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SUOR ELENA AIELLO – “ LA MONACA SANTA”


Fondatrice delle " Suore Minime della Passione di N.S.G.C.

Premessa


Il lettore troverà forse questa premessa alquanto singolare; scorrerà, infatti, una dopo l'altra, tre testimonianze, tanto piú efficaci, quanto nervose e sintetiche. Esse si stagliano a breve distanza dalla morte di Suor Elena: all'arrivo della salma a Cosenza, dopo dieci giorni dalla morte, e nel trigesimo.

La prima testimonianza è del P. Francesco Saragò, dei Minimi, per anni direttore spirituale dell'Aiello; venerando e dotto religioso, ben noto a tutto il giovane clero della Calabria.

Eccone il testo: « Davanti alle bare vi è sempre da apprendere. E' il mistero del tempo e dell'eternità che siamo portati a contemplare, il mistero della miseria e della grandezza umana, del corpo che è polvere e ritorna polvere, e dello spirito che viene da Dio e a Lui deve ritornare.

« Questo per tutte le bare e per tutte le anime contemplanti.

« Ma i viandanti dal tempo all'eternità non possiedono tutti la medesima statura, non sono tutti uguali nel compimento dei propri doveri, nella ricerca e nella conquista della vera vita nell'amore verso Dio e verso il prossimo, nell'affermazione della vera civiltà.

« Abbiamo cosí gli eroi, i geni che sono l'onore del genere umano, abbiamo soprattutto i santi, immagini viventi di Dio, che illuminano la storia con la vera sapienza, e infiammano i cuori con la carità: la vera grandezza è qui, perché criterio della vera grandezza è l'amore. Le grandi menti e i grandi cuori si inseriscono nella storia e la spingono verso i suoi eterni destini. Ci troviamo ora davanti alla salma di una di codeste anime. E' doveroso per noi fermarci un momento per coglierne le linee essenziali, ringraziarne il Signore e custodire gli ammonimenti che ne derivano. Gli aspetti fondamentali di Suor Elena Aiello possiamo ridurli a tre, che, poi, in fondo, sono una sola fiamma nella fornace della sua anima.

I) La fondatrice delle Terziarie Minime della Passione di N.S.G.C.

II) L'anima orante.

III) Il lungo martirio.

« I) La Fondatrice. - Nata a Montalto Uffugo il 16 aprile 1895. Dopo una breve dimora nella Congregazione del Sangue Sparso in Nocera, dovette per ragioni di malattia ritornare a casa.

« Guarita prodigiosamente, ebbe l'ispirazione, in collaborazione con l'amica Suor Gigia Mazza, di fondare una Congregazione Religiosa. Si orientarono verso il grande Taumaturgo di Paola, e scelsero come bandiera la sua bandiera: la Carità. Ebbe cosí inizio l'Opera il 17 gennaio 1928. Il riconoscimento il 20 gennaio 1948, il riconoscimento come Ente morale il luglio 1949.

« Scopo speciale della Congregazione è " l'esercizio delle opere di carità verso il prossimo, portandosi in aiuto delle bambine abbandonate in ospizi di carità ".

« Fine delle Suore è di raccogliere dalla strada e togliere dal vizio le bambine senza genitori e abbandonate da tutti: renderle cristianamente educate, buone massaie, esperte di cucito, di telaio, di ricamo, e rimetterle nella vita capaci di procacciarsi il pane, ed essere nella società e nella famiglia donne cristiane e civili. Le Suore, oltre all'educazione delle piccole abbandonate, si debbono occupare a preparare alle Comunioni tardive, far battezzare e cresimare le persone di una certa età, insegnare il catechismo, e, se richiesto dagli Ordinari dei luoghi, assistere anche i Seminari. Curano anche l'assistenza dei Sacerdoti invalidi e vecchi, raccolti in apposite case fondate dalla Congregazione.

« Ci troviamo davanti alla realizzazione del regno di Gesú Cristo mediante l'aspetto piú seducente della carità: l'amore di misericordia, l'amore cioè verso chi ha maggiore bisogno di pane dell'anima e di pane del corpo; l'amore portato da Gesú, il quale passò facendo sempre del bene, convertendo i peccatori, consolando gli afflitti, guarendo gli ammalati, sanando tutti. Parlare di amore di misericordia vuol dire guardare verso le miserie umane, volerle alleviare, alleviarle davvero, imitare il buon samaritano che scende dal suo cavallo, fascia le ferite dell'umanità dolorante e la conduce a salvamento.

« L'occhio vigile della Madre Suor Elena Aiello guardò attorno, vide anime abbandonate, le cercò, le trovò, le raccolse. Cuore materno dolorante coi miseri sentí che bisognava dare delle madri tenere e buone a tante figliuole che ne erano prive; ebbe volontà tenace e perseverante nella continuazione dell'opera caritatevole e nella sempre crescente diffusione di essa.

« Come tutte le opere benedette da Dio, le Terziarie Minime della Passione sono in continuo progresso, vanno sempre allargando e intensificando la loro attività caritativa.

« Attualmente si trovano a Cosenza con un Noviziato, un Orfanotrofio, un Asilo Infantile e opere catechistiche varie; a Moltalto Uffugo hanno un Istituto Magistrale Parificato con educandato e, in un'altra Casa, un Orfanotrofio e un Asilo Infantile; a Paola un Orfanotrofio, Scuole Elementari e un Asilo Infantile. Le stesse attività svolgono a Marano Marchesato, Cerchiara, Bucita, San Vito di Cosenza. A San Lucido un Ospizio dei Vecchi. Asilo e opere catechistiche a Roma, Orsomarso, San Sisto, San Fili, Castrovillari, Carolei, Rovito, Spezzano Piccolo e Lauropoli.

« Per il sorgere e per il continuo buon funzionamento delle case la Madre anche dal letto era in continua cura e in continua preghiera perché Dio benedicesse e facesse crescere abbondante la messe e la sorreggesse con la sua infinita misericordia.

« II) L'anima orante. - Sventuratamente molta gente ora prega poco, e quindi spiritualmente e socialmente vive male; noi viviamo bene nella misura in cui ci eleviamo al Padre Celeste; ne contempliamo la grandezza e la carità e imploriamo dal Suo cuore infinitamente misericordioso luce e forza per continuare a chiudere la nostra giornata terrena, in attesa fidente dell'eterno riposo. La preghiera cosí, come dice S. Agostino, abbraccia tutta la religione. La vita della Madre Elena Aiello era una continua elevazione a Dio e una continua richiesta di grazie non solo per la propria vita, per il proprio Istituto, per le anime che a Lei ricorrevano, ma per tutto il mondo, come è dovere delle anime davvero cristiane.

« Le anime ne erano convinte, e in tutti i loro bisogni spirituali e temporali, ricorrevano a Lei, alle sue Suore, alle orfanelle.

« Inculcò vivamente, nella Regola, la preghiera alle sue figlie.

« Benemerita, dunque, degli individui e della società anche per la potenza e il fervore della sua preghiera. Vera grandezza anche qui: amore di Dio e amore del prossimo.

« III) Il lungo martirio. - Anche qui si è ben lontani dal valutare l'importanza della sofferenza. Secondo S. Bonaventura la vita deve articolarsi mediante questa logica interna: nascere - morire - rinascere, e dei tre momenti il piú importante è il secondo, " per crucem ad lucem ". Se il grano di frumento non cade nella terra e non muore non dà frutto. Il Mistero della Redenzione si compì sulla Croce. " Quando sarò salito sulla Croce trarrò tutto a me ", disse il Divino Maestro. Noi dobbiamo somigliare a Lui: " Gli abbassamenti e gli annientamenti sono il preludio degli innalzamenti nella casa del Padre: sono i crocifissi che col Crocifisso salvano il mondo ". Nostro Signore disse a S. Gemma: " Ho bisogno di vittime e di vittime forti ".

« Chi può misurare le sofferenze patite da questa grande Scomparsa? Martirio del corpo: non vi fu fibra del suo organismo che non fosse tormentata. Incapacità a cibarsi, immobilizzata sopra una sedia o nel letto, e negli ultimi anni consumata dalla febbre. Grande e dolorosa effusione di sangue, finché le sue forze vennero meno e venne l'ora della partenza.

« Patimenti nel martirio dello spirito, ben piú duri di quelli del corpo: agonia per i mali del mondo ai quali le anime consacrate a Dio non rimangono indifferenti. Agonia per la cura delle anime e per il retto andamento della famiglia monastica. Agonia perché offertasi vittima al Divino agonizzante dell'orto. Martirio completo, e, quindi, opera di redenzione delle anime.

« La Sua voce è un invito a non chiudere le anime nostre ai dolori spirituali e fisici del mondo: figli del medesimo Padre Celeste, dobbiamo condividere con i fratelli gioie e dolori: l'anima che vale è l'anima che esce da sé ed entra nelle altre anime come nell'anima propria.

« E' un invito a pregare. La preghiera è il respiro dell'anima. Quando preghiamo il Padre, siamo uniti tra di noi, ci ricordiamo del medesimo viaggio, del medesimo punto di arrivo, della via che ci deve unire per sempre nel regno del Padre.

« L'invito ad affermare i diritti dello spirito sopra le prepotenze della materia. Uccidere l'uomo vecchio perché sorga l'uomo nuovo, l'uomo della luce e della libertà; sono figli di Dio quelli che crocifiggono la propria carne con i vizi e le concupiscenze.

« La sua voce è che l'opera da lei fondata non cada, ma cresca continuamente e porti le sue benedizioni in tutti i punti del mondo. La madre vive nei figli, e la Madre Elena vive nelle sue figlie. L'Istituto è una luce che non deve spegnersi, ma muovere sempre in avanti da questa terra dove sorse, da questa patria calabra, da questa grande anima cosentina».

La seconda testimonianza. Il 29 giugno 1961 il P. Bonaventura da Pavullo, della Curia Generalizia dei Cappuccini, Assistente Pontificio delle Suore Minime della Passione, in una lettera alla M. Vicaria, Suor Gigia Mazza, scriveva:

« Rev.ma Madre e Suore Carissime in Gesú e Maria, da dieci giorni la Vostra amatissima Madre Generale non è piú! Se n'è volata al Cielo, all'alba..., nel silenzio solenne degli uomini e delle cose... Due ministri del Signore, come Ella aveva desiderato, e una schiera di Angeli invisibili assistettero e resero dolce il suo cristiano trapasso.

« Nell'ora stessa della risurrezione di Gesú, la anima sua mosse incontro allo Sposo divino, recando in mano la lampada accesa e ben fornita di olio.

« Nel momento stesso in cui i Sacerdoti salivano l'altare per rinnovare il S. Sacrificio del Calvario, anch'essa consumava il suo lungo martirio, pienamente unita alla Vittima Divina: al Santissimo Crocifisso, cui si era consacrata fin dai piú teneri anni della sua fanciullezza, con nodo santo di tenero e forte amore, mantenendosi fedelissima fino all'estremo anelito, che fu il suo " fiat " e il suo " consummatum est ".

« Ha spiccato il volo per l'eternità da questa città eterna da essa tanto amata, perché sede del " dolce Cristo in terra ", come essa, con Santa Caterina, chiamava e venerava il Sommo Pontefice. Roma calamitava il suo cuore anche perché la " Città santa " per eccellenza, per le gloriose tombe dei Principi degli Apostoli e di innumerevoli martiri, che gelosamente custodisce.

« Qui, a Roma, aveva poi tante persone care e devote, insigni benefattrici delle sue case ed opere di carità, per cui è parso come una delicata disposizione della Divina Provvidenza, che prima di partire per la patria celeste, passasse a salutare, a ringraziare e ad assicurarle del suo perenne ricordo lassú, ove ogni ben si eterna...; in Suor Elena l'amicizia e la riconoscenza assumevano qualcosa di sacro.

« Ed ora, figliuole, siete rimaste orfane!

« Non è piú tra voi chi vi fu da mamma tenerissima, e anche papà, dalla mano sicura e, all'occorrenza, anche forte. Essa s'immedesimò del volere di Dio che le affidava di costituire, nella Chiesa, una nuova famiglia religiosa, nel caldo palpito e nella saldezza della disciplina monacale.

« E voi l'avevate ben compreso, per cui non vi costava seguirla nell'arduo cammino della perfezione che essa v'insegnava, prima con l'esempio, poi con la parola. Vi era veramente uno scambio di amorosi sensi celesti fra il cuore suo e i vostri; fra l'animo suo materno e i vostri di figlie devote. Essa vi amò tutte indistintamente, perché vi amò in Dio, e amò la Congregazione piú di se stessa. Tanto da non misurare sacrifici, né umiliazioni, né lotte, pur di sorreggerla, ampliarla, difenderla; farla grande e bella dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.

« Soprattutto si preoccupò perché l'Istituto rispondesse a pieno al grande compito caritativo per cui il Signore l'aveva suscitata. L'abbiamo sentita piú volte ripetere: " Anche dopo la mia morte, io mi farò sentire dalla tomba contro chiunque oserà opporsi o comunque ostacolare il cammino di carità e di bene della mia Congregazione

« Non siete quindi rimaste orfane, o buone figlie Minime della Passione.

« Perciò la Vostra Madre Generale ancora vive:

« vive, con le sante regole e sagge direttive che vi ha tracciate;

« vive, nell'amore della passiflora che ha profumato la sua umile celletta, veramente cenobitica;

« vive, soprattutto, con l'amorosa assistenza che vi continua dal cielo dove, c'è di sommo conforto pensare, l'ha portata il suo ardente amore a Gesú e Maria, consacrato dal continuo sacrificio e dall'esercizio della piú bella virtú cristiana e religiosa.

« A voi, in modo particolare, e a quanti le vollero bene in vita, spetta ora affrettare con la preghiera confidente e con le buone opere l'infallibile giudizio della Chiesa Santa. Amen. Cosí sia! ».

Le due autorevoli testimonianze delineano i tratti essenziali della vita e dell'opera di Suor Elena Aiello, che possono guidare alla stesura di brevi cenni biografici. E' quello che abbiamo inteso di fare in queste pagine.

L'Osservatore Romano, il 20 luglio 1961, pubblicava la nota da noi scritta nel trigesimo della morte: « Il 19 dello scorso giugno, suor Elena Aiello chiudeva la sua laboriosa esistenza a Roma, nella Casa da lei aperta in via dei Baldassini.

« Era nata a Montalto Uffugo (Cosenza), il 16 aprile 1895. Nel gennaio 1928, accompagnata dalla attuale Madre Vicaria, iniziò a Cosenza l'opera cui dedicò tutta se stessa: raccogliere le piccole abbandonate, per allevarle, educarle alla luce e al calore della carità evangelica.

« Per sé, per le sue figlie, elesse a norma la Passione del Signore e la carità di S. Francesco di Paola, compendiate nel nome prescelto: " Suore Minime della Passione di N. S. Gesú Cristo ". « Lascia bene sviluppate 18 Case, operanti in tre diocesi (Cosenza, Cassano, Roma), con circa 150 suore.

« Nel febbraio del 1948, la S. Congregazione dei Religiosi riconosceva l'opera dell'ardente Suora calabrese.

« " Il giusto se ne va, ma la sua luce rimane dopo di lui "; il cammino della carità, tracciato da Suor Elena Aiello non soltanto rimane, ma è destinato a prolungarsi, ad ampliarsi.

« La luce da lei lasciata non si esaurisce però nella sua opera.

« Non si possono dimenticare la sua spiccata personalità, le sue continue sofferenze, le avversità quasi ininterrottamente subite da parte di chi voleva intralciare e mortificare la giovane congregazione.

« Da circa venti anni ella ha pregato ed alacremente operato quasi sempre dal suo letto, in una piccola stanza, priva di sole. La sofferenza era per lei la normalità. Eppure accoglieva e rianimava col suo sorriso, col suo sguardo limpido e penetrante, i bisognosi che continuamente ricorrevano a lei; e non rifiutava mai di prendere su di sé i loro dolori, le loro ansie, le loro tribolazioni. Soffriva e pregava per quanti, sofferenti, le si rivolgevano.

« La sofferenza, amata, fonte di gioia soprannaturale - dono dello Spirito Santo - è la caratteristica del cristiano, il sublime paradosso del Cristianesimo; il segno di predilezione, che con l'esercizio della carità verso i piccoli e i sofferenti, dona quella certezza e semplicità di fede che tutto ottiene dall'Onnipotente.

« Pregava ancora per coloro che non pregano, soffriva in riparazione del mal costume.

« Roma e il Sommo Pontefice ritornavano con frequenza sulle sue labbra: era venerazione, era amore filiale, era intera, incondizionata, illuminata devozione. Per il Sommo Pontefice, per la Chiesa, offriva tutta se stessa.

« A chiare note e diverse volte, aveva accennato alla sua prossima fine; da due mesi, una febbre alta non la lasciava mai; contro di essa ogni rimedio si era dimostrato inutile, come d'altronde ogni analisi per diagnosticare il male era risultata negativa. E tuttavia, 1'8 giugno volle venire a Roma; volle finire a Roma il suo luminoso cammino.

« Le sue spoglie mortali sono rientrate nella diletta Calabria, nella Casa Madre di Cosenza ». Partendo dalla morte, le tre testimonianze, accennando a tratti salienti, sono risalite indietro nel tempo, fino alla culla. Adesso rifaremo il cammino inverso, con l'aiuto di tre poveri quaderni di appunti che forniscono informazioni preziose, dall'infanzia fino al 1937; di scelti testimoni, quali Mons. Gaetano Mauro, Decano di Montalto, confessore e direttore spirituale della giovane Elena; Suor Agata Napoli, sua compagna di postulandato a Pagani, e attualmente Superiora delle Suore del Sangue Sparso, nella casa di riposo S. Pio X, a Roma.

Numerose sono le persone che potrebbero essere interrogate e sicuramente deporre particolari a loro conoscenza, oltre, s'intende, all'attuale Madre Generale, compagna di Suor Elena dal 1923 circa; le altre Suore; gli stretti parenti tuttora superstiti.

Solo allora si potrà pensare a una biografia accurata.

Nei cenni che andremo svolgendo, dal 1935 in poi parlerà quanto personalmente udimmo e vedemmo; ci aiutano a ricordarlo la numerosa corrispondenza superstite in nostro possesso.