[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A A A A A

CAPITOLO 19

 

L'Altissimo dà luce ai sacerdoti circa l'innocenza di Maria santissima; a lei fa intendere che è già vicino il felice transito di sua madre sant'Anna; come vi si trovò presente.

 

710. L'Altissimo non dormiva né prendeva sonno tra i dolci gemiti della sua diletta sposa Maria, sebbene fingesse di non udirli, ricreandosi con essi nel prolungato esercizio delle sue pene, che le erano occasione di trionfi così gloriosi e di essere tanto ammirata e lodata dagli spiriti celesti. Perdurava intanto il fuoco lento di quella persecuzione, affinché la divina fenice Maria si rinnovasse molte volte nelle ceneri della sua umiltà e il suo purissimo cuore e spirito rinascessero a nuovo essere e stato della divina grazia. Tuttavia, quando giunse il momento opportuno di mettere termine alla cieca invidia e gelosia di quelle giovani ingannate, affinché le loro menzogne non andassero a discredito di colei che doveva essere l'onore di tutta la natura e della grazia, il Signore stesso parlò in sogno al sacerdote e gli disse: «La mia ancella Maria è gradita ai miei occhi, è perfetta ed eletta e non ha colpa in quello che le si attribuisce». La medesima rivelazione ebbe Anna, la maestra delle giovani. Al mattino subito il sacerdote e la maestra parlarono insieme circa la divina luce e l'avvertimento che entrambi avevano ricevuto. Per questa conoscenza del cielo si pentirono dell'inganno subito e chiamarono la principessa Maria, domandandole perdono di aver dato credito alla falsa relazione delle educande, proponendole inoltre tutto ciò che parve loro conveniente per sottrarla e difenderla dalla persecuzione che le facevano e dalle pene che le procuravano.

711. Colei che era Madre dell'umiltà ascoltò questa proposta e rispose al sacerdote e alla maestra: «Signori, sono io quella a cui si devono i rimproveri e vi supplico di far sì che io meriti di ascoltarli, poiché come bisognosa li domando e li stimo. La compagnia delle mie sorelle educande è molto amabile e non voglio perderla per i miei demeriti, giacché tanto devo a tutte per avermi tollerata e, in contraccambio a tale beneficio, bramo di servirle maggiormente. Tuttavia, se mi ordinate un'altra cosa, sono qui per ubbidire alla vostra volontà». Questa risposta di Maria santissima consolò e confortò ancor più il sacerdote e la maestra, che approvarono la sua umile domanda, però da allora in poi attesero con più cura a lei, guardandola con nuova riverenza e affetto. L'umilissima vergine domandò al sacerdote la mano e la benedizione ed anche alla maestra, come era solita fare, e con questo la lasciarono. Ma come all'assetato avviene che i suoi sensi se ne corrano dietro all'acqua cristallina che si allontana da lui, così restò il cuore di Maria signora nostra tra la brama e il dolore di quell'esercizio del patire, poiché come assetata ed infiammata nell'amore divino giudicava che, per la cura che il sacerdote e la maestra volevano usarle, le sarebbe mancato per l'avvenire il tesoro dei patimenti.

712. La nostra Regina si ritirò subito e parlando da sola con l'Altissimo gli disse: «Perché, Signore ed amato mio padrone, tanto rigore con me? Perché una così lunga assenza e tanta dimenticanza di chi senza di voi non vive? E se nella mia lunga solitudine senza la vostra dolce e amorosa visione mi consolavano i pegni certi del vostro amore, quali erano le piccole pene che pativo, come vivrò adesso nel mio deliquio senza questo sollievo? Perché, o Signore, così presto sospendete la mano in questo favore? Chi al di fuori di voi poteva cambiare il cuore della mia maestra e dei sacerdoti miei signori? Veramente io non meritavo il beneficio dei loro caritatevoli rimproveri, né sono degna di sopportare angustie, perché non sono nemmeno degna della vostra bramata visione e deliziosa presenza. Ma se non ho potuto vincolarvi, Padre e Signore mio, io emenderò le mie negligenze e se volete dare qualche sollievo alla mia debolezza, nessun'altra cosa potrà sollevarmi finché manchi all'anima mia la gioia del vostro volto; però in tutto aspetto con cuore sottomesso, o sposo mio, che si faccia il vostro divino beneplacito».

713. Avendo i sacerdoti e la maestra conosciuto la verità, le giovani, mitigate anche dal Signore, cessarono di molestare la nostra celeste Principessa, e il demonio fu trattenuto dall'istigarle. Tuttavia la lontananza con cui Dio si teneva nascosto alla divina sposa durò dieci anni - cosa mirabile! -, sebbene l'Altissimo la sospendesse alcune volte svelando il suo volto, affinché la sua diletta avesse qualche sollievo. Ma non furono molte le visioni che le accordò in questo tempo e queste avvennero con minor delizia rispetto ai primi anni della sua infanzia. Questa lontananza del Signore fu però opportuna, perché, mediante l'esercizio di tutte le virtù, la nostra Regina, divenuta praticamente perfetta, si disponesse alla dignità che l'Altissimo le preparava. Se invece avesse goduto sempre della vista di sua Maestà nei modi in cui successivamente sarebbe stato sempre possibile - come si è detto sopra nel capitolo quattordicesimo di questo libro - non avrebbe potuto soffrire secondo l'ordine comune ad ogni semplice creatura.

714. Tuttavia, durante questa sorta di ritiro e lontananza del Signore, quantunque a Maria santissima mancassero le visioni intuitive ed astrattive della divina Essenza e quelle degli angeli, l'anima sua santissima e le sue facoltà avevano più doni di grazia e maggiore luce soprannaturale di quanta ne abbiano ottenuta e ricevuta tutti i santi, poiché in questo mai si raccorciò con lei il braccio dell'Altissimo. Ma in confronto delle visioni frequenti che ella ebbe nei primi anni, chiamo io lontananza e ritiro del Signore l'essere stata senza di esse tanto tempo. Questa privazione incominciò otto giorni prima della morte di suo padre san Gioacchino e subito seguirono le persecuzioni dell'inferno e poi quelle delle creature, finché la nostra Principessa arrivò a dodici anni. Li aveva già compiuti, quando un giorno gli angeli santi, senza che le si manifestassero, le parlarono e le dissero: «Maria, il termine della vita della tua santa madre Anna, prefissato dall'Altissimo, si compie adesso; sua Maestà ha disposto che sia libera dalla prigione del corpo mortale e le sue sofferenze abbiano felice fine».

715. Colpito da questa nuova e dolorosa notizia, il cuore della pietosa figlia s'intenerì e, prostrandosi alla presenza dell'Altissimo, fece una fervorosa orazione per la buona morte di sua madre sant'Anna e così pregò: «Re dei secoli invisibile ed eterno, Signore immortale e onnipotente, autore di tutto l'universo, benché io sia polvere e cenere e riconosca di aver disgustato la vostra grandezza, non per questo rinuncerò a parlare al mio Signore e ad effondere il mio cuore alla sua presenza, sperando, Dio mio, che non disprezzerete colei che sempre ha confessato il vostro santo nome. Lasciate, Signor mio, che vada in pace la vostra serva, che con fede invitta e speranza ferma ha sempre desiderato adempiere il vostro divino beneplacito. Approdi vittoriosa e trionfante dei suoi nemici al sicuro porto dei santi vostri eletti; la confermi il vostro potente braccio; l'assista, al termine del corso della nostra mortalità, la stessa destra che rese perfetti i suoi passi, e riposi, Padre mio, nella pace della vostra grazia ed amicizia colei che sempre cercò con vero cuore di ottenerla».

716. Il Signore rispose a questa preghiera della sua diletta non con parole, ma con un ammirabile favore che concesse a lei e a sua madre sant'Anna. Quella notte sua Maestà comandò che gli angeli santi di Maria santissima la portassero realmente e personalmente alla presenza della sua madre inferma e che al suo posto restasse uno di loro, prendendo corpo etereo della sua medesima forma. Gli angeli ubbidirono all'ordine divino e portarono la loro e nostra Regina alla casa e nella camera di sua madre sant'Anna. Trovandosi con lei e baciandole la mano, la divina Signora le disse: «Madre mia e mia signora, sia l'Altissimo la vostra luce e fortezza e sia benedetto, perché per la sua benignità non ha voluto che io, povera e bisognosa, restassi senza il beneficio della vostra ultima benedizione. Che io dunque la riceva, madre mia, dalla vostra mano!». Sant'Anna le diede la sua benedizione e con intimo affetto rese grazie al Signore di quel favore come colei che conosceva il mistero della sua figlia e Regina, che ancora ringraziò per l'amore che in tale occasione le aveva manifestato.

717. Subito la nostra Principessa si rivolse alla sua santa madre, la confortò e animò per il transito della morte e, tra le molte altre ragioni d'incomparabile consolazione, le disse ancora queste: «Madre e diletta dell'anima mia, è necessario che per la porta della morte passiamo all'eterna vita che speriamo. Amaro e penoso è il transito, ma fruttuoso, perché accettandolo come divino volere, è l'inizio della tranquillità e della pace eterna e soddisfa nello stesso tempo alle negligenze e ai difetti derivanti alla creatura dal non aver impiegato la vita come avrebbe dovuto. Ricevete, dunque, madre mia, la morte e pagate con essa il debito comune con allegrezza di spirito; partite sicura per andarvene in compagnia dei santi Patriarchi, Profeti, giusti ed amici di Dio, dove con essi attenderete la redenzione che l'Altissimo c'invierà per mezzo della sua salvezza, cioè del nostro Salvatore. La sicurezza di questa speranza sarà il vostro sollievo, finché arrivi il tempo di possedere il bene che tutti aspettiamo».

718. Sant'Anna rispose alla sua figlia santissima con pari amore e conforto degno di tale madre e di tale figlia in quell'occasione, e con amorevolezza materna le disse: «Maria, figlia mia diletta, soddisfate ora a quest'obbligo filiale di non scordarvi di me alla presenza del nostro Signore Dio e creatore, presentandogli il gran bisogno che in quest'ora io ho della sua divina protezione. Considerate ciò che dovete a chi vi concepì e vi portò nove mesi nel suo grembo, vi nutrì al suo petto e sempre vi porta nel cuore. Domandate, figlia mia, al Signore che stenda la mano della sua misericordia infinita su questa inutile creatura, che grazie ad essa fu chiamata all'esistenza, e venga sopra di me la sua benedizione in quest'ora della mia morte, poiché adesso e sempre ho posto tutta la mia confidenza solo nel suo santo nome. Non mi abbandonate, amata mia, prima di chiudermi gli occhi. Voi restate orfana e senza difesa da parte degli uomini, ma vivrete nella protezione dell'Altissimo e spererete nelle sue misericordie antiche. Camminate, figlia del mio cuore, per la strada dei comandamenti del Signore, chiedete a sua Maestà che guidi i vostri affetti e le vostre facoltà e sia egli il maestro che v'insegni la sua santa legge. Non uscite dal tempio prima di prendere marito e questo avvenga col sano consiglio dei sacerdoti del Signore, chiedendo continuamente a Dio che lo decida egli stesso: se sarà sua volontà darvi uno sposo, che sia della tribù di Giuda e della stirpe di Davide. Dei beni del vostro padre Gioacchino e miei, che vi appartengono, farete parte ai poveri: con essi siate larga e caritativa. Custodirete il vostro segreto nell'intimo del vostro cuore e continuamente domanderete all'Onnipotente che per sua misericordia voglia inviare al mondo la sua salvezza e redenzione per mezzo del Messia promesso. Prego e supplico la sua bontà infinita che sia il vostro rifugio e venga sopra di voi, con la mia, la sua benedizione».

719. Tra così alti e divini colloqui, la fortunata madre sant'Anna provò le ultime angosce della morte, o della vita, e reclinata nel trono della grazia, che erano le braccia di sua figlia Maria santissima, rese la sua anima purissima al suo Creatore. Dopo che sua figlia le ebbe chiuso gli occhi, come le era stato richiesto, lasciando il sacro corpo ben composto, i santi angeli tornarono dalla loro regina Maria e la riportarono al suo posto nel tempio. In questa occasione l'Altissimo non impedì la forza dell'amore naturale in modo che la divina Signora non sentisse con gran tenerezza e dolore la morte della sua felice madre e con essa, restando senza tale rifugio, la sua solitudine. Tuttavia questi moti dolorosi furono nella nostra Regina santi e perfettissimi, governati e regolati dalla grazia della sua innocente purezza e prudentissima innocenza, per cui ella lodò l'Altissimo per le misericordie infinite che nella sua santa madre aveva mostrato in vita e in morte; intanto non cessavano i suoi dolci e amorosi lamenti per il fatto che il Signore le si nascondeva.

720. Tuttavia la figlia santissima non poté conoscere tutta la consolazione della sua felice madre nell'averla presente alla sua morte, perché ignorava la sua dignità e il mistero di cui era consapevole la madre, la quale mantenne sempre questo segreto, come l'Altissimo le aveva ordinato. Il fatto che stesse per spirare fra le braccia di colei che era la luce dei suoi occhi, e tale avrebbe dovuto essere per tutto l'universo, bastava a rendere la sua morte più felice di quella di tutti i mortali vissuti fino ad allora. Morì piena non tanto di anni quanto di meriti; la sua anima santissima fu collocata dagli angeli nel seno di Abramo e venerata dai Patriarchi, dai Profeti e da tutti i giusti che vi si trovavano. Quanto alle qualità della santissima madre, era di cuore grande e magnanimo, di chiaro e sublime intelletto, vivace e ad un tempo molto tranquilla e pacifica. Era di media statura, un po' più bassa di sua figlia Maria santissima. Il suo volto era ovale, l'aspetto sempre uguale e molto composto, il colorito bianco e vermiglio. Infine era madre di colei che divenne Madre di Dio. Tale dignità racchiudeva in sé molte perfezioni. Sant'Anna visse cinquantasei anni, ripartiti in questa maniera: a ventiquattro anni si sposò con san Gioacchino; ne passò altri venti senza prole e nel quarantaquattresimo ebbe Maria santissima. Aggiungendo a questi i dodici dell'età di questa Regina durante i quali sopravvisse, tre in sua compagnia e gli altri nove nel tempio, tutti insieme fanno cinquantasei.

721. Di questa madre grande e ammirabile ho udito dire che alcuni scrittori autorevoli affermano che si sposò tre volte e che in ciascuno dei tre matrimoni fu madre di una del le tre Marie, mentre altri sono d'opinione divergente. A me il Signore ha dato, per sola sua bontà, luce grande circa la vita di questa fortunata santa e non mi è stato mai mostrato che si sia sposata con altri fuorché con san Gioacchino, né che abbia avuto altra figlia al di fuori di Maria madre di Cristo. Può darsi, non essendo necessario alla divina Storia che sto scrivendo, non mi sia stato rivelato se sant'Anna fosse sposata tre volte o se le altre tre Marie che sono dette sorelle di Maria santissima fossero invece cugine, figlie di qualche sorella di sant'Anna. Quando morì il suo sposo Gioacchino, ella aveva quarantotto anni; l'Altissimo la scelse tra tutte le donne affinché fosse madre di colei che sarebbe stata superiore a tutte le creature, inferiore solo a Dio e tuttavia Madre sua. E proprio per avere avuto tale figlia, divenendo per mezzo di lei nonna del Verbo incarnato, con ragione tutte le nazioni possono chiamare più che beata la felicissima sant'Anna.

 

Insegnamento della regina Maria santissima

 

722. Figlia mia, la più grande sapienza della creatura sta nell'abbandonarsi tutta nelle mani del suo Creatore, il quale sa molto bene a che fine l'ha formata e come la deve guidare. A lei spetta soltanto di vivere attenta all'ubbidienza e all'amore del suo Signore ed egli è fedelissimo nel prendersi cura di colui che così lo induce ad occuparsi di tutte le sue vicende per concedere esito vittorioso e favorevole a chi confida nella sua parola. Affligge e corregge con le avversità i giusti; li consola e li fa vivere con favori; li anima con le promesse e li intimorisce con le minacce; a volte se ne discosta per sollecitare maggiormente sentimenti d'amore e poi si manifesta loro per premiarli e sostenerli; con questa varietà rende più bella e piacevole la vita degli eletti. Tutto ciò, appunto, è quello che accadeva a me rispetto a quanto hai scritto, visitandomi e preparandomi la sua misericordia in diverse maniere, ora con favori, ora con prove da parte dell'avversario, ora con persecuzioni da parte delle creature, ora con l'abbandono dei miei genitori e di tutti.

723. Tra questa diversità di esercizi, il Signore non si scordava della mia debolezza e al dolore della morte di mia madre sant'Anna unì la consolazione e il sollievo di farmi essere presente ad essa. O anima, quanti beni perdono le creature per non voler giungere a questa sapienza! Si sottraggono ignare alla divina provvidenza che è forte, soave ed efficace, che misura i cieli e le acque, conta i passi, enumera i pensieri e tutto dispone e si abbandonano interamente in balia della loro sollecitudine, che è dura, inefficace e debole, cieca, incerta e precipitosa. Da questo cattivo principio si originano danni irreparabili per la creatura, privandosi essa stessa della divina protezione e degradandosi dalla dignità di avere il sostegno e la tutela del proprio Creatore. Oltre a ciò, se mediante la sapienza carnale e diabolica a cui si dà in preda, le avviene di ottenere qualche volta ciò che va cercando, si giudica fortunata nella sua infelicità e con gusto beve il letale veleno dell'eterna morte con l'ingannevole piacere che essa, così abbandonata e reietta da Dio, consegue.

724. Conosci dunque, figlia mia, questo pericolo e tutta la tua sollecitudine consista nel gettarti sicura nelle braccia della provvidenza del tuo Dio e Signore, il quale, essendo infinito nella sapienza e nel potere, ti ama molto più di quanto tu non ami te stessa e sa e vuole per te maggiori beni di quanto tu sappia desiderare e domandare. Fidati dunque di questa bontà e delle sue promesse che non ammettono inganno; ascolta ciò che dice per mezzo del suo Profeta, chiamando felice il giusto, mentre Dio accetta i suoi desideri e le sue preoccupazioni e se ne occupa per poi rimunerarlo largamente. Mediante questa sicurissima confidenza, giungerai in questa vita mortale a partecipare della beatitudine, per la tranquillità e la pace che godrai nella tua coscienza. E benché ti ritrovi attorniata dalle onde impetuose delle tentazioni ed avversità e ti travolgano i flutti della morte e ti circondino le pene dell'inferno, spera e soffri con pazienza, perché giungerai sicura al porto della grazia e del compiacimento dell'Altissimo.