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5 - Calle del Pinar o... Via dei Miracoli?

Ciò che avvenne a Madrid, nella casa di Calle del Pinar, nel 1930, sa veramente dell'incredibile.

Mentre Madre Speranza, in quel periodo, era intenta a far valere le sue buone ragioni per portare a compimento l'opera che Dio le aveva commissionato, passando da un Vescovo all'altro, da un Monsignore a un Cardinale, subendo incom­prensioni e calunnie, abbandoni e tradimenti che la facevano tremendamente soffrire, Dio si divertiva a manifestarle la sua compiacente presenza attraverso una serie di episodi miraco­losi. Questi miracoli non solo servivano per sfamare i bambini e i poveri che frequentavano il Collegio, ma davano a Madre Speranza la certezza che la Provvidenza vegliava su di lei e non l'avrebbe mai abbandonata.

Un giorno il Signore dopo averla rimproverata perché aveva avuto, seppur vagamente, il desiderio di evitare la sofferenza, aggiunse che da quel momento smetteva di darle il necessario per l'Asilo finché esso apparteneva all'Istituto di Maria Imma­colata. Consigliata dal Padre Spirituale avvertì di questo la Superiora Generale e il Vescovo.

Mancano i soldi ma la dispensa è piena

In qualità di economa si trovò subito senza denaro e dovette comprare pane, carne, latte, uova e verdura a debito.

C'era invece abbondanza di olio e sapone perché nel mese di gennaio era avvenuta una misteriosa moltiplicazione che aveva riempito tutti i contenitori, grandi e piccoli che si trova­vano nella dispensa. Così racconta il miracolo la stessa Madre Speranza: "Avendo avuto notizia nel mese di gennaio che il prezzo del­l'olio sarebbe aumentato, mi venne il desiderio di comprarlo per tutto l'anno e per questo supplicai il Signore che mi desse il denaro necessario. Dopo aver ripetuto più volte la mia richiesta, durante la notte mi disse: ‘Ma dove pensi di mettere l'olio?’. Io risposi: 'In tutti i contenitori che ho preparato'. ‘Ma sono già tutti pieni’ - le rispose il Signore. Effettivamente la mattina seguente pregai Madre Pilar che chiedesse la chiave della dispensa, avvertendola nello stesso tempo di quello che il Buon Gesù mi aveva detto. Con lei e con Madre Nieves salimmo a visitare la dispensa e vedemmo che tutti i reci­pienti, anche i più piccoli, destinati ad altri usi, erano pieni".

Passato qualche giorno, dopo aver comprato a debito altri viveri, il Signore le disse: "Tu hai comprato tutto senza denaro, ma Io voglio che le tue sorelle si rendano conto di come ti riempio la dispensa anche se non hai soldi, in maniera che mai possano dire che la neces­sità vi ha fatto desistere e che sei costretta a ricorrere ad esse dicendo che Io non ti provvedo quando sei nel bisogno".

Il 10 aprile, al mattino trovarono in casa due sacchi di zuc­chero di 65 chili ciascuno, 45 chili di pasta, 9 scatole di tonno, cioccolata, formaggio, caffè, baccalà, pastarelle e sapone in abbondanza. Ma la meraviglia più grande fu, che pur prele­vando il necessario giorno per giorno, le riserve non diminui­vano. Curiosa e sorpresa Madre Speranza chiese: “Perché fai questo, Gesù mio!” "Perché desidero - le rispose Gesù - che la dispensa si mantenga in questo stato fino a quando nella mia casa verranno altre religiose. Solo allora si noterà il consumo dei viveri che ci sono".

Una Domenica eccezionale

Domenica 13 aprile 1930! Una giornata particolarmente gioiosa e indimenticabile per le bambine del collegio di Calle del Pinar.

È la domenica delle visite. Le famiglie che possono, in verità non molte, fanno dono di qualche caramella, pastarella, banana alle proprie figlie. Ma la regola vuole che tutto sia messo in comune e distribuito in parti eguali. Diversamente come rimarrebbero male tutte quelle, e sono la maggior parte, che non hanno ricevuto nulla! Ci penserà Madre Speranza, anzi Gesù stesso, a fare giustizia, o meglio le parti giuste. Tre pastarelle e due caramelle per ciascuna... ma basteranno? Aiu­tata da alcune ragazze incominciò a metterle nei piatti. Ma mentre le prelevava dalla scatola tutti si rendevano conto che esse non diminuivano. Le bambine incominciarono a gridare piene di stupore che le caramelle si moltiplicavano. Madre Speranza non riusciva a frenare l'esplosione di meraviglia e di entusiasmo delle piccole ribelli e con un fare apparentemente serio continuò la distribuzione aumentando la quantità: non due più tre, ma quindici più diciotto. Poi venne il turno delle consorelle: anch'esse ne ricevettero altrettante. Ne avanzarono alcune... erano più di quelle che i parenti delle bambine ave­vano portato.

Uno splendido pranzo di Pasqua

"Prepara un pranzo splendido come la festa di Pasqua richiede, ma non annotare le spese sulla contabilità di questo mese".

Fu questo l'ordine che Madre Speranza ricevette alla vigilia di Pasqua. "D'accordo, Signore!" rispose immediatamente. Ma poi cominciò a pensare come poteva conciliare il fatto che non aveva soldi e neppure doveva comprare a debito.

Il consiglio del Padre Spirituale fu quello di andare con il li­bretto dei conti a fare spesa nello stesso negozio di sempre. Comprò dieci chili di agnello, due chili di prosciutto, tre chili di olive, venti di fave tenere delle quali le bambine erano molto golose, cinque dozzine di aranci, due chili di salame, e cinquanta uova. Durante la notte con ragionevole preoccupa­zione Madre Speranza espose a Gesù la sua perplessità.

"Io, Signore, ho fatto quanto mi hai detto: ho comprato il cibo per domani segnandolo nel libretto, come il Padre mi ha consigliato. Adesso come farò a pagare se non ho uno spicciolo e tu mi hai detto che non vuoi che lo aggiunga al conto del mese?".

Sorridendo Gesù le rispose: "Tu ti preoccupi tanto di una cosa così insignificante!". Quando al mattino andò a vestirsi si ritrovò tra le mani, giusto giusto, il denaro che doveva pagare. Ma non finì qui. Dopo che le bambine ebbero mangiato in abbondanza avanzarono viveri sufficienti per continuare la festa nei tre giorni che seguirono alla Pasqua.

"Da casa non mi sono mossa"

Madre Speranza si era recata nell'Ospedale di S. Carlos, dove si trovavano alcune bambine ammalate, quando si pre­sentò la madre di una suora Concezionista Clarissa, grave­mente ammalata, che si trovava nello stesso ospedale.

La supplicò di raccomandare a Dio quella sua figlia, data per spacciata dai medici, e la pregò di farle una visita per consolarla e consigliarla di non lasciarsi operare, dato che i medici non garantivano il buon esito dell'intervento. La trovò rassegnata alla volontà di Dio, ma desiderosa di essere operata perché non se la sentiva di tornare in convento con quei dolori.

Si rimise, però, al parere della Madre, la quale per il momento non si pronunciò.

Il giorno dopo Madre Speranza si ritrovò misteriosamente vicino all'inferma e l'assicurò che con la grazia di Dio sarebbe uscita guarita dall'operazione senza soffrire tutti quei dolori che si prevedevano. Resasi conto della presenza della Madre, l'ammalata alzò il braccio per toccarla... ma la Madre non c'era più. Piena di meraviglia l'inferma raccontò l'accaduto e la notizia si sparse rapidamente. Il giorno seguente la Madre andò a visitarla, ma di mattinata e non a sera come era rimasta d'accordo perché Gesù l'aveva avvertita di non andare di sera per evitare l'incontro con un Sacerdote che si era messo d'ac­cordo con l'ammalata per intervistarla. "Ma noi l'aspettavamo questa sera, insieme a tante altre persone che desideravano vederla", dissero le infermiere. E Madre Speranza rispose: "Ebbene ... Vi ho preso in contropiede".

Poi rivolta all'inferma che aveva raccontato a tutti di averla vista di prima mattina disse: "Sorellina, forse avevi la febbre alta".

Intervenne Madre Pilar chiedendo: "Mi dica, Madre, aveva la febbre o è venuta veramente?". Volendo nascondere la verità, ma senza dire una bugia Madre Speranza le rispose: "Madre, lei sa bene che da casa non mi sono mossa". È super­fluo dire che la suora ammalata fu operata e tutto riuscì nel migliore dei modi, senza tanti dolori e senza febbre.

Uova, pane, latte e ...baccalà

La Madre Priora non voleva proprio convincersi che la Provvidenza vegliava su Madre Speranza e che i viveri si moltiplicavano prodigiosamente.

Un giorno, Carmen, l'incaricata della dispensa, tutta spa­ventata si mise a gridare: ‘Nella dispensa ci sono un mucchio di uova!’.

La Priora intervenne: "L'avranno portate durante la Messa. Sono passata poco fa e non c'era nulla".

Salirono tutti in dispensa. Al Padre Cappellano, D. Esteban Ecay e alla Madre Priora fu affidato l'incarico di contare. Effettivamente verificarono che le uova erano 522 e i bac­calà otto. Rimasero a fare i loro commenti mentre Madre Spe­ranza se ne andò tranquillamente in cucina.

Un altro giorno la Priora disse a Madre Speranza: "Ma que­sto latte è tutto acqua!". "A me non sembra - rispose Madre Speranza - ma perché non lo prova, Madre Priora ".

L'indomani mentre stava preparando il latte per il Cap­pellano, compare di nuovo la Priora, sempre convinta che nel latte c'era acqua e osserva incuriosita e incredula.

"Mi creda, Madre - intervenne Madre Speranza - io non ho messo acqua nel latte e chiederò al Cappellano il suo parere. "Ma io non dico che è lei a mettere acqua; potrebbero por­tarlo così da fuori". "Madre - riprese Madre Speranza con molta franchezza - non è questa la sua convinzione, dato che da quando le ho detto che il latte si moltiplica si porta dietro questa mania dell'acqua". Quando il campanello avvisò che il Cappellano arrivava, la Priora si affrettò ad andare ad aprire, poi ricomparve dicendo che poteva andare a parlare con il Pa­dre. Madre Speranza con la tazza del latte in mano passò da­vanti alla Priora che si limitò a rivolgerle un significativo sorri­so. Il Cappellano senza badare al latte disse a Madre Speranza che riteneva opportuno chiedesse perdono alla Priora. Non ve­dendone il motivo, perché credeva di non aver mancato di ri­spetto, esitava a farlo, ma notando l'indifferenza del Padre alle sue ragioni, si inginocchiò davanti alla Priora e con profonda ripugnanza e altrettanta umiltà chiese perdono.

Un difficile e doloroso distacco

Le difficoltà incontrate nel portare avanti il progetto di col­legi aperti ai più bisognosi, con uno stile di accoglienza nel quale le suore fossero totalmente coinvolte, convinse Madre Speranza che era giunto il momento di chiedere la dispensa dai voti per lei e per Madre Pilar Antin. Lo fece scrivendo a Roma ed esponendo i motivi della loro richiesta di uscire dalla Congregazione di Maria Immacolata. Verso la fine di novem­bre seppe che la dispensa era arrivata. Quello che seguì fu uno dei periodi più dolorosi nella vita di Madre Speranza. Per ordine del Vescovo le fu proibito qualsiasi genere di comunica­zione. La solitudine le causava una sofferenza indicibile che solo Dio conosceva. Approfittò di questa solitudine per scri­vere in bella copia le Costituzioni.

Questa solitudine fu anche un'occasione provvidenziale per dedicarsi completamente a Dio. Ebbe la grazia di una rivela­zione nella quale la Vergine Santissima le fece vedere il mo­dello del vestito che le Ancelle dell'Amore Misericordioso do­vevano indossare. Prima di firmare la dispensa Madre Spe­ranza e Madre Pilar Antin, per ordine del Vescovo e dei Supe­riori vennero separate per la durata di otto giorni: Madre Pilar fu mandata nella casa di Vélez Rubio e Madre Speranza a Tremp, nei Pirenei.

A nulla servirono le menzogne e i ricatti per farle desistere; ambedue rimasero ferme nella loro decisione.

Madre Speranza nel suo diario fa notare che quando la Superiora le disse che Madre Pilar aveva desistito dal suo pro­posito, cosa non vera, invece che darle un dispiacere, come lei pensava, le dava una buona notizia. Infatti quello che più le costava era accettare come compagne Madre Pilar, Aurora, Teresa y Soledad, delle quali ben conosceva il comportamento e che quindi sapeva che l'avrebbero fatta soffrire molto.

Firmata la dispensa dai voti si ritrovarono letteralmente in mezzo alla strada. Dove andare adesso? Non avevano più nep­pure un tetto dove rifugiarsi. Ma la Provvidenza intervenne prontamente: la Contessa de Fuensalida e la Marchesa de Zahara offrirono la loro casa per ospitarle, la Madre però non volle accettare né l'una né l'altra proposta perché era convinta, e lo disse chiaramente, che nelle case dei grandi e dei ricchi lo spirito religioso non ci guadagna. La contessa allora fece un gesto intelligente e doppiamente caritatevole: provvide a siste­marle nella casa di una vecchietta ottantenne, molto povera. Così loro ebbero una casa e la vecchietta una buona assistenza. In questa casa trascorsero circa un mese: un breve ma intenso noviziato che doveva prepararle a iniziare la nuova fondazione. Il giorno dell'Immacolata andarono ad ascoltare la S. Messa nella cappella di un signore chiamato Gómez Herrero e lo fecero per un certo tempo.

Il Crocifisso dell'Amore Misericordioso

Fu in questa cappella che Gesù fece conoscere a Madre Speranza come voleva che fosse l'immagine dell'Amore Misericordioso.

Si recò subito dallo scultore Lorenzo Cullot Valera, suo parente per parte materna, il quale comprese bene quali dove­vano essere le caratteristiche del Crocifisso.

Come paga lo scultore chiese quindicimila pesetas.

Non era molto, ma per le possibilità di Madre Speranza si trattava di una cifra proibitiva. Fiduciosa come sempre nella Provvidenza lo incaricò dicendo allo scultore che, anche se non aveva una peseta, rimanesse tranquillo che a suo tempo avrebbe avuto quanto gli spettava. Lo scultore le chiese anche di seguire il lavoro per avere da lei le opportune indicazioni.

Madre Speranza si mise alla ricerca di un uomo che potesse fare da modello e Gesù stesso si preoccupò di indicargli un giudeo "che aveva uno dei corpi più perfetti". Con una certa frequenza andava nello studio dello scultore per dare i suoi suggerimenti.

L'undici giugno 1931, vigilia della festa del Sacro Cuore, l'opera era pronta e fu consegnata con grande soddisfazione di tutti. Il Parroco di S. Marco benedisse l'immagine.

Qualche giorno dopo si celebrò un solenne triduo di ringra­ziamento nel Santuario del Cuore Immacolato di Maria e l'im­magine venne esposta alla venerazione dei fedeli. Ne diede notizia la rivista dei Padri Clarettiani "Iride di pace" con que­ste parole: "Offriamo ai nostri lettori la prima riproduzione di una bellissima immagine di Cristo Amore Misericordioso, la prima scultura che rappresenta questo venerato titolo. È opera del celebrato artista Coullot Valera; il Cristo è di grandezza naturale, perfettissimo per intaglio e colorito". Il primo ad essere sorpreso per la bellezza dell'opera fu lo stesso scultore che dovette rendersi conto di essere stato misteriosamente gui­dato. Non pretese le quindicimila pesetas pattuite, ma si accon­tentò di dodicimila e cinquecento, quelle che Madre Speranza aveva in mano, perché un benefattore, Don Esteban Ecay, due giorni prima gliele aveva regalate.

Lo scultore, visto il buon esito della sua opera, si propose di farne subito altre copie. Madre Speranza però lo avverti che anche il Signore era contento di quella sua Immagine che sa­rebbe stata conosciuta e venerata in tutto il mondo.

La ricompensa gliela avrebbe data Lui portandolo in sua compagnia nel cielo. Poco dopo lo scultore morì.

Prima di raggiungere la sua destinazione definitiva nel Santuario di Collevalenza il Crocifisso da Madrid fu portato nella cappella della casa di Bilbao, nell'anno 1932.

Nel 1935, il 29 ottobre, giorno della festa di San Pietro, con il permesso del Vescovo di Vitoria si inaugurò il Noviziato e nel pomeriggio il Crocifisso fu trasportato da Bilbao a Lar­rondo. Qui, una volta ultimata la chiesa, ricevette una adeguata sistemazione che, tutti pensavano, sarebbe stata quella defini­tiva.