[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A A A A A

CAPITOLO 4

 

La perfezione con cui Maria santissima osservava i riti del tempio e ciò che qui le ordinarono.

 

462. Proseguendo la nostra storia, dopo che la santissima Bambina ebbe consacrato il tempio con la sua presenza e dimora, crebbe realmente in sapienza e grazia dinanzi a Dio e agli uomini. Le rivelazioni datemi, riguardo a ciò che la mano potente di Dio operava nella Principessa del cielo in quegli anni, mi pongono come sul margine di un mare vastissimo e interminabile, che mi stupisce; rimango dubbiosa perché non so da dove entrare in questo pelago così immenso per uscirne con sicurezza, essendo necessario tralasciare molte cose e arduo dire bene le poche. Dirò, dunque, ciò che mi dichiarò l'Altissimo in una particolare occasione:

463. «Le opere che nel tempio fece colei che doveva essere Madre del Verbo, furono in tutto e per tutto perfettissime; penetrarle eccede la capacità d'ogni creatura umana ed angelica. Gli atti delle sue virtù interiori furono tanti e di così alto merito e fervore che superarono quelli dei serafini; e tu, o anima, conoscerai riguardo ad essi molto più di quello che potrai spiegare con le parole. È' però mia volontà che, nel tempo della tua peregrinazione nel corpo mortale, ti proponga Maria santissima come principio della tua gioia e la segua per il deserto della rinunzia e del rinnegamento di ogni cosa umana e visibile. Seguila mediante una perfetta imitazione, conforme alle tue forze ed alla luce che stai ricevendo. Ella sarà la tua stella polare, la tua maestra e ti renderà palese la mia volontà. In lei troverai la mia legge santissima, scritta con la potenza del mio braccio, e potrai meditarla notte e giorno. Ella sarà per te colei che percuoterà la pietra dell'umanità di Cristo, affinché in questo deserto della vita scaturiscano e si riversino in te le acque della divina grazia e della luce, con le quali sarà saziata la tua sete, illuminato il tuo intelletto e infiammata la tua volontà. Sarà la colonna di fuoco che ti darà luce, la nube che ti farà ombra proteggendoti dagli ardori delle passioni e dalle ire dei tuoi nemici. In lei avrai l'angelo che ti guiderà e ti allontanerà dai pericoli di Babilonia e di Sodoma, perché non ti colga il mio castigo. In lei avrai una madre che ti amerà, un'amica che ti consolerà, una signora che ti comanderà, una protettrice che ti difenderà e una regina che servirai e alla quale ubbidirai in felice schiavitù. Nelle virtù che praticò la Madre del mio Unigenito nel tempio, troverai una regola universale di somma perfezione, su cui potrai ordinare la tua vita, uno specchio senza macchia che riflette l'immagine del Verbo incarnato, un ritratto preciso di tutta la santità di lui. Vi troverai la bellezza della verginità, le attrattive dell'umiltà, la prontezza della devozione e dell'ubbidienza, la fermezza della fede, la sicurezza della speranza, il fuoco della carità e un quadro preciso di tutte le meraviglie della mia destra. Questo è l'esempio con cui devi regolare la tua vita, questo lo specchio dinanzi al quale devi aggiustarti e adornarti per accrescere la tua bellezza e grazia, come sposa che brama apparire al cospetto del suo sposo e Signore».

 

464. «Se la nobiltà ed il merito del maestro servono da stimolo al discepolo, rendendogli più amabile la sua dottrina, chi mai potrà attirarti con maggior forza di una maestra che è la Madre stessa del Signore? Chi più di colei che fu da me scelta come la più pura e santa tra le creature, senza macchia di colpa, affinché fosse al tempo stesso vergine e Madre del mio Unigenito, che è lo splendore della mia divinità nella mia stessa sostanza? Ascolta, dunque, una così sovrana maestra; seguila imitandola in tutto e medita sempre senza interruzione le sue ammirabili qualità e virtù. A tale scopo devi riflettere sulla sua vita nel tempio; essa fu come un originale che devono ricopiare tutte le anime le quali, sul suo esempio, si consacrano per essere spose di Cristo». Questo è l'insegnamento che mi fu dato dall'Altissimo riguardo a ciò che Maria fece durante gli anni vissuti nel tempio.

 

465. Discendo ora nei particolari circa le sue occupazioni, dopo quella visione della Divinità di cui ho già detto. Dopo aver offerto tutta se stessa al Signore e tutte le sue cose alla maestra, restando assolutamente povera e abbandonata nelle mani dell'ubbidienza, coprendo sotto il velo di queste virtù i tesori di sapienza e grazia in cui superava i più alti serafini, chiese umilmente ai sacerdoti ed alla maestra che le indicassero la norma di vita che doveva osservare e le occupazioni in cui doveva esercitarsi. Il sacerdote ed Anna, la maestra, guidati dalla luce divina loro data, parlarono insieme e, desiderosi di assegnare all'eccelsa Bambina compiti proporzionati all'età di tre anni, la chiamarono alla loro presenza. La Principessa del cielo per udirli si mise in ginocchio dinanzi a loro; essi le dissero di alzarsi, ma la bambina, con tutta modestia, li pregò che le permettessero di stare in quella posizione, dal momento che si trovava alla presenza del ministro e sacerdote dell'Altissimo e della sua maestra, dei quali voleva rispettare l'ufficio e la dignità.

 

466. Il sacerdote allora le parlò dicendo: «Figlia, ancora piccola il Signore vi ha condotto a questa casa, suo santo tempio; mostratevi dunque a lui grata per tale favore e procurate di approfittarne adoperandovi molto nel servirlo con sincerità e cuore perfetto, studiandovi d'apprendere e di rivestirvi in ogni modo di virtù. Così da questo sacro luogo potrete poi ritornare nel mondo pronta per sopportare i suoi travagli e ben armata per difendervi dai suoi pericoli. Obbedite alla vostra maestra Anna e cominciate per tempo a portare il giogo soave della virtù, affinché vi sia meno pesante per il resto della vita». La bambina rispose: «Vi prego, o signor mio, come sacerdote e ministro dell'Altissimo di cui fate le veci, e allo stesso tempo prego la mia maestra di volermi comandare e insegnare ciò che io devo fare per non sbagliare; ve ne supplico, desiderosa in tutto di ubbidire alla vostra volontà».

 

467. Il sacerdote ed Anna, la maestra, avvertivano una grande illuminazione interiore ed una certa forza divina che li spingeva a dedicarsi in modo particolare alla Bambina e ad aver cura di lei più che delle altre; perciò, comunicandòsi il grande concetto che ciascuno di loro si era fatto, senza però conoscere da dove venisse loro quel misterioso impulso, decisero di assisterla e di occuparsi di lei e della sua direzione con una sollecitudine tutta speciale. Non potendo però questo estendersi soltanto alle azioni esteriori e visibili, non le potevano dare delle norme per gli atti interiori e per gli affetti del cuore, che solo l'Altissimo regolava con singolare protezione e grazia; così quel candido cuore restò pienamente libero per crescere ed avanzare nelle virtù interiori, senza cessare un solo istante di praticarle tutte nel sommo grado della loro perfezione.

 

468. Il sacerdote le diede delle indicazioni dicendole: «Figlia mia, ecco come dovrete regolare le vostre azioni. Alle lodi, ai cantici del Signore, voi assisterete con devozione e non tralascerete mai nelle vostre orazioni di pregare l'Altissimo per i bisogni del tempio e del suo popolo e per la venuta del Messia. Alle ore otto della sera vi ritirerete a dormire e all'aurora vi leverete a pregare e benedire il Signore fino all'ora terza. Da terza fino a mezzogiorno sarete occupata in qualche lavoro manuale, perché possiate essere istruita in tutto. Nella refezione che prenderete dopo il lavoro, osserverete la temperanza che conviene. Quindi subito ve ne andrete ad ascoltare ciò che v'in segnerà la vostra maestra; il resto del giorno lo occuperete nella lettura delle sacre Scritture. In tutto poi mostratevi umile, affabile ed ubbidiente a quanto la maestra vi comanderà».

 

469. La santa Bambina, ascoltando il sacerdote, rimase sempre in ginocchio, quindi gli chiese la benedizione e la mano per baciarla; così fece anche con la maestra. Nel suo cuore, intanto, si propose di vivere osservando quanto le avevano indicato per tutto il tempo che fosse rimasta in quel luogo, se non le avessero comandato altrimenti. Quanto si era proposto, poi, lo adempì come se fosse stata l'ultima delle discepole, benché in realtà lei fosse la maestra d'ogni santità e virtù. Veramente i suoi affetti e il suo ardente amore si estendevano a molte più opere esteriori di quelle che le ordinavano, ma sempre le sottopose al giudizio del ministro del Signore, anteponendo il sacrificio della santa e perfetta ubbidienza al proprio parere e a tutti i suoi fervori; come maestra d'ogni perfezione, conosceva che si compie meglio la volontà divina abbandonandosi umilmente ad ubbidire che non con le più sublimi aspirazioni ad altre virtù. Questo raro esempio insegna a noi religiose a non seguire i nostri entusiasmi, né i nostri giudizi contro quelli dei superiori e contro l'ubbidienza impostaci dalla loro volontà; è Dio stesso che in loro ci indica qual è il suo beneplacito, mentre noi nei nostri desideri cerchiamo di soddisfare il nostro capriccio. Se nei superiori opera Dio, in noi, invece, quando ci opponiamo a loro, operano la tentazione, la passione cieca e l'inganno.

470. La Regina e signora nostra si distinse maggiormente, oltre quanto le ordinarono, nel chiedere il permesso alla sua maestra di servire tutte le sue compagne, d'esercitare i più umili servizi della casa, come spazzare, pulire, lavare le stoviglie. E quantunque questo potesse sembrare una novità, poiché si era soliti trattare con particolare riguardo le primogenite, l'umiltà incomparabile della divina Principessa non poteva frenarsi, né contenersi nei limiti della maestà, senza abbassarsi alle occupazioni più vili, che faceva con umiltà così vigilante da prevenire tutte le altre. Con la scienza infusa che aveva, conosceva già tutti i misteri e i riti del tempio; eppure, come se non li conoscesse per nulla, li volle apprendere con la disciplina e l'esperienza, senza mancare mai ad alcuna celebrazione. Era poi molto attenta a vivere nel sincero disprezzo di sé, a ricercare la propria umiliazione ed ogni mattina e sera chiedeva la benedizione alla sua maestra e le baciava la mano; faceva così anche quando la maestra le ordinava qualche atto di umiltà e le dava il permesso di farne. Alcune volte, se glielo concedeva, le baciava anche i piedi con profondissima umiltà.

471. L'eccelsa Principessa era così docile, così premurosa, sottomessa e diligente nell'umiliarsi, nel servire e nel rispettare tutte le giovani che vivevano nel tempio, che a tutte rapiva il cuore e a tutte ubbidiva come se ciascuna fosse la sua maestra. E, per l'ineffabile e celestiale prudenza che aveva, sapeva ordinare le sue azioni in modo da non perdere alcuna occasione per prevenire tutte le altre nelle opere manuali, umili e che fossero allo stesso tempo di servizio alle sue compagne e di gradimento alla divina volontà.

472. Ora, che dovrò dire io, vilissima creatura, o che dovremo dire tutti noi cristiani, figli della santa Chiesa, giunti a questo punto a scrivere e meditare questo esempio vivo di umiltà? Ci pare una gran virtù che l'inferiore ubbidisca al superiore ed il minore al maggiore, ancor più grande che l'uguale s'adatti ad ubbidire in ciò che gli comanda un altro suo uguale; ma chi non resterà stupito e chi non si vergognerà della sua vana superbia, vedendo che la Regina si umilia alla schiava, la santissima e perfettissima fra tutte le creature ad un verme, la signora del cielo e della terra ad un'infima donna e tutto ciò sinceramente e di vero cuore? Chi è che si guarda in questo lucido specchio e non vede la propria infelice presunzione? Chi potrà immaginare di avere conosciuto la vera umiltà e tanto meno di saperla praticare, quando la ravvisa e la contempla in Maria santissima? Noi, che viviamo sotto l'ubbidienza promessa, ricorriamo a questa luce per conoscere e correggere i nostri disordini, quando l'ubbidienza dei superiori, rappresentanti di Dio, ci è molesta e dura opponendosi alle nostre voglie. Venga meno la nostra durezza, si umilii la nostra superbia, svanisca anche la presunzione di chi si crede ubbidiente ed umile solo per essersi talvolta sottomesso ai superiori, mentre non è ancora giunto a persuadersi d'essere inferiore a tutti, come si giudicò colei che è a tutti superiore.

473. La bellezza, la gentilezza e l'affabilità della nostra Regina erano incomparabili; in lei si trovavano in grado perfetto tutti i doni naturali di anima e corpo e questi, fatti risaltare dalla luce della grazia sovrannaturale e divina che riverberava in essi, presentavano un ammirabile composto di bellezza e di grazia nell'essere e nell'operare, che attirava l'ammirazione e rapiva il cuore di tutti. Tuttavia la divina Provvidenza moderava le dimostrazioni che avrebbero fatto quanti trattavano con lei, se si fossero abbandonati alla forza dell'amore che li accendeva a suo riguardo. Nel mangiare e nel dormire era, come nelle altre virtù, perfettissima; si regolava con grande temperanza, senza mai eccedere, moderandosi anche in ciò che era necessario. Benché il breve sonno che prendeva non le impedisse l'altissima e usuale contemplazione, se ciò fosse dipeso dalla sua volontà, ne avrebbe fatto a meno; ma per ubbidire, nel tempo assegnato si ritirava e così nel suo umile e povero letto pieno di virtù e attorniato dagli angeli e dai serafini, che la custodivano e assistevano, godeva delle visioni più alte, esclusa quella beatifica, e dell'amore più infiammato.

474. Distribuiva le sue occupazioni con rara discrezione, dando a ciascuna il tempo opportuno. Leggeva molto le Scritture e la sua scienza infusa la rendeva così capace di penetrare in esse e nei loro misteri, che nessuno le restò nascosto. In verità l'Altissimo le manifestò tutti i segreti e lei, parlando con i suoi santi angeli custodi e domandando molte cose con profondità e acutezza, si confermava in essi. Se questa sovrana Maestra avesse scritto ciò che comprese, noi possederemmo molte altre scritture divine; riguardo poi a quelle che possediamo, avremmo conoscenza completa e perfetta dei profondi misteri e significati che racchiudono. Lei però, di tutta questa pienezza di scienza, si avvaleva per culto, lode e amore di Dio; la indirizzava tutta a questo fine, senza che in lei alcun raggio di luce rimanesse ozioso o sterile. Celere nel ragionare, profonda nell'intendere, alta e nobile nei pensieri, prudente nell'eleggere e disporre, efficace nell'operare, in tutto era una regola perfetta ed un oggetto prodigioso di stupore agli uomini e agli angeli, nonché al Signore stesso, che l'aveva fatta tutta a misura del suo cuore e del suo compiacimento.

 

Insegnamento dell'eccelsa Signora

 

475. Figlia mia, la natura umana è imperfetta e negligente nell'operare la virtù. Essa è fragile, e presto viene meno, perché è molto incline al riposo e ripugna la fatica con tutte le sue forze. Perciò, quando l'anima ascolta e asseconda i propri istinti, questi prendono talmente il sopravvento sulle forze della ragione e dello spirito, che le riducono a vile e pericolosa servitù. In qualunque anima questo disordine è terribile, ma incomparabilmente di più Dio lo aborrisce nei suoi ministri e nei religiosi, per i quali, essendo più strettamente obbligati ad esser perfetti, è anche maggiore il danno di non uscire sempre vittoriosi da questa lotta con le passioni. Da questa tiepidezza nella resistenza e dall'essere frequentemente vinti, risulta una tale spossatezza e perversità di giudizio, che giungono a contentarsi di fare alcune manifestazioni di virtù assai superficiali, credendosi con ciò sicuri; anzi, sembra loro di trasportare un monte da un luogo all'altro, senza invece aver fatto alcuna cosa di reale profitto. Il demonio poi vi aggiunge altre distrazioni e tentazioni in modo che, tenendo in poco conto le leggi della vita religiosa, vengono a mancare quasi in tutte e, giudicando ciascuna come cosa piccola e da poco, arrivano al punto di perdere la retta cognizione delle virtù e di vivere in una falsa sicurezza.

476. Quindi, o figlia mia, guardati bene da un così pericoloso inganno e considera che trascurare volontariamente un'imperfezione dispone e apre la via ad altre, che portano ai peccati veniali, e questi ai mortali; così, via via, procedendo di abisso in abisso, si arriva al fondo e a compiere ogni male. Per prevenire questa rovina, si deve bloccare la corrente da molto lontano, poiché un atto che forse pare piccolo è una difesa che tiene distante il nemico; i precetti e le leggi delle opere maggiori obbligatorie sono poi il muro della coscienza, per cui, se il demonio rompe il primo baluardo e se ne impossessa, si avvicina per impadronirsi del secondo e se in questo fa una prima breccia con qualche peccato, anche se non grave, è già al punto di poter dare l'assalto al regno interiore dell'anima con facilità e quasi con certezza di riuscita. Perciò essa, trovandosi debilitata per gli atti viziosi, priva delle forze della grazia, non resiste più con vigore e il demonio, che l'ha già in parte conquistata, finisce per assoggettarla pienamente ed opprimerla, senza incontrare resistenza.

477. Considera dunque, o carissima, quanta debba essere la tua vigilanza fra tanti pericoli, per non addormentarti in mezzo ad essi. Considera che sei religiosa, sposa di Cristo, superiora, istruita, illuminata e piena dei più singolari benefici; perciò a misura di questi ed altri titoli compresi in essi, devi essere tanto più sollecita, dovendo mostrarti riconoscente al Signore e ricambiarlo. Impegnati per essere puntuale nell'osservanza di tutti i riti e di tutte le leggi della vita religiosa; per te non ci sia né precetto, né comando, né atto di perfezione che sia piccolo. Non disprezzarne alcuno, ma osservali tutti, perché agli occhi di Dio tutto ciò che si fa per suo compiacimento è prezioso e grande. È certo che a lui è caro veder adempiuto ciò che comanda e il non curarsene l'offende. Considera in tutto che hai uno Sposo cui devi piacere, un Dio cui devi servire, un Padre cui devi ubbidire, un Giudice che devi temere e una Maestra che devi imitare e seguire.

478. Per adempiere tutto ciò ti conviene rinnovare nella tua anima una risoluzione forte ed efficace, non dare ascolto alle tue inclinazioni e non assecondare la debolezza della tua pigra natura. Per le difficoltà che avvertirai, non omettere alcuna azione, fosse anche di baciare la terra quando sei solita farlo, come si usa nella vita religiosa. Tanto il poco quanto il molto adempilo con affetto e costanza e sarai così gradita agli occhi di mio Figlio ed ai miei. Nelle opere che vorrai offrire spontaneamente chiedi consiglio al tuo confessore o al tuo superiore supplicando Dio che dia loro luce per comprendere e presentandoti poi spoglia d'ogni inclinazione e d'ogni desiderio. Ciò che ti ordineranno scrivilo nel tuo cuore e realizzalo con puntualità; non decidere mai di fare alcuna cosa per buona che ti sembri, quando ti è possibile ricorrere all'obbedienza e al consiglio; infatti la volontà di Dio ti si manifesterà sempre in questo modo.