LA MISERICORDIA DIVINA NELLA MIA ANIMA
Diario - Sr. Faustina Kowalska
I° QUADERNO
O Amore Eterno, ordini di dipingere la Tua santa immagine E ci sveli la
fonte inconcepibile della Misericordia. Tu benedici chi si avvicina ai
Tuoi raggi, Ed all'anima nera dai il candore della neve. O Gesù dolce,
hai eretto qui il trono della Tua Misericordia, Per aiutare i peccatori
e ridar loro la gioia. Dal Tuo Cuore squarciato, come da limpida fonte,
Sgorga il conforto per le anime ed i cuori contriti. Erompe senza posa
dal cuore degli uomini L'onore e la gloria per questa Immagine. Ogni
cuore inneggi alla Divina Misericordia In ogni momento e nei secoli dei
secoli. Dio Mio Se guardo verso il futuro, m'investe la paura, Ma
perché inoltrarsi nel futuro? Mi è cara soltanto l'ora presente, Perché
il futuro forse non albergherà nella mia anima. Il tempo passato non è
in mio potere Per cambiare, correggere od aggiungere qualche cosa. Né i
sapienti, né i profeti han potuto far questo. Affidiamo pertanto a Dio
ciò che appartiene al passato. O momento presente, tu mi appartieni
completamente, Desidero utilizzarti per quanto è in mio potere, E
nonostante io sia piccola e debole, Mi dai la grazia della tua
onnipotenza. Perciò, confidando nella Tua Misericordia, Avanzo nella
vita come un bambino, Ed ogni giorno Ti offro il mio cuore Infiammato
d'amore per la Tua maggior gloria.
+ G.M.G. DIO E ANIME.
O Re di Misericordia, guida la mia anima Suor M. Faustina del SS.mo
Sacramento Wilno, 28.VII.1934 O Gesù mio, con fiducia verso di Te
Intreccio migliaia di corone e so Che fioriranno tutte, E so che
fioriranno tutte, quando le illuminerà il Sole Divino.
+ O grande Divin Sacramento, Che nascondi il mio Dio, O Gesù, resta con
me ogni momento, Ed il mio cuore non sarà preso dal timore.
+ G.M.G. Wilno,
28.VII.1934
+ Primo fascicolo DIO E
LE ANIME
Sii adorata, o Santissima Trinità, ora e in ogni tempo. Sii adorata in
tutte le Tue opere e in tutte le Tue creature. Ammirata ed esaltata la
grandezza della Tua Misericordia, o Dio. Debbo prender nota degli
incontri della mia anima con Te, o Dio, nei momenti particolari delle
Tue visite. Debbo scrivere di Te, o Incomprensibile nella Misericordia
verso la povera anima mia. La Tua santa volontà è la vita della mia
anima. Ho avuto quest'ordine da chi Ti sostituisce per me, o Dio, qui
in terra e m'insegna la Tua santa volontà. Vedi, Gesù, com'è difficile
per me scrivere e che non so descrivere chiaramente ciò che provo in
fondo all'anima. O Dio, può forse la penna descrivere cose per le quali
talvolta non esistono nemmeno le parole? Ma, o Dio, mi ordini di
scrivere; questo mi basta.
Varsavia, I.VIII.1925
L'INGRESSO IN CONVENTO.
Fin dall'età di sette anni avvertii la suprema chiamata di Dio, la
grazia della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per la
prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una
vita più perfetta, ma non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non
incontrai nessuno che mi chiarisse queste cose. Diciottesimo anno di
vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in
convento; rifiuto categorico dei genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi
alle vanità della vita, non rivolgendo alcuna attenzione alla voce
della grazia, sebbene l'anima mia non trovasse soddisfazione in nulla.
Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però
cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d'incontrarmi con Dio
intimamente e con tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature. Ma fu
la grazia di Dio ad avere il sopravvento nella mia anima.
Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie sorelle. Quando
tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi
tormenti. Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente
Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto
coperto di ferite, che mi disse queste parole: «
Quanto tempo ancora ti dovrò
sopportare? Fino a quando mi ingannerai?». All'istante si
spense l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la
compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo soli Gesù e io. Mi sedetti
accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa
quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e
la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S.
Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano poche
persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai,
le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che
si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste
parole: «
Parti
immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento ». Mi
alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose indispensabili.
Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era avvenuto
nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo
vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno
e vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura:
che fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno? E
dissi alla Madre di Dio: «
Maria, fammi strada, guidami Tu! ». Immediatamente udii
dentro di me queste parole: di andare fuori dalla città in un
villaggio, dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte. Feci
così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto. Il giorno
dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa
che mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa
volesse ancora Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro
l'altra. Durante una di queste, mi sentii dire: «
Va' da questo sacerdote e
spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare
». Terminata la S. Messa, entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto
ciò che era accaduto nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove
entrare, in quale convento. In un primo momento il sacerdote rimase
sorpreso, tuttavia mi raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio
avrebbe continuato a provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti
manderò da una pia signora, presso la quale potrai restare fino al
giorno del tuo ingresso in un convento ».
Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con grande
affabilità. In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a
qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto. Il dolore
attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: «
Aiutami. Non lasciarmi sola
». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne incontro la Madre
Superiora, l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo un breve colloquio
mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli se mi accoglieva.
Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù. Tutta felice mi
recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa, sei
disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te con
tale domanda». Immediatamente udii questa voce: «
Ti accolgo; sei nel Mio Cuore
». Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi chiese prima di
tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ». « Si », le risposi. Ed
essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu così
ch'io venni ammessa in convento. Per varie ragioni tuttavia dovetti
rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora.
A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare
contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e
cominciò ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi
ospitava, per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la
felicità della vita religiosa e, nella sua schietta semplicità,
cominciò a prospettarmi altri progetti di vita, ma io sentivo di avere
un cuore così grande, che nulla avrebbe potuto colmano. Mi rivolsi
allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui. Fu durante
l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò l'anima mia di una luce
interiore tale da farmeLo riconoscere più profondamente come il sommo
bene e la suprema bellezza. Compresi quanto Dio mi amasse:
dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i vespri; con le parole
semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio il voto di castità
perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio, mio
Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove
m'incontravo sempre con Gesù. Venne finalmente il momento in cui s'aprì
per me la porta del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia
della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva
di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva,
unica, la preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però,
m'accorsi che qui era così poco il tempo dedicato all'orazione e che
c'erano molte altre cose che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un
convento di regola più stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza
dentro di me, ma non era questa la volontà di Dio. Tuttavia quel
pensiero, cioè quella tentazione si consolidava sempre più, tanto che
un giorno decisi di parlarne con la Madre Superiora e di uscire
decisamente dal convento. Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo
tale che non potei accedere alla Madre Superiora.
Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina e domandai a Gesù
di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni nulla nel mio intimo;
solo s'impadronì di me una strana inquietudine che non riuscii a
comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di rivolgermi alla
Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S. Messa e comunicarle
la decisione presa. Andai verso la cella; le suore erano già coricate e
le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta, nella cella. Non
sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a pregare con
fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio, come in
un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse dentro
il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il
gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era
consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera. Dopo un momento,
nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù
molto addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime
cadevano sulla coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò
potesse significare, domandai a Gesù: «
Gesù, chi ti ha causato un
simile dolore? ». E Gesù rispose: «
Tu Mi causerai un simile dolore,
se uscirai da questo ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho
preparato per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e
mutai all'istante la decisione che avevo presa. Il giorno dopo ci fu la
nostra confessione. Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia
anima ed il confessore mi rispose che era evidente in ciò la volontà di
Dio, che dovevo rimanere in questa Congregazione e che non dovevo
nemmeno pensare ad un altro ordine. Da quel momento mi sento sempre
felice e contenta.
Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme
ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori
Varsavia. In quel tempo domandai al Signore Gesù: «
Per chi ancora devo pregare?
». Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per
chi dovevo pregare. Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo.
In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in
esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con
grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le
possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il
mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle
anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi
risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio.
Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime
chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei
voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece
cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore.
Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole
questo, ma lo esige la giustizia ». Da allora sono in rapporti più
stretti con le anime sofferenti del purgatorio. Fine del postulato
29.IV.1926. I
superiori mi mandarono a Cracovia per il noviziato. Una gioia
inimmaginabile regnava nella mia anima. Quando arrivammo in noviziato,
stava morendo Suor. Qualche giorno dopo Suor... viene da me e mi ordina
di andare dalla Madre Maestra a dirle di chiedere al suo confessore,
Don Rospond, di celebrare una S. Messa per lei con l'aggiunta di tre
giaculatorie. In un primo momento acconsentii, ma il giorno dopo pensai
di non andare dalla Madre Maestra, poiché non capivo bene se si era
trattato di un sogno o dii realtà. E non andai. La notte seguente si
ripeté la stessa cosa in modo più chiaro, per cui non ebbi più alcun
dubbio. Malgrado ciò la mattina decisi di non parlarne ancora alla
Maestra. «Gliene parlerò soltanto quando la vedrò durante il giorno ».
Ad un tratto incontrai nel corridoio quella suora defunta; mi
rimproverò di non essere andata subito ed una grande inquietudine
s'impadronì della mia anima. Allora corsi immediatamente dalla Madre
Maestra e le raccontai tutto l'accaduto. La Madre mi rispose che
avrebbe provveduto. Nella mia anima ritornò subito la pace. Il terzo
giorno quella suora tornò di nuovo e mi disse: « Iddio gliene renda
merito ».
Al momento della vestizione, Dio mi fece conoscere quanto avrei dovuto
soffrire. Vidi chiaramente a che cosa mi stavo impegnando. Fu questione
di un attimo di tale sofferenza; poi il Signore inondò nuovamente
l'anima mia con grandi consolazioni. Verso la fine del primo anno di
noviziato, cominciò a farsi scuro nella mia anima. Non provo alcuna
soddisfazione nella preghiera; la meditazione per me è una gran fatica;
la paura comincia ad impossessarsi di me. Penetro a fondo nel mio
intimo e non vi scorgo nulla, all'infuori di una grande miseria. Vedo
anche chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi
fino a Lui, ma mi prostro nella polvere ai Suoi piedi e mendico la Sua
Misericordia. Passò così circa la metà dell'anno, ma lo stato della mia
anima non cambiò affatto. La nostra cara Madre Maestra m'infuse
coraggio in quei momenti difficili. Ciò nonostante questa mia
sofferenza aumenta sempre più. Si avvicina il secondo anno di
noviziato. Al pensiero che debbo fare i voti, la mia anima
rabbrividisce. Qualunque cosa legga, non la comprendo; non sono in
grado di meditare. Mi sembra che la mia preghiera non sia gradita a
Dio. Quando mi accosto ai santi Sacramenti, mi pare di offendere ancor
di più Dio. Il confessore però non mi ha permesso di tralasciare
nemmeno una sola volta la S. Comunione. Dio operava in modo singolare
nella mia anima. Non capivo assolutamente nulla di quello che mi diceva
il confessore. Le più semplici verità della fede mi erano divenute del
tutto incomprensibili. La mia anima si tormentava non trovando
soddisfazione da nessuna parte. In un certo momento mi venne una forte
idea di essere respinta da Dio. Questo pensiero spaventoso mi trafisse
l'anima da parte a parte; per questa sofferenza la mia anima cominciò
ad agonizzare. Volevo morire e non potevo. Mi venne il pensiero: « A
che scopo cercare di acquistare le virtù? Perché mortificarsi, se tutto
ciò non è gradito a Dio? ». Quando ne parlai con la Madre Maestra,
ricevetti questa risposta: « Sappia, sorella, che Iddio la destina ad
una grande santità. È un segno che Dio la vuole in paradiso, molto
vicino a Sé. Sorella, abbia molta fiducia nel Signore Gesù ». Il
tremendo pensiero di essere respinti da Dio è il tormento che in realtà
soffrono i dannati. Mi rifugiai nelle Piaghe di Gesù. Ripetevo parole
di speranza, ma quelle parole divennero per me un tormento ancora
maggiore.
Andai davanti al SS.mo Sacramento e cominciai a dire a Gesù: «
Gesù, Tu hai detto che è più
facile che una madre dimentichi il bambino che allatta, piuttosto che
Iddio dimentichi una Sua creatura e se pure essa lo dimenticasse, Io
Dio non dimenticherò la Mia creatura. Senti, Gesù, come geme la mia
anima? Ascolta i vagiti strazianti della Tua bambina. Ho fiducia in Te,
o Dio, poiché il cielo e la terra passeranno, ma la Tua Parola dura in
eterno». Però non trovai sollievo nemmeno per un istante.
Un giorno, subito dopo la sveglia, mentre mi metto alla presenza di
Dio, incomincia ad assalirmi la disperazione. Buio estremo nella mia
anima. Ho lottato come ho potuto fino a mezzogiorno. Nelle ore
pomeridiane cominciò ad impossessarsi di me un vero terrore di morte;
mi cominciarono a venir meno le forze fisiche. Rientrai in fretta nella
cella e mi gettai in ginocchio davanti al Crocifisso e cominciai ad
implorare misericordia. Gesù però non ascolta le mie grida. Sento che
mi vengono a mancare del tutto le forze fisiche; cado a terra; la
disperazione si è impadronita della mia anima. Sto vivendo pene
infernali che realmente non differiscono in nulla da quelle
dell'inferno. Sono rimasta in quello stato per tre quarti d'ora. Avrei
voluto andare dalla Maestra - non ne ebbi la forza. Volevo gridare - la
voce mi venne a mancare. Per fortuna però entrò nella cella una suora.
Quando mi vide in quello stato così fuori dal normale, avverti subito
la Maestra. La Madre venne subito. Appena entrò nella cella, disse
queste parole: « In virtù della santa obbedienza, le chiedo di alzarsi
da terra ». Immediatamente una forza misteriosa mi sollevò da terra e
mi trovai in piedi accanto alla cara Maestra. Con parole affettuose mi
spiegò che quella era una prova mandata da Dio: « Sorella, abbia tanta
fiducia; Iddio è sempre Padre, anche quando mette alla prova ».
Tornai ai miei doveri, come se fossi uscita dalla tomba. I miei sensi
erano come impregnati di ciò che aveva sperimentato la mia anima.
Durante la funzione serale la mia anima cominciò ad agonizzare in un
buio spaventoso. Sento che sono in balia del Dio Giusto e che sono
oggetto del Suo sdegno. In quei terribili momenti ho detto a Dio: « O
Gesù, che nel Vangelo Ti paragonasti alla più tenera delle madri, ho
fiducia nella Tua Parola, poiché Tu sei la verità e la vita. Gesù,
confido in Te contro ogni speranza, contro ogni sentimento, che ho nel
mio intimo ed è contrario alla speranza. Fa' di me quello che vuoi; non
mi allontanerò da Te, poiché Tu sei la sorgente della mia vita ».
Quanto sia tremendo questo tormento dell'anima, lo può capire soltanto
chi ha provato su di sé simili momenti.
Nella notte mi fece visita la Madonna con in braccio il Bambino Gesù.
La mia anima fu piena di gioia e dissi: «
O Maria, Madre mia, lo sai
quanto terribilmente soffro? ». E la Madonna mi rispose: «
Lo so quanto soffri, ma non
temere, io partecipo e parteciperò sempre alla tua sofferenza
». Sorrise amabilmente e scomparve. Immediatamente nella mia anima
ritornò la forza e tanto coraggio. Questo però durò soltanto un giorno.
Sembrava quasi che l'inferno avesse congiurato contro di me. Un odio
tremendo cominciò ad insinuarsi nella mia anima, un odio contro tutto
ciò che è santo e divino. Mi sembrava che questi tormenti dello spirito
dovessero far parte per sempre della mia esistenza. Mi rivolsi pertanto
al Santissimo Sacramento e dissi a Gesù: «
O Gesù, Sposo della mia anima,
non vedi che la mia anima sta morendo andando a Te? Come puoi
nasconderTi così ad un cuore che Ti ama con tanta sincerità? Perdonami
Gesù; si compia in me la Tua santa volontà. Soffrirò in silenzio, come
una colomba, senza lamentarmi. Non permetterò al mio cuore nemmeno un
solo gemito di doloroso lamento ». Fine del noviziato.
Le sofferenze non diminuiscono affatto. Debolezza fisica; dispensa da
tutte le pratiche di pietà, o meglio loro sostituzione con giaculatorie.
Venerdì Santo.
Gesù attrae il mio cuore nel centro infuocato dell'amore. Ciò è
avvenuto durante l'adorazione serale. Improvvisamente la presenza di
Dio s'impadronì di me. Dimenticai ogni cosa. Gesù mi fa conoscere
quanto ha sofferto per me. Questo durò molto brevemente. Una nostalgia
tremenda. Un desiderio ardente di amare Dio. I primi voti. Un ardente
desiderio di annientarmi per Dio mediante un amore attivo, ma che
sfugga all'occhio anche delle suore che mi stanno più vicino. Anche
dopo i voti però l'oscurità continuò a regnare nella mia anima fino a
circa metà dell'anno.
Durante la preghiera Gesù penetrò tutta l'anima mia. L'oscurità
scomparve. Udii nell'intimo queste parole: «
Tu sei la Mia gioia, tu sei
delizia del Mio cuore». Da quel momento percepii nel
cuore, cioè nel mio intimo, la Santissima Trinità. In maniera sensibile
mi sentii inondata di luce divina. Da allora la mia anima vive in
intimità con Dio, come un bimbo col proprio padre affezionato.
Una volta Gesù mi disse: «
Va'
dalla Madre Superiora e pregala di autorizzarti a portare il cilicio
per sette giorni e durante la notte ti alzerai una volta e verrai in
cappella ». Risposi di si, ma avevo una certa difficoltà a
recarmi dalla Superiora. Verso sera Gesù mi chiese: «
Fino a quando rimanderai?».
Decisi di parlarne alla Madre Superiora al primo incontro. il giorno
dopo prima di mezzogiorno mi accorsi che la Madre Superiora andava in
refettorio e siccome la cucina, il refettorio e la stanzetta di Suor
Luisa si trovano quasi assieme, invitai la Madre Superiora nella
stanzetta di Suor Luisa e le riferii la richiesta di Gesù. La Madre mi
rispose: « Non le permetto di portare nessun cilicio. Nel modo più
assoluto. Se Gesù le dà la forza di un colosso, le permetterò queste
mortificazioni ». Mi scusai con la Madre per averle fatto perdere tempo
ed uscii dalla stanzetta. All'improvviso vidi Gesù in piedi sulla porta
della cucina e Gli dissi: «
Mi
ordini di andare a chiedere delle penitenze, che la Madre Superiora non
intende permettere ». Allora Gesù mi disse: «
Ero qui durante il colloquio con
la Superiora e so tutto e non voglio le tue mortificazioni, ma
l'obbedienza. Con questo Mi dai una grande gloria ed acquisti dei
meriti per te ». Una delle Madri, quando venne a conoscere
il mio stretto rapporto con Gesù, mi disse che ero una povera illusa.
Mi disse che Gesù manteneva rapporti simili solo coi santi « e non con
anime peccatrici come lei, sorella ». Da quel momento fu come se
diffidassi di Gesù. In un colloquio mattutino dissi a Gesù: «
Gesù, non sei per caso
un'illusione? ». Gesù mi rispose: «
Il Mio amore non delude nessuno
».
Una volta stavo riflettendo sulla SS. Trinità, sull'Essenza di Dio.
Volevo assolutamente approfondire e conoscere chi è questo Dio... In un
istante il mio spirito venne come rapito in un altro mondo. Vidi un
bagliore inaccessibile e in esso come tre sorgenti di luce, che non
riuscii a comprendere. E da quella luce uscivano parole sotto forma di
fulmini, che si aggiravano attorno al cielo ed alla terra. Non
comprendendo nulla di questo, mi rattristai molto. Improvvisamente dal
mare di luce inaccessibile usci il nostro amato Salvatore, di una
bellezza inconcepibile, con le Piaghe sfavillanti: E da quella luce si
udì questa voce: «
Qual è Dio
nella Sua essenza, nessuno potrà sviscerarlo, né la mente angelica, né
umana ». Gesù mi disse: «
Procura di conoscere Dio
attraverso la meditazione dei Suoi attributi ». Un
momento dopo Gesù tracciò con la mano il segno della croce e scomparve.
+ Una volta
vidi una gran folla di gente nella nostra cappella, davanti alla
cappella e sulla strada, perché non c'era posto nella cappella. La
cappella era addobbata per una solennità. Vicino all'altare c'era un
gran numero di ecclesiastici, poi le nostre suore e molte di altre
congregazioni. Aspettavano tutti la persona che doveva prendere posto
sull'altare. Ad un tratto sentii una voce che diceva che io dovevo
prendere il posto sull'altare. Però appena uscii dall'abitazione, cioè
dal corridoio per attraversare il cortile ed andare in cappella
seguendo la voce che mi chiamava, ecco che tutta la gente cominciò a
gettarmi addosso tutto quello che poteva: fango, sassi, sabbia, scope,
tanto che in un primo momento rimasi indecisa se proseguire o meno; ma
quella voce mi chiamava con insistenza ancora maggiore ed allora,
nonostante tutto, cominciai ad avanzare coraggiosamente. Quando
attraversai la soglia della cappella, i superiori, le suore, le
educande e perfino i genitori cominciarono a colpirmi con quello che
potevano tanto che, volente o nolente, dovetti salire in fretta al
posto destinato sull'altare. Non appena occupai il posto destinato,
subito quella stessa gente e le educande, e le suore, e i superiori, e
i genitori, tutti cominciarono a tendere le mani ed a chiedere grazie
ed io non provavo alcun risentimento verso di loro, che m'avevano
scagliato addosso tutta quella roba ed anzi stranamente provavo un
amore particolarissimo proprio per quelle persone che mi avevano
costretta a salire più rapidamente nel posto a me destinato. In quel
momento la mia anima fu inondata da una felicità inconcepibile ed udii
queste parole: «
Fa'
quello che vuoi, distribuisci grazie come vuoi, a chi vuoi e quando vuoi».
E subito la visione scomparve.
Una volta sentii queste parole: «
Va' dalla Superiora e chiedi che ti permetta di fare ogni giorno un'ora
di adorazione per nove giorni; durante questa adorazione cerca di fare
la tua preghiera con Mia Madre. Prega di cuore in unione con Maria;
procura inoltre in questo tempo di fare la Via Crucis ».
Ottenni il permesso non per un'ora intera, ma soltanto per il tempo che
avevo, dopo compiuti i miei doveri. Dovevo fare quella novena per la
patria. Il settimo giorno della novena vidi la Madonna fra cielo e
terra, in una veste chiara. Pregava con le mani giunte sul petto e lo
sguardo rivolto al cielo e dal suo Cuore uscivano dei raggi di fuoco,
alcuni dei quali erano diretti verso il cielo, mentre gli altri
coprivano la nostra terra. Quando parlai di alcune di queste cose col
confessore, mi rispose che potevano provenire realmente da Dio, ma che
potevano anche essere un'illusione.
Siccome avevo spesso dei cambiamenti, non avevo un confessore fisso e
per di più facevo una fatica incredibile ad esporre cose di quel
genere. Perciò pregavo ardentemente perché il Signore mi concedesse una
grande grazia, quella di avere un direttore spirituale. Ma questa
grazia l'ottenni soltanto dopo i voti perpetui, quando venni a Wilno.
Si tratta di Don Sopocko. Il Signore me l'aveva fatto conoscere
interiormente, prima che arrivassi a WIIno. Se avessi avuto fin
dall'inizio un direttore spirituale, non avrei sprecato tante grazie
del Signore. Un confessore può essere di grande aiuto per un'anima, ma
può anche procurarle molto danno. Oh! come dovrebbero stare attenti i
confessori all'azione della grazia di Dio nell'anima dei loro
penitenti. Questa è una cosa di grande importanza. Dalle grazie di
un'anima si può conoscere il suo stretto rapporto con Dio. Una volta
venni citata al giudizio di Dio. Stetti davanti al Signore faccia a
faccia. Gesù era tale e quale è durante la Passione. Dopo un momento
scomparvero le Piaghe e ne rimasero solo cinque: alle mani, ai piedi ed
al costato. Vidi immediatamente tutto lo stato della mia anima, cosi
come la vede Iddio. Vidi chiaramente tutto quello che a Dio non piace.
Non sapevo che bisogna rendere conto al Signore anche di ombre tanto
piccole. Che momento! Chi potrà descriverlo? Trovassi di fronte altre
volte Santo!
Gesù mi domandò: «
Chi sei?
». Risposi: «
Io sono
una tua serva, Signore ». «
Devi scontare un giorno di fuoco
nel purgatorio ». Avrei voluto gettarmi immediatamente fra
le fiamme del purgatorio, ma Gesù mi trattenne e disse: « C
he cosa preferisci: soffrire
adesso per un giorno oppure per un breve tempo sulla terra?
». Risposi: «
Gesù,
voglio soffrire in purgatorio e voglio soffrire sulla terra sia pure i
più grandi tormenti fino alla fine del mondo ». Gesù
disse: «
E sufficiente
una cosa sola. Scenderai in terra e soffrirai molto, ma non per molto
tempo ed eseguirai la Mia volontà ed i Miei desideri ed un Mio servo
fedele ti aiuterà ad eseguirla. Ora posa il capo sul Mio petto, sul Mio
Cuore ed attingivi forza e vigore per tutte le sofferenze, dato che
altrove non troverai sollievo, né aiuto, né conforto. Sappi che avrai
molto, molto da soffrire, ma questo non ti spaventi. Io sono con te
».
Poco dopo mi ammalai. I disturbi fisici furono una scuola di pazienza
per me. Solo Gesù sa quanti sforzi di volontà dovetti fare per
adempiere i miei doveri. Gesù quando intende purificare un'anima, usa
gli strumenti che vuole. La mia anima si sente completamente
abbandonata dalle creature. Talvolta l'intenzione più retta viene
interpretata male dalle suore. Questa è una sofferenza molto dolorosa,
ma il Signore la permette e bisogna accettarla, perché questo ci fa
assomigliare maggiormente a Gesù. Una cosa non sono riuscita a
comprendere per molto tempo, cioè che Gesù mi ordinava di dire tutto ai
superiori, mentre i superiori non credevano alle mie parole e mi
commiseravano come fossi stata una povera illusa o una vittima della
mia fantasticheria. Per questo motivo, temendo di essere un'illusa,
decisi di evitare interiormente Dio, dato che avevo paura delle
illusioni. Ma la grazia di Dio m'inseguiva ad ogni passo e quando meno
me l'aspettavo, Iddio mi rivolgeva la parola.
+ Un giorno
Gesù mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una città,
che è la più bella della nostra Patria. il castigo doveva essere uguale
a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra. Vidi la grande collera di
Dio ed un brivido mi scosse, mi trafisse il cuore. Pregai in silenzio.
Un momento dopo Gesù mi disse: «
Bambina
Mia, unisciti strettamente a Me durante il sacrificio ed offri al Padre
Celeste il Mio Sangue e le Mie Piaghe per impetrare il perdono per i
peccati di quella città. Ripeti ciò senza interruzione per tutta la S.
Messa. Fallo per sette giorni ». Il settimo giorno vidi
Gesù su di una nuvola chiara e mi misi a pregare perché Gesù posasse il
Suo sguardo sulla città e su tutto il nostro paese. Gesù diede uno
sguardo benigno. Quando notai la benevolenza di Gesù, cominciai ad
implorarne la benedizione. Ad un tratto Gesù disse: «
Per te benedico l'intero paese
» e fece con la mano un gran segno di croce sulla nostra Patria.
Vedendo la bontà del Signore, l'anima mia fu inondata da una grande
gioia.
+ 1929. Una
volta, durante la S. Messa, sentii la vicinanza di Dio in una maniera
particolarissima, nonostante che mi difendessi e mi tenessi lontana da
Lui. Talvolta sfuggivo a Dio proprio perché non volevo essere vittima
dello spirito maligno, dato che qualche volta mi avevano detto che lo
ero. E questa incertezza durò per lungo tempo. Durante la S. Messa,
prima della S. Comunione, ci fu la rinnovazione dei voti. Quando
uscimmo dagli inginocchiatoi e cominciammo a pronunciare la formula dei
voti, improvvisamente Gesù si mise accanto a me. Aveva una veste bianca
ed una cintura d'oro e mi disse: «
Ti
concedo eterno amore, affinché la tua purezza sia intatta ed a conferma
che non andrai mai soggetta a tentazioni impure ». Gesù si
slacciò la cintura d'oro che aveva e con quella cinse i miei fianchi.
Da quel momento non ho più provato alcun turbamento contrario alla
virtù né nel cuore, né nella mente. Compresi in seguito che questa è
una delle più grandi grazie, che mi aveva ottenuto la Santissima
Vergine Maria, dato che per questa grazia l'avevo pregata per molti
anni. Da allora è aumentata la mia devozione per la Madre di Dio. È Lei
che mi ha insegnato ad amare interiormente Iddio e come adempire in
tutto la Sua santa volontà. O Maria, Tu sei la gioia, poiché attraverso
Te Iddio è sceso in terra e nel mio cuore. Una volta vidi un ministro
di Dio in pericolo di commettere un peccato grave, che doveva avvenire
da un momento all'altro. Presi a supplicare Dio che mandasse a me tutti
i tormenti dell'inferno, tutti i dolori che voleva e in cambio chiesi
la liberazione e l'allontanamento di quel sacerdote dall'occasione di
commettere peccato. Gesù esaudì la mia preghiera ed all'istante sentii
sulla testa la corona di spine. Le spine di quella corona mi
penetrarono fino al cervello. Ciò durò tre ore ed il ministro di Dio fu
liberato da quel peccato ed il Signore rafforzò la sua anima mediante
una grazia speciale.
+ Una volta,
il giorno di Natale, sento che s'impossessa di me l'onnipotenza, la
presenza di Dio. E di nuovo evito interiormente l'incontro col Signore.
Domandai alla Madre Superiora il permesso di andare a «Jozefinek: »,
per fare una visita alle suore. La Madre Superiora ci diede il permesso
e subito dopo il pranzo, cominciammo a prepararci. Le consorelle mi
stavano già aspettando sulla porta del convento. Io andai di corsa
nella cella a prendere la mantellina. Ritornando dalla cella e passando
vicino alla piccola cappellina, sulla soglia scorsi Gesù, il quale mi
disse queste parole: «
Va'
pure, ma Io ti prendo il cuore ». Ed all'improvviso
avvertii di non avere più il cuore nel petto. Dato che le suore mi
avevano fatto osservare che dovevo andare più in fretta poiché era già
tardi, me ne andai immediatamente con loro. Ma una grande
insoddisfazione cominciò ad opprimermi. Una strana nostalgia
s'impadronì di me. Nessuno però, tranne il Signore, era al corrente di
quello che era avvenuto nella mia anima. Quando ci eravamo trattenute
un attimo a « Jòzefinek », io dissi alle consorelle: « Torniamo a casa
». Le suore chiesero di riposarsi almeno un momento, ma il mio spirito
non riusciva a trovar pace. Mi giustificai dicendo che dovevamo tornare
prima che si facesse buio, dato che c'è un bel tratto di strada, e
tornammo subito a casa. Quando la Madre Superiora ci incontrò nel
corridoio, mi domandò: « Non siete ancora partite o siete già tornate?
». Risposi che eravamo già rientrate, perché non volevo tornare di
sera. Mi tolsi la mantellina e mi recai immediatamente nella piccola
cappella. Appena entrai, Gesù mi disse: «
Vai dalla Madre Superiora e dille
che non è vero che sei tornata per essere a casa prima di sera, ma
perché ti ho portato via il cuore ». Sebbene la cosa mi
costasse molto, andai dalla Superiora e dissi sinceramente il motivo
per il quale ero tornata così presto e chiesi perdono al Signore per
tutto quello che a Lui non piace. E subito Gesù inondò la mia anima di
una grande gioia. Compresi che, all'infuori di Dio, non c’è contentezza
da nessuna parte.
Una volta vidi due suore che stavano per entrare nell'inferno. Un
dolore indescrivibile mi strinse l'anima. Pregai Iddio per loro e Gesù
mi disse: «
Va' dalla
Madre Superiora e dille che quelle due suore si trovano nell'occasione
di commettere un peccato grave ». il giorno dopo lo dissi
alla Superiora. Una di esse è già in stato di fervore; l'altra sta
sostenendo una grande battaglia. Una volta Gesù mi disse: “
Abbandonerò questa casa.. poiché
vi sono cose che non Mi piacciono”. E l'Ostia uscì dal
tabernacolo e si posò nelle mie mani, ed io con gioia la riposi nel
tabernacolo. Il fatto si ripeté una seconda volta e io feci lo stesso.
Ma la cosa si ripeté una terza volta e l'Ostia si trasformò nel Signore
Gesù vivo, e Gesù mi disse: «
Io
non rimarrò qui più a lungo». Allora nella mia anima si
risvegliò improvvisamente un grande amore per Gesù e dissi: «
E io non Ti lascerò partire,
Gesù, da questa casa ». E Gesù scomparve di nuovo e
l'Ostia si posò nelle mie mani. La riposi nuovamente nella pisside e
chiusi il tabernacolo. E Gesù rimase con noi. Per tre giorni mi
preoccupai di fare l'adorazione riparatrice. Una volta Gesù mi disse: «
Fa' sapere alla Madre Generale
che in questa casa... succede la tal cosa... che non Mi piace e che Mi
offende molto». Non lo feci sapere subito alla Madre; ma
il turbamento che m'inviò il Signore, non mi permise d'attendere un
momento di più e scrissi subito alla Madre Generale e la pace ritornò
nella mia anima. Sperimentavo spesso sul mio corpo la Passione del
Signore, sebbene ciò non fosse visibile all'esterno; di questo sono
contenta, poiché Gesù vuole così. Ma questo durò per un breve periodo.
Quelle sofferenze accesero nella mia anima il fuoco dell'amore per
Iddio e per le anime immortali. L'amore sopporterà tutto; l'amore andrà
oltre la morte; l'amore non teme niente.
22 FEBBRAIO 1931.
La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una
veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l'altra toccava sul
petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi
raggi, rosso l'uno e l'altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul
Signore; l'anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande.
Dopo un istante, Gesù mi disse: «
Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto:
Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima
nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l'anima,
che venererà quest'immagine, non perirà. Prometto pure già su questa
terra, ma in particolare nell'ora della morte, la vittoria sui nemici.
Io stesso la difenderò come Mia propria gloria ». Quando
ne parlai al confessore, ricevetti questa risposta: «
Questo riguarda la tua anima
». Mi disse così: “
Dipingi
l'immagine divina nella tua anima”. Quando lasciai il
confessionale, udii di nuovo queste parole: «
La Mia immagine c'è già nella tua
anima. Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che
l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente
benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere
la festa della Misericordia »
.
+ «
Desidero che i
sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per le anime dei
peccatori. Il peccatore non deve aver paura di avvicinarsi a Me».
«
Le fiamme della
Misericordia Mi divorano; voglio riversarle sulle anime degli uomini».
Poi Gesù si lamentò con me dicendomi: «
La sfiducia delle anime Mi
strazia le viscere. Ancora di più Mi addolora la sfiducia delle anime
elette. Nonostante il Mio amore inesauribile non hanno fiducia in Me.
Nemmeno la Mia morte è stata sufficiente per loro. Guai alle anime che
ne abusano! ». Quando dissi alla Madre Superiora che Iddio
voleva questo da me, la M. Superiora mi rispose che Gesù doveva farlo
riconoscere più chiaramente con qualche segno. Quando pregai Gesù di
dare qualche segno a dimostrazione che “sei veramente Tu, Dio e Signore
Mio, e che da Te vengono queste richieste”, udii nel mio intimo questa
voce: «
Mi farò
conoscere dalle Superiore attraverso le grazie che concederò mediante
questa immagine ».
Quando volevo liberarmi da queste ispirazioni interiori, Iddio mi disse
che nel giorno del Giudizio mi avrebbe chiesto conto di un gran numero
di anime. Una volta che mi sentivo tremendamente stanca per le molte
difficoltà che avevo per il fatto che Gesù mi parlava ed esigeva che
venisse dipinta quell'immagine, decisi fra di me fermamente di chiedere
al Padre Andrasz, prima dei voti perpetui, di sciogliermi da quelle
ispirazioni interiori e dall'obbligo di dipingere quell'immagine.
Ascoltata la confessione, il Padre Andrasz mi diede questa risposta: «
Non la sciolgo da nulla, sorella, e non le è permesso sottrarsi a
queste ispirazioni interiori, ma deve assolutamente parlare di tutto al
confessore, nel modo più assoluto, altrimenti andrà fuori strada,
nonostante queste grandi grazie del Signore. Momentaneamente lei si
confessa da me, ma sappia bene che deve avere un confessore fisso, cioè
un direttore spirituale ». Ne rimasi enormemente mortificata. Pensavo
di potermi liberare da tutto, ed invece era avvenuto proprio il
contrario: ora avevo l'ordine esplicito di ubbidire alla richiesta di
Gesù. E di nuovo il tormento di non avere un confessore fisso. E se per
un certo tempo mi confesso da qualcuno, non posso rivelargli la mia
anima per quanto riguarda le grazie. Ne soffro in modo incredibile.
Prego Gesù di concedere queste grazie a qualcun altro, perché io non so
utilizzarle e le spreco soltanto. «
Gesù, abbi compassione di me. Non affidarmi cose tanto grandi. Vedi
bene che sono un pugno di polvere buono a nulla ».
Tuttavia la bontà di Gesù è infinita. Mi aveva promesso un aiuto
visibile in terra e l'ho ricevuto dopo poco tempo a Wilno. Ho
riconosciuto in Don Sopocko quell'aiuto divino. L'avevo conosciuto
prima di arrivare a Wilno grazie ad una visione interiore. Un giorno lo
vidi nella nostra cappella tra l'altare ed il confessionale. Avevo
udito improvvisamente nel mio intimo una voce: «
Ecco l'aiuto visibile per te
sulla terra. Egli ti aiuterà a fare la Mia volontà sulla terra
».
+ Una volta che ero stanca di queste incertezze domandai a Gesù: «
Gesù, sei Tu il mio Dio o sei un
fantasma? I Superiori infatti mi dicono che capitano illusioni e
fantasmi di vario genere. Se sei il mio Signore Ti prego di benedirmi
». Allora Gesù fece un gran segno di croce su di me e io mi segnai.
Quando chiesi perdono a Gesù per quella domanda, Gesù mi rispose che
con quella domanda non Gli avevo recato alcun dispiacere ed il Signore
mi disse inoltre che la mia fiducia Gli piaceva molto.
1933 + CONSIGLI SPIRITUALI DATIMI DA PADRE ANDRASZ S. J.
Primo. Non le è lecito, sorella, sfuggire a queste ispirazioni
interiori ma deve informare di tutto il confessore. Se lei riconosce
che tali ispirazioni interiori riguardano, ossia sono di vantaggio alla
sua anima o ad altre anime, la prego di ascoltarle e non le è permesso
trascurarle, ma sempre d'accordo col proprio confessore.
Secondo. Se queste ispirazioni non concordano con la fede e con lo
spirito della Chiesa, bisogna respingerle immediatamente, poiché
provengono dallo spirito maligno.
Terzo. Se queste ispirazioni non riguardano le anime in generale, né il
loro bene in particolare, allora, sorella, non se ne preoccupi
eccessivamente, e non le prenda affatto in considerazione. Tuttavia non
decida da sola in questa materia in un senso e nell'altro, poiché può
andare fuori strada, nonostante queste grandi grazie del Signore.
Umiltà, umiltà e sempre umiltà, poiché noi da soli non possiamo nulla.
Tutto questo è soltanto grazia di Dio. Mi dice che Iddio esige tanta
fiducia dalle anime; ebbene sia lei la prima a dare la dimostrazione di
tale fiducia. Ancora una parola: accetti tutto questo con serenità.
Parola di uno dei confessori: Sorella, Iddio le prepara molte grazie
particolari, ma lei faccia in modo che la sua vita sia pura come le
lacrime davanti al Signore, senza badare a quello che potranno pensare
di lei. Le basti Iddio e Lui solo.
Verso la fine del noviziato il confessore mi disse queste parole:
Avanza nella vita facendo del bene, in modo che sulle pagine della tua
vita io possa scrivere: visse facendo del bene. Iddio realizzi questo
in lei, sorella. Un'altra volta il confessore mi disse: si comporti
davanti al Signore come la vedova del Vangelo, la quale benché avesse
deposto nel tesoro una moneta spicciola di poco valore, dal Signore fu
ritenuta più meritevole di quelli che avevano fatto ricche offerte.
Un'altra volta ricevetti questo insegnamento: si comporti in modo che
chiunque si avvicini a lei, se ne parta felice. Diffonda attorno a sé
il profumo della felicità, poiché da Dio ha ricevuto molto e quindi
deve dare molto agli altri. Che tutti possano ripartire felici da lei,
anche se hanno appena sfiorato l'orlo della sua veste. Ricorda bene le
parole che ti ho detto ora. Un'altra volta mi disse queste parole:
permetta al Signore di spingere la navicella della sua vita in alto
mare, sulle acque immensamente profonde della vita interiore. Alcune
parole di un colloquio avuto con la Madre Maestra verso la fine del
noviziato: la caratteristica particolare della sua anima sia la
semplicità e l'umiltà. Vada attraverso il cammino della vita come una
bambina, sempre fiduciosa, sempre provvista di semplicità ed umiltà,
contenta di tutto, felice di tutto. Là dove le altre anime si
spaventano, lei, sorella, passi tranquillamente grazie alla semplicità
ed all'umiltà. Questo, sorella, lo ricordi per tutta la vita: come le
acque scendono dai monti verso le valli, così le grazie del Signore
scendono soltanto sulle anime umili. O mio Dio, comprendo bene che vuoi
da me l'infanzia spirituale, dato che me la chiedi continuamente
tramite i Tuoi rappresentanti. Le sofferenze e le contrarietà
all'inizio della vita religiosa mi avevano spaventata e mi avevano
tolto il coraggio. Per questo pregavo continuamente perché Gesù mi
rendesse più forte e mi concedesse il vigore del Suo Santo Spirito, per
poter adempiere in tutto la Sua santa Volontà, poiché fin dall'inizio
conoscevo e conosco tuttora la mia debolezza. So bene chi sono da me
stessa, poiché Gesù ha svelato agli occhi della mia anima tutto
l'abisso della mia miseria e pertanto mi rendo conto perfettamente che
tutto quello che c'è di buono nella mia anima è soltanto frutto della
Sua santa grazia. La consapevolezza della mia miseria mi fa conoscere
in pari tempo l'abisso della Tua Misericordia. Nella mia vita interiore
guardo con un occhio verso l'abisso di miseria e di abiezione che sono
io, e con l'altro occhio verso l'abisso della Tua Misericordia, o Dio.
O mio Gesù, Tu sei la vita della mia vita. Tu sai bene che non desidero
nient'altro all'infuori della gloria del Tuo Nome e che le anime
conoscano la Tua bontà. Perché le anime si tengono lontano da Te, o
Gesù? Questo proprio non lo capisco. Oh! potessi io dividere il mio
cuore in minime particelle e offrirtele, o Gesù, in modo che ogni
particella fosse come un cuore intero, nell'intento di compensarTi,
almeno in parte per i cuori che non Ti amano! Ti amo, Gesù, con ogni
goccia del mio sangue e lo verserei volentieri per Te, per darTi la
prova del mio amore sincero. O Dio, più Ti conosco e meno riesco a
comprenderTi, ma questa mia incapacità a comprenderTi mi fa capire
quanto sei grande, o Dio. E questa impossibilità a comprenderTi accende
una nuova fiamma nel mio cuore per Te, o Signore. Dal momento in cui mi
hai permesso, o Gesù, di immergere lo sguardo della mia anima in Te,
riposo e non desidero nient'altro. Ho trovato la mia destinazione nel
momento in cui la mia anima è annegata in Te, unico oggetto del mio
amore. Tutto è nulla se lo si confronta con Te. Le sofferenze, le
contrarietà, le umiliazioni, gli insuccessi, i sospetti che gravano su
di me, sono fuscelli che ravvivano il mio amore verso di Te, o Gesù.
Pazzi ed irrealizzabilì sono i miei desideri. Desidero nascondere a Te
che soffro. Per i miei sforzi e le mie opere buone desidero
non essere mai ricompensata. O Gesù, Tu solo sei la mia ricompensa. Tu
mi basti, o Tesoro del mio cuore. Desidero condividere le sofferenze
del prossimo e tener nascoste nel cuore le mie sofferenze non solo al
prossimo, ma anche a Te, o Gesù. Le sofferenze sono una grande grazia.
Attraverso la sofferenza l'anima diviene simile al Salvatore; nella
sofferenza l'amore si cristallizza: maggiore è la sofferenza, più puro
diviene l'amore.
Una volta di notte venne a trovarmi una delle nostre suore,
che era morta due mesi prima. Era una suora del primo coro. La vidi in
uno stato spaventoso: tutta avvolta dalle fiamme, con la faccia
dolorosamente stravolta. L'apparizione durò un breve momento e
scomparve. I brividi trapassarono la mia anima, ma pur non sapendo dove
soffrisse, se in purgatorio o all'inferno, raddoppiai in ogni caso le
mie preghiere per lei. La notte seguente venne di nuovo ed era in uno
stato ancora più spaventoso, tra fiamme più fitte, sul suo volto era
evidente la disperazione. Rimasi molto sorpresa di vederla in
condizioni più orribili, dopo le preghiere che avevo offerto per lei e
le chiesi: «
Non ti
hanno giovato per nulla le mie preghiere? ». Mi rispose
che le mie preghiere non le erano servite a nulla e che niente poteva
aiutarla. Domandai: «
E
le preghiere fatte per te da tutta la Congregazione, anche quelle non
ti hanno giovato niente? ». Mi rispose: «
Niente. Quelle preghiere sono
andate a profitto di altre anime ». E io le dissi: «
Se le mie preghiere non le
giovano per niente, la prego di non venire da me ». E
scomparve immediatamente. Io però non cessai di pregare. Dopo un certo
tempo venne di nuovo da me di notte, ma in uno stato diverso. Non era
tra le fiamme come prima ed il suo volto era raggiante, gli occhi
brillavano di gioia e mi disse che avevo il vero amore per il prossimo,
che molte altre anime avevano avuto giovamento dalle mie preghiere e mi
esortò a non cessare di pregare per le anime sofferenti nel purgatorio
e mi disse che essa non sarebbe rimasta a lungo in purgatorio. I
giudizi di Dio sono veramente misteriosi!
1933. Una
volta udii nel mio intimo questa voce: « Fa' una novena per la Patria.
La novena consisterà nelle litanie dei Santi. Chiedi il permesso al
confessore ». Durante la successiva confessione ottenni il permesso e
la sera iniziai subito la novena. Verso la fine delle litanie vidi un
grande chiarore ed in esso Dio Padre. Fra quel chiarore e la terra vidi
Gesù inchiodato sulla croce in modo tale che Iddio, volendo guardare
sulla terra, doveva guardare attraverso le Piaghe di Gesù. E compresi
che per riguardo di Gesù Iddio benediva la terra. Gesù, Ti ringrazio
per questa grande grazia, cioè per il confessore, che Tu stesso Ti sei
degnato di scegliermi e che mi hai fatto vedere in visione prima che lo
conoscessi di persona. Quando ero andata a confessarmi da Padre
Andrasz, pensavo che sarei stata liberata dalle mie ispirazioni
interiori. Il Padre mi rispose che non mi poteva liberare, ma: «
Preghi, sorella, per ottenere un direttore spirituale ».
Dopo una breve e fervida preghiera vidi di nuovo Don Sopocko nella
nostra cappella fra il confessionale e l'altare. Allora mi trovavo a
Cracovia. Queste due visioni mi rafforzarono tanto più nello spirito in
quanto lo trovai così come lo avevo visto in visione sia a Varsavia
durante la terza probazione, sia a Cracovia. Gesù, Ti ringrazio per
questa grande grazia. Adesso tremo quando sento dire talvolta da
qualche anima che non ha il confessore, cioè il direttore spirituale.
So bene infatti quali gravi danni ho avuto io stessa quando non avevo
questo aiuto. Senza un direttore spirituale si può andare facilmente
fuori strada. O vita grigia e monotona, quanti tesori in te! Nessun'ora
è uguale all'altra, per cui il grigiore e la monotonia scompaiono,
quando considero ogni cosa con l'occhio della fede. La grazia elargita
a me in quest'ora, non si ripeterà nell'ora successiva. Mi verrà data
anche nell'ora successiva, ma non sarà più la stessa. il tempo passa e
non ritorna più. Ciò che contiene in sé, non si cambierà mai: lo
sigilla col sigillo per l'eternità.
Don Sopocko dev'essere molto amato dal Signore. Lo dico perché ho avuto
modo di constatare quanto il Signore si preoccupi per lui in certi
momenti Nel notare ciò sono enormemente lieta che il Signore abbia
degli eletti di questo genere.
1928. LA GITA A KALWARIA.
Ero venuta a Wilno per due mesi a sostituire una suora, che era andata
alla terza probazione, ma mi trattenni un po' più di due mesi. Un
giorno la Madre Superiora, volendomi fare una cortesia, mi diede il
permesso di andare, in compagnia di un'altra suora, a Kalwaria, a fare
il così detto « giro dei sentierini ». Ne fui molto contenta. Dovevamo
andare col battello, benché fosse così vicino; ma tale era il desiderio
della Madre Superiora. La sera Gesù mi disse: «
Io desidero che tu rimanga a casa
». Risposi: «
Gesù,
ormai è già tutto preparato, che dobbiamo partire domattina. Che faccio
io adesso? ». Ed il Signore mi rispose: «
Questa gita arrecherà danno alla
tua anima ». Risposi a Gesù: «
Tu puoi sempre porvi rimedio.
Disponi le circostanze in modo tale che sia fatta la Tua volontà
». In quel momento suonò il campanello per il riposo. Con uno sguardo
salutai Gesù e andai nella cella.
La mattina è una bella giornata. La mia compagna si rallegra pensando
che avremo una grande soddisfazione, che potremo visitare tutto; ma io
ero sicura che non saremmo partite, sebbene fino a quel momento non ci
fosse stato alcun ostacolo ad impedirci di partire. Dovevamo ricevere
per tempo la S. Comunione e partire subito dopo il ringraziamento.
All'improvviso, durante la S. Comunione, la giornata da bella che era
cambiò completamente. Le nuvole, venute non si sa da dove, coprirono
tutto il cielo e cominciò una pioggia torrenziale. Erano tutti stupiti,
dato che in una giornata così bella chi poteva aspettarsi la pioggia e
che cambiasse a quel modo in così poco tempo? La Madre Superiora mi
disse: « Quanto mi dispiace che non possiate partire! ». Risposi: «
Cara Madre, non fa nulla che
non siamo partite: Dio vuole che restiamo a casa ».
Nessuno però sapeva che era espresso desiderio di Gesù che restassi in
casa. Trascorsi tutta la giornata nel raccoglimento e nella
meditazione; ringraziai il Signore per avermi trattenuta in casa. In
quel giorno Dio mi concesse molte consolazioni celesti.
Una volta, in noviziato, avendomi la Madre Maestra destinata alla
cucina delle figliole, mi afflissi assai di non essere in grado di
maneggiare le marmitte, che erano enormi. La cosa più difficile per me
era quella di scolare le patate; talvolta ne versavo fuori la metà.
Quando lo dissi alla Madre Maestra, mi rispose che poco alla volta mi
ci sarei abituata e avrei fatto pratica. Questa difficoltà tuttavia non
scompariva, giacché le mie forze diminuivano ogni giorno e, per
mancanza di forze, al momento di scolare le patate, mi tiravo indietro.
Le suore accorsero che evitavo quel lavoro e se ne meravigliavano
enormemente, non sapendo che non ero in grado di aiutarle, nonostante
mi impegnassi con tutto lo zelo e senza riguardo di me stessa. Durante
l'esame di coscienza di mezzogiorno, mi lamentai col Signore per la
diminuzione delle forze. Fu allora che udii dentro di me queste parole:
«
Da oggi in poi, ti
riuscirà assai facile; accrescerò le tue forze ». La sera,
venuto il momento di scolare le patate, m'affrettai per prima,
fiduciosa nelle parole del Signore. Afferrai la marmitta con
disinvoltura e scolai le patate con facilità. Ma quando sollevai il
coperchio per farne uscire il vapore, invece delle patate notai nella
marmitta interi fasci di rose rosse, così belle che non riuscirei a
descriverle. Mai prima d'allora ne avevo vedute di simili. Rimasi
stupefatta, non potendo comprenderne il significato; ma in
quell'istante udii in me una voce che diceva: «
Il tuo duro lavoro Io lo
trasformo in mazzi di stupendi fiori, mentre il loro profumo sale su
fino al Mio trono». Da quel momento cercai di scolare le
patate non solo durante la settimana assegnatami in cucina, ma feci di
tutto per sostituire le mie compagne durante il loro turno. E non
solamente in questo, ma in ogni altro lavoro faticoso cercavo di essere
la prima a dare una mano, avendo sperimentato quanto ciò fosse gradito
a Dio. O tesoro inesauribile della rettitudine dell'intenzione, che
rendi perfette e tanto gradite al Signore tutte le nostre azioni! O
Gesù, Tu sai quanto sono debole, perciò rimani sempre con me, guida le
mie azioni e tutto il mio essere. Tu, o mio ottimo Maestro! Per la
verità, o Gesù, m'investe la paura quando considero la mia miseria, ma
nello stesso tempo mi tranquillizzo considerando la Tua insondabile
Misericordia, che è più grande della mia miseria di tutta un'eternità.
E questa disposizione d'animo mi riveste della Tua potenza. O gioia che
deriva dalla conoscenza di me stessa! O Verità immutabile, eterna è la
Tua saldezza!
Quando, poco dopo i primi voti mi ammalai e, nonostante l'amorevole e
premuroso interessamento dei Superiori e le cure dei medici, non mi
sentii né meglio né peggio, allora cominciarono a giungermi voci che mi
sospettavano di fingere. E così cominciò la mia sofferenza, che divenne
doppia e durò per un tempo abbastanza lungo. Un giorno mi lamentai con
Gesù, perché ero un peso per le consorelle. Gesù mi rispose: “
Non vivi per te, ma per le anime.
Dalle tue sofferenze trarranno vantaggio altre anime. Le tue prolungate
sofferenze daranno loro la luce e la forza per uniformarsi alla Mia
volontà”. La sofferenza più dura per me consisteva nel
fatto che mi sembrava che né le mie preghiere nè le buone azioni
fossero gradite a Dio. Non avevo il coraggio di alzare gli occhi al
cielo. Ciò mi causava una sofferenza così grande che diverse volte,
quando ero in cappella per le preghiere comunitarie, la Madre
Superiora, finite le preghiere mi chiamava presso di sé e mi diceva: «
Chieda, sorella, a Dio grazia e consolazione perché, come noto in
realtà io stessa e le Suore mi riferiscono, al solo vederla, sorella,
lei suscita compassione. Non so proprio cosa fare con lei. Le ordino di
non affliggersi per nessuna ragione ». Ma tutti questi colloqui con la
Madre Superiora non mi procuravano sollievo, né alcun chiarimento della
mia situazione.
Un buio ancora più fitto mi nascondeva Dio. Cercavo aiuto nel
confessionale, ma anche li non lo trovavo. Un pio sacerdote avrebbe
voluto aiutarmi, ma io ero così degna di commiserazione che non
riuscivo nemmeno a spiegargli i miei tormenti e questo mi causava una
tortura ancora maggiore. Una tristezza mortale aveva invaso la mia
anima a tal punto, che non riuscivo a nasconderla, ma era evidente
anche all'esterno. Avevo perso la speranza. La notte diventava sempre
più buia. Il sacerdote dal quale mi confessavo una volta mi disse: « Io
vedo in lei, sorella, delle grazie particolari e sono completamente
tranquillo sul suo conto. Perché dunque si tormenta tanto? ». Ma io
allora questo non lo capivo e perciò mi meravigliavo enormemente quando
per penitenza mi veniva ordinato di recitare il Te Deum od il
Magniflcat e talvolta di sera dovevo correre velocemente per il
giardino, oppure ridere forte dieci volte al giorno. Queste penitenze
mi stupivano molto, ma ciononostante quel sacerdote non mi fu di molto
aiuto. Evidentemente il Signore voleva che Lo adorassi con la
sofferenza. Quel sacerdote mi confortava dicendo che in quello stato
ero più gradita a Dio, che se avessi sovrabbondato nelle più grandi
consolazioni. « Che grande grazia di Dio, sorella, che lei nell'attuale
stato di tormenti spIrituali non offenda Dio, ma cerchi di esercitarsi
nelle virtù. Io osservo la sua anima, sorella; vi scorgo grandi disegni
da parte di Dio e grazie speciali e vedendo ciò in lei, sorella, ne
rendo grazie al Signore ». Però, nonostante tutto, la mia anima si
trovava in un supplizio e in un tormento inesprimibili. Imitavo il
cieco, che si fida della propria guida e la tiene saldamente per mano e
non mi allontanavo nemmeno un attimo dall'obbedienza, che fu la mia
àncora di salvezza in quella prova di fuoco.
+ O Gesù,
Verità Eterna, consolida le mie deboli forze. Tu, Signore, puoi tutto.
So che i miei sforzi senza di Te sono niente. O Gesù, non nasconderTi
davanti a me, poiché io non posso vivere senza di Te. Ascolta il grido
della mia anima. La Tua Misericordia, Signore, non si è esaurita,
perciò abbi pietà della mia miseria. La Tua Misericordia supera
l'intelligenza degli Angeli e degli uomini messi insieme e, sebbene a
me sembri che Tu non mi ascolti, tuttavia ho posto la fiducia nel mare
della Tua Misericordia e so che la mia speranza non rimarrà delusa.
Soltanto Gesù sa quanto è pesante e difficoltoso compiere i propri
doveri, quando un'anima è in quello stato di tormenti interiori, le
forze fisiche sono ridotte e la mente è offuscata. Nel silenzio del mio
cuore ripetevo a me stessa: «
O Cristo, per Te le delizie e l'onore e la gloria e per me la
sofferenza. Non m'attarderò nemmeno di un passo nel seguirTi, benché le
spine mi trafiggano i piedi ». Quando fui mandata a
curarmi nella casa di Plock, ebbi la fortuna di ornare di fiori la
cappella. il fatto accadde a Biala. Suor Tecla non sempre aveva tempo e
perciò spesso ornavo la cappella da sola. Un giorno raccolsi le rose
più belle per abbellire la camera di una certa persona. Quando mi
avvicinai al portico, vidi Gesù che era li in piedi nel portico e mi
domandò amabilmente: «
Figlia
Mia, a chi porti quei fiori? ». Il mio silenzio fu la
risposta al Signore, dato che in quel momento mi resi conto che avevo
un attaccamento molto sottile per quella persona, di cui in precedenza
non m'ero accorta. Gesù scomparve immediatamente. Io all'istante gettai
quei fiori per terra ed andai davanti al SS.mo Sacramento col cuore
pieno di riconoscenza per la grazia di aver conosciuto me stessa.
O Sole Divino, vicino ai Tuoi raggi l'anima nota anche i più piccoli
granelli di polvere, che a Te non piacciono. O Gesù, Verità Eterna,
nostra Vita, invoco e mendico la Tua Misericordia per i poveri
peccatori. O Cuore dolcissimo del mio Signore, pieno di compassione e
di insondabile Misericordia T'imploro per i poveri peccatori. O Cuore
Santissimo, Sorgente di Misericordia, dal quale scaturiscono raggi di
grazie inconcepibili per tutto il genere umano, da Te imploro la luce
per i poveri peccatori. O Gesù, ricorda la Tua dolorosa Passione e non
permettere che periscano anime redente col Tuo preziosissimo e
santissimo Sangue. O Gesù, quando considero il grande prezzo del Tuo
Sangue, gioisco per il suo grande valore, dato che una sola goccia
sarebbe bastata per tutti i peccatori. Benché il peccato sia un abisso
di cattiveria e d'ingratitudine, tuttavia il prezzo pagato per noi è
assolutamente incomparabile. Pertanto ogni anima abbia fiducia nella
Passione del Signore, speri nella Misericordia. Iddio non nega a
nessuno la Sua Misericordia. il cielo e la terra possono cambiare, ma
la Misericordia di Dio non si esaurisce. Oh! quale gioia arde nel mio
cuore, quando considero questa Tua incomprensibile bontà, o Gesù mio.
Voglio condurre ai Tuoi piedi tutti i peccatori, affinché lodino la Tua
Misericordia per i secoli infiniti. O Gesù mio, benché una notte buia
mi circondi e nuvole oscure mi velino l'orizzonte, so tuttavia che il
sole non si spegne. O Signore, benché non Ti possa comprendere e non
comprenda il Tuo operare, confido però nella Tua Misericordia. Se
questa è la Tua volontà, o Signore, che io viva sempre in tale
oscurità, Sii benedetto. Una cosa soltanto Ti chiedo, o mio Gesù, non
permettere che io Ti offenda in nessun modo. O Gesù mio, Tu solo
conosci la nostalgia e le sofferenze del mio cuore. Sono lieta di poter
soffrire almeno un po' per Te. Quando sento che la sofferenza supera le
mie forze, allora mi rifugio presso il Signore nel SS.mo Sacramento ed
un profondo silenzio è il mio colloquio col Signore.
CONFESSIONE DI UNA NOSTRA EDUCANDA.
Da un certo momento, cioè da quando una forza misteriosa cominciò a
sollecitarmi, affinché m'interessassi di quella festa e perché venisse
dipinta quell'immagine, non riesco a trovar pace. Qualche cosa mi
trapassa da parte a parte, tuttavia mi assale un certo timore di essere
vittima di un'illusione. Però questi dubbi sono venuti sempre
dall'esterno, dato che nel profondo del mio essere sentivo che era il
Signore che mi trafiggeva l'anima. Il confessore dal quale a quel tempo
andavo a confessarmi, mi aveva detto che si verificano casi di
illusioni e io sentivo che quel sacerdote aveva quasi paura di
confessarmi. Questo era un tormento per me. Quando m'accorsi che dagli
uomini avevo ben poco aiuto, mi rifugiai maggiormente nel Signore, il
miglior Maestro. In un certo momento, quando s'impossessò di me il
dubbio se la voce che mi parlava provenisse o meno dal Signore, in
quello stesso momento mi rivolsi al Signore con un colloquio interiore
senza proferire una parola. Ad un tratto una certa forza penetrò nella
mia anima e dissi: «
Se
Tu sei veramente il mio Dio, che tratti intimamente con me e mi parli,
Ti chiedo, Signore, che quell'educanda vada a confessarsi oggi stesso;
questo segno mi rafforzerà ». In quello stesso momento
quella ragazza chiese di potersi confessare. La Madre della classe fu
meravigliata del suo improvviso cambiamento, ma si preoccupò di
chiamare un sacerdote e quella persona si confessò con grande
contrizione. All'improvviso udii nel mio intimo questa voce: «
Mi credi ora?». E di
nuovo una forza strana penetrò nella mia anima e mi rassicurò e mi
rafforzò a tal punto, che io stessa mi stupii d'aver potuto dubitare
anche per un solo istante. Questi dubbi però provenivano sempre
dall'esterno e ciò m'indusse a chiudermi sempre più in me stessa.
Quando durante la santa confessione avverto l'indecisione del
sacerdote, non svelo a fondo la mia anima, ma mi accuso soltanto dei
peccati. Non dà serenità ad un'anima il sacerdote, se non la possiede
lui stesso. O sacerdoti, ceri accesi per illuminare le anime, la vostra
luce non Si offuschi mai! Compresi che non era volontà di Dio che
svelassi allora a fondo la mia anima. Questa grazia il Signore me la
concesse in seguito. O mio Gesù, guida la mia mente. Prendi il possesso
completo di tutto il mio essere. Chiudimi in fondo al Tuo Cuore e
difendimi dagli assalti del nemico. In Te l'unica mia speranza. Parla
attraverso la mia bocca quando io, estremamente misera, sarò davanti ai
potenti ed ai sapienti, affinché riconoscano che questa causa è Tua e
proviene da Te.
TENEBRE E TENTAZIONI.
La mia mente era stranamente ottenebrata; nessuna verità mi sembrava
chiara. Quando mi parlavano di Dio, il mio cuore era come un sasso. Non
riuscivo a trarre dal cuore nemmeno un sentimento d'amore per Lui.
Quando con uno sforzo della volontà cercavo di stare vicino al Signore,
provavo gravissimi tormenti e mi sembrava con ciò di spingere Iddio ad
un'ira ancora maggiore. Non ero assolutamente in grado di meditare,
com'ero solita fare in precedenza. Sentivo un grande vuoto nell'anima e
non riuscivo a riempirlo con nulla. Cominciai a soffrire la fame e la
nostalgia di Dio, ma constatavo la mia completa impotenza. Provai a
leggere adagio, frase dopo frase, ed a meditare in quel modo, ma anche
questo fu inutile; non capivo niente di quello che leggevo. Davanti
agli occhi della mia anima c'era continuamente tutto l'abisso della mia
miseria. Quando andavo in cappella per qualche pratica di pietà,
provavo ancora maggiori tormenti e tentazioni. Talvolta per tutta la
durata della S. Messa lottavo con pensieri blasfemi, che premevano per
giungere alle mie labbra. Provavo avversione per i santi Sacramenti. Mi
sembrava di non ricavare alcuno dei benefici che i santi Sacramenti
procurano. Mi accostavo ad essi solo per obbedire al confessore e
questa cieca obbedienza era per me l’unica via attraverso la quale
dovevo procedere e la mia àncora di salvezza. Quando un sacerdote mi
spiegò che queste sono prove mandate da Dio e che « nello stato in cui
sei, non solo non offendi Dio, ma Gli sei molto gradita; questo è un
segno che Iddio ti ama immensamente e che ha molta fiducia in te, dato
che ti visita con queste prove », queste parole però non mi diedero
alcun conforto; mi sembrava anzi che non si riferissero affatto a me.
Una cosa mi stupiva. Talvolta capitava, quando soffrivo tremendamente,
che, nel momento in cui mi avvicinavo alla santa confessione, cessavano
all'improvviso quei terribili tormenti; ma appena mi allontanavo dalla
grata, tutti quei tormenti si abbattevano su di me con un accanimento
ancora maggiore. Allora cadevo con la faccia a terra davanti al SS.mo
Sacramento e ripetevo queste parole: «
Anche se mi uccidessi, io
confiderò in Te». Mi sembrava di morire per quelle
sofferenze. Il pensiero che mi tormentava di più era quello di essere
respinta da Dio. E poi seguivano altri pensieri: A che scopo impegnarmi
per la virtù e le buone azioni? Perché mortificarsi e annientarsi?
Perché emettere i voti? Perché pregare? Perché sacrificarsi e
annientarsi? Perché far di sé un olocausto ad ogni passo? Con che
vantaggio, se sono già respinta da Dio? A che pro questi sforzi? E qui
Dio solo sa quello che avveniva nel mio cuore.
In un momento in cui ero tremendamente schiacciata da queste
sofferenze, andai in cappella e dissi dal profondo dell'amma queste
parole: «
Fa' di me, o
Gesù, quello che Ti piace. Io Ti adorerò ovunque. E avvenga in me tutta
la Tua volontà, o Signore e Dio mio, e io glorificherò la Tua infinita
Misericordia ». In seguito a quest'atto di sottomissione
cessarono quei terribili tormenti. All'improvviso vidi Gesù, che mi
disse: «
Io sono sempre
nel tuo cuore ». Una gioia indicibile inondò la mia anima
e la riempì di tanto amor di Dio, che infiammò il mio povero cuore.
Vedo che Iddio non permette mai prove al di sopra di quello che
possiamo sopportare. Oh! non mi spavento affatto: se manda all'anima
grandi tribolazioni, la sostiene con una grazia ancora più grande,
sebbene noi non la notiamo. Un solo atto di fiducia in quei momenti, dà
più gloria a Dio che molte ore passate nel godimento di consolazioni
durante la preghiera. Ora vedo che, se Dio vuole tenere un'anima nelle
tenebre, nessun libro né alcun confessore riuscirà ad illuminarla.
O Maria, Madre e Signora mia, affido a Te la mia anima ed il mio corpo,
la mia vita e la mia morte e ciò che verrà dopo. Metto tutto nelle Tue
mani. O Madre mia, copri col Tuo manto verginale la mia anima e
concedimi la grazia della purezza del cuore, dell'anima e del corpo e
difendimi con la Tua potenza da tutti i nemici e soprattutto da quelli
che nascondono la loro malvagità sotto la maschera della virtù. O
splendido Giglio, Tu sei il mio specchio, o Madre mia. O Gesù, divino
Prigioniero d'amore, quando rifletto sul Tuo amore e sul Tuo
annientamento per me, i sensi mi vengono meno. Nascondi la Tua
incomprensibile maestà e Ti abbassi fino a me miserabile. O Re della
gloria, sebbene Tu nasconda la Tua bellezza, tuttavia lo sguardo della
mia anima squarcia il velo. Vedo i cori degli angeli, che
incessantemente Ti rendono onore e tutte le Potenze del cielo, che
incessantemente Ti adorano ed incessantemente proclamano: Santo, Santo,
Santo. Oh, chi mal potrà comprendere il Tuo amore e la Tua insondabile
Misericordia verso di noi? O Prigioniero d'amore, chiudo il mio povero
cuore in questo tabernacolo, perché Ti adori incessantemente, giorno e
notte. Non conosco impedimenti in questa adorazione e, anche se sarò
fisicamente lontana, il mio cuore è sempre con Te. Niente può
costituire un ostacolo al mio amore verso di Te. Non esistono
impedimenti per me. O Gesù mio, Ti consolerò per tutte le
ingratitudini, per le bestemmie, per la tiepidezza, per l'odio dei
senza-dio, per i sacrilegi. O Gesù, desidero ardere come vittima pura e
consumata davanti al trono del Tuo nascondimento. T'imploro
incessantemente per i peccatori agonizzanti. O Santissima Trinità,
Indivisibile, unico Dio, sii benedetta per questo grande dono e
testamento di misericordia! O Gesù mio, in riparazione delle bestemmie,
tacerò quando sarò rimproverata ingiustamente, per ricompensarTi in
questo modo almeno in piccola parte. Innalzo a te nella mia anima un
inno incessante e questo nessuno lo immagina, né lo comprende. Il canto
della mia anima è noto soltanto a Te, o mio Creatore e Signore. Non mi
lascerò assorbire dalla frenesia del lavoro fino al punto di
dimenticarmi di Dio Tutti i momenti liberi li passerò ai piedi del
Maestro nascosto nei SS.mo Sacramento.
È Lui che m'istruisce fin dai miei più teneri anni. «
Scrivi questo: prima di venire
come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il
giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si
spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su tutta la
terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove
furono inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi
luci che per qualche tempo illumineranno la terra. Ciò avverrà poco
tempo prima dell'ultimo giorno». O Sangue e Acqua, che
scaturisti dal Cuore di Gesù, come sorgente di Misericordia per noi,
confido in Te.
Wilno, 2.VIII.1934. Venerdì,
dopo la S. Comunione, venni trasportata in ispirito davanti al trono di
Dio. Davanti al trono di Dio vidi le Potenze celesti, che adorano Dio
incessantemente. Al di là del trono vidi uno splendore inaccessibile
alle creature; vi entra soltanto il Verbo Incarnato, come Mediatore.
Quando Gesù penetrò in quello splendore, sentii queste parole: “
Scrivi subito quello che ascolti:
sono il Signore nella Mia Essenza e non conosco imposizioni né bisogni.
Se chiamo delle creature alla vita, questo è per l'abisso della Mia
Misericordia”. In quello stesso momento mi vidi nella
nostra cappella come prima, nel mio inginocchiatoio; la S. Messa era
terminata; queste parole le trovai già scritte.
+ Allorché vidi quanto il mio confessore doveva soffrire a causa di
quest'opera, che Iddio suo tramite sta mandando avanti, mi spaventai
per un momento e dissi al Signore:
Gesù,
dopotutto quest'impresa è Tua e perché ti comporti così con lui, sembra
quasi che gliela ostacoli, mentre esigi che la attui? «
Scrivi che giorno e notte il Mio
sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per
aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato
positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me ».
Wilno, 26.X.1934. Venerdì,
mentre dall'orto andavo a cena con le educande, erano le sei meno
dieci, vidi Gesù sulla nostra cappella, con lo stesso aspetto di quando
L'avevo visto la prima volta: così come è dipinto in questa immagine. I
due raggi, che uscivano dal Cuore di Gesù, coprirono la nostra cappella
e l'infermeria e poi tutta la città e si estesero sul mondo intero. Ciò
durò forse circa quattro minuti e poi scomparve. Anche una delle
figliole, che era assieme a me un po dietro alle altre, vide quei
raggi, ma non vide Gesù e non vide da dove uscivano i raggi. Rimase
molto impressionata e lo raccontò alle altre ragazze. Le ragazze
cominciarono a ridere di lei dicendole che le era sembrato di vedere
qualcosa e forse era una luce proveniente da un aereo, ma essa rimase
saldamente ferma sulla propria opinione e disse che mal in vita sua
aveva visto raggi di quel genere. Dato che le ragazze le obiettarono
anche che forse quello era un riflettore, essa allora rispose che
conosceva la luce dei riflettori. « Raggi così non ne avevo visti mai
». Quella ragazza dopo cena si rivolse a me e mi disse che quei raggi
l'avevano talmente impressionata, che non riusciva a darsi pace: «
Continuamente ne avrei parlato »; eppure non aveva visto Gesù. E mi
ricordava continuamente quei raggi, mettendomi così in un certo
imbarazzo, dato che non potevo dirle di aver visto Gesù. Pregai per
questa cara anima, perché il Signore le concedesse le grazie di cui
aveva tanto bisogno. Il mio cuore si rallegrò, perché Gesù stesso si fa
conoscere nella Sua opera. Benché abbia avuto per questo motivo grandi
dispiaceri, tuttavia per Gesù si può sopportare tutto.
+ Quando andai all'adorazione, sentii la vicinanza di Dio. Dopo un
momento vidi Gesù e Maria. Quella visione riempì la mia anima di gioia
e chiesi al Signore:
Quale
è, Gesù, la Tua volontà in questa questione, sulla, quale il confessore
mi ordina di interpellarTi? Gesù mi rispose: «
E Mia volontà che stia qui e che
non si licenzi ». E domandai a Gesù se andava bene la
scritta: « Cristo, Re di Misericordia ». Gesù mi rispose: «
Sono Re di Misericordia »,
e non disse: « Cristo ». «
Desidero
che questa immagine venga esposta al pubblico la prima domenica dopo
Pasqua. Tale domenica è la festa della Misericordia. Attraverso il
Verbo Incarnato faccio conoscere l'abisso della Mia Misericordia
».
+ Avvenne in modo mirabile! Come il Signore aveva chiesto, il primo
tributo di venerazione per questa immagine da parte della folla ebbe
luogo una prima domenica dopo Pasqua. Per tre giorni quest'immagine fu
esposta al pubblico e fu oggetto della pubblica venerazione. Era stata
sistemata ad Ostra Brama su di una finestra in alto, per questo era
visibile da molto lontano. Ad Ostra Brama venne celebrato un triduo
solenne a chiusura del Giubileo della Redenzione del Mondo, per il 19°
centenario della Passione del Salvatore. Ora vedo che l'opera della
Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal
Signore. Un certo giorno vidi interiormente quanto dovrà soffrire il
mio confessore. Gli amici ti abbandoneranno e tutti ti contrasteranno e
le forze fisiche diminuiranno. Ti ho visto come un grappolo d'uva,
scelto dal Signore e gettato sotto il torchio delle sofferenze. In
certi momenti, padre, la tua anima sarà piena di dubbi per quanto
riguarda quest'opera e me. E vidi come se Iddio stesso gli fosse
contrario e domandai al Signore perché si comportasse così con lui,
come se gli rendesse difficile quello che ordina Ed il Signore disse: «
Mi comporto così con lui, per
far comprendere che quest'opera è Mia. Digli che non abbia paura di
nulla. Il Mio sguardo è rivolto giorno e notte su di lui. Nella sua
corona ci saranno tante corone quante sono le anime che si salveranno
tramite quest'opera. Io do il premio per le sofferenze, non per il buon
esito nel lavoro ».
O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto sopportando per il
fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente alle Tue
richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre
fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non
sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non
contano niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento
in cui la mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta
incessante e sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione
mi preparo alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la
sicurezza che vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui
non ho la S. Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per
portare avanti quest'opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello
che richiede il Signore. Il coraggio e l'energia, che sono dentro di
me, non sono miei, ma di Chi abita in me: l'Eucaristia. O Gesù mio,
quanto sono grandi le incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse
l'Eucaristia, non avrei il coraggio di proseguire sulla strada che mi
hai indicato. L'umiliazione è il mio cibo quotidiano. È logico che la
promessa sposa si adorni con ciò che interessa al suo promesso Sposo,
perciò la veste dello scherno che ha coperto Lui, deve coprire anche
me. Nei momenti in cui soffro molto, cerco di tacere poiché non mi fido
della lingua, che in quei momenti è propensa a parlare di sé, ed invece
deve servirmi per lodare Iddio per i tanti benefici e doni che mi ha
elargito. Quando ricevo Gesù nella S. Comunione Lo prego ardentemente
perché si degni di guarire la mia lingua, in modo che con essa non
offenda né Iddio, né il prossimo. Desidero che la mia lingua lodi Dio
incessantemente. Grandi colpe si commettono con la lingua. Un'anima non
può giungere alla santità, se non tiene a freno la propria lingua.
+ RIASSUNTO DEL CATECHISMO DEI VOTI RELIGIOSI.
D. Che cos'è il voto?
R. È una promessa volontaria fatta a Dio di eseguire un'azione più
perfetta
D. E da ritenere obbligatorio un voto in materia già prescritta da un
comandamento?
R. Si. L'esecuzione di un'azione in cose prescritte da un comandamento
ha doppio valore e merito, ma la sua omissione è una doppia
trasgressione e cattiveria, poiché se s'infrange il voto, al peccato
contro il comandamento si aggiunge il peccato di sacrilegio.
D. Perché i voti religiosi hanno un valore così grande?
R. Perché costituiscono il fondamento della vita religiosa, approvata
dalla Chiesa, in cui i membri, uniti in una comunità religiosa,
s'impegnano a tendere incessantemente alla perfezione, per mezzo dei
tre voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, emessi secondo le
regole.
D. Che cosa significa tendere alla perfezione?
R. Tendere alla perfezione significa che lo stato religioso in sé non
solo esige che venga raggiunta la perfezione, ma obbliga sotto pena di
peccato ad un impegno quotidiano per la sua conquista. E pertanto il
religioso che non intende giungere alla perfezione trascura il
principale dovere del proprio stato.
D. Che cosa sono i voti religiosi solenni?
R. I voti religiosi solenni sono così vincolanti che, in casi
eccezionali, solo il Santo Padre può dispensare da essi.
D. Che cosa sono i voti semplici?
R. Sono voti meno vincolanti; dai perpetui e dagli annuali dispensa la
Santa Sede.
D. Qual è la differenza fra il voto e la virtù?
R. il voto comprende soltanto ciò che è prescritto sotto pena di
peccato; la virtù invece tende più verso l'alto e facilita l'osservanza
del voto, e al contrario, infrangendo il voto, si vien meno anche alla
virtù e la si ferisce.
D. Che obblighi impongono i voti religiosi?
R. I voti religiosi impongono l'obbligo di impegnarsi per il
conseguimento delle virtù e della totale sottomissione ai Superiori ed
alle Regole, in base alla quale si consegna la propria persona a
vantaggio dell'ordine, rinunciando a tutti i diritti su di essa e sulle
sue attività, che dedica al servizio di Dio.
IL VOTO DI POVERTA’.
Il voto di povertà è una rinuncia volontaria al diritto di proprietà od
al suo uso, per amore del Signore.
D. Quali oggetti riguarda il voto di povertà?
R. Tutti i beni ed oggetti che appartengono alla Congregazione. Su ciò
che abbiamo consegnato, cose o denaro, dopo la loro accettazione, non
si ha più alcun diritto. Tutte le regalie od i doni che talvolta si
possono ricevere a titolo di riconoscenza od altro, per diritto
appartengono alla Congregazione. Ogni entrata per lavoro od anche le
rendite, non possono essere usate senza violare il voto.
D. Quando s'infrange o si viola il voto in ciò che riguarda il settimo
comandamento?
R. S'infrange quando, senza permesso, si prende per sé o per qualcun
altro una cosa che appartiene alla casa. Quando senza permesso si
trattiene presso di sé qualche cosa al fine di impossessarsene. Quando
senza autorizzazione si vende o si cambia qualche cosa di proprietà
della Congregazione. Quando una data cosa la si usa per uno scopo
diverso da quello al quale l'aveva destinata il superiore. Quando in
genere si dà qualche cosa o la si prende senza permesso. Quando per
negligenza si rovina o si guasta qualche cosa. Quando trasferendosi da
una casa ad un'altra si porta via qualche cosa senza permesso. Nei casi
in cui s'infranga il voto di povertà, il religioso è tenuto egualmente
alla restituzione nei confronti della Congregazione.
LA VIRTÙ DELLA POVERTÀ.
È la virtù evangelica che impegna il cuore a distaccarsi dall'affetto
per i beni temporali, cosa alla quale il religioso è strettamente
tenuto in virtù della professione. D. Quando si pecca contro la virtù
della povertà?
R. Quando si desiderano cose contrarie a tale virtù. Quando ci si
attacca a qualche oggetto, quando si fa uso di cose superflue.
D. Quanti e quali sono i gradi della povertà?
R. In pratica nella professione religiosa i gradi della povertà sono
quattro. Non disporre di nulla senza dipendere dai superiori (stretta
materia del voto). Evitare il superfluo, accontentarsi delle cose
necessarie (costituisce virtù). Propendere volentieri per le cose più
vili e ciò con soddisfazione interiore - come la cella,
l'abbigliamento, il vitto, ecc. Gioire dell'indigenza.
IL VOTO DI CASTITÀ.
D. A che cosa obbliga questo voto?
R. A rinunciare al matrimonio e ad evitare tutto ciò che è proibito dal
sesto e dal nono comandamento.
D. La mancanza contro la virtù è una violazione del voto?
R. Ogni mancanza contro la virtù è contemporaneamente una violazione
del voto, perché qui non c'è differenza fra il voto e la virtù, come
invece per la povertà e l'obbedienza.
D. Ogni pensiero cattivo è peccato?
R. Non ogni pensiero cattivo è peccato, ma lo diviene quando alla
riflessione dell'intelletto si unisce il compiacimento della volontà ed
il consenso.
D. Oltre ai peccati contrari alla castità, c'è qualche cosa, che arreca
danno alla virtù?
R. Arrecano danno alla virtù la libertà dei sensi, la libertà della
fantasia e la libertà dei sentimenti, la familiarità e le amicizie
troppo tenere.
D. Quali sono i sistemi per conservare la virtù?
R. Vincere le tentazioni interiori con la presenza di Dio ed inoltre
lottando senza paura. Le tentazioni esterne invece, col fuggire le
occasioni. In genere sono sette i metodi principali. Il primo è la
custodia dei sensi, poi la fuga delle occasioni, evitare l'ozio,
allontanare sollecitamente le tentazioni, evitare qualsiasi amicizia
specialmente quelle particolari, coltivare lo spirito di
mortificazione, rivelare le tentazioni al confessore. Ci sono inoltre
cinque mezzi per conservare la virtù: l'umiltà, lo spirito di
preghiera, l'osservanza della modestia, la fedeltà alla regola, una
sincera devozione alla SS.ma Vergine Maria.
IL VOTO DELL'OBBEDIENZA.
Il voto dell'obbedienza è superiore ai primi due, dato che esso in
realtà costituisce un'offerta totale, un olocausto, ed è il più
necessario perché forma e mantiene in vita tutta la struttura
religiosa.
D. A che cosa obbliga il voto di obbedienza?
R. Il religioso col voto di obbedienza s'impegna davanti a Dio ad
ubbidire al legittimi superiori, in tutto ciò che gli comanderanno in
forza della regola. Il voto di obbedienza rende il religioso soggetto
al superiore in virtù della regola per tutta la vita e in tutte le
questioni. Il religioso commette peccato grave contro il voto, ogni
volta che non ubbidisce ad un ordine dato in virtù dell'obbedienza o
della regola.
LA VIRTU’ DELL'OBBEDIENZA.
La virtù dell'obbedienza arriva più in alto del voto, comprende la
regola, le disposizioni e anche i consigli dei superiori.
D. La virtù dell'obbedienza è necessaria al religioso?
R. La virtù dell'obbedienza è così necessaria al religioso che, anche
se agisse positivamente andando contro l'obbedienza, le sue azioni
diverrebbero cattive o senza merito.
D. Si può peccare gravemente contro la virtù dell'obbedienza?
R. Si pecca gravemente quando si disprezza l'autorità o l'ordine del
superiore. Quando dalla disobbedienza deriva un danno spirituale o
materiale alla Congregazione.
D. Quali mancanze mettono in pericolo il voto?
R. I preconcetti e l'antipatia verso il superiore, la mormorazione e le
critiche; l'infingardaggine e la trascuratezza.
I GRADI DELL'OBBEDIENZA.
Esecuzione sollecita e totale. Obbedienza della volontà, quando la
volontà induce l'intelletto a sottomettersi all'opinione del superiore.
Sant'Ignazio dà tre metodi che facilitano l'obbedienza: Vedere sempre
Iddio nel superiore, chiunque egli sia. Giustificare dentro di sé
l'ordine o l'opinione del superiore. Accettare ogni ordine come se
venisse dal Signore, senza discutere e senza pensarci su. Il mezzo
generale poi è l'umiltà. Niente è difficile per l'umile. Signore mio,
infiamma il mio amore per Te, affinché fra le tempeste, le sofferenze e
le prove, il mio spirito non venga meno. Vedi quanto sono debole.
L'amore può tutto.