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CAPITOLO 14

 

Le attenzioni che Maria santissima ebbe nel corso della sua gravidanza ed alcuni eventi che successero in quel periodo.

 

180. Appena la nostra Regina e signora ebbe ripreso i suoi sensi dopo l'estasi che ebbe nel concepimento del Verbo eterno incarnato, si prostrò a terra e lo adorò nel suo grembo, come si è già riferito. Questa adorazione continuò per tutta la sua vita. La cominciava ogni giorno a mezzanotte e sino all'altra seguente soleva ripetere le genuflessioni per trecento volte, e più, se ne aveva l'opportunità; in questo fu più diligente durante i nove mesi della sua divina gravidanza. Senza mancare ai doveri del suo stato, per adempiere pienamente anche quelli nuovi che aveva per la presenza del Figlio dell'eterno Padre nel suo talamo verginale, mise tutta la sua attenzione, con molte e fervorose suppliche, nel custodire bene il tesoro del cielo che le era stato affidato. Dedicò nuovamente a questo la sua anima santissima e le sue facoltà, esercitando tutti gli atti delle virtù in grado tanto eroico e sublime da muovere a nuova ammirazione gli angeli stessi. Consacrò anche tutte le azioni corporali al servizio del Dio che portava, bambino, nel suo corpo verginale. Se mangiava, dormiva, lavorava o riposava, tutto indirizzava al nutrimento ed alla custodia del suo dolcissimo figlio; ed in tutte queste opere s'infiammava sempre più nell'amore per Dio.

181. Il giorno dopo i mille angeli che la assistevano le si manifestarono in forma corporea e con profonda umiltà adorarono nel grembo della Madre il loro Re incarnato. Riconoscendola di nuovo come Regina e signora, le resero omaggio nel modo dovuto e le dissero: «Adesso, Signora, siete la vera arca dell'alleanza, perché racchiudete non solo le tavole della legge, ma il Legislatore stesso, e custodite la manna del cielo, che è il nostro pane vero. Ricevete dunque, Regina, le nostre congratulazioni per la vostra dignità e per la vostra somma fortuna, per la quale noi magnifichiamo l'Altissimo, perché giustamente vi ha eletta come sua madre e sua dimora. Ci offriamo di nuovo per il vostro ossequio e servizio, per ubbidirvi come vassalli del Re supremo ed onnipotente, del quale voi siete vera Madre». Questa offerta e questa venerazione dei santi angeli produssero nella Madre della sapienza nuovi ed incomparabili effetti di umiltà, di gratitudine e di amore per Dio. Infatti, in quel prudentissimo cuore, in cui stava il peso del santuario per dare a tutte le cose il giusto valore, fece grande impressione il vedersi riverita e riconosciuta come Signora e regina dagli spiriti angelici. È vero che era molto più il vedersi madre del medesimo re e Signore dell'intero creato; ma questa dignità e tutti questi benefici le si manifestavano meglio per mezzo dell'ossequio dei santi angeli.

182. Essi compivano tutto questo come esecutori e ministri della volontà dell'Altissimo. Quando la loro Regina e signora nostra si trovava sola, tutti la assistevano in forma corporea e la servivano nelle sue faccende ed occupazioni quotidiane. Se era impegnata in qualche lavoro manuale, le porgevano ciò che era necessario. Se per caso mangiava qualche volta in assenza di san Giuseppe, la servivano alla sua povera ed umile mensa. Da ogni parte la accompagnavano, aiutandola anche nel servire san Giuseppe. Malgrado tutti questi favori e aiuti, la purissima Signora non si dimenticava di domandare licenza al Maestro dei maestri per tutte le azioni e di chiedergli la sua direzione ed assistenza. Per questo, le sue opere erano talmente ben regolate e perfette che solamente il Signore lo può comprendere e ponderare.

183. Oltre a questo insegnamento ordinario, nel tempo in cui portava nel grembo il Verbo incarnato sentiva la sua divina presenza in diversi modi, tutti ammirabili e dolcissimi. Alcune volte egli le si manifestava in visione astrattiva, come sopra si è detto. Altre volte lo vedeva nel modo in cui stava nel suo tempio verginale, unito ipostaticamente alla natura umana. Altre volte le si manifestava l'umanità santissima, che ella guardava nel proprio grembo purissimo, come dietro un cristallo; questo genere di visione era di speciale consolazione e giubilo per la grande Regina. Altre volte ancora, conosceva che qualche influsso della gloria dell'anima santissima del bambino Dio ridondava nel corpo di lui; ella ne riceveva alcuni effetti, specialmente il chiarore e la luce che dal corpo naturale del figlio si riversavano nella madre con un irraggiamento ineffabile e divino. Questo favore la trasformava tutta in un altro essere, infiammando il suo cuore e causando in lei effetti tali da non poter essere spiegati da nessuna creatura. Si estenda pure e si dilati l'intelletto al di sopra dei più alti serafini, ma resterà oppresso da questa gloria, perché tutta questa santissima Regina era come un cielo infinito; ed in lei sola stava racchiusa quella grandezza e gloria che gli ampi confini dei cieli non possono abbracciare nè cingere.

184. Questi ed altri benefici si alternavano e si succedevano a seconda dei diversi atti della santissima Madre: lcuni spirituali ed altri manuali e corporali, alcuni nel servire il suo sposo ed altri in favore del prossimo. Tutto ciò, riunito e governato dalla sapienza di una giovane donna, produceva un'armonia ammirabile e dolcissima per il Signore e meravigliosa per tutti gli spiriti angelici. Quando, poi, la Signora del mondo restava un po' più nello stato ordinario, perché così disponeva l'Altissimo, subito pativa un deliquio, causato dalla forza e violenza del suo stesso amore. Per questo con verità poté dire quello che per lei disse Salomone in nome della sposa: Rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore. Così succedeva che con la ferita penetrante di questo dolcissimo dardo giungeva all'estremo della vita; ma subito il braccio onnipotente dell'Altissimo la confortava in modo soprannaturale.

185. Talvolta, per darle qualche sollievo sensibile, per comando dello stesso Signore venivano a visitarla molti uccellini. Come se avessero la ragione, la salutavano con i loro movimenti, le facevano in coro lieti e ben accordati concenti e non partivano prima di avere ottenuto la sua benedizione. Questo avvenne specialmente appena ebbe concepito il Verbo eterno, come se volessero felicitarsi con lei per la sua alta dignità, dopo che l'ebbero fatto gli angeli santi. In quel giorno la Signora delle creature parlò loro, ordinando a diverse specie di uccelli che le stavano intorno di riconoscere il loro Creatore, di magnificarlo e lodarlo con i loro canti, esprimendo riconoscenza per l'esistenza e la bellezza che aveva dato loro. Per questo essi, ubbidendole subito come a loro signora, fecero di nuovo cori e canti con dolcissima armonia e, umiliandosi fino a terra, si inchinarono al Creatore ed a sua Madre, che lo portava nel grembo. Altre volte portavano fiori nei loro becchi e glieli ponevano tra le mani, aspettando che ordinasse loro di cantare o tacere, come preferiva. Avveniva anche che, quando era cattivo tempo, alcuni uccellini venissero a rifugiarsi presso la loro clementissima Signora; sua altezza li accoglieva e nutriva con ammirabile affetto per la loro innocenza, glorificando per loro il Creatore di ogni cosa.

186. Non ci devono parere strane queste meraviglie, perché, sebbene la materia nella quale erano compiute si possa reputare di poco conto, le opere dell'Altissimo sono tutte grandi e venerabili nei loro fini, e grandiose erano anche quelle della nostra prudentissima Regina in qualsiasi materia in cui le facesse. Chi sarà mai tanto ignorante o temerario da non capire quanto il conoscere la partecipazione dell'essere di Dio e delle sue perfezioni in tutte le creature sia azione degna della creatura razionale, e così in tutte cercarlo, trovarlo, benedirlo e magnificarlo come ammirabile, onnipotente, liberale e santo, appunto come faceva Maria santissima, senza che vi fossero tempo nè luogo nè creatura visibile per lei inutili? Anzi, come non si confonderà la nostra ingrata dimenticanza, come non si addolcirà la nostra durezza e come non si accenderà il nostro tiepido cuore vedendoci ripresi ed ammaestrati dalle stesse creature irrazionali, le quali soltanto per l'esistenza che ricevono da Dio lo lodano senza offenderlo, mentre gli uomini, che sono fatti a sua immagine e somiglianza ed hanno la capacità di conoscerlo e di goderio eternamente, lo dimenticano senza conoscerlo, se lo conoscono non lo lodano e senza volerlo servire lo offendono? Costoro non hanno alcun diritto di preferirsi alle bestie, poiché vengono ad essere peggiori di quelle.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

187. Figlia mia, con l'aiuto dell'insegnamento che ti ho dato finora, puoi aspirare a procurarti la scienza divina che io bramo che tu apprenda, perché con essa tu intenda e conosca profondamente il decoro e la riverenza che devi usare con Dio. Di nuovo ti avverto che tra i mortali questa scienza è molto difficile e da pochi desiderata, e ciò con molto danno per loro. Così, quando si pongono di fronte all'Altissimo o si occupano del culto e servizio di lui, non si formano un concetto degno della sua grandezza infinita né si spogliano delle immagini tenebrose e delle opere terrene, che li rendono deformi, torpidi e carnali e quindi indegni e incapaci di trattare con la magnificenza dovuta la Divinità sovrana. A questa grossolanità segue un altro disordine, cioè che, se hanno a che fare con il prossimo, si abbandonano senza misura alle azioni esteriori, perdendo totalmente la memoria del loro Creatore e l'attenzione a lui dovuta; e con l'impeto delle passioni si danno in preda a tutto ciò che è terreno.

188. Voglio dunque, carissima, che ti allontani da questo pericolo ed apprenda quella scienza, il cui oggetto è l'essere immutabile di Dio, con i suoi infiniti attributi. Lo devi conoscere e devi unirti a lui in modo tale che nessuna cosa creata si frapponga tra il tuo spirito e la tua anima e il vero e sommo Bene. In ogni tempo, luogo, occupazione ed opera, lo devi contemplare, senza staccailo dall'intimo abbraccio del tuo cuore. Per questo ti comando di trattailo con magnificenza, con decoro, con riverenza e con intimo timore del tuo animo. Voglio che tu abbia ogni attenzione e stima per tutto ciò che riguarda il suo culto. Soprattutto, dovendo entrare alla sua presenza per pregare e supplicare, spogliati di ogni immagine sensibile e terrena. Poiché, inoltre, l'umana fragilità non può sempre essere stabile nella forza dell'amore nè sopportare i suoi moti violenti, potrai ammettere qualche sollievo conveniente e tale che pure in esso tu trovi Dio, come per esempio il lodarlo per la bellezza dei cieli e delle stelle, per la varietà delle erbe, per la gradevole vista dei campi, per le virtù degli elementi e maggiormente per la natura degli angeli e per la gloria dei santi.

189. Tuttavia, starai sempre bene attenta, senza scordarti mai questo insegnamento, che cioè per nessuna vicenda o sofferenza devi cercare sollievo o distrazione nelle creature umane, tanto più trattandosi di uomini. Nella tua natura debole ed inclinata a non preoccuparsi, infatti, potresti correre il pericolo di superare il limite di quello che è lecito e giusto, e il piacere sensibile potrebbe introdursi più di quello che conviene alle religiose, spose del mio Figlio santissimo. Questo pericolo non c'è solo per te, ma per tutte le creature umane che non stanno all'erta, perché, se si allenta il freno alla natura fragile, essa non bada più alla ragione nè alla vera luce dello spirito, ma scordandosi di tutto segue ciecamente l'impeto della passione, e la passione segue il piacere. Contro questo pericolo sono stati ordinati il ritiro e la clausura delle anime consacrate al mio figlio e Signore, per svellere dalla radice le occasioni infelici e disgraziate di quelle religiose che di propria volontà le cercano e si abbandonano ad esse. Il tuo sollievo, carissima, come quello delle tue sorelle, non deve essere pieno di pericolo e di veleno mortale, ma devi sempre cercare di proposito quello che troverai nel segreto del tuo cuore e stando ritirata con il tuo Sposo, che è fedele nel consolare l'afflitto e nell'assistere il tribolato.