[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A A A A A
ANNI 1915-1916

Uno scatto di collera

Uscimmo dall'Ospedale San Vicente e poco tempo dopo ce ne andammo a Chacabuco che papà aveva preso in affitto. Però non potevo montare a cavallo e ciò era per me una rinuncia molto grande, non c è nulla che mi piaccia più del cavallo. Ci trovavamo molto bene. Ci furono le missioni. Spesso c'era la messa e mi sentivo molto felice.

Per mia maggior umiliazione racconterò una arrabbiatura che mi prese, che fu tanto grande da sembrare che fossi impazzita. Il motivo fu che mia sorella e mia cugina che si trovavano con noi non vollero fare il bagno con noi perché eravamo molto piccole. Mi disgustò che mi dicessero piccola e non volevo andare a fare il bagno, ma mi obbligarono. Mentre già ci stavamo vestendo arrivarono le ragazze a farci affrettare, ma risposi che non mi sarei vestita se non se ne fossero andate. Ma esse non vollero andarsene. Mamma mi disse di vestirmi, ma io, imbronciata, non volli. Mamma mi picchiò ma tutto fu inutile. Piangevo ed era tanta la rabbia che provavo che avrei voluto gettarmi nell'acqua. "Mamita'' incominciò a vestirmi, ma continuavo ad essere risentita. Quando fui pronta mi pentii di ciò che avevo fatto e andai a domandare perdono alla mia mamma la quale era molto addolorata nel vedermi così e diceva che se ne tornava a Santiago per non rimanere con una bambina così collerica. Ella non volle perdonarmi e ciò mi faceva piangere inconsolabile. Mi scacciò dalla sua stanza e andai a nascondermi per piangere liberamente. Venne l'ora di fare lo spuntino e non volevo andarci, finché mi obbligarono, ma avevo vergogna e non volevo guardare nessuno, avendo dato un così cattivo esempio. Non so quante volte chiesi perdono, finché la sera mamma mi disse che avrebbe osservato come sarebbe stata in avvenire la mia condotta.

Io credo che di questo peccato ho avuto la contrizione perfetta perché l'ho pianto non so quante volte. E ogni volta che me ne ricordo mi addoloro di essere stata tanto ingrata con Nostro Signore che mi aveva appena ridato la vita.

Oggi compio quindici anni

(13 luglio) Oggi compio quindici anni. Quindici anni! L'età che tutti vorrebbero avere: i bambini per essere considerati più grandi e gli anziani e quelli che hanno oltrepassato questa età, che hanno venticinque anni, vorrebbero ritornare a questa età perché è la più felice.

Ma penso: quindici anni, quindici anni in cui Dio mi ha conservato in vita. Me la diede nel 1900. Mi preferì tra migliaia di esseri per creare proprio me.

Nel 1914, l'anno scorso, fui ammalata da rischiare la morte e mi diede un'altra volta la vita. Che cosa ho fatto da parte mia per un favore così grande perché Dio mi abbia data la vita due volte?

Quindici anni! Di che cosa mi sono occupata in questi quindici anni? Che cosa ho fatto per piacere a questo Re onnipotente, a questo Creatore misericordioso che mi creò? Perché mi ha preferito a tante creature?

L' avvenire non mi si è svelato, ma Gesù ha sollevato il velo ed ho intravisto le belle spiagge del Carmelo.

Quante volte ho chiesto a Dio che mi portasse via da questo mondo ed Egli ha quasi ascoltato le mie suppliche e mi ha mandato malattie dalle quali si credeva che non mi sarei salvata. Ma Gesù mi ha insegnato che non devo domandare questo e mi ha posto come termine del mio viaggio ancora nove anni nel porto benedetto del Carmelo.

Questi quindici anni, per una ragazza è l'età più pericolosa, è l'entrata nel mare tempestoso del mondo. Ho quindici anni, Gesù ha preso il comando della mia barchetta e l'ha tirata in disparte dall'incontro con altre navi. Mi ha mantenuta solitaria con Lui. Per questo il mio cuore, conoscendo questo Capitano è stato preso dall'amo dell'amore e qui mi tiene prigioniera in esso. Quanto amo questa prigione e questo Re potente che mi tiene prigioniera, questo Capitano che fra i flutti dell'oceano non mi ha lasciato naufragare.

Gesù mi nutre quotidianamente con la sua carne adorabile e, insieme a questo cibo, ascolto una voce dolce e soave come gli echi armoniosi degli angeli del cielo. Questa è la voce che mi guida, che scioglie le vele della nave della mia anima perché non soccomba e perché non affondi. Sento sempre quella cara voce che è quella del mio Amato, la voce di Gesù in fondo alla mia anima; e nelle mie angosce, nelle mie tentazioni, Egli è il mio consolatore, egli è il mio Capitano.

Conducimi sempre, Gesù mio, per il cammino della croce. E la mia anima si alzerà in volo dove si trova l'aria che vivifica e la quiete.

All'internato - La mia vocazione

Durante queste vacanze le scrissi, Madre, facendole conoscere la mia vocazione, che lei aveva indovinato.

Tornammo nel mese di marzo ed entrai in collegio, ma lei, Madre mia era già ammalata. Che dispiacere ne ebbi e quanto pregai per il suo miglioramento. Ma il Signore non concesse il miglioramento e le fece bere il calice di amarezza che Egli dà a quelli che ama. La portarono alla Maestranza. Che dolore mi causò questa separazione! Però lo offrii insieme a Lei a nostro Signore e, vedendola così coraggiosa ed eroica, mi riempivo di coraggio e mi chiedevo: forse non è Gesù il suo appoggio e non è Lui che sta per soccorrerla?

Le scrìssi una lettera in cui manifestavo il mio cuore e dopo pochi giorni andai a farle visita, senza immaginare che ben presto anch'io mi sarei trovata là.

Durante il semestre mamma ci comunicò che saremmo entrate come interne. Nonostante la mia pena non potei fare a meno di ringraziare Nostro Signore, che mi preparava il cammino per stare più separata dalle cose del mondo e mi chiamava a vivere vicino a Lui perché mi abituassi a vivere separata dalla mia famiglia prima di entrare al Carmelo. Quello che soffrii lo si può vedere dalle righe che scrivevo tutti i giorni ogni sera e che sono una specie di Diario.

Giovedì 2 settembre 1915. Oggi è un mese e due giorni che ci dissero che saremmo entrate come interne.

Io credo che non mi abituerò mai a vivere lontana dalla mia famiglia: dal papà dalla mamma, da quegli esseri che amo tanto. Se sapessero quanto soffro mi compatirebbero! Eppure mi devo consolare. Vivrò forse tutta la vita senza separarmi da loro? Così vorrei ripagarli con le mie attenzioni di quanto essi hanno fatto per me. Ma la voce di Dio comanda di più, devo seguire Gesù fino ai confini del mondo se Lui lo vuole. In Lui trovo tutto. Egli solo occupa il mio pensiero. Tutto il resto, fuori di Lui, è ombra, afflizione e vanità. Per Lui lascerò tutto ed andrò a nascondermi dietro le grate del Carinelo, se è sua volontà e vivrò solo per Lui. Che gioia, che piacere! il cielo sulla terra.

Ma nel frattempo gli anni sembrano secoli durante i quali bisogna attendere per poter dare a lui il dolce nome di Sposo. Che tristi sono i giorni dell'esilio. Ma Egli è vicino a me e mi dice molto spesso: "Amica molto cara". Ciò mi infonde coraggio e proseguo sforzandomi per diventare un po' meno indegna del nome che porterò. Quale sarà il luogo dove celebreremo le nostre nozze e il luogo dove vivremo uniti? Mi ha detto il Carmelo. Ma ogni volta che voglio vederlo più da vicino sembra che Egli lo copra con un velo perché non veda nulla e senza speranza mi rìtiro triste e desolata. Vedo che il mio corpo non resisterà e tutti quelli che sono al corrente me lo ripetono: quell'Ordine è molto austero e tu sei molto delicata. Però tu, Gesù sei mio Amico e come tale mi. procuri sollievo. Il giorno che tornai a casa trovai che la Madre Superiora del Carmen~, senza conoscermi, mi aveva mandato una immagine di Teresa di Gesù Bambino, tramite la mamma; ciò mi ha procurato molto piacere. Mi raccomanderò a Teresina perché mi guarisca e possa essere Carmelitana. Ma non voglio se non che si compia la volontà di Dio. Lui sa meglio ciò che mi conviene. Gesù, ti amo, ti adoro con tutta l'anima mia!

Mal di denti - Voti religiosi - Visite

Venerdì 3. - Ieri sera venne Madre Izquierdo a trovarmi nel dormitorio. Quando le dissi che avevo un forte mal di denti e che tutto il giorno avevo avuto mal di testa, mi disse queste parole che Gesù in altre circostanze penose mi aveva detto: "Figlia mia, Gesù ti ama molto, ti circonda con la sua croce. Offrigli questo dolore come fiore per la comunione di domani". Voglio molto bene a questa Madre: è una vera santa.

Mercoledì 81. - Oggi due novizie hanno pronunciato i voti, mi ha fatto molta impressione. Avanzarono e davanti all'Ostia Santa promisero di essere Sue spose. Che sublime dignità! Quando potrò dire al mondo il mio ultimo addio! Anche una postulante ha ricevuto l'abito. Si può dire che è la fidanzata di Gesù.

Vennero poi le ragazze dell'esternato e ci fu permesso di stare con loro fino alle undici e mezzo.

Vidi alcune Madri di là, tra esse Madre Popelaire che per quattro anni fu mia maestra. Le voglio bene e non so perché ebbi pena e mi misi a piangere, per cui Rebeca mi imitò. Allora capii che era necessario mi rasserenassi per consolarla e in effetti fu così.

Ci trattenemmo con Madre Julia Rios. Che grande piacere! E siccome faccio il possibile per immaginarmi di essere al Carmelo, mi sedetti per terra ai piedi della Madre, e varie ragazze seguirono l'esempio.

Domenica andrò da Madre Julia Rios da sola. Questo mi spaventa perché penso di raccontarle tutto il cambiamento che si è operato in me dall'operazione, la mia vocazione al Carmelo, tutto insomma. Non so come farò perché mi costa molto esprimere tutto ciò che mi succede.

Sono stata tutto il giorno molto felice, ma, come fa sempre, Gesù mi inviò un regalino: era una croce e ciò mi piacque molto.

Sabato 11 - Sebbene voglio scrivere il mio Diario tutti i giorni, mi è impossibile. Oggi mi sono confessata. Che sollievo ho avuto perché avevo dei peccati ed anche se sono involontari, non mi piace averli perché con essi mi allontanano da Gesù e mi causano molta pena. Siccome Lo amo preferirei piuttosto morire che offenderlo.

Ieri e oggi non ho mangiato caramelle, le ho offerte a Gesù perché Gli piacciono più che a me.

Da mercoledì 8 a venerdì 24 settembre, per esattezza con il calendario, bisogna correggere Juanita che erroneamente scrisse: Mercoledì 6, Sabato 9 ecc.

Colloquio decisivo

Domenica 12. - Ho molto da raccontare e soprattutto da ringraziare molto Gesù che mi ha concesso di incontrare Madre Julfa Rìos e di dirle quasi tutto. Abbiamo parlato molto. Le dissi che non mi abituavo affatto (nell'internato) e mi diede ragione per l'età a cui ero entrata. Passammo rapidamente su questo poiché ella desiderava sapere ciò che avevo accennato nella mia lettera.

Incominciò a parlarmi per prima cosa dell'operazione. Mi fece vedere il grande scopo a cui Dio mi destinava ridonandomi la vita e i numerosi favori che mi aveva concesso. Le confidai la mia risoluzione e mi disse che l'aveva già indovinata, perché Dio si proponeva qualcosa nel darmi due volte la vita.

Le parlai delle mie civetterie, mi domandò come potevo flirtare dopo tante chiamate di Dio, e che, anche se non era peccato, riflettessi sul fatto che Colui che mi sceglieva era il Re dei cieli e della terra, e chi ero io per giocare così? Non ero forse una vile e miserabile creatura? E perché davo il mio amore a un uomo quando lo desiderava Dio? Se fosse un uomo che mi amasse e lo accettassi, non avrei il coraggio di divertirmi, perché dunque lo fàcevo con Dio? Era una cosa molto grave, era più che un matrimonio. Dovevo stare attenta perché non era per un giorno né per tutta la vita ma per Veternità. Che l'amore umano si estingue, ma l'amore divino abbraccia tutto. Che mi dovevo ricordare che erano molte le chiamate ma poche le elette. Che ogni volta che mi comunicavo dovevo parlare a Gesù di questo e procurare di essere per Lui ogni giorno più bella, possedendo più virtù; che avrei dovuto fare la mia orazione con la faccia a terra perché parlavo con l'Onnipotente che si era abbassato a me per scegliermi come sposa.

Le dissi anche che desideravo entrare al Carmelo. Mi chiese: "E la salute? Potrai resistere?". Non penso mai a questo corpo miserabile! Vorrei volare ed esso non può. Come ti detesto vaso di corruzione che ti opponi ai desideri della mia anima! Sei delicato. Ti fanno male le austerità e hai bisogno che ti accarezzino. Ma Gesù farà ciò che vuole. Si compia in tutto la sua volontà. Questa crudele incertezza è una specie di agonia per la mia anima. Meglio. Posso così unirmi meglio a Gesù nell'orto e consolarlo un po'. È il calice che mi avvicina alle labbra, ma credo che non me lo farà bere sino a vuotarlo.

Madre Julia Rios mi disse che avrebbe pregato molto per me e per la mia salute, e che pensava solo che sarei diventata la sposa di Gesù.

Mi raccomandò di leggere la vita di Santa Teresa e di suor Teresa di Gesù Bambino. Le dissi che le avevo lette varie volte traendone molto profitto perché la loro anima ha alcuni punti simili alla mia; e anche perché come loro ho ricevuto molti benefici da Nostro Signore, anche se loro sono arrivate molto presto alla perfezione mentre ripago così male Gesù. Questo mi intenerisce e le prometto di diventare migliore.

Arrivò Rebeca e dovetti andarmene con gran pena.

Vacanze di settembre

Martedì 14. - Oggi è la festa della Madre Izquierdol. È stato giorno di ricreazione. L'abbiamo trascorso molto contente. Abbiamo giocato a nascondino e poi alle bandierine; abbiamo vinto noi.

Ci hanno consegnato i risultati del concorso di ortografia. Sono la prima. Nessun errore, per caso. La Reverenda Madre ci disse di avvicinarci a ricevere una immagine, e quando andai per riceverla, Madre Julia Rios ha riso con me, cosa che mi fece molto piacere.

Oggi siamo uscite. Ne siamo felici. Siamo andate a confessarci e poi a passeggio alla "Alameda". Ma ero tanto indifferente a questo passeggio perché pensavo chi avrebbe pensato a Lui e procuravo di unirmi il più possibile; così gioivo.

Abbiamo visto Miguel che sta facendo il militare ed era da più di un mese che non lo vedevo. Gli voglio tanto bene... E stato promosso caporale. Sono molto contenta.

Mercoledì. - Oggi sono andata a Messa e poi al centro con Lucia. Nel pomeriggio siamo state a visitare Inés e Maria Salas. Poi vennero le Zegeres. Più tardi andammo dalle Salas Edwards perché Sylvia era stata operata di appendicite. Di là andammo a visitare Carmen de Castro, ma non la trovammo. Solo quando tornavamo la vidi un momento in strada. Ci abbracciammo. Eravamo felici, da tanto tempo non ci vedevamo... L'amo tanto!

Giovedì 16. - Mi trovo in campagna. Siamo arrivate alle cinque; siamo andate dappertutto. Che felicità!

Venerdì 17. - Siamo uscite a cavallo. Siamo andate a trovare lo zio Francisco e Maria Càceres (una anziana domestica), abbiamo visto anche Juan Luis Dominguez, è molto ammalato, ha degli attacchi. Ma qui, grazie a Dio, sta meglio.

Sabato 18. - Siamo usciti presto a cavallo con i miei cugini. Ci siamo divertiti molto. Poi alle due abbiamo alzato aquiloni, un gioco che mi piace molto.

Domenica 19. - Abbiamo ascoltato la Messa. Sono stata molto distratta, perché i miei cugini stavano nel presbiterio e ci guardavano. Questo mi faceva ridere. Abbiamo cantato ma non mi sono insuperbita per la mia voce. In questo Gesù mi aiuta a superarmi. Lo ringrazio con tutto il cuore.

Martedì 21. - Oggi ho avuto la gioia di comunicarmi. Mi sentivo così unita a Lui, Lo amavo tanto che mi sembrava di stare in cielo ed ho continuato in questa unione durante tutta la giornata. Gesù mio non separarti da me!

Venerdì 24. - Oggi siamo tornate in collegio. Sento disperazione e una voglia pazza di piangere. A Te, mio Gesù, offro questa pena, perché voglio soffrire per assomigliare a Te, Gesù, amore mio.

 

Soffrire con gioia

Lettere alla Vergine Maria

Sposa di Gesù - Unico Amore

Oggi, da quando mi sono alzata sono molto triste. Sembra che improvvisamente mi si spezzi il cuore. Gesù mi ha detto che voleva che soffrissi con gioia. Ciò costa molto, ma basta che Egli lo chieda perché cerchi di farlo. Mi piace la sofferenza per due ragioni: la prima perché Gesù ha sempre preferito la sofferenza dalla sua nascita fino a morire sulla croce. Quindi deve essere qualcosa di molto grande perché l'Onnipotente cerchi in tutto la sofferenza. Secondo: mi piace perché sull'incudine del dolore si modellano le anime. E perché Gesù alle anime che ama di piu invia questo regalo che tanto piacque a Lui.

Mi dico che Egli era salito al Calvario e si è steso sulla croce con gioia per la salvezza degli uomini. “Non sei forse tu quella che mi cerca e che vuole somigliare a me? Vieni dunque con me e prendi la croce con amore e gioia”.

Trovo anche in un quaderno uno scritto intitolato: "Il mio specchio".

"Il mio specchio deve essere Maria. Poiché sono sua figlia devo somigliare a Lei, così somiglierò a Gesù".

“ Non devo amare se non Gesù. Dunque il mio cuore deve avere il sigillo dell'amore di Dio. I miei occhi devono fissarsi su Gesù Crocifisso”.

"La mia lingua deve esprimergli il mio amore. Il mio piede deve incamminarsi al Calvario. Per questo il mio andare deve essere lento e raccolto. Le mie mani devono stringere il crocifisso, cioè quell'immagine divina che deve imprimersi nel mio cuore

Trovo anche una lettera che scrissi una sera in cui non ne potevo più di soffrire: "Madre cara, Madre quasi idolatrata, ti scrivo per dar sfogo al mio cuore spezzato dal dolore. Non voglio che Tu riunisca i suoi pezzi, Madre dell'anima mia, ma che zampilli, che distilli un po' di sangue. Mi soffoca il dolore, Madre. Soffro, ma sono felice soffrendo. Ho tolto la croce al mio Gesù. Egli riposa. Quale maggiore felicità per me?

Sono sola, Madre. Mamma se ne va a Villa a trovare Ignacito e noi rimarremo qui. Fino a quando? Non lo so. Finché lo vorrà Gesù, non ti pare? Soffro... non ne posso più... Solo ti domando di guarire gli infermi. Tu sai chi sono. Tu, Madre, se vuoi, lo puoi fare. Madre mia, mostra che mi sei Madre. Ascolta il grido di un'anima peccatrice che soffre e beve il calice del dolore fino alla feccia, ma non importa. Soffro ma amo solo Gesù. Voglio che Egli sia il padrone del mio cuore. Digli che lo amo, che lo adoro. Digli che voglio soffrire, che voglio morire di amore e di dolore. Che non mi importa il mondo ma soltanto Lui. Si, Madre, sono sola. Mi unisco alla Tua solitudine. Consolami, incoraggiami, consigliami, accompagnami e benedicimi.

Tu sei mia Madre e ti dico che soffro. Prima avevo una tregua al mio dolore, un raggio di luce nel mio oscuro cuore, ma quel raggio di luce ora non mi illumina né mi sorride. Quel sorriso di mia mamma mi faceva vivere e c'era due volte la settimana, ora non l'avrò. Domani sarà mercoledì e nessuno mi chiamerà in parlatorio. Vieni Tu con Tuo Figlio e la mia felicità sarà completa.

"Fa che sappia le mie lezioni, i miei ripassi, i miei esami. Che ottenga dei premi per vedere felice Te, il mio Gesù, e i miei genitori. Madre mia, Maria, ascoltami. Tua figlia".

Il 7 dicembre scrissi: "Domani è il giorno più grande della mia vita. Diventerò sposa di Gesù. Chi sono io e chi è Lui? Egli Onnipotente, Immenso, la Sapienza, Bontà e Purezza stessa si unirà ad una povera peccatrice. O Gesù, mio amore, mia consolazione, mia vita; mia gioia, mio tutto! Domani sarò tua! Gesù, amore mio!

Madre, domani sarò doppiamente tua figlia. Diventerò sposa di Gesù. Porrà al mio dito Vanello nuziale. Sono felice, perché posso dire in verità che l'unico amore del mio cuore è stato solo Lui.

Il confessore mi ha permesso di fare voto di castità per nove giorni e dopo mi indicherà le date. Sono felice. Ho scritto la mia formula: "Oggi, 8 dicembre 1915, all'età di quindici anni, faccio voto, davanti alla SS Trinità, in presenza della Vergine Maria e di tutti i santi del Cielo, di non ammettere altro Sposo se non il Signore Gesù Cristo che amo con tutto il cuore e che voglio servire fino all'ultimo istante della mia vita. Fatto durante la novena dell’Immacolata e da rinnovare con il permesso del mio confessore

Questo è tutto ciò che ho per quest’anno. Non ho più scritto il mio Diario. Ho però il mio ritiro e una lettera che scrissi a mia sorella Rebeca per comunicarle la mia vocazione Carmelitana e per chiederle che mi aiutasse. Le scrissi il giorno del suo compleanno.

Lettera a mia sorella Rebeca

15 aprile 1916

Cara Rebeca.

Approfitto un istante dello studio per farti mille auguri nel giorno del tuo compleanno, perché un anno in più di vita deve farti più seria e riflessiva e deve essere anche motivo per riflettere sulla vocazione che Dio ti ha affidato.

Credimi, Rebeca, che a quattordici o quindici anni si capisce la propria vocazione. Si sente una voce e una luce che mostra la via della propria vita.

Quel faro si è acceso per me a quattordici anni. Cambiai direzione e mi proposi il cammino che dovevo seguire e oggi vengo a farti confidenze sui progetti ideali che mi sono formato.

Fino ad oggi ci ha illuminato la stessa stella, ma domani forse non saremo unite sotto la sua ombra protettrice. Questa stella è la casa, la famiglia. E necessario separarci e i nostri cuori, che erano uno solo, domani forse si separeranno. Mi sembra che ieri non avresti capito il mio linguaggio, ma oggi hai quattordici anni, un'età in cui puoi capirmi. Credo perciò che sarai favorevole e mi darai ragione.

In poche parole ti confiderò il segreto della mia vita. Presto ci separeremo e quel desiderio che abbiamo sempre custodito dalla nostra fanciullezza, di vivere sempre unite, sarà presto infranto per un altro ideale più alto della nostra gioventù. Dovremo seguire cammini diversi nella vita. A me è toccata la parte migliore come la Maddalena. Il Divino Maestro ha avuto pietà di me, avvicinandosi mi ha detto sottovoce: "Lascia tuo padre, tua madre e tutto quanto possiedi e seguimi".

Chi potrà rifiutare la mano dell'Onnipotente che si abbassa alla più indegna delle sue creature? Come sono felice sorellina cara! Sono stata catturata nelle reti amorose del Divino Pescatore. Vorrei farti comprendere questa felicità. Posso dirti con certezza che sono sua promessa sposa e che presto celebreremo le nostre nozze al Carmelo. Sarò Carmelitana; cosa ti pare? Non vorrei avere nessuna piega nell'anima nascosta a te. Ma tu sai che non posso dirti a voce tutto ciò che sento, per questo ho deciso di farlo per iscritto.

Mi sono consegnata a Lui. L's dicembre, mi sono fidanzata. Quanto lo amo è impossibile dirlo. Il mio pensiero non si occupà che di Lui. È il mio ideale. E un ideale infinito. Sospiro il giorno nel quale entrerò al Carmelo, per non occuparmi che di Lui, per confondermi in Lui e non vivere se non la sua vita: amare e soffrire per salvare le anime. Sì, sono assetata di esse perché so che è ciò che più ama il mio Gesù. Lo amo tanto!

Vorrei infiammarti di questo amore. Che gioia la mia se potessi donarti a Lui! Non ho mai bisogno di nulla perché in Gesù trovo tutto ciò che cerco! Egli non mi abbandona mai. Il suo amore non diminuisce mai. E tanto puro. E tanto bello. È la stessa Bontà. PregaLo per me, piccola Rebeca. Ho bisogno di preghiere. Vedo che la mia vocazione è molto grande: salvare anime, dare operai alla vigna di Cristo. Tutti i sacrifici che possiamo fare sono poca cosa in confronto al valore di un'anima. Dio ha dato la sua vita per esse, e noi, come trascuriamo la sua salvezza!

Come sua promessa sposa, devo avere sete di anime, offrire al mio Fidanzato il sangue che per ognuna di esse ha sparso. E qual è il mezzo per guadagnare anime? L'orazione, la mortificazione e la sofferenza.

È venuto con una croce e su di essa vi era scritto una sola parola che ha commosso il mio cuore fino alle più intime fibre: "Amore". Com'è bello con la sua tunica insanguinata! Quel sangue vale per me più che i gioielli e i diamanti di tutta la terra.

Quelli che si amano sulla terra, mia cara Rebeca, come tu lo vedi in Lucia e Chiro, non cercano se non di avere un'anima sola e un solo ideale. Ma i loro sforzi sono vani perché le creature sono tanto impotenti. Questo non avviene nella nostra unione. Gesù vive già nel mio cuore. Cerco di unirmi, di assomigliarmi, di confondermi con Lui. Io sono la goccia di acqua e devo perdermi nell'Oceano Infinito. Ma c'è un abisso che la goccia non può varcare, allora l'oceano straripa purché la goccia di acqua rimanga nel più completo abbandono di se stessa, purché viva in un sussurro continuo, invocando l'Oceano Divino.

Ma io non sono se non un povero uccellino senza ali. Chi me le darà per andare a fare il nido per sempre vicino a Lui? L'amore: sì, lo amo e vorrei morire per Lui. Lo amo così tanto che vorrei essere martirizzata per dimostrargli che lo amo.

Senza dubbio il tuo cuore di sorella è straziato all'udirmi parlare di separazione, all'udirmi mormorare questa parola: addio per sempre sulla terra per rinchiudermi al Carmelo. Ma non temere, cara sorellina; non esisterà mai separazione tra le nostre anime. Io vivrò in Lui, cerca Gesù e in Lui mi troverai e li tutti e tre proseguiremo gli intimi colloqui che dovremo continuare là nell'eternità. Come sono felice! Ti invito a passare con Gesù nel fondo della tua anima. Ho letto di Elisabetta della Trinità che questa Santina" aveva detto a nostro Signore di fare della sua anima la sua casetta. Facciamo anche noi così. Viviamo con Gesù dentro di noi stesse, mia cara piccola, Egli ci dirà cose sconosciute. E così dolce la sua voce d'amore. E così, come Elisabetta, troveremo il cielo sulla terra, perché il cielo è Dio.

Domanderemo a Gesù nella comunione di costruire nelle nostre anime una casetta, noi forniremo il materiale che saranno i nostri atti di rinuncia e l'oblio di noi stesse, facendo sparire l'io che è il dio che adoriamo interiormente. Questo costa e ci strapperà grida di dolore. Ma Gesù chiede questo trono ed è necessario darglielo. La carità deve essere l'arma per combattere quel dio.

Occupiamoci del prossimo, di servirlo, anche se il farlo ci causa ripugnanza. In questo modo otterremo che il trono del nostro cuore sia occato da suo Padre, da Dio nostro creatore.

Sforziamo di vincerci. Ubbidiamo in tutto. Siamo umli. Siamo così miserabili! iamo pazienti e puri come gli angeli e avremo la felicità di vedere che Gesù, che è un buon architetto, edificherà una seconda casa di Betania, dove tu ti occuperai di servirio nella persona del tuo prossimo, come faceva Maria, ed io, come Maddalena, rimarrò contemplandolo e ascoltando la Sua Parola di vita. È impossibile che, mentre siamo in collegio, Egli esiga da noi quell'unione totale che consiste nell'occuparsi solo di Lui, ma possiamo ad ogni ora offrirgli un mazzolino di amore.

Amiamo il Divino Bambino che soffre tanto senza trovare conforto nelle creature. Egli trovi nelle nostre anime un rifugio, un asilo dove rifugiarsi in mezzo all'odio dei suoi nemici, e un giardino di delizie che gli faccia dimenticare l'oblio dei suoi amici.

Termino, addio. Rispondi a questa mia lettera. Conservami il più completo segreto. Tua sorella che ti ama in Gesù.

Esercizi anno 1916

Per far bene gli esercizi sono necessarie due cose:

1° coraggio e generosità;

2° mettersi nelle mani di Dio.

Prima Meditazione. - Da Dio, di Dio e per Dio. Questo è il fine di ogni creatura. Fummo creati da Dio. Che bontà quella di Dio! Ci teneva nella sua mente dall'eternità e poi ci trasse dal nulla. Sono un po' di fango, ma in me c'è qualcosa di più grande: la mia anima, che Dio fece a sua immagine e somiglianza. Quindi l'unica cosa di valore in me è l'anima, perché è immortale. Perciò è più grande del mondo. Di conseguenza è di Dio, l'unico capace di saziarla perché è infinito. Sono di Dio. Egli mi creò. È’ il mio principio e il mio fine. Per essere interamente sua devo compiere perfettamente la sua divina volontà. Se Lui è mio Padre e conosce il presente, il passato e l'avvenire, perché non abbandonarmi a Lui in piena fiducia?

Conversazione. - Sull'esame particolare. Su un peccato o difetto capitale o per raggiungere una virtù.

Seconda Meditazione. - Perché siamo stati creati? Per servire e amare Dio sopra ogni cosa. Dio dotò l'uomo di ragione perché comprendesse il beneficio della creazione. Come dobbiamo servire Dio? Come un servo il suo padrone, facendo ciò che a lui piace. Dio ci manifesta la sua volontà, se la compio lo glorifico, ma facendo sempre ciò che è più perfetto. Per servire Dio dobbiamo essere indifferenti a tutto quello che non gli dà gloria. Dobbiamo porre Dio come fine del nostro agire, guardare all’amore che ha per noi in ogni avvenimento che ci manda, guardare tutto come dei gradini che ci avvicinano a Lui. Il nostro cuore non deve attaccarsi alle cose del mondo, ma a Dio. Tenerlo puro da ogni amore disordinato, poiché tutto è perituro, e amare ciò che ci porta a Dio.

Terza Meditazione. - Il peccato è un mostro. I primi due peccati. Lucifero in cielo, per un solo peccato di pensiero, è diventato demonio. E quanti peccati ho commesso nella mia vita? E Dio non mi ha castigato, anzi, al contrario mi ha colmato di grazie. Quante volte mi ha perdonato! Rigettò invece per una sola disobbedienza i nostri progenitori. Come potrò ripagarti, mio Dio? Allontanati, peccato, da me. Ti aborrisco con odio terribile. Voglio esser di Dio. Voglio morire piuttosto che commetterti. Perdono, mio Dio, perdono, bontà e misericordia infinita. Preferisco morire piuttosto che offenderti, sia pure con la più leggera mancanza. Ti amo e il peccato mi allontana da te.

Conversazione. - Sulla vanità della vita. Dell'amore ordinato che dobbiamo avere per tutte le cose. Che il nostro cuore deve appartenere sempre alla SS. Trinità. Voglio vivere dentro la mia anima in modo da contemplare sempre Dio in essa.

Vi sono tre stati d'animo: 1) quando si è in peccato mortale, si è attratti dalla sensualità e si vive in essa; 2) quando si è in grazia, si sente pace, consolazioni interiori e desideri di essere buona; 3) quando l'anima non sente nessuna consolazione interiore, ma sente gli impulsi della grazia, li segue e resiste alla natura. È lo stato migliore perché viviamo nell'umiltà.

Quarta Meditazione. - La Maddalena pentita. Signore, come sei grande nella tua misericordia, mi prostro ai tuoi piedi e li lavo con il pianto. Si, Gesù adorato, ho peccato, ma tu mi hai salvato. Vengo ad umiliarmi davanti al tuo ministro che ti rappresenta. Sì, Gesù, tu che hai perdonato la Maddalena, perdona una peccatrice più grande di lei. Io ti ho amato tutta la vita e spero di amarti fino alla fine. Perdonami, Gesù, non sapevo cosa facevo quando ti offendevo. Sì, Gesù, morire piuttosto che offenderti.

Come la Maddalena voglio ritirarmi a servirti per stare sempre vicino a Te. Non amo altri che Te. Voglio unirmi a Te per sempre, perché la felicità consiste solo nell'amarti.

Quinta Meditazione. - Parabola di un re che invita i suoi sudditi a conquistare una terra infedele. Gesù ci invita alla conquista del regno del suo Sacro Cuore. Per questo dobbiamo: 1) Riformare noi stessi. Essere disposti a tutte le sofferenze per godere poi con Lui nel cielo. 2) Sceglie per me tutti questi doni. Non dovrò riceverli con gioia dal momento che Egli mi creò preferendomi a tante anime, che mi conserva in vita, che mi ha liberato dall'inferno e più ancora, che ha sofferto durante trentatré anni ogni sorta di travagli ed infine che morì sulla croce come il più infame degli uomini, fra due ladroni, ritenuto un malfattore, stregone, traditore, pazzo e bestemmiatore? E non desidererò soffrire nulla per suo amore! Io che sono "un nulla criminale", mentre Egli soffre essendo Dio ed avendo diritto ad essere adorato e servito dalle sue creature. O Gesù, eccomi prostrata davanti alla tua divina Maestà, piena di confusione e vergogna nel vedere la mia piccolezza e miseria e i miei molti peccati. Fino a quando, Gesù avrai pietà di questa peccatrice? Fin d'ora mi pongo tra le tue mani divine. Fa di me ciò che vuoi! Si, sono disposta ad essere umiliata per castigare il mio orgoglio. Voglio, sposo adorato, vivere nascosta, sparire in te, non avere altra vita che la tua, nòn occuparmi se non di te. Ed ora che sono purificata voglio che la SS. Trinità venga ad abitare nella mia anima per adorarla e vivere costantemente alla sua presenza. Ed infine ti dico che faccio voto in presenza della SS. Trinità, della Santissima Vergine, di San Giuseppe, dei Santi e angeli del cielo, di non avere altro sposo che Gesù, unico amore della mia anima'.

J.MJ. Risoluzioni A.M.D.G.

Maria, Madre mia, benedicimi

1) Farò l'esame particolare.

2) Praticherò il terzo grado di umiltà che consiste nel cercare disprezzi, disonori, umiliazioni con gioia e per amore di Gesù Cristo, considerandomi indegna di soffrire qualcosa per Lui.

3) Mi rialzerò e mi imporrò una mortificazione, se me lo permettono, ogni volta che cadrò. Gesù mio, ora ho visto che tutto ciò che è del mondo è vanità; che una sola cosa è necessaria: amarti e servirti con fedeltà, assomigliarmi in tutto a Te. In questo consisterà la mia ambizione. Con Te voglio accettare tutti gli affronti con gioia. E se per debolezza cado, Gesù, Ti guarderò mentre sali al calvario e con il Tuo aiuto mi rialzerò. Non permettere che ti offenda neppure lievemente. Preferisco mille morti piuttosto che darti la più leggera pena.

Madre, giglio tra le spine, insegnami la via del calvario. Conducimi per mano per quel sentiero. San Giuseppe, custode delle vergini, custodiscimi.