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18 - Un Messaggio Profetico

La misericordia: acqua prodigiosa e risanatrice

L'uomo ha soprattutto bisogno di amore.

Di un amore incondizionato e concreto, rispettoso della sua libertà, forte e pieno di tenerezza, di un amore che genera spe­ranza perché perdona e riabilita.

Nello stesso tempo non può fare a meno di donare amore, di vivere la libertà di amare. Nell'esperienza dell'amore miseri­cordioso di Dio l'uomo trova una risposta totale e definitiva a questo bisogno. Se non lo fa diventa un disperato oppure un presuntuoso.

La misericordia, che è la perfezione dell'amore, non è, come si ritiene comunemente, solo il contrario della giustizia, oppure un sentimento di commiserazione e di indulgenza, ma è innanzitutto un dono di Dio e un'esigenza del nostro stato di creature bisognose di tutto, materialmente e spiritualmente.

L'esistenza che Dio ci ha donato - afferma Madre Speranza - non possiamo conservarla da noi stessi. Nati dal nulla siamo continuamente risucchiati dal nostro nulla e in tutto dipendia­mo da Dio che solo possiede in sé la pienezza dell'Essere. Lo Spirito Santo ha suscitato in questi ultimi tempi anime privilegiate che hanno sentito con maggiore intensità il peso della miseria umana e il richiamo della misericordia, rispon­dendo con la loro vita e con il loro messaggio a questo biso­gno..

Al servizio dell'Amore Misericordioso

Madre Speranza ha un posto di particolare rilievo nel proclamare con la vita e le opere questo messaggio che costi­tuisce il cuore del Vangelo e l'urgenza più sentita dei nostri tempi.

Con l'esempio della sua vita, con la fondazione di una Famiglia Religiosa, femminile e maschile e con la costruzione di un grande Santuario, dedicato all'Amore Misericordioso di Dio, proclama al mondo la ricchezza di un amore senza confini e invita gli uomini a farsi salvare da questo amore e a diffon­derlo nel mondo.

La sua missione risponde ai bisogni dell'uomo e della Chiesa dei nostri tempi.

C'è, innanzitutto una forte accentuazione cristologica.

Al centro del suo messaggio e della sua spiritualità tro­viamo Cristo, rivelazione dell'amore misericordioso del Padre. Ciò anticipa e prepara, una visione della Chiesa come Comunione tra Dio e gli uomini e di questi tra loro, secondo quanto proporrà il Concilio Vaticano II.

Con la fondazione delle Ancelle dell'Amore Misericor­dioso, si propose di formare una famiglia per accogliere i bambini più poveri, materialmente, moralmente e spiritualmente. Si sentiva madre prima che maestra. I suoi collegi dovevano rispecchiare lo stile della famiglia dove i piccoli e i più biso­gnosi sono al centro delle attenzioni di tutti. Prevedendo la guerra civile spagnola si preoccupa di dare ad essi, al maggior numero possibile, l'istruzione necessaria per difendersi dalla propaganda marxista.

Realizza il Santuario dell'Amore Misericordioso per invo­care, proclamare e far conoscere a tutti il Dio "che perdona, dimentica e non tiene in conto le mancanze degli uomini, ma li attende con amore di padre per perdonarli e stringerli di nuovo al suo cuore". Rivolge, soprattutto attraverso la Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, le sue premure ai Sacerdoti perché siano efficaci e convinti dispensatori della misericordia di Dio.

Un Magistero ricco di misericordia

Il pontificato di Giovanni Paolo II ha messo in evidenza che la missione della Chiesa è soprattutto quella di porgere all'uomo il rimedio alle sue inquietudini e alla sua tristezza, facendosi mediatrice di misericordia, professandola, procla­mandola e attuandola attraverso la conversione personale, i Sacramenti, il perdono e l'amore.

Nell'Enciclica "Dives in misericordia", in molti dei suoi do­cumenti e nei discorsi rivolti in varie circostanze ai Figli e alle Ancelle dell'Amore Misericordioso, manifesta le sue convin­zioni e indica, come centro dell'attività pastorale della Chiesa l'annuncio e la testimonianza della misericordia.

La premura del Santo Padre nel richiamare gli uomini alla verità della misericordia è dettata, come lui steso afferma, dal­l'amore verso l'uomo; è la risposta ai suoi bisogni più profondi e più veri.

È convinto che "Quanto più la coscienza umana, soccom­bendo alla secolarizzazione perde il senso del significato stesso della parola ‘Misericordia’, quanto più allontanandosi da Dio, si distanzia dal mistero della misericordia, tanto più la Chiesa ha il diritto e il dovere di fare appello al Dio della misericordia “con forti grida”.

Ricevendo in udienza privata la famiglia dell'Amore Misericordioso disse: "L'uomo ha infinitamente bisogno di incontrarsi con la misericordia di Dio, oggi più che mai, per sentirsi radicalmente compreso nella debolezza della sua natura ferita e, soprattutto, per fare l'esperienza spirituale di quell'amore che accoglie, vivifica e risuscita a nuova vita.

Voi, nelle diverse forme del vostro apostolato, nell'acco­glienza di ogni povertà, spirituale e materiale, desiderate pro­muovere e favorire - proprio in virtù del vostro carisma di pro­fessione religiosa - tale incontro dell'uomo moderno con la bontà del Signore. Anche nella vostra opera a favore del clero che abbraccia forme concrete di assistenza, di promozione cul­turale e formativa, voi siete condotti da questo spirito di fondo, da questa impronta di nascita, direi, quella cioè di aiutare gli altri a fare l'esperienza della bontà divina per esserne i ferventi diffusori. Infatti per il sacerdote è tanto più vero ciò che vale per ogni uomo, cioè che egli, trovando misericordia, è anche colui che contemporaneamente manifesta la misericordia... Coraggio, carissimi fratelli! Il mondo è assetato, anche senza saperlo, della misericordia divina e voi siete chiamati a porgere quest'acqua prodigiosa e risanatrice dell'anima e del cor­po”.

Nel suo pellegrinaggio al Santuario di Collevalenza, il 22 novembre 1981, tornò sullo stesso tema sottolineando la vali­dità e l'attualità di una evangelizzazione basata sulla miseri­cordia.

Disse: "La vostra vocazione riveste un carattere di viva attualità. Per liberare l'uomo dai propri timori esistenziali, da quelle paure e minacce che sente incombenti da parte di indivi­dui e Nazioni, per rimarginare le tante lacerazioni personali e sociali, è necessario che alla presente generazione - alla quale pure si estende la Misericordia del Signore cantata dalla Ver­gine Santissima - sia rivelato ‘il mistero del Padre e del suo amore’.

L'uomo ha intimamente bisogno di aprirsi alla misericordia divina per sentirsi radicalmente compreso nella debolezza della sua natura ferita; egli necessita di essere fermamente con­vinto di quelle parole a voi care e che formano spesso l'oggetto della vostra riflessione, cioè che Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; che li cerca e li insegue con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro. L'uomo, il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto, è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un padre e una tenera madre".

Conoscere Dio e conoscere se stessi

La frenesia con cui è vissuta l'esistenza impedisce spesso quella conoscenza di Dio e di se stessi che costituisce la base di una vita dignitosa e cristiana.

Madre Speranza è convinta che nella luce di Dio, Amore Misericordioso, è possibile conoscere bene se stessi e prendere coscienza serenamente delle proprie deficienze e dei propri limiti e accogliere con gioiosa gratitudine e senso di responsa­bilità i doni di natura e di grazia che il Signore ci ha fatto.

L'esperienza dell'amore misericordioso di Dio risulta stimolante e terapeutica perché aiuta a superare atteggiamenti molto comuni come il sospetto, la paura, il narcisismo.

Non c'è nulla di più consolante, infatti, della conoscenza dei nostri peccati alla luce dell'amore misericordioso del Signore.

La misericordia, accolta e vissuta, ci fa passare dal perfezionismo alla perfezione, dal senso di colpa alla pace. Negli scritti di Madre Speranza troviamo insieme quella esperienza umana e quella sapienza soprannaturale che pos­sono mirabilmente orientare il cammino spirituale di un cri­stiano.

Ascoltiamo alcune sue sagge considerazioni: "La conoscenza di Dio induce direttamente ad amarlo, perché egli è infinitamente degno di essere amato; la cono­scenza di noi stessi genera la persuasione della assoluta neces­sità che abbiamo di Dio per migliorare le buone qualità che ci ha donato e per correggere le nostre debolezze e miserie... Come potremo correggerci dalle mancanze che non conosciamo bene? Come potremo praticare le virtù e svilup­pare le buone qualità delle quali siamo dotati se solamente abbiamo di esse un concetto vago e confuso?'.

Ecco una delle sue più stringenti argomentazioni: "Per poter pregare ci è molto necessaria la meditazione, poi­ché se non meditiamo sulle nostre miserie e debolezze, non sapremo cosa chiedere nella preghiera e questo è uno dei mali maggiori delle anime religiose".

Queste riflessioni sono in linea con quanto il Santo Padre Giovanni Paolo II scrive nell'Enciclica "Redemptor Hominis": "L'uomo non può vivere senza amore: egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non lo sperimenta e lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente".

Comprendiamo perché ai suoi figli e a chiunque voglia seguire un serio cammino di perfezione Madre Speranza chiede di fare mattina e sera un tempo di meditazione per conoscersi e per accogliere e mettere in pratica la Parola di Dio.

La cultura dell'amore

L'amore misericordioso è la sola forza capace di cambiare il mondo perché è capace di cambiare in profondità il cuore umano.

Le crisi che caratterizzano la società sono il frutto di una errata convinzione che la vita sia un possesso di cui poter dis­porre a piacimento e non un dono di cui rendere partecipi gli altri. Questo radicale egoismo, da cui tutti gli uomini sono segnati, turba la serenità delle famiglie, distrugge l'amicizia, avvelena i rapporti con gli altri, inquina le istituzioni.

La cultura dell'amore, di cui la Chiesa si fa promotrice, è un progetto che si caratterizza per la gratuità, il perdono, la fedel­tà, il servizio. Se l'uomo scopre la vita come dono e sente di essere amato gratuitamente non può fare a meno di stabilire con gli altri relazioni basate su quella accoglienza misericor­diosa che non nega ma supera la semplice giustizia.

Madre Speranza vede il "suo" Santuario non solo come luogo di culto e di conversione, ma anche di carità, di testimo­nianza, di studio, di formazione. La semplice verità che qui viene in mille modi proposta: Dio mi ama nonostante i miei peccati e le mie miserie, diventa motivo di fiducia e di spe­ranza.

I numerosi convegni che si svolgono a Collevalenza sono vissuti nella serena atmosfera di un luogo che richiama continuamente la realtà di un amore indispensabile per la paci­fica convivenza umana e per un impegnativo programma di vita cristiana.

Riscoprire il volto del Padre

Ognuno ha di Dio una sua idea, ma nulla cambia nella vita fino a quando non arriviamo a conoscerlo come Padre.

Spesso gli uomini lo vedono come rivale, come giudice e antagonista e per questo cercano di eliminarlo dalla loro vita. È stato ripetutamente detto che la nostra è una società "senza padre". Il desiderio di emancipazione ha sedotto l'uomo illudendolo di trovare la propria libertà e la propria autonomia nel rifiuto di ogni autorità. Ma il fatto di non voler riconoscere le proprie radici rappresenta un taglio suicida e una strada verso la morte. La libertà dell'uomo consiste nel­l'accettare la sua verità che è quella di figlio bisognoso di guida e di premure; consiste nella capacità di dare a chi nulla ti dà, di perdonare a chi ti offende, di amare anche chi non è ama­bile e ti nega il suo amore.

Estromettendo il "padre" dalla propria vita, perché si ritiene oppressivo o rivale, viene meno ogni possibilità di speranza.

L'esperienza dell'amore misericordioso è di fondamentale importanza per recuperare la figura paterna.

Quando si verifica vengono risanate ferite, colmati i vuoti, si riacquista sicurezza e gioia. Per questo Madre Speranza pregava il Signore affinché tutti gli uomini lo potessero sempre vedere come un Padre buono e misericordioso.

Una visita storica

A dare risonanza a questa viva attualità del messaggio del­l'Amore Misericordioso contribuì, dopo la pubblicazione del­l'Enciclica "Dives in Misericordia", il viaggio che il Santo Padre, Giovanni Paolo Il volle fare al Santuario di Collevalen­za.

Un viaggio desiderato e già previsto dalla stessa Madre Speranza che l'8 febbraio 1965 aveva rivolto al Signore, con il candore della sua anima, questa fiduciosa implorazione:

"Ti chiedo che un giorno Tu possa ricevere la gloria di vedere il tuo Vicario venire a visitarti e a darti gloria in questo tuo Santuario: per me sarebbe una gioia immensa vederlo, ma se Tu non vuoi che io lo veda, neppure io lo voglio, però desi­dero che Tu, Gesù mio, riceva la gloria che il tuo Vicario dica delle parole, benedica, approvi e magnifichi questo Santuario unico al mondo dedicato all'Amore Misericordioso di Dio, di Colui che tutto può, da cui tutti ricevono la salvezza".

Curiosa coincidenza: qualche mese prima il cardinale polacco Karol Woitila, in occasione della festa di Cristo Re, Amore Misericordioso, aveva fatto visita al Santuario. Non passerà molto tempo e Madre Speranza annoterà nel suo Dia­rio: "Mi è stato detto che un giorno il Vicario di Cristo verrà a visitare questo Suo Santuario. Io vorrei che fosse subito. Questo desiderio e questa promessa si realizzarono dopo non molti anni, il 22 novembre 1981.

All'Angelus del mezzogiorno di Domenica 8 novembre, il Santo Padre Giovanni Paolo II disse. "Desidero annunciare che Domenica 22 novembre, Festa di Cristo Re, a Dio piacendo, mi recherò in visita al Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, in Diocesi di Todi, per ricordare in quel luogo di preghiera e di pietà cristiana, quanto scrissi nella Lettera Enci­clica ‘Dives in Misericordia’, pubblicata esattamente un anno fa: ‘Il mondo degli uomini può diventare sempre più umano solo se introdurremo nel multiforme ambito dei rapporti inte­rumani e sociali, insieme alla giustizia, quell'Amore Miseri­cordioso che costituisce il messaggio del Vangelo’. Vi prego di accompagnarmi con le vostre preghiere affinché la mia visita, fra due settimane, possa recare copiosi frutti di bene per le anime".

Furono due settimane di intensa preparazione, di fervorosa preghiera, di incontenibile gioia. Ad alcuni, anche appartenenti alle alte gerarchie, sembrò inopportuno che il Santo Padre vi­sitasse un'opera mentre era ancora viva la fondatrice: equivale­va ad una implicita approvazione.

Era la prima uscita che il Papa faceva dopo il grave attentato del 13 maggio. C'era forse nella mente del Santo Padre, oltre alla volontà di ricordare il primo anniversario della pubblica­zione dell'Enciclica "Dives in Misericordia", il desiderio di esprimere all'Amore Misericordioso di Dio la sua personale gratitudine per essere sopravvissuto all'attentato?

Una sua espressione: "Siamo salvi per la misericordia di Dio" ci autorizza a crederlo. E soprattutto ce lo fa pensare una misteriosa coincidenza. La vigilia dell'attentato, Madre Spe­ranza si sentì male ed ebbe abbondanti vomiti di sangue, che continuarono fino al giorno seguente quando il mondo fu scosso dalla notizia che un folle aveva sparato al Papa. La ma­lattia e le emorragie di Madre Speranza cessarono solo quando, a tarda sera, si seppe che il Santo Padre era fuori pericolo.

Durante questa visita ci fu un incontro casuale di Madre Speranza con il Santo Padre. Nulla era stato programmato. Seduta sulla sua carrozzella Madre Speranza stava anche lei trasferendosi nella sala dove il Santo Padre avrebbe parlato ai Figli e alle Ancelle dell'Amore Misericordioso. Proprio nel momento che il piccolo corteo papale passava si aprì l'ascen­sore e da esso uscì Madre Speranza accompagnata da alcune persone. I loro occhi si incrociarono e il Papa, visibilmente commosso, si diresse verso di lei e inchinatosi le diede un bacio sulla fronte esclamando: "Madre Speranza!". Lei non rispose, ma parlavano i suoi occhi: c'era in essi lo stupore e la gioia di chi, come il vecchio Simeone, poteva dire: "Signore hai colmato le mie attese; ora posso andare in pace".

Il Santuario: centro eletto di spiritualità

Con la realizzazione del Santuario Madre Speranza si proponeva scopi ben precisi e pregava il Signore perché si realizzassero.

"Che questo tuo Santuario non sia solo un luogo dove la gente viene per ammirarne la bellezza e la grandiosità, ma per puri­ficare la propria anima".

Esso rappresenta innanzitutto un punto di riferimento e di comunione per tutta la Famiglia Religiosa. È la culla della sua vocazione, il centro e il segno della sua particolare spiritualità. Come tutti i santuari, secondo la felice espressione di Paolo VI, è una ‘clinica delle anime’, dove più facilmente e abbon­dantemente si ricevono gli aiuti per curare le ferite e riscoprire il volto di Dio. È qui che l'anima si purifica nel bagno vivifi­cante della divina misericordia.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II lo definì: "Centro eletto di spiritualità e di pietà che a tutti ricorda e proclama la grande e consolante realtà della misericordia paterna del Signore".

Chiese che in esso fosse sempre proclamato il lieto annun­zio dell'Amore Misericordioso mediante la Parola, la Riconciliazione e l'Eucaristia. E precisava: "È parola evange­lica quella che voi pronunciate per confortare e convincere i fratelli circa l'inesauribile benevolenza del Padre celeste. È rendere possibile l'esperienza di un amore divino più potente del peccato l'accogliere i fedeli nel Sacramento della penitenza e riconciliazione, che so qui amministrato con costante impe­gno.

È rinvigorire tante anime affaticate e stanche, alla ricerca di un ristoro che rechi dolcezza e robustezza nel cammino, offrire loro il Pane Eucaristico".

A questo, secondo Madre Speranza, doveva servire il "suo" Santuario.