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7 - La fondazione delle Ancelle

La profonda esperienza dell'amore misericordioso di Dio, fatta da Madre Speranza fin dai primi anni della sua vita, costi­tuisce la base della sua maternità spirituale e spiega la fecon­dità della sua azione apostolica, soprattutto l'origine della fon­dazione delle sue figlie e dei suoi figli.

"Dicono che non ho molte qualità, e hanno tutte le ragioni per dirlo, ma sento di essere Madre e non ho altra ambizione che quella della santificazione dei miei figli".

L'espressione più vera della sua personalità è questo amore materno e appassionato, forte e tenero nello stesso tempo.

Un amore capace di generare spiritualmente figlie e figli, dando ad essi il nutrimento necessario per arrivare a vivere nella pienezza dell'amore. "Figlia mia!", 'Figlio mio!" erano le parole che più frequentemente uscivano dalla sua bocca. Chiamava così anche il Buon Gesù!

Ma non vuole essere una madre qualunque, una madre sciocca, di quelle che si perdono in tante stupidaggini.

Vuole essere una madre vera, che desidera per i suoi figli quello che veramente è importante e utile, vuole educarli al sa­crificio perché siano capaci di amare in maniera autentica.

Fondatrice

Inizialmente Madre Speranza pensava soltanto di dover riformare la Congregazione delle Suore di Maria Immacolata, alla quale apparteneva e di essere chiamata a diffondere la devozione all'Amore Misericordioso.

Solo il 28 marzo 1929 ha la percezione di dover fondare una nuova Congregazione:

"Il Buon Gesù mi dice che è arrivato il momento di scrivere le Costituzioni con le quali più tardi si dovranno reggere la Con­gregazione dei suoi Figli dell'Amore Misericordioso e, molto presto, la Congregazione delle Ancelle del suo Amore Miseri­cordioso. Da queste Costituzioni debbo copiare quello che si riferisce ad esse, lasciando separato ciò che più tardi dovranno osservare i Figli del suo Amore Misericordioso. Tutto ciò mi ha riempito di spavento perché non so né che cosa devo scrivere né che cosa devo fare.

Io, Padre mio, mi sono messa a piangere come una piccola bimba e l'angoscia mi opprime, non perché non voglio fare quello che il Buon Gesù mi chiede, ma perché non sono capa­ce e sono convinta di non combinare niente di buono".

Quello stesso giorno il Signore iniziò a dettarle le Costitu­zioni.

Nella quiete della notte, "distratta", o meglio tutta assorta nel suo Dio, scrive in un quaderno, con una matita, quello che Lui le va dicendo. Il Padre Spirituale l'avrebbe aiutata a sepa­rare ciò che riguardava i Figli e ciò che si riferiva alle Ancelle del suo Amore Misericordioso. Nel mese di maggio dello stesso anno comprende chiaramente di dover dare inizio alla Congregazione delle figlie.

"Nel mese di maggio del 1929 compresi che il Buon Gesù voleva che si portasse a compimento la fondazione di una Congregazione chiamata ‘Ancelle dell'Amore Misericordio­so’', per aprire collegi dove educare orfani, poveri, figli di fa­miglie numerose e di condizioni sociali modeste. Da questi collegi doveva scomparire tutto quello che poteva avere par­venza di ricoveri e le religiose dovevano prendere gli stessi alimenti dei bambini, per evitare la cattiva impressione che produce in essi vedere che noi religiose mangiamo diversa­mente e molto meglio di loro.

Compresi, inoltre, che in questi collegi i bambini dovevano ricevere una solida educazione e, quelli che per la loro intelli­genza ne fossero capaci, avessero potuto continuare gli studi superiori, cosa, questa, che generalmente non è alla portata dei poveri, tanto meno in Spagna, dove l'educazione dei poveri è abbastanza trascurata ...

Con questo vasto programma di opere Madre Speranza si accingeva a dare vita alla sua creatura.

Era urgente realizzare quanto prima quest'opera, perché una volta scoppiata la rivoluzione tutto sarebbe stato molto più dif­ficile se non impossibile. Mise subito al corrente il suo Padre Spirituale, il quale a sua volta si incaricò di portare a conoscen­za della Comunità questo progetto e incoraggiò quelle reli­giose che erano disposte a condividerlo, ad unirsi a Madre Spe­ranza.

Ma quest'ultima cosa non piacque alla Madre perché tra quelle che intendevano seguirla ve n'erano alcune che lascia­vano a desiderare e già sapeva che l'avrebbero fatta molto sof­frire. Abbiamo già narrato le intrigate vicende che portarono la Madre alla decisione di staccarsi dalla Congregazione delle Claretiane di Maria Immacolata per fondarne una nuova. L'abbiamo lasciata, dopo la dispensa dai voti, insieme a Madre Pilar, nella casa di una vecchia signora, poverissima tra i poveri, senza appoggi umani e senza consolazioni divine, duramente ostacolata dalle autorità che avrebbero dovuto inco­raggiarla.

Era questo il momento della Provvidenza, l'ora di Dio che scocca sempre quanto meno favorevoli sono, secondo i criteri umani, le circostanze. Il 22 dicembre, Don Esteban Ecay firmò il contratto di affitto, per due mesi, di un modesto apparta­mento che si trovava in Calle Velàzquez, lì si trasferirono alcune di esse.

Un Natale ricco di povertà

La nascita della Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso avvenne la notte di Natale e come quella di Cristo è contrassegnata dalla più nuda povertà.

Questo lo scarno racconto della Madre: "Il giorno 24 dicembre del 1930 ci riunimmo in una stanza dell'appartamento che la Contessa de Fuensalida ci aveva preso in affitto nella Calle Velàzquez, 97, Madre Pilar, Suor Ascensione, Soledad ed io. Il Padre Postíus venne nel pome­riggio, ci riunì e facemmo i voti privati. Si formò il primo Consiglio: a me fu dato l'incarico di responsabile delle suore, Madre Pilar fu eletta Vicaria e Segretaria Generale, Madre Au­rora seconda Consigliera e Madre Ascensione Economa". Il 26 se ne aggiunsero altre sette, tra esse suor Inés Riesco e sua sorella Encarnación, professa l'una e novizia l'altra, nell'I­stituto Claretiano di Maria Immacolata.

In gennaio lasciava l'Istituto Claretiano per unirsi a Madre Speranza Madre Virtudes Hernàndez e in febbraio fece la stessa cosa Madre Candida Monsó.

Dai documenti e dalle testimonianze non risulta con chia­rezza chi di queste indossò l'abito, chi fece i voti privatamente e quando li fecero. La motivazione può essere individuata nel fatto che, data la persistente avversità del Vescovo si cercava di fare tutto con la massima discrezione, fondando una semplice Associazione, senza così opporsi agli ordini dell'Autorità Ec­clesiastica.

Suor Inés Riesco afferma che "mentre la Madre e le altre due suore (Madre Pilar e Madre Aurora) avevano emesso i voti la notte di Natale, tutte noi, che eravamo una dozzina, li emet­temmo il 2 febbraio 1931 ".

Dopo aver indossato l'abito, alla presenza della Madre, si inginocchiarono dinanzi ad una immagine della Madonna e pronunciarono la formula di consacrazione. La gioia della Madre fu immensa e disse alle sue figlie: "Anche se non siamo ancora approvate dalla Chiesa, siamo religiose perché il Signore ci ha approvato".

La permanenza in questo appartamento non fu certamente facile, ma - come afferma Madre Speranza - "piena di soffe­renze e privazioni". Alle difficoltà conosciute si aggiunse la malattia di alcune suore e soprattutto il fatto - come dice Madre Speranza - "che il Signore si nascose e la sua provvi­denza non era molto prodiga... Con frequenza non prende­vamo altro cibo che qualche verza. Con l'acqua con cui le cuocevamo facevamo la zuppa per la colazione, e il resto lo man­giavamo a pranzo e a cena". Il Vescovo proibì a tutti i bene­fattori di aiutarla, e al Sacerdote Don Esteban Ecay, che aveva preso le difese di Madre Speranza, vietò di esercitare il suo ministero nella Diocesi di Madrid. Per rimediare qualcosa da mangiare la Madre andava come una mendica in cerca di qual­che lavoro che le suore potessero fare in casa, ma queste non sempre riuscivano a farlo come di dovere e spesso, quando andava a consegnarlo succedeva che invece dei soldi riportava indietro il lavoro per doverlo fare di nuovo. Quando poi riusciva a raggranellare qualcosa i poveri che la conoscevano le andavano incontro e buona parte dei soldi finiva nelle loro mani.

Un angelo al suo fianco: PilarArratia

Ogni uomo ha il suo angelo custode. Normalmente non lo vediamo anche se spesso sperimentiamo il suo aiuto.

Madre Speranza oltre ad averne uno come tutti, invisibile, ebbe da Dio il dono di averne un altro visibile che con totale dedizione e amorevole discrezione, dal momento che la conobbe, stette al suo fianco, aiutandola, come le aveva assicu­rato il Signore, "in tutto e per tutto". Intendiamo parlare della Signorina Maria Pilar de Arratia, una nobildonna di Bilbao, nata il 21 ottobre 1892, da genitori nobili e molto ricchi, ma soprattutto molto cristiani e caritatevoli, i quali fin da quando era bambina istillarono nel suo cuore l'amore e la generosità verso la Chiesa e i poveri.

Con totale dedizione la aiutò materialmente e soprattutto moralmente e spiritualmente, facendosi sua avvocata presso la Santa Sede. Madre Speranza aveva già avuto un preavviso di questo dono. Scrive nel suo diario, nel maggio del 1929: "Ho anche detto al Padre che avevo capito che, passati due anni dalla data della fondazione sarebbe apparsa una benefat­trice, la quale non solo mi avrebbe aiutato a procurare quanto era necessario per la Congregazione, ma che mi avrebbe aiu­tata anche nell'aspetto spirituale.

Questa signorina mi metterà a contatto con la Chiesa, avvalen­dosi della sua influenza presso le sue alte autorità. In una pa­rola questa signorina ci avrebbe aiutato in tutto e per tutto".

Fu il 4 marzo 1932 che la incontrò per la prima volta, quando trovandosi in Alfaro, le Signore de Gandarias, che aveva già conosciuto a Madrid, fecero una visita accompagnate dalla loro cugina Pilar de Arratia. La Madre, però, non sapeva ancora che era lei la persona preparata dal Buon Gesù perché l'aiutasse " in tutto e per tutto".

Pensò, anzi, che fosse una delle tante persone che venivano a curiosare e la trattò freddamente. Solo quando erano ripartite per Bilbao, dopo aver lasciato una generosa offerta per le bam­bine, in una delle sue solite distrazioni Gesù le fece capire che era quella signorina a lei sconosciuta la persona che avrebbe dovuto aiutarla.

Pilar era rimasta orfana di padre e madre molto presto e l'u­nica sorella che aveva era morta ancora giovane.

Nel 1928 offrì al S. Padre la somma di un milione di pese­tas, riservandosi il quattro per cento, vita natural durante. Aveva conosciuto Madre Speranza leggendo il Bollettino Ecclesiastico della Diocesi di Pasto, in Colombia.

A pagina 60 del N° 80 di detto Bollettino si leggeva: "È ormai di dominio pubblico nella città di Madrid, capitale del Regno di Spagna, la rivelazione che ebbe il nostro Pastore, per mezzo di una religiosa privilegiata da Dio... C'è nella città di Madrid, in una comunità di religiose chiamate dell'Immacolata Concezione, una religiosa di virtù molto provate, osservantis­sima e straordinaria nell'amore verso Dio. Sono molti i favori che il Divino Sposo ha fatto a questa sua serva: ha le stigmate alle mani, ai piedi e al costato, come Nostro Signore Gesù Cri­sto...".

Questa notizia l'aveva incuriosita e interessata pro­fondamente e in lei era nato il desiderio di conoscerla e aiutar­la.

In una lettera scritta al Santo Padre, Pio XI, il 6 settembre 1939, così si esprimeva: "Nel 1932 conobbi la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, recentemente fon­data in Spagna, come Associazione civile e legalmente costi­tuita e dopo aver trattato con la sua Fondatrice mi resi conto che detta Associazione rispondeva a tutti gli scopi che mi ero proposti nei confronti degli orfani e dei poveri, anche per quanto riguardava il mangiare; le suore, infatti, mangiano gli stessi alimenti delle persone accolte e questo è una garanzia per i poveri".

Dopo qualche mese Pilar andò di nuovo ad Alfaro per incontrare Madre Speranza e decidere insieme di procedere alla fondazione di un asilo nella città di Bilbao.

Nel mese di maggio Madre Speranza era a casa della signo­rina Pilar per organizzare tutto ciò che era necessario per que­sta nuova fondazione. Era quello il momento nel quale "...quella signorina che Lui mi aveva preannunciato avrebbe iniziato ormai il suo lavoro".

In una lettera al Vescovo di Vitoria la signorina Pilar, il 20 maggio 1932, esprime la sua intenzione di voler aiutare l'O­pera di Madre Speranza, ma avendo a suo riguardo notizie contraddittorie, si rimette al giudizio dell'autorità della Chiesa.

Il giudizio del Vescovo fu senza dubbio positivo perché già il 1° giugno, a Bilbao, venne inaugurata la casa di Elejabarri dove fu portato, da Madrid, il Crocifisso dell'Amore Miseri­cordioso. Da quel momento la vediamo al fianco di Madre Speranza nell'esercizio della carità verso i bisognosi, mettendo generosamente a loro disposizione i suoi averi, il suo tempo e la sua persona.

L'opera della signorina Pilar risultò particolarmente pre­ziosa durante i momenti cruciali della vita di Madre Speranza, soprattutto quando era necessario trattare con la Santa Sede e le varie Congregazioni Religiose.

Il ricchissimo carteggio che possediamo rivela, oltre che il suo amore a Dio, la generosità e l'entusiasmo sincero con cui si era donata totalmente al servizio della Congregazione fon­data da Madre Speranza, perché vedeva in essa la garanzia per un autentico servizio ai poveri. Difese con intelligenza e amore la Madre dalle accuse che le venivano rivolte. Soprattutto offrì a Dio la sua vita di preghiera e di penitenza.

La Madre nel suo Diario racconta con commozione gli ultimi momenti di vita di Pilar. Aveva gia saputo che presto una delle due sarebbe morta, ma solo il 29 agosto 1944 il Signore le dice che, alle due del pomeriggio, sarà Pilar a ricevere il pre­mio per le sue sofferenze, per il servizio reso alla Congrega­zione, per la carità esercitata verso la Chiesa e i poveri. Senza rivelare quanto il Signore le ha detto la sconsiglia ad andare in città a ritirare una tovaglia che ha fatto preparare per il suo compleanno e che vorrebbe regalarle come ultimo ricordo, il 30 settembre. Al suo posto sarebbe andata Madre Antonia.

La esorta, invece ad andare insieme in cappella per prepa­rarsi a compiere la volontà del Buon Gesù, o meglio, a far sì che questa volontà si compia in loro.

Alle dodici e trenta Pilar dice alla Madre di notare in lei qualcosa di strano e la invita a prendere un caffè e a ritirarsi per riposare un po'. La Madre accondiscende e le propone di andare insieme a riposare, nella sala di attesa, dove fa prepa­rare un lettino e un semplice materasso. Dopo poco tempo la Madre si alza dal suo materasso e si siede accanto a Pilar.

Questa cominciò a rendersi conto che era lei a dover lasciare questo mondo e si disse dispiaciuta solo del fatto che non era riuscita ad aggiustare tutto come avrebbe desiderato per non lasciare la Madre in mezzo a tanti problemi. Espresse poi il desiderio di fare quanto prima i Voti religiosi nelle sue mani.

La Madre le disse che in casa c'era il Padre Misani e, se lo desiderava, lo avrebbe chiamato. Il Padre entrò e dinanzi a lui e a Madre Speranza Pilar emise la sua Professione Religiosa. Dopo questa cerimonia il Padre uscì senza allontanarsi: erano le ore tredici. Radunate le suore Madre Speranza le invitò a recarsi in cappella a pregare per Pilar che era in procinto di partire per l'eternità. "Alle quattordici meno dieci - scrive la Madre - questa figlia spirò guardandomi fissa e sorridendo mi lasciò per sempre sola, immersa in un grande dolore".

Il 31 agosto si svolsero i funerali nella parrocchia di San Barnaba. Il corpo venne inizialmente deposto nella cappella funeraria dell'Ambasciata Spagnola, poi fu trasferito nella cap­pella delle suore dell'Amore Misericordioso di Via Casilina. A perpetuare il ricordo riconoscente e affettuoso di questa donna forte, saggia, fedele e generosa Madre Speranza fece collocare nel giardino della nuova casa di Roma una statua che la rappre­senta con una bambina accanto. A lei Madre Speranza si rivol­geva con fiducia, sicura di avere presso Dio una potente avvo­cata.

Associazione civile

Quella che Madre Speranza aveva fondato era una Associazione Laicale. Ottenuta da Roma la dispensa dai voti religiosi poteva farlo tranquillamente. Anzi, accogliendo i sug­gerimenti che le venivano dall'alto si diede da fare per ottenere il riconoscimento civile, come Ente Giuridico, della sua opera.

Il riconoscimento venne il 14 gennaio 1931.

Come avvenne rimane, invece, un mistero. Quando il Vescovo lesse nel Bollettino ufficiale che l'Associazione di Madre Speranza era stata approvata ne fu molto dispiaciuto e cercò di far revocare il decreto, ma gli venne risposto che ormai era tutto ufficialmente stabilito e non si poteva fare più nulla.

Il Marchese de Zahara raccontò al Nunzio che il Presidente della Repubblica gli aveva riferito che la Direttrice dell'Asso­ciazione era stata da lui due giorni prima del Vescovo per chie­dergli questa grazia. Senza sapersi spiegare come, aveva con­cesso immediatamente tutti i permessi e a questo punto, es­sendo tutto in regola, non rimaneva altra possibilità che accet­tare ciò che era avvenuto.

Si disse rammaricato perché, anche se le sue idee non collimavano con quelle del Vescovo, avrebbe preferito avere come amico il Vescovo di Madrid piuttosto che la Direttrice di una associazione, ma ormai le cose erano andate come erano andate. Il Presidente si rasserenò quando il Marchese lo ringra­ziò per aver approvato una associazione a lui molto cara.

Il Padre Antonio Naval, che raccontò queste cose a Madre Speranza, afferma che il Nunzio se la spassò nel sentir raccon­tare dal Marchese come erano andate le cose.

Avuta l'approvazione Madre Speranza volle informare il Vescovo di Madrid e chiedere una sua benedizione: Lo fece con una lettera scritta il 31 gennaio 1931 nella quale tra l'altro dice: “Dopo che ho accettato la dispensa da Roma, ho osservato silenzio sulla mia persona e le mie cose.

Ho ritenuto necessario non molestare Vostra Eccellenza chie­dendo consigli, anche se il mio cuore mi spingeva a farlo.

Non avendo potuto presentare a Vostra Eccellenza le mie ispirazioni, ho deciso di dare una forma legale alle mie opere, sperando che l'autorità ecclesiastica ci avrebbe guardato con benevolenza se avessimo operato bene. La informo di quello che ho fatto e ben volentieri lo sottometto al giudizio autore­vole di Vostra Eccellenza. Ho cambiato il nome della nostra Società per evitare malintesi: ora si chiama ‘Associazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso’; ha statuti propri che sono stati approvati il 14 di questo mese; conforme agli statuti abbiamo vestito una nostra uniforme ... La nostra mag­giore soddisfazione per il momento sarebbe quella che Vostra Eccellenza volesse dare alla Associazione il carattere di Pia Unione, dato che la recente separazione dall'Istituto non le consentirebbe un favore più grande. Se a Vostra Eccellenza non dispiace questa mia supplica, sono pronta a presentare una domanda ufficiale. Nel frattempo chiedo la sua paterna benedizione per me e per le altre sorelle".

La risposta non fu positiva. Il Vescovo ribadiva che avendo da Roma la proibizione di fondare una Congregazione non poteva benedire la sua opera né erigerla a Pia Unione. Espri­meva altresì il suo dissenso per aver fondato e legalizzato in forma civile ciò che la Chiesa non le aveva concesso in forma ecclesiastica.

Con argomentazioni rispettose, ma estremamente chiare, in una lettera scritta solo due giorni dopo, Madre Speranza espo­neva le sue ragioni: " Io credo che la Santa Sede non mi abbia proibito di fare il bene che posso e tanto meno che mi abbia proibito di chiedere la benedizione del mio Vescovo. L'Associazione che ho fon­dato non è la Congregazione per la quale avevo chiesto il per­messo di fondare... Se realmente la Santa Sede ha inteso proi­birmi ogni tipo di associazione a scopo benefico o per l'istru­zione e l'educazione, la supplico, Eccellenza, di comu­nicarmelo perché le assicuro che mai ho lontanamente pensato di oppormi agli ordini della Santa Sede....

L'aver sollecitato questa approvazione non è stato altro che osservare una legge e non credo che per questo io meriti di es­sere condannata. Accetto senza dubbio qualunque miglior pa­rere di Vostra Eccellenza anche se confido che pensando bene alla nostra situazione attuale di secolari, non vorrà negarci ogni diritto a fare il bene nella forma indicata, ossia come secolari sempre fedeli alla Santa Chiesa".

Il primo collegio

L'ordine di aprire il primo collegio Madre Speranza lo ebbe in circostanze molto particolari.

Il fornaio l'avvisò che non poteva più darle pane a debito perché non vedeva fondate speranze di riscuotere i soldi che già gli doveva. Vedendola, però, piena di angoscia, mosso a compassione, glielo diede per l'ultima volta. Proprio quella notte in una delle sue "distrazioni" il Signore le disse che era arrivato il momento di aprire il primo collegio e di accogliervi il maggior numero possibile di bambine povere.

Il giorno dopo il Padre Confessore le diede 30 pesetas per comprare il pane per qualche giorno, ma appena uscita incon­trò un povero ammalato e gliene diede 15.

È qui che si manifesta la grande fede di Madre Speranza nella divina Provvidenza. Senza avere la sicurezza di un pezzo di pane è pronta ad eseguire un ordine umanamente assurdo.

Il 14 aprile 1931 venne finalmente aperto il primo Collegio, a Madrid, in Calle Leganitos. "Da quel giorno - afferma la Madre - la Divina Provvidenza ha vegliato su di noi in maniera speciale e non ci è più mancato nulla di quanto era neces­sario".

Era quello il giorno in cui in Spagna si instaurava la Repub­blica. Nella sua ansia di dare istruzione e pane ai poveri era arrivata puntualmente.

Una parentesi storica

Un rapido sguardo alle vicende politiche della Spagna del secolo XX ci sarà utile per inquadrare la vita e l'attività di Madre Speranza durante questo travagliato periodo e ci per­metterà, soprattutto, di apprezzare l'opera da lei compiuta a favore dei bambini poveri e bisognosi di istruzione.

Il secolo che lo precede era stato scenario di lunghe guerre dinastiche, di colpi militari e di un effimero tentativo repubblicano. Anche gli ultimi possedimenti di quello che era stato il glorioso impero spagnolo andarono perduti sia in Ame­rica che nel Pacifico. Il secolo XX ereditava perciò una situa­zione di grande disagio soprattutto a causa dell'arretratezza delle strutture sociali ed economiche.

"Un popolo in miseria; una borghesia improduttiva e parassitaria, una aristocrazia invadente; l'economia allo stato fallimentare, ben lontana dal progresso industriale raggiunto dagli altri paesi europei. Di agricoltura non si poteva parlare come fonte di risorse, ingabbiata com'era nel sistema dei grandi latifondi; l'analfabetismo dilagante; i militari mostra­vano segni di insofferenza".

Rimasta neutrale durante la prima guerra mondiale, la Spa­gna vide, nel 1923, il tentativo di instaurare un governo forte con la dittatura del generale Miguel Primo de Rivera che non risolse i problemi, ma generò la grave crisi del 1929 durante la quale vennero alla ribalta le forze repubblicane di sinistra che travolsero la stessa monarchia e costrinsero il generale a dimet­tersi.

Né il presidente Berenguer, né l'Ammiraglio Aznar che si susseguirono furono capaci di risolvere i gravi problemi. Si andò alle elezioni, Domenica 12 aprile 1931. II trionfo fu ina­spettatamente del fronte repubblicano, anche se i risultati defi­nitivi non si conobbero mai con esattezza.

Il tumulto, le grida e i cortei nelle strade e nelle piazze convinsero il Re Alfonso XIII ad abdicare.

La notte del 14 aprile si riunì l'ultimo Consiglio dei Ministri della Corona di Spagna. Il Re pronunziò un nobile discorso che segnò la fine della gloriosa Monarchia spagnola: "Monarchia o Repubblica, - disse - al di sopra c'è la Spagna. Il popolo dimo­stra di non amarmi più, ma io amo il mio popolo e non voglio che una sola goccia di sangue spagnolo sia versato per causa mia". Il Re partì per l'esilio e la Repubblica che si instaurava con decreto reale iniziava il suo cammino di speranze e di illu­sioni che portò presto ad una sanguinosa guerra civile.

Coesistevano due opposti indirizzi politici e ideologici che andarono sviluppandosi parallelamente: quello degli estremisti di sinistra e quello dei moderati cattolici, ingenui e sognatori.

Fu questo il terreno propizio nel quale le forze massoniche seminarono largamente calunnie e odio contro la religione ini­ziando la realizzazione del loro programma che consisteva nella abolizione rapida e radicale del cattolicesimo con tutti i mezzi, compresa la rivoluzione. Espulso dalla Spagna il Pri­mate, Cardinal Segura, furono subito emanate disposizioni contro l'insegnamento religioso nelle scuole, iniziarono le di­struzioni e le profanazioni di chiese e conventi.

La Compagnia di Gesù fu soppressa e i suoi membri espulsi dalla Spagna. Nel 1934 durante la rivoluzione comunista delle Asturie molti fedeli, sacerdoti e religiosi vennero barbara­mente trucidati.

La guerra civile spagnola

Con il trionfo del Fronte Popolare si aprì per la Spagna un triennio tragico e nello stesso tempo glorioso per la testimo­nianza eroica di tanti martiri della fede, che non erano mini­mamente coinvolti in questioni politiche, ma solo cattolici pra­ticanti.

Vennero eliminati 13 Vescovi, 4184 Sacerdoti diocesani e Seminaristi, 2365 religiosi, 283 Suore, diverse centinaia di laici appartenenti all'Azione Cattolica e ad altre associazioni.

Già all'inizio del 1937, il Ministro repubblicano Manuel de Irujo, in un suo Memorandum affermava che: "Tutti gli altari, immagini e oggetti di culto, salvo pochissime eccezioni, sono stati distrutti, e la maggior parte di loro con vilipendio...

Tutti i conventi sono stati svuotati e sospesa la vita religiosa al loro interno. Gli edifici, gli oggetti di culto, e i beni di ogni genere sono stati incendiati, saccheggiati, occupati e demoliti. I Sacerdoti e Religiosi sono stati posti in detenzione, imprigio­nati e fucilati...".

La reazione della Falange, fondata dal figlio di Primo de Rivera, e quella del Fronte Popolare, con l'appoggio di una parte dell'Esercito, trasformò il conflitto da politico a militare.

Il generale Francisco Franco, che si trovava con le sue guarnigioni in Africa, sbarcò sulle coste andaluse iniziando quella che divenne una delle più tragiche guerre civili della storia.

Nel 1939 il Governo Repubblicano fu costretto a fuggire in esilio e per la Spagna inizierà un periodo di ricostruzione che sarà lento e difficoltoso a causa dell'isolamento politico ed economico, per non aver preso parte alla Seconda Guerra Mondiale.

Con l'ammissione all'ONU (1955) ebbe termine l'ostraci­smo che era stato decretato nel 1946 dalle Nazioni Unite al regime franchista. E la Spagna, da quel momento, iniziò il cammino di una promettente rinascita politica, sociale ed eco­nomica con un regime di monarchia parlamentare aperto ed efficiente.

Lontano dalle sue figlie

Durante la guerra civile Madre Speranza soffrì soprattutto per la lontananza dalle sue figlie di Spagna. Giovani e ine­sperte avevano bisogno dei suoi consigli e del suo incoraggia­mento, ma la censura rendeva molto difficili le comunicazioni.

Per viaggiare occorrevano permessi speciali e si correvano grossi rischi. Solo per mezzo della radio giungevano alcune frammentarie notizie. Tuttavia gli anni della rivoluzione furono per l'Associazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso delicati, ma non tragici come ci si poteva aspettare.

Madre Speranza aveva assicurato che se non avessero abbandonato le case e i bambini che in esse si trovavano e non si fossero tolto l'abito religioso per vestire quello civile, non sarebbe successo ad esse e ai bambini nulla di male. Il Buon Gesù avrebbe vegliato su ciascuna di loro, sulla Congregazione e sulle sue case.

Tutto quello che Madre Speranza aveva previsto si realizzò puntualmente. Solo la casa di Madrid, in Calle de Ferraz 17, fu distrutta durante la guerra. La superiora, infatti, presa dal pani­co, aveva mandato a casa i bambini e insieme alle altre suore aveva indossato abiti civili e abbandonato la casa.

La Comunità di San Sebastiàn, invece, fu costretta, poco prima della resa della città, ad abbandonare precipitosamente la casa e insieme ai bambini del collegio si rifugiò in Francia nella città di Lione. Il Cardinale di quella città trovandosi a Roma fece visita a Madre Speranza e la tranquillizzò riguardo alla situazione delle sue Figlie e dei bambini che aveva siste­mato in un convento ed erano bene assistite sia dal punto di vista materiale che spirituale.

Il desiderio di Madre Speranza era quello di portare a Roma suore e bambini, ma il Cardinale, tenuto conto che ormai la città di San Sebastiàn era stata liberata, si adoperò lui stesso per il rimpatrio.

Quando la Madre e la Signorina Pilar, recatesi a Lione, vol­lero pagare per le spese sostenute si sentirono rispondere dal Cardinale che non solo non voleva nulla, ma che si riteneva ben pagato dal buon esempio che le religiose avevano dato nella sua Diocesi.

L'unica retribuzione che avrebbe desiderato era che, non appena possibile, si facesse una fondazione in un quartiere molto povero e abbandonato della sua città.

Nelle altre case ci furono ispezioni, soprattutto in quelle di Colloto e di Hecho e difficoltà varie in quelle di Sestao, Ochandiano e Larrondo, ma il fatto di poter dimostrare che non erano religiose, ma semplici associate, le preservò da maggiori difficoltà e pericoli. L'attività con i bambini bisognosi conti­nuò, anzi aumentò perché il lavoro delle suore era da tutti molto apprezzato e le richieste di una loro presenza si moltipli­cavano.

A Colloto, nelle Asturie, lo stesso Fronte Popolare si inca­ricò di proteggerle e di aiutarle perché non mancasse nei loro collegi ciò che era necessario.