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13 - L'impegno prioritario per i Sacerdoti

Dispensatori di misericordia

Il Carisma che lo Spirito Santo ha trasmesso a Madre Spe­ranza e alla sua Famiglia Religiosa, è: Dio, Amore Misericor­dioso. Coloro che sono partecipi della missione sacerdotale di Gesù, che è l'Unico ed Eterno Sacerdote, sono i primi destina­tari e mediatori di questo amore. Essi in modo particolare sono chiamati ad accoglierlo e a dispensarlo mediante il loro mini­stero.

L'affermazione che i sacerdoti sono segni viventi ed efficaci della misericordia di Dio è una costante del ministero del Santo Padre Giovanni Paolo II. Lo ha ripetutamente detto nei suoi discorsi e nei suoi documenti, soprattutto nella "Lettera ai Sacerdoti" per il Giovedì Santo del 2001, dove viene abbondantemente sviluppato questo rapporto tra misericordia e Sacerdozio.

Per questo i Figli dell'Amore Misericordioso hanno una missione specifica e prioritaria: quella di vivere uniti ai Sacerdoti diocesani e di favorire la loro santità e l'unione tra i Sacer­doti stessi. Madre Speranza non chiedeva ai suoi figli di fare da maestri ai Sacerdoti, ma di essere per loro veri fratelli, aiutan­doli più con le opere che con le parole. Anticipa e realizza quello che sarà uno degli auspici più incalzanti del Concilio Vaticano II riguardante i Sacerdoti: la necessità e la bellezza della vita comune tra essi, diocesani e religiosi.

L'urgenza di una spiritualità di comunione è oggi particolar­mente avvertita nella Chiesa, anche per essere in grado di ri­spondere alle sfide dell'attuale società che mettono a rischio la stessa identità del Sacerdote.

Il sogno di Madre Speranza era quello di vedere i Sacerdoti "fare famiglia", vivendo tra loro in un clima di comunione e fiducia reciproca, aiutandosi vicendevolmente nella propria santificazione e nel ministero sacerdotale.

Un servizio concreto e disinteressato

La prima attenzione della famiglia religiosa di Madre Spe­ranza verso i sacerdoti diocesani è di carattere materiale. Tiene conto dei loro problemi concreti come la solitudine, la stanchezza fisica e psichica, la malattia, l'anzianità. Concretamente la Congregazione mette a disposizione dei Sacerdoti diocesani, di qualunque provenienza, le proprie case. Lì possono rimanere per trascorrervi un tempo più o meno lungo, "per ristabilirsi, riposare o ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa".

I Religiosi si impegnano a visitare i sacerdoti, collaborare con essi nell'apostolato, organizzare incontri amichevoli, ritiri, esercizi spirituali e altre iniziative che favoriscano la fraternità sacerdotale. Soprattutto cercanno di aiutare i sacerdoti a rag­giungere la santità secondo la loro tipica identità diocesana, valorizzando quegli elementi caratteristici, già istituzionaliz­zati e raccomandati dal Magistero come la comunione con il loro Vescovo, la pratica dei consigli evangelici e la vita comu­ne.

Madre Speranza è profondamente convinta della necessità di una Congregazione tutta per il clero.

È interessante la testimonianza di un religioso, vissuto per vari anni vicino a lei, P. Arsenio Ambrogi. "Siamo sul finire di novembre del 1954. Il 4 ottobre dello stesso anno si è aperta a Fermo la seconda casa della Congregazione FAM, perché pro­prio in quella Archidiocesi si avrà la prima esperienza del Clero secolare in vita di comunità con voti, secondo il progetto affidato dal Buon Gesù alla Madre.

La Madre Fondatrice che si trovava a Fermo si ammala gravemente al punto di credere che per lei è giunta l'ora della morte. Ci convoca attorno al suo letto e ci dice cose che si sono incise profondamente nel mio animo.

Sono presenti i due Sacerdoti che dovranno per primi emet­tere i Santi Voti nelle mani dell'Arcivescovo Perini, il giorno dell'Immacolata. Essi sono di intesa con la Madre di andare a Loreto per un corso di Esercizi Spirituali in preparazione a questo evento. La Madre li esorta a prepararsi bene presso quella Santa Casa dove il Verbo di Dio si fece carne. E poi pro­segue: 'Figliuoli, dovevo dirvi una cosa molto importante. Se­condo Nostro Signore non serviva una Congregazione di più. Ce ne sono già tante (e ne fa una enumerazione per le varie ne­cessità della Chiesa). Ne mancava una per il suo amato Clero.

Ricordate, presto verranno giorni che il Clero secolare, solo com'è non potrà più vivere. Tutti si uniscono: i comunisti, i so­cialisti... Solo il Clero secolare e i Religiosi sono così divisi! E il Signore ha fatto sorgere questa Famiglia Religiosa perché il Sacerdote secolare vi trovi la propria Famiglia'. Ci fu una pausa carica di silenzio e poi con voce forte riprese: ‘E Dio la disfaccia sul nascere se non dovesse servire per questo".

Molto interessante risulta la testimonianza rilasciata dal cardinale Eduardo Pironio dopo aver partecipato ad una "Gior­nata Sacerdotale" a Collevalenza: "Rimasi colpito nel vedere l'opera di generosità e di coraggio di Madre Speranza. Doman­dai allora quanto si doveva pagare per la giornata e con grande sorpresa mia, mi dissero: ’Nulla, qui non si paga'. Siccome io amo molto il mio Sacerdozio e amo tanto i miei confratelli Sa­cerdoti, un'opera così, particolarmente destinata ad accogliere ed accompagnare materialmente e spiritualmente i Sacerdoti, soprattutto diocesani che sono in maggior parte in solitudine, mi ha particolarmente colpito. Una provvidenziale intuizione di Madre Speranza nel creare e fondare i Figli dell'Amore Misericordioso".

I Sacerdoti Diocesani con voti

Alla Madre non basta che la Congregazione dei suoi figli apra le porte delle sue Comunità a tutti i sacerdoti diocesani, con spirito fraterno e gratuitamente. Offre ad essi la possibilità di entrare a far parte della stessa Famiglia pur conservando la loro incardinazione nella Diocesi, alle dipendenze del proprio Vescovo.

Poteva Madre Speranza senza una esplicita rivelazione di Dio escogitare un progetto così singolare e così ardito come quello dei "Sacerdoti Diocesani con Voti"?

Esso è qualcosa di assolutamente nuovo nella Chiesa e la Madre ne era perfettamente consapevole, prevedendo le diffi­coltà che il progetto avrebbe incontrato per una approvazione non essendo contemplato dal Codice di Diritto Canonico.

Si tratta di attribuire ai Sacerdoti una doppia appartenenza: quella diocesana e quella religiosa. La difficoltà di conciliare queste due modalità di appartenenza, apparentemente opposte, ha fatto ritardare di ben quarantatré anni l'approvazione da parte della Congregazione dei Religiosi. Infatti solo il 25 luglio 1995 fu emanato un decreto con cui si approvava, per dieci anni, "ad experimentum", quello che era stato uno dei sogni più belli e originali di Madre Speranza.

Di questo progetto aveva già parlato con l'Arcivescovo di Fermo, Mons. Norberto Perini fin dal 1952 e aveva avuto il suo incoraggiamento.

"Gli è sembrato bene e mi ha detto di non scoraggiarmi di fronte alle difficoltà e alle lotte e che lavori, aiutata dal Buon Gesù, per conseguire questo fine".

Le difficoltà, infatti non tardarono: non appena Madre Speranza iniziò a scrivere "Il regolamento per l'unione del Clero secolare con i Religiosi" l'ira del "tignoso" si scatenò contro di lei. Ne fu testimone un giovane del Collegio Artigia­nelli D. Ricci il quale, passando per un corridoio che portava nella chiesa del Carmine, vide un grosso mattone roteare nel­l'aria e colpire ripetutamente la testa, le spalle e la mano di Madre Speranza, mentre risuonavano, beffarde, queste parole: "Adesso va pure a scrivere i tuoi libri!". Aveva infatti riportato la rottura dell'avambraccio destro che non si riuscì più a curare.

Il Canonico Lucio Marinozzi, che insieme a Don Luigi Leo­nardi fu il primo a fare i voti come Sacerdote Diocesano, così racconta la sua esperienza: "Da quando sono venuti a Fermo le Ancelle e poi i Figli dell'Amore Misericordioso, si era sparsa una gran fama di santità sul conto di Madre Speranza, sicché anche io desideravo conoscerla. Mi ricevette in un salottino... Salutava con molto rispetto e parlava dapprima quasi timida­mente poi sempre più eloquentemente, in una lingua che era un misto di italiano e di spagnolo: parlava con giusto criterio della vita dei sacerdoti, delle loro deficienze, dei pericoli a cui erano esposti, della necessità che si santifichino, della vita comune. Veniva esponendo insomma il suo progetto di una Congrega­zione Religiosa per il Clero".

Madre Speranza aveva chiara coscienza, nel formulare que­sto progetto, di essere solo uno strumento del disegno di Dio come si vede da queste parole del suo Diario, scritte il 29 feb­braio 1952.

" Il Signore mi dice che è arrivato il momento di scrivere ciò che riguarda il Clero in Comunità. Per aiutarmi in questo lavo­ro Lui mi manderà questa sera uno dei migliori canonisti, e poiché la cosa è grande e di tanto bene spirituale per il suo Clero, io non devo farmi nessuna illusione, ma solo scrivere quello che Lui mi detterà, senza preoccuparmi del risultato, disponendomi a soffrire e ad essere affamata di unirmi a Lui, per riempirmi così dei suoi beni".

Questo provvidenziale progetto, che ha lo scopo di riunire nella comune azione apostolica Sacerdoti, Religiosi e Laici, spesso divisi, è un segno profetico per la Chiesa dei nostri tempi.

L'inserimento di sacerdoti diocesani all'interno della Con­gregazione, oltre ad essere la massima espressione di quell'u­nione fraterna che i Figli dell'Amore Misericordioso sono tenuti a perseguire nei confronti del clero, è anche lo strumento prezioso perché la loro azione apostolica nel presbiterio sia più incisiva. Quanto bene ne verrebbe, non solo per i sacerdoti ma anche per i fedeli se questa comunione fosse largamente attuata! Proprio per questo colui che vuole dividere, il diavolo, che Madre Speranza chiama "il tignoso", si scaglierà contro di lei, suscitando contrasti, difficoltà, fraintendimenti che la fa­ranno molto soffrire.

Questi Sacerdoti diocesani, come tutti i religiosi emettono i tre voti e si impegnano, per quanto è possibile a vivere insie­me.

I vantaggi che ne traggono sono innanzitutto in ordine alla loro santificazione. Ma c'è anche un evidente vantaggio pra­tico per l'efficacia del loro ministero. Essi non sono sottratti alle loro Diocesi, ma al contrario vengono aiutati a conseguire una maggiore docilità verso il proprio Pastore e ad accrescere la dedizione apostolica verso la Diocesi. Non va poi sottovalu­tata l'utilità materiale di questa fraternità che facilita anche la soluzione di svariati problemi di ordine pratico.

Attualmente alcuni di questi sacerdoti, formano piccole ma promettenti comunità, si aiutano vicendevolmente, pregano e lavorano insieme, aiutandosi in tutto con vero spirito fraterno, sempre sostenuti dalla Congregazione dei Fam.