durezza è la nostra? Chi ha introdotto in noi un'ingratitudine tanto brutta? Come non si confondono gli uomini, che tanto amano l'onore e si affaticano per conservarlo, dimostrandosi così vili e ingrati da dimenticarsi di questo debito, mentre corrispondere ad esso e soddisfarlo con la medesima vita sarebbe la vera nobiltà ed il vero onore dei mortali figli di Adamo?

339. L'ubbidiente Madre si offri per questo conflitto contro Lucifero per l'onore del suo Figlio santissimo, suo e nostro Dio. Rispose a ciò che l'Onnipotente le comandava e gli disse: «Signore e bene altissimo, dalla cui bontà infinita ho ricevuto l'esistenza, la grazia e la luce che riconosco, sono tutta vostra e voi, Signore, siete per vostra benignità figlio mio: fate di questa serva ciò che sarà di vostro maggiore compiacimento. Se voi, Signore, siete in me ed io in voi, chi sarà potente contro la forza della vostra volontà? Io sarò lo strumento del vostro braccio invincibile; datemi la vostra fortezza e venite con me, andiamo pure contro l'inferno ed in battaglia con il drago e con tutti i suoi alleati». Mentre la serenissima Regina faceva quella preghiera, Lucifero uscì dal suo conciliabolo così arrogante e baldanzoso contro di lei che reputava di ben poco valore tutte le altre anime, della rovina delle quali è assetato. Se questo furore infernale potesse essere conosciuto come era in sé, intenderemmo bene ciò che Dio ne disse al santo Giobbe, cioè che stima e reputa il ferro come paglia ed il bronzo come legno tarlato. Tale era appunto l'ira di questo drago contro Maria santissima. E non è minore adesso contro le anime, poiché la sua arroganza disprezza la più santa, invitta e forte di esse come stoppia. Che farà dunque dei peccatori, i quali come canne fragili e putride non gli resistono? Solamente la fede viva e l'umiltà del cuore sono la doppia arma che gloriosamente lo vince e lo prostra.

340. Lucifero per dare inizio alla battaglia portava con sé le sette legioni con i loro principali capi, che aveva assegnato ad esse nella sua caduta dal cielo, affinché tentassero gli uomini nei sette peccati capitali. Incaricò ciascuno di questi sette squadroni dell'impresa contro la Principessa senza colpa, affinché in lei e contro di lei impiegassero tutte le loro forze. L'invincibile Signora se ne stava in preghiera e, permettendolo allora il Signore, entrò la prima legione per tentarla di superbia. Poiché le passioni o inclinazioni naturali risentono delle condizioni fisiche e comunemente la tentazione passa per la carne, cercarono di avvicinarsi alla serenissima Signora, giudicando che fosse come le altre creature, le quali hanno le passioni sregolate per la colpa; ma non poterono avvicinarsi a lei tanto quanto desideravano, perché sentivano un'invincibile virtù e fragranza della sua santità, che li tormentava più dello stesso fuoco che pativano. Malgrado quanto sperimentavano e sebbene la sola vista di Maria santissima li trafiggesse con sommo dolore, era tanto furiosa ed eccessiva la rabbia che si accendeva in loro che, senza curare il tormento, si sforzavano a gara di avvicinarsi maggiormente a lei, desiderando offenderla e turbarla.

341. Il numero dei demoni era grande e Maria santissima una sola e semplice donna, ma non per questo meno temibile e terribile di molti eserciti ben ordinati. Questi nemici le si avvicinavano quanto potevano con inique suggestioni. La sovrana Principessa, però, insegnandoci a vincere, non si turbò né si agitò, né mutò l'espressione o il colore del volto. Non fece caso a loro e non se ne prese pensiero più che se fossero state debolissime formiche. Li disprezzò con invitto e magnanimo cuore, perché questa guerra, siccome si fa con le virtù, non deve essere combattuta con strepito e rumore, ma con serenità, calma, pace interiore e modestia esteriore. Essi non poterono neppure muoverle le passioni o gli appetiti, perché questi non cadevano sotto la giurisdizione del demonio nella nostra Regina; ella, infatti, stava tutta sottomessa alla ragione, e questa a Dio, né l'armonia delle sue facoltà era stata toccata e sconvolta dal primo peccato, come negli altri figli di Adamo. Perciò, i dardi di questi nemici erano come frecce di bambini e le loro macchine come artiglierie senza munizione; solo contro se stessi erano forti, perché la loro debolezza risultava per essi vivo tormento. Sebbene ignorassero l'innocenza e la giustizia originale di Maria santissima, e perciò non conoscessero affatto che le comuni tentazioni non potevano offenderla, dalla maestà del suo aspetto e dalla sua costanza congetturavano il proprio disprezzo e che la molestavano assai poco. E non solo era poco, ma nulla, perché secondo quanto afferma l'Evangelista nell'Apocalisse - come ho detto nella prima parte - la terra aiutò la donna vestita di sole, quando il drago lanciò contro di lei le impetuose acque delle tentazioni, perché il corpo terreno di questa Signora non era viziato nelle sue facoltà e nelle sue passioni come gli altri toccati dalla colpa.

342. Questi demoni presero forme corporee terribili e minacciose e, aggiungendo crudeli strida, tremende voci e ruggiti, fingevano grandi tumulti, pericoli, sussulti della terra e della casa come se minacciasse rovina ed altri spaventi simili, per turbare, impaurire o inquietare la Principessa del mondo, perché solo con questo o con il farla ritirare dalla preghiera si sarebbero ritenuti vittoriosi. L'invincibile e generoso cuore di Maria santissima, però, rimase imperturbabile. Si deve notare qui che il Signore lasciò la sua Madre santissima, per entrare in questa battaglia, nello stato comune della fede e delle virtù che aveva, sospendendo l'influsso di altri favori e regali che continuamente ella soleva ricevere fuori da queste occasioni. L'Altissimo dispose così affinché il trionfo di sua Madre fosse più glorioso ed eccellente, e per altre ragioni che egli ha per procedere in questo modo con le anime, poiché i suoi giudizi su come regolarsi con loro sono imperscrutabili ed inaccessibili. Alcune volte la grande Signora diceva: «Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?». Con queste sole parole atterriva quei mostri che le si presentavano innanzi.

343. Questi lupi famelici mutarono la loro pelle e presero quella di agnello, lasciando le forme spaventose e trasformandosi in angeli di luce molto risplendenti e belli. Avvicinatisi alla beatissima Signora, le dissero: «Hai vinto, hai vinto, si vede che sei forte; noi siamo venuti ad assisterti e a premiare il tuo valore invincibile». E con bugiarde lusinghe le si posero intorno, offrendole il loro favore. La prudentissima Signora, però, si concentrò intensamente e, sollevandosi sopra di sé per mezzo delle virtù infuse, adorò il Signore in spirito e verità. Disprezzando i lacci di quelle lingue inique e di quelle enormi menzogne, parlò al suo Figlio santissimo e gli disse: «Signore e padrone mio, fortezza mia, vera luce da luce, solo nel vostro aiuto stanno riposte tutta la mia fiducia e l'esaltazione del vostro santo nome. Anatematizzo, aborrisco e detesto tutti quelli che lo contraddicono». Gli artefici della malvagità perseveravano nel proporre insane falsità alla maestra della scienza e nell'offrirle finte lodi, esaltando sopra le stelle colei che si umiliava più delle infime creature. Le dissero che volevano distinguerla fra le donne e farle uno squisito favore, cioè eleggerla a nome del Signore come Madre del Messia, in modo che la sua santità fosse più grande di quella dei Patriarchi e dei Profeti.

344. L'autore di questo inganno fu lo stesso Lucifero, la cui malizia vi si rivela, affinché le altre anime la conoscano. Per la Regina del cielo, però, era ridicolo che le fosse offerto di divenire chi ella effettivamente era; erano loro gli ingannati e gli accecati, non solo nel promettere quello che non sapevano né potevano dare, ma anche nell'ignorare i misteri del Re del cielo, che erano racchiusi nella fortunatissima donna da loro perseguitata. Fu grande l'iniquità del drago, perché sapeva di non potere adempiere ciò che prometteva, ma voleva così investigare se per caso la nostra umilissima Signora era tale o se dava qualche indizio di saperlo. La prudenza di Maria santissima conobbe bene questa doppiezza di Lucifero e, disprezzandola, si contenne con ammirabile serenità e bellezza. Ciò che fece tra le false adulazioni fu continuare la preghiera ed adorare il Signore prostrandosi a terra. Confessandolo, umiliava se stessa e si reputava la più spregevole tra le creature, più della stessa polvere che calpestava. Con questa preghiera ed umiltà abbatté la presuntuosa superbia di Lucifero per tutto il tempo in cui durò questa tentazione. Quanto agli altri avvenimenti che in essa si verificarono, alla sagacità dei demoni, alla loro crudeltà ed alle bugiarde favole che ordirono, non mi è sembrato bene riferire ogni cosa né dilungarmi in tutto quello che mi è stato manifestato; quanto ho detto è sufficiente per la nostra istruzione e non si può affidare tutto all'ignoranza delle creature fragili e terrene.

345. Avviliti e superati questi nemici della prima legione, quelli della seconda si avvicinarono alla più povera del mondo con la tentazione dell'avarizia. Questi le offrirono ricchezze grandi, argento, oro e gioielli molto preziosi. Ed affinché non sembrassero promesse infondate, le posero innanzi molte di queste cose, benché apparenti, essendo loro ben noto che il senso ha grande forza per incitare la volontà a un piacere presente. A questo inganno aggiunsero molte fallaci ragioni, dicendo che Dio le inviava tutte quelle cose affinché le ripartisse tra i poveri. Quando videro che non ammetteva niente di questo, mutarono espediente e le dissero che era ingiusto che stesse tanto povera, mentre era così santa, e che vi erano maggiori ragioni perché fosse lei signora di quelle ricchezze, piuttosto che gli altri malvagi e peccatori; altrimenti, la provvidenza del Signore sarebbe stata ingiusta, mantenendo poveri i giusti e ricchi e prosperi i cattivi ed i suoi nemici.

346. Invano si tende la rete sotto gli occhi degli agili uccelli. Ciò si avverava in tutte le tentazioni contro la nostra sovrana Principessa; ma in questa dell'avarizia era più stravagante la malizia del serpente, poiché tendeva la rete in cose tanto terrene e vili contro la fenice della povertà, la quale così lontano dalla terra aveva alzato il suo volo sopra i medesimi serafini. Mai la prudentissima Signora, benché fosse piena di sapienza divina, si pose a ragionare con questi nemici; così devono fare tutti, perché essi combattono contro la verità manifesta e non si daranno per vinti da essa sebbene la conoscano. Perciò Maria santissima si valse di alcune parole della Scrittura, pronunciando con severa umiltà quelle del salmo 118: Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. E ne aggiunse altre, lodando e benedicendo l'Altissimo con rendimento di grazie, perché egli l'aveva creata e sostentata senza suo merito. In questo modo, così pieno di sapienza, vinse la seconda tentazione, lasciando tormentati e confusi gli artefici dell'iniquità.

347. Sopraggiunse la terza legione con il principe immondo, che tenta nella fragilità della carne. In questa tentazione fecero più grandi sforzi, perché sperimentarono maggiore difficoltà in tutto ciò che provarono a mettere in atto; così, se possibile, conseguirono meno degli altri. Procurarono di introdurre in lei alcune suggestioni e brutte immagini e di fabbricare altre mostruosità da non dirsi. Tutto, però, fu inutile, perché la purissima Vergine, quando riconobbe la qualità di questo vizio, si concentrò tutta nel suo intimo e lasciò completamente sospeso l'uso dei suoi sensi; così, non poté arrivare a lei suggestione alcuna nè poterono entrare immagini nel suo pensiero, perché niente giunse alle sue facoltà. Con volontà fervorosa rinnovò molte volte il voto di castità alla presenza interiore del Signore e meritò più in questa occasione ella sola di tutte le vergini che sono state e saranno nel mondo. L'Onnipotente le diede in questa materia virtù tale che il fuoco rinchiuso nel bronzo non lancia la munizione postagli innanzi con la forza e velocità con cui venivano precipitati i nemici, quando cercavano di toccare la purezza di Maria santissima con qualche tentazione.

348. La quarta legione la tentò contro la mitezza e la pazienza, cercando di muovere all'ira la mansueta colomba. Questa tentazione fu più molesta, perché i nemici posero sottosopra l'intera casa. Ruppero e fecero in pezzi tutto quanto vi era, in modo da irritare la pazientissima Signora; ma i suoi santi angeli posero immediatamente riparo a tutto questo danno. Superati in ciò, i demoni presero la forma di alcune sue conoscenti e andarono da lei con grande sdegno e furore. Le dissero esorbitanti ingiurie, spingendosi fino a minacciarla e a toglierle dalla casa alcuni oggetti tra i più necessari. Tutte queste macchinazioni, però, erano inconsistenti per chi le conosceva, come Maria santissima, poiché essi non fecero gesti o azioni che ella non penetrasse, anche se si astraeva totalmente da loro senza turbarsi né alterarsi, anzi con maestà di regina si mostrava superiore a tutto. Gli spiriti maligni temettero di essere già stati riconosciuti e per questo disprezzati e presero un altro strumento, cioè una donna vera, di natura adatta al loro intento. La incitarono contro la Principessa del cielo con un'arte diabolica, perché un demonio prese la forma di una sua amica e le disse che Maria, la sposa di Giuseppe, l'aveva diffamata in sua assenza, dicendo di lei molte falsità, che il demonio nostro nemico inventò.

349. Questa donna ingannata, che peraltro aveva un temperamento assai incline all'ira, tutta infuriata si recò dalla nostra mansueta agnella Maria santissima e le disse in faccia esecrabili ingiurie e vituperi. Sua Altezza, però, lasciandola versare a poco a poco lo sdegno concepito, le parlò con parole tanto umili e dolci che la cambiò tutta e le addolcì il cuore. Quando la vide ritornata interamente in sé la rasserenò e consolò, ammonendola di guardarsi dal demonio, e dopo averle dato qualche elemosina, perché era povera, la congedò in pace. Così fallì questo stratagemma, come molti altri che il padre della menzogna Lucifero ordì, non solo per irritare la mite colomba, ma anche per screditarla. L'Altissimo, però, preparò la difesa dell'onore della sua Madre santissima per mezzo della sua perfezione, umiltà e prudenza, cosicché mai il demonio poté diminuire in qualcosa il suo credito, perché ella operava e procedeva con tutti in modo tanto mansueto e saggio che le molte e diverse macchinazioni non ottenevano alcun effetto. La pazienza e la mansuetudine che la sovrana Signora ebbe in questo genere di tentazioni furono motivo di ammirazione per gli angeli; anche i demoni si meravigliavano, benché differentemente, al vedere tale modo di operare in una creatura umana, e donna, perché mai ne avevano conosciuta una simile.

350. Entrò la quinta legione con la tentazione della gola. Anche se l'antico serpente non propose alla nostra Regina di convertire le pietre in pane, come disse poi al suo Figlio santissimo, perché non l'aveva vista fare miracoli così grandi, dato che questi gli erano stati nascosti, pure la tentò di golosità, come aveva fatto con la prima donna. Le posero innanzi cibi deliziosi che con la loro vista invitassero ed eccitassero l'appetito, cercarono di stimolarla al punto di farle sentire fame in modo innaturale e con altre suggestioni si affaticarono nell'incitarla a volgere l'attenzione a ciò che le offrivano. Tutto questo zelo, però, riuscì vano, perché il sublime cuore della nostra Principessa e signora si trovava tanto distante da tutti questi oggetti così materiali e terreni quanto il cielo dalla terra. Non impiegò i suoi sensi neppure per guardare quelle golose vivande, né quasi le percepì, perché in tutto andava disfacendo ciò che aveva fatto la nostra madre Eva, la quale, incauta e senza fare attenzione al pericolo, aveva guardato alla bellezza dell'albero della conoscenza ed al suo dolce frutto, per cui subito aveva steso la mano e ne aveva mangiato, dando principio al nostro danno. Non fece così Maria santissima, la quale chiuse ed astrasse i suoi sensi, sebbene non fosse nel pericolo in cui si trovava Eva. Questa fu vinta per nostra rovina e la grande Regina risultò vittoriosa per nostro riscatto e rimedio.

351. La sesta legione giunse con la tentazione dell'invidia già molto scoraggiata, vedendo l'infelice riuscita delle altre, perché, sebbene non conoscessero tutta la perfezione con cui operava la Madre della santità, questi demoni sperimentavano la sua invincibile fortezza e la riconoscevano così ferma che disperavano di poterla indurre ad alcuno dei loro depravati intenti. Nonostante ciò, l'implacabile odio del drago e la sua mai debellata superbia non si arrendevano; anzi, aggiunsero nuovi stratagemmi per provocare colei che amava moltissimo il Signore e il prossimo ad invidiare negli altri ciò che ella medesima possedeva e ciò che aborriva come inutile e pericoloso. Le fecero un elenco molto lungo di diversi beni e doni naturali che altre persone avevano, dicendole che a lei Dio non li aveva dati. Poiché, poi, le grazie soprannaturali sogliono essere più efficace motivo d'invidia, le parlavano di grandi favori e benefici che la destra dell'Onnipotente aveva comunicato ad altri ed a lei no. Ma queste favole menzognere come potevano disturbare colei che di tutte le grazie ed elargizioni del cielo era madre? Tutti i favori che le creature potevano mostrarle di avere ricevuto dal Signore, infatti, erano minori del beneficio di essere Madre dell'autore della grazia. Anzi, sia per quella grazia che sua divina Maestà le aveva comunicato sia per il fuoco di carità che ardeva nel suo petto, ella desiderava vivamente che la destra dell'Altissimo le arricchisse e favorisse liberalmente. Dunque, come poteva trovare posto l'invidia dove abbondava la carità? Non desistevano, però, i crudeli nemici. Mostrarono ben presto alla celeste Regina la felicità apparente di altri che per le loro ricchezze e i loro beni si giudicavano fortunati in questa vita e trionfavano nel mondo. Mossero anche diverse persone ad andare da Maria santissima e narrarle la grande consolazione che provavano nel vedersi ricche e prospere, come se quest'ingannevole felicità dei mortali non fosse stata tante volte condannata nelle divine Scritture. E appunto il riprovaila era l'insegnamento che la Regina del cielo ed il suo santissimo Figlio venivano con l'esempio a portare nel mondo.

352. La nostra umilissima Maestra invitava tali persone, quando le incontrava, ad usare bene dei doni e delle ricchezze temporali e a ringraziare il loro Creatore; ella stessa, poi, faceva questo per supplire all'ordinaria ingratitudine degli uomini. E benché l'umilissima Signora si giudicasse indegna del minore dei benefici dell'Altissimo, effettivamente la sua dignità e santità eminentissima attestavano in lei ciò che in suo nome dissero le sacre Scritture: Presso di me c'è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità. il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino, il mio provento più dell'argento scelto. Io cammino sulla via della giustizia e per i sentieri dell'equità, per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri. Con questa eccellenza e superiorità vinceva i nemici, lasciandoli come attoniti e confusi al vedere che, dove impiegavano tutte le loro forze ed astuzie, ottenevano meno e rimanevano più prostrati.

353. Nonostante questo, la loro pertinacia perseverò finché arrivò la settima legione con la tentazione della pigrizia, pretendendo di introdurla in Maria santissima, svegliando in lei qualche indisposizione fisica, stanchezza, tristezza o depressione. Questa è un'arte poco conosciuta, per mezzo della quale il peccato della pigrizia fa grandi guadagni nelle anime ed impedisce loro il profitto nella virtù. Aggiunsero a ciò altre suggestioni, dicendole di rimandare alcune attività ad un momento in cui fosse meno stanca. Questa non è minore astuzia e con essa il demonio inganna tutti noi, senza che ce ne accorgiamo e conosciamo ciò che veramente è necessario. Oltre ad usare tutta questa malizia, cercarono di ostacolare la santissima Signora nei suoi impegni per mezzo di creature umane, sollecitando chi andasse a disturbarla in tempi inopportuni per ritardarla in qualcuna delle sante azioni ed occupazioni per le quali aveva stabilito orari precisi. La prudentissima e vigilantissima Principessa, però, conosceva tutte queste macchinazioni e le annientava con la sua sapienza e sollecitudine, senza che mai l'avversario riuscisse in niente ad impedirle di operare con pienezza di perfezione. Lucifero era furibondo contro se stesso e contro le sue legioni. Questi nemici erano sfiduciati ed indeboliti, ma, rinnovando la loro rabbiosa superbia, determinarono di assaltarla tutti insieme, come si dirà nel capitolo seguente.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

354. Figlia mia, benché tu abbia esposto in breve la lunga battaglia delle mie tentazioni, voglio che da quanto hai scritto e da tutto il resto che in Dio hai conosciuto tu impari a resistere agli attacchi dell'inferno. A tal fine il modo migliore di combattere è disprezzare il demonio, considerandolo nemico dell'altissimo Dio, senza timore santo e senza speranza di bene alcuno, privo di rimedio nella sua infelicità, pertinace e senza pentimento nella sua iniquità. Con questa verità infallibile ti devi mostrare contro di lui superiore, magnanima ed imperturbabile, trattandolo come disprezzatore dell'onore e del culto del suo Dio. Sapendo che difendi una così giusta causa, non ti devi perdere d'animo; anzi, con ogni sforzo e valore devi resistergli ed opporti a lui in quanto macchinerà, come se ti trovassi accanto al medesimo Signore, per il cui nome combatti, poiché non c'è dubbio che sua Maestà assiste chi lotta secondo le regole. Tu vivi in uno stato di speranza e sei destinata alla gloria eterna, se lavori con fedeltà per il tuo Dio e Signore.

355. Considera, dunque, che i demoni aborriscono con odio implacabile quello che tu ami e desideri, cioè l'onore di Dio e la tua felicità eterna, e vogliono privarti di ciò che essi non possono riacquistare. Dio, mentre riprova il demonio, offre a te la sua grazia, virtù e fortezza per vincere il suo e tuo nemico e per conseguire il fortunato fine del riposo eterno, se lavorerai fedelmente ed osserverai i comandamenti del Signore. Sebbene l'arroganza del drago sia grande, maggiore è la sua debolezza ed egli non vale più di una particella debolissima alla presenza della virtù divina. Poiché, però, la sua ingegnosa astuzia e la sua malizia sorpassano tanto i mortali, all'anima non conviene mettersi a ragionare con lui, sia visibilmente sia invisibilmente, perché dal suo intelletto tenebroso, come da un forno di fuoco, escono tenebre e confusione, che oscurano il giudizio dei mortali. Se essi gli danno ascolto, li riempie di favole e di oscurità, affinché non conoscano la verità e la bellezza della virtù né la bruttezza dei suoi inganni velenosi. In questo stato le anime non sanno distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, la vita dalla morte, la verità dalla menzogna; così, cadono nelle mani di questo empio e crudele drago.

356. Sia per te regola inviolabile che nelle tentazioni non devi badare a ciò che ti propone, né ascoltarlo, né discorrervi sopra. Se potrai scuoterti ed allontanarti in modo tale da non arrivare a percepirlo né a conoscerne la malvagità, sarai più sicura, guardando le tentazioni da lontano. Il demonio, infatti, invia sempre innanzi a sé qualche predisposizione dell'animo per introdurre il suo inganno, specialmente nelle anime che teme gli contrastino l'ingresso, se prima egli non se lo facilita. Così è solito cominciare con la tristezza, con l'abbattimento o con qualche movimento e forza che distolga e distragga l'anima dall'attenzione al Signore e dall'amore per lui. Subito dopo egli sopravviene con il veleno in un vaso d'oro, affinché non rechi tanto orrore. Appena riconoscerai in te qualcuno di questi indizi - poiché hai già esperienza, direzione e istruzione - voglio che con ali di colomba sollevi il volo e ti allontani sino ad arrivare al rifugio dell'Altissimo, chiamandolo in tuo aiuto e presentandogli i meriti del mio Figlio santissimo. Devi fare ricorso anche alla mia protezione, poiché ti sono Madre e maestra, ed a quella dei tuoi angeli custodi e di tutti gli altri del Signore. Chiudi i tuoi sensi con prontezza e giudicati morta per essi o come un'anima dell'altra vita, dove non arriva la giurisdizione del serpente. Dedicati maggiormente, allora, all'esercizio degli atti virtuosi contrari ai vizi che ti propone, specialmente a quelli di fede, speranza e amore, che allontanano la codardia ed il timore, che debilitano la determinazione a resistere.

357. Devi cercare solo in Dio le ragioni per vincere Lucifero e non devi darle a questo nemico, affinché non ti riempia d'inganni e di confusione. Giudica indegno, oltre che pericoloso, metterti a parlare con lui e dare retta al nemico tuo e di colui che ami. Mostrati contro di lui superiore e magnanima ed offriti per l'osservanza di tutte le virtù, per sempre. Contenta di questo tesoro, ritirati in esso, poiché la maggiore destrezza dei figli di Dio in questa battaglia è il fuggire molto lontano; infatti, il demonio è superbo, si risente che lo disprezzino e desidera che lo ascoltino, confidando nella sua arroganza e nelle sue frodi. Da ciò nasce quel suo insistere, affinché gli diano spazio in qualcosa, perché il bugiardo non può confidare nella forza della verità, dato che non la dice, e così pone la sua fiducia nell'essere molesto e nel vestire l'inganno con apparenza di bene e di verità. Finché questo ministro di malvagità non si vede disprezzato, non pensa che lo abbiano riconosciuto e come una mosca importuna ritorna alla parte che vede più vicina alla corruzione.

358. Non dovrai affatto essere meno vigilante quando il tuo nemico si varrà di altre creature contro di te; lo farà per una di queste due vie: muovendole ad eccessivo amore verso di te od eccitandole ad odiarti. Quando conoscerai un affetto sregolato in coloro con i quali avrai a che fare, osserva il medesimo insegnamento, come se fuggissi dal demonio, ma con la differenza che questo devi aborrirlo, mentre le altre creature devi considerarle opere del Signore senza negare ciò che in sua Maestà e per lui devi loro. Nel ritirarti, però, guarda tutti come nemici, poiché, per quello che Dio vuole da te e nello stato in cui ti trovi, sarà demonio colui che voglia indurre altre persone ad allontanarti dal Signore e da ciò che tu gli devi. Se, poi, per la via opposta ti odieranno e ti faranno del male, rispondi con amore e con mansuetudine, pregando per quelli che ti detestano e perseguitano; e questo avvenga con intimo affetto del tuo cuore. Se sarà necessario moderare l'ira di qualcuno con parole dolci o svelare qualche inganno in soddisfazione della verità, fallo pure, non per tua discolpa, ma per quietare i tuoi fratelli e per il loro bene e la loro pace interiore ed esteriore; con ciò vincerai allo stesso tempo te stessa e quelli che ti detestano. Per fondare tutto questo, è necessario svellere completamente i sette vizi capitali, con i quali il demonio tenta, ed estirparli del tutto, morendo ai moti dell'appetito, in cui essi si radicano; infatti, vengono seminati tutti nelle passioni e nei desideri sregolati e non mortificati.