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Anni di preparazione per il nuovo Istituto (1925-1927)


Rileviamo dagli appunti in nostro possesso (II quaderno):

« Nel 1926 le sofferenze dei venerdí di marzo e del venerdí santo si ripetevano regolarmente. Il Signore nelle visioni manifestava chiaramente ad Elena che voleva iniziata l'Opera.

« Intanto, mentre da Cosenza il Sig. Michele Stillo aveva offerto una casa ad Elena per fare un'Opera di beneficenza, il Decano Mauro aveva persuaso Elena di fondare a Montalto un'Opera a favore dei vecchi. Elena in un primo tempo aveva accettato; quando poi s'accorse che il Decano voleva fondare l'Opera con l'intervento della Superiora dell'Istituto Marigliano delle Suore del Preziosissimo Sangue, rifiutò la sua collaborazione: le parve infatti non fosse quella la volontà del Signore.

« Anche Sorella Gigia informata da Elena della nuova situazione rifiutò di recarsi a Montalto a quelle condizioni. Elena per tranquillizzarsi in coscienza volle scrivere al suo direttore straordinario Mons. Sironi, per chiedere consiglio e Monsignore le rispondeva di recarsi a Cosenza per esporre all'Arcivescovo quanto gli aveva scritto. « Dovendo Elena recarsi a Cascia insieme alla sorella Giovannina per sciogliere un voto fatto a S. Rita (e vi era aspettata dalla M. Superiora Suor Teresa Fascio, che l'aveva con tanta insistenza invitata da quando aveva letto sui giornali i miracoli fatti a lei da S. Rita) andò a Cosenza per parlare con l'Arcivescovo e poi proseguire per Roma.

« A mons. Trussoni, Arcivescovo di Cosenza, Elena espose ogni cosa.

« Sua Ecc. avendo compreso bene l'idea di Elena, le consigliò di seguire la volontà del Signore indipendentemente da ogni altro e per maggiore sicurezza di coscienza le suggeriva, dovendosi recare a Roma, di andare con una sua lettera di presentazione, dal Gesuita P. Marchetti a chiedere consiglio e direttive.

« Il P. Marchetti a Roma confermava il pensiero dell'Arcivescovo insistendo anche da parte sua di iniziare l'Opera che il Signore le ispirava senza accodarsi a nessun altro.

« Quindi insieme alla contessa Sacconi, presso la quale fu ospite gradita, andò a Cascia per sciogliere il suo voto dinnanzi all'urna di S. Rita. La Badessa di quel monastero voleva persuadere Elena a rimanere come suora e perciò la ospitò in una celletta nell'interno della clausura per invogliarla. Elena però non sentiva alcuna attrattiva per quella vita di stretta clausura, pregava quindi la contessa e la sorella che alloggiavano nella foresteria di ritornare presto a Roma.

« Da Roma raggiunse di nuovo Cosenza ed espresse all'Arcivescovo il desiderio di uscire dal suo paese natio per sottrarsi alla grande pubblicità che si faceva nel periodo delle sue sofferenze. L'Arcivescovo condivise il pensiero di Elena, esortandola a realizzare il suo proprio disegno. E lei, approfittando della sosta a Cosenza, andò a parlare con Michele Stillo per concludere la donazione della casa tante volte offerta. Ma non si riuscí a concludere nulla.

« Ritornata a Montalto Elena pensò che per andare a Cosenza era necessario prendere in fitto, momentaneamente, un'abitazione.

« A Montalto anche don Duilio Ceci pensava di aprire una casa per Orfani di guerra con l'aiuto e la cooperazione di Elena, ma anche questo invito ella declinò come in precedenza col Decano. « Nel 1927 di nuovo nelle sofferenze il Signore manifestava ad Elena che insieme a suor Gigia dovevano senz'altro iniziare l'Opera da lui voluta. Dopo le sofferenze Elena invitava suor Gigia per recarsi a Cosenza, ma essendo prossima l'ordinazione sacerdotale del fratello, Beniamino, Gigia rispondeva ad Elena che ormai se ne sarebbe parlato dopo la festa della prima messa che si sarebbe celebrata a Bucita durante quell'estate. Elena, approfittando di questa circostanza, manifestò a suor Gigia il pensiero di passare un mese all'aria di Bucita perché i medici le avevano ordinato cambiamento di aria e precisamente l'avevano consigliata a respirare l'aria mite e salubre del dolce paesello.

« Nel mese di agosto dello stesso anno 1927 Elena si recava a Bucita e aiutava suor Gigia nei preparativi per la festa della prima Messa del P. Beniamino che si recava lí nei primi di settembre.

« In quella circostanza, oltre tutti i fratelli Mazza, vi erano il Rev. P. Pietro Lalli, Correttore Generale dell'Ordine, il molto Rev. P. Bartolomeo Verde, Correttore Provinciale e molti altri Padri e Religiosi del Santuario di Paola, che ebbero l'occasione di conoscere Elena. Nello stesso giorno della festa tutti i Religiosi si recarono a Montalto a visitare la casa di Elena e ad osservare la famosa treccia.

« Durante il mese di settembre rimasero in famiglia i fratelli di Suor Gigia e durante questo tempo fu decisa l'andata a Cosenza per iniziare l'Opera di cui Elena aveva tante volte parlato.

« Nella discussione che si fece per definire quale particolare Opera di beneficenza si dovesse iniziare, si convenne di lasciare che si manifestasse chiaramente la Provvidenza; avrebbe seguito il cenno a lei offerto dalla occasione iniziale.

« Nello stesso mese di settembre i fratelli di Suor Gigia si recarono dall'Arcivescovo per ottenere il nulla-osta per la dimora di Elena e di Suor Gigia a Cosenza.

« L'Arcivescovo non mancò di far presente le difficoltà sia nei riguardi dell'Opera come per i fenomeni straordinari che avrebbero certamente suscitato scalpore.

« Fu data assicurazione che per l'Opera avrebbero seguito quello che la Provvidenza avrebbe indicato; quanto ai fenomeni, avrebbero fatto di tutto per tenerli nascosti alla curiosità ed alla conoscenza del pubblico.

« L'Arcivescovo, dopo tale garanzia, diede il suo consenso per la venuta delle due Suore a Cosenza. Parlarono anche col Vicario Monsignor Sironi il quale accettò di dare il suo appoggio e la sua direzione alle due Suore che già conosceva.

« Nel mese di novembre vennero a Cosenza e presero alloggio presso la casa del Can. Colistro che teneva un collegio di studenti e che perciò aveva molto interesse di far fermare nella sua casa le due Suore per accudire alla direzione dello studentato.

« Per mezzo della famiglia Fusaro, molto amica delle due Suore, si venne intanto a conoscenza che si fittava la casa Cavalcanti presso le Scuole Normali; fu combinato l'affitto, ma il signor Cavalcanti non volle firmare il compromesso poiché voleva la garanzia dei rispettivi genitori. Il giorno seguente Suor Gigia ritornò in famiglia mentre Elena dovette rimanere ancora fino al giorno seguente, ospite della famiglia Fusaro. La mattina seguente si recò nella vicina Chiesa di S. Nicola dove pregò molto per la casa dinnanzi all'immagine di S. Teresina del Bambino Gesú.

« Nel pomeriggio dello stesso giorno, verso le ore 14, Suor Elena si recò al postale per ritornare a Montalto e s'incontrò con un suo parente, precisamente con l'ing. Giacinto Della Cananea, il quale sconsigliò assolutamente la casa Cavalcanti perché non adatta allo scopo. Suor Elena salita nel postale prese posto nel sedile vicino allo sportello e pensava come risolvere il difficile problema della casa.

« Elevò il pensiero verso i suoi santi protettori e particolarmente verso S. Teresa del Bambino Gesú perché l'avessero aiutata in quel suo urgente bisogno. Mentre era assorta in questa invocazione sente aprirsi lo sportello del postale; guarda e vede una suora con l'abito da Carmelitana che le domanda se andava in cerca di una casa. Suor Elena, credendo che fosse una Suora di Castrovillari, le baciò la mano narrandole quanto difficilmente le riusciva di trovare un locale adatto che rispondesse ai suoi desideri. La Suora, benevolmente e sorridente, la invitava a scendere dal postale dicendo: « Vieni che t'insegnerò io la casa ».

« Suor Elena, allora, scese dal postale e disse all'Ing. Della Cananea di avvisare i suoi familiari che sarebbe ritornata l'indomani perché doveva andare con una Suora che le avrebbe insegnato una casa.

« Lungo la strada la Suora misteriosa le precisava il luogo dove si trovava la casa, esattamente al secondo Vico Revocati, specificando anche il nome della padrona della casa e cioè Maria De Rosa; le diceva ancora che già l'aveva impegnata con un ufficiale di posta per lire 260 mensili. « Andate Voi, concludeva la Suora, e vedrete che sarete preferita per lire 250 ». Arrivate alla svolta del secondo vicolo la Suora additò a Suor Elena il balcone della casa e ad un tratto si trasformò col Crocifisso tra le mani ed uno spiovente fascio di rose che scendeva dai piedi del Crocifisso. La visione diventò evanescente e rimpicciolendosi dopo pochi istanti svaní come una nuvola.

« Raggiunta l'abitazione della Signora De Rosa, Elena, vincendo la naturale commozione, chiese della casa in questione e quella Signora si stimò felice di preferire la nuova venuta, con dieci lire di meno. La stessa sera, per mezzo di Pietro Fusaro che anticipò lire 250 a nome di Suor Elena, fu stipulato il contratto. La mattina seguente Suor Elena si recava dall'Arcivescovo raccontando quanto le era accaduto il giorno precedente. L'Arcivescovo consigliò Suor Elena di dedicare la prima casa di Cosenza alla Santa di Lisieux.