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IL GRANELLO DI SENAPE

Dal racconto del fratello Pietro, abbiamo appreso anche della entrata di Luigina tra le suore Figlie di S. Paolo, a Roma, nell'anno 1930. Sarà bene ritornare brevemente a quegli anni e fare un po' di luce sul periodo trascorso nell'Istituto e sul perché e sul come dovette lasciarlo.
A detta di molti, si era fatta signorina e non le mancavano d'attorno giovanotti corteggiatori. Luigina però aveva fatta la sua scelta: si era votata completamente al Signore, e il suo sogno era di farsi suora nell'Opera di Don G. Alberione, di recente fondazione.
Sulla scelta di questa Congregazione aveva influito l'esempio delle Figlie di S. Paolo che aveva avuto modo di conoscere durante uno dei loro giri di propaganda di porta in porta: una vita tutta consacrata alla gloria di Dio e alla pace degli uomini, proponendo ad essi la Parola di Vita e il messaggio della Chiesa con i mezzi della comunicazione sociale.
Nella nuova piccola comunità, sistemata in una casa modesta, c'era molta povertà e molti stenti, ma anche molto entusiasmo e molta fusione d'anime. Luigina passò un periodo di prova con le Figlie di S. Paolo di Don Alberione ed ebbe come Padre Spirituale Don Timoteo Giaccardo, ora Servo di Dio. Era la notte di Natale e Luigina, prima di tornare a Itri, dal momento che non venne accettata a causa della malferma salute, desiderava passare le ultime ore nella Comunità. Stava tutta sola in un angolo, seduta su una panchetta della Cappella, quando si avvicinò Don Timoteo e le chiese a bruciapelo se, per amore di Gesù, volesse offrirsi vittima per salvare delle anime. Luigina, come sempre piena di carità per il prossimo, non se lo fece dire due volte ed accettò immediatamente. E lui, con accento profetico, concluse: «Vai, figliola, la tua vocazione è un'altra, è altrove. Tu però apparterrai per sempre all'anima della Famiglia Paolina.»
All'istante, rimettendosi seduta, sentì un dolore atroce al bacino. Credette di svenire. Ma non disse cosa ad alcuno. Tornata il giorno dopo a casa e perdurando il male si decise a farsi visitare dal medico. Il referto fu senza pietà: un tumore nella parte terminale dell'intestino retto. Cominciò così il duro e doloroso Calvario per Luigina. Con la vitalità dei suoi diciott'anni però non si perse d'animo e per circa due anni, sempre coricata supina, con la testa in fondo al letto continuò il suo insegnamento privato ai bambini. Man mano però il male progrediva e in pochi mesi Gina arrivò alla fine. Sempre serena e abbandonata alla volontà del Cielo, se da un lato le dispiaceva lasciare i fratelli e la sorella, il papà e la nonna ormai anziana, dall'altro lato era felice perché sarebbe andata ad abbracciare la mamma in Cielo. Avvicinandosi la fine si fece rivestire e sistemare dalla nonna perché, dopo morta, non desiderava essere toccata da altre persone e, rigirata sul letto, entrò in agonia. In questi ultimi anni però Luigina era stata privata anche delle visioni e delle parole di Gesù e ciò le causava nell'intimo un vero tormento perché non riusciva a spiegarsi questo lungo silenzio. Era pertanto sola e abbandonata dal Cielo?
Non capiva che l'offerta di vittima doveva essere completa, totale e la sofferenza assaporata fino in fondo! Era il 15 Agosto 1935.

Il Parroco venne e, commosso, le somministrò l'Estrema Unzione. Il medico silenzioso e immobile, accanto al letto, la osservava, mentre la nonna e i familiari pregavano sotto voce. Molte persone del paese, riunitesi in Chiesa, pregavano e commentavano la fine precoce di una figliola così buona e cara.
Mentre tutt'attorno a lei si svolgevano questi fatti, Luigina «vide» davanti a sé una nuvoletta azzurra e si sentì chiamare dolcemente. Voltandosi appena dalla parte dove veniva la voce, scorse al fianco del letto Gesù sorridente. Allora Luigina, pur nella grande gioia, non risparmiò un rimprovero a Gesù: «Non ti sei fatto vivo per due lunghi anni e ora che sto morendo vieni?» Fu naturalmente una visione e un colloquio spirituale. Con un incantevole sorriso Gesù le rispose: «Sono venuto per farti un bel dono. Guarda». E le indicò l'altro lato del letto. Una splendida Signora le sorrideva. Luigina credette di vedere la sua mamma che era venuta a prenderla. «Oh!» le disse, «si diventa così belli in Paradiso, mamma? Quasi non ti riconosco!» Ma Gesù: «Guarda meglio, poi riguarda Me». Solo allora Luigina capì che era la Madonna, la Sua Mamma Maria. Come si rassomigliavano! Gesù poi riprese: «Siamo venuti a farti una proposta. Tu però sei libera di scegliere. Vuoi morire e salire in Paradiso, oppure offrirti vittima per la Chiesa e per i Sacerdoti?» E come in un velocissimo film Gina vide i pericoli di apostasia ai quali andavano incontro la Chiesa ed i Sacerdoti, e la sua dolorosa vita futura. All'istante Luigina accettò la seconda offerta e si offrì vittima. Gesù le disse ancora: «Non entrerai più in convento ma come una persona comune vivrai nascosta agli occhi del mondo. Sarai poco compresa, soffrirai molto e morirai sola come Me». Gesù continuò: «Sarai il granello di senape in un solco di Roma. Vivrai lo straordinario nell'ordinario. Da questo momento ti lascerò la mia Santa Madre. Ti guiderà e ti conforterà. Sii una violetta nascosta ma sempre profumata». Subito dopo il suo Angelo custode «Samuele», presala per le mani, la fece sedere sul letto e poi la mise in piedi.
I presenti, che non si erano accorti di nulla, all'improvviso videro Luigina sedersi e poi scendere dal letto con agilità e le bende, come fossero tagliate dalle forbici, cadere a terra imbevute di marciume, esalanti però un meraviglioso profumo. Tutti gridarono al miracolo e il medico presente constatò la totale guarigione. Luigina era ritornata in forze: bella e sana. Si fece naturalmente molto scalpore in paese e il padre, per evitare scene di fanatismo, si decise a portare Luigina a Roma, dagli zii alla Garbatella.
Iniziava così per lei un nuovo capitolo della sua esistenza. Da quel giorno solo i familiari e pochi intimi poterono chiamarla con il diminutivo di Gina. Per tutti gli altri sarà «Luigina».
Dopo poco tempo, sistemati gli altri quattro figli, il papà si allontanerà da Itri con una donna e vivrà sempre lontano dai figli.

Dal racconto del fratello Pietro abbiamo già conosciuto la vita alquanto difficile che Luigina ebbe presso gli zii. Ricordando di quei mesi le difficoltà incontrate, specie con la zia, ella dichiarerà però che aveva imparato tante belle cose, specie come tenere ed organizzare la casa. E dalla sua bocca uscirono solo ringraziamento e riconoscenza per gli zii. Sappiamo che in quel periodo e anche dopo, quando andò a servizio in una famiglia, frequentava con zelo la parrocchia e faceva parte delle Figlie di Maria.
Fu proprio in quegli anni di solitudine, lontana dai suoi, che morì il suo primo direttore spirituale Don Timoteo e si sentì nuovamente senza sostegno. La Mamma Celeste però vigilava sulla sua figliola prediletta e un giorno le disse che in Parrocchia era arrivato un giovane sacerdote, il quale sarebbe diventato il suo nuovo confessore e direttore. La Madonna inoltre le diede alcuni particolari riguardanti il nuovo arrivato, così non avrebbe avuto difficoltà per essere accettata da lui come figlia spirituale.

Il giorno seguente Luigina si presentò al confessionale e chiese al sacerdote di essere il suo direttore. Per tutta risposta ebbe un diniego, perché era impossibile. «Lo so», disse Luigina «che è appena arrivato ieri sera e che è la prima volta che confessa le donne e sta per celebrare la sua seconda Messa. Ma la Mamma Maria mi ha detto che lei sarà la mia guida spirituale». Il povero pretino le chiese, molto impressionato, se non fosse una chiromante. Lei rispose candidamente di no. Era la Madonna che le aveva detto tutto ed anche che la mamma del sacerdote era morta da poco e che in vita era ghiotta del pane con le noci. A questo punto, un poco rincuorato il giovane sacerdote le disse che le avrebbe parlato in sagrestia, subito dopo la Santa Messa. Il pretino durante tutta la Messa fu alquanto emozionato. Era sì la seconda Messa della sua vita ma, all'attenzione per compiere tutto bene, era unita la perplessità per l'incontro con Luigina. Quando il colloquio riprese in sagrestia il sacerdote, che si era un po' rinfrancato, addusse molte scuse per non accettarla come figlia spirituale. Tra l'altro disse che erano ambedue troppo giovani e che c'erano dei possibili «pericoli». Luigina che non mancava di un carattere ricco di humor, rispose con franchezza di non preoccuparsi e di stare tranquillo. Anche perché non era «il suo tipo», così piccolo e non bello. Questa uscita spiritosa sdrammatizzò la situazione e fece sorridere il sacerdote. Da quel momento Luigina fu guidata da lui, che le rimase poi sempre vicino come fedele padre, ricco di illuminati consigli. Ma anche in Parrocchia non le mancarono le sofferenze causate da gelosie da parte delle compagne e più si prodigava, più aumentavano le ingratitudini. Avvenne però per Luigina un fatto molto «particolare». Quando usciva dalla Chiesa, dopo la Messa delle ore sei del mattino, per recarsi al lavoro, le capitava di incontrare dopo aver fatto qualche passo, un povero prete con la veste talare rattoppata e le scarpe rotte. La guardava e sorrideva. Passarono molte settimane e poi un giorno il prete la fermò e le chiese della sua vita, ponendole varie domande. Luigina gli chiese come mai la conoscesse, visto che lei non si ricordava di avergli mai parlato prima. «Non mi conosci? Eppure la mia Chiesa è poco lontana da qui. E la Chiesa di San Filippo Neri». Lei, veramente, la Chiesa la conosceva, ma non vi era mai entrata.

Fu così che il mattino seguente, dopo la Messa, ne parlò al suo Parroco. A lui però non risultava che in quella Chiesa ci fosse un sacerdote povero e vestito miseramente. Luigina chiese allora al Parroco se avesse fatto bene a regalare una tonaca nuova e un paio di scarpe a quel sacerdote. Lui rispose che la carità era sempre tanto accetta al Signore. Luigina uscì e, da dietro alla tenda di una finestra della sagrestia, il Parroco la seguì con lo sguardo e vide che si fermò poco lontano e si mise a parlare, come se davanti a lei ci fosse una persona. La mattina seguente Luigina, con un pacco sotto braccio, uscì dalla Chiesa e si fermò a parlare con il prete povero. Con un certo imbarazzo gli disse del dono. Lui sorrise. La ringraziò dicendole: «Proprio non mi riconosci? lo ti conosco da sempre». L'invitò inoltre ad amare sempre di più il prossimo e di essere molto umile perché gli orgogliosi non piacevano a Gesù e alla Madonna. «Perdona chi ti ha fatto soffrire e con umiltà accetta l'incarico di presidente delle Figlie di Maria». Luigina infatti aveva pochi giorni prima declinato l'incarico che le avevano offerto, proprio per non suscitare altre gelosie tra le iscritte al movimento. «Le scarpe e l'abito nuovo li darai ad un prete veramente povero. Sii sempre più buona e più umile. Arrivederci in Paradiso». E, mentre terminava di parlare, si alzò lentamente e, più si allontanava, più i suoi occhi azzurri diventavano intensi. Poi disparve. Emozionata, Luigina riprese il pacco che aveva appoggiato in terra durante il colloquio e corse dal Parroco, il quale non l'aveva persa di vista dalla finestra e non riusciva a capacitarsi che cosa stesse accadendo alla signorina.
Luigina gli disse che il prete povero era S. Filippo Neri e raccontò tutto il colloquio, non senza una certa ritrosia perché era molto restia a parlare dei fatti «straordinari» che le succedevano. Ma volle mettere in pratica l'umiltà che San Filippo Neri le aveva appena raccomandato. Accettò poi l'incarico nelle Figlie di Maria. Da allora andò molte volte a far visita nella Chiesa dedicata a San Filippo Neri, il santo che in vita visse l'umiltà e che andò vestito poveramente, perché tutto ciò che possedette lo diede ai poveri.
Oltre a San Francesco e a Santa Teresa di Lisieux, Luigina era molto devota di Santa Gemma Galgani. Visitò più volte il Santuario a lei dedicato, a Lucca, e la sua casa natale, vivente Madre Gemma Giannini, tra le cui braccia era spirata S. Gemma. Luigina conobbe Madre Gemma nella sua infanzia ad ltri, nel convento delle Suore Passioniste, dove era Superiora, e a lei e alla Congregazione delle sorelle di S. Gemma, fu legata da grande amicizia. Un giorno Luigina raccontò ad una persona molto amica che Santa Gemma l'aveva salvata da un incendio. Lei amava fare ogni anno il presepio per Natale. Nei primi anni che era a Roma però non si poteva permettere delle statuette in legno o in gesso ed allora lo realizzava in cartapesta. Una sera si era addormentata perché era molto stanca, dimenticandosi di spegnere le candeline che illuminavano la Grotta. Santa Gemma, durante la notte, la svegliò dicendole di aver spento il fuoco che era divampato nel presepio, per evitare un grande incendio. Luigina s'accorse allora che tutto era semidistrutto. Ma il resto della camera era in ordine.
Ma anche i rapporti con la famiglia presso cui era a servizio non furono sempre facili. Anche lì non era capita, anzi era quasi guardata con sospetto a causa dei fatti particolari e umanamente inspiegabili che avvenivano, anche lì non le mancarono incomprensioni e sofferenze. Ricordiamo in particolare un episodio.
La signora che dava lavoro a Luigina era impiegata, perciò ella doveva accudire alla casa e prepararle il pranzo per quando rientrava dall'impiego. Una mattina che era sola in casa, si trovò ad andare in bilocazione nella capitale di «un paese dell'est», dove il Primate era stato imprigionato. Entrò nel palazzo vescovile, prese un documento segreto e, sempre in bilocazione lo depose in Vaticano, senza che nessuno l'avesse vista. Quando tutto fu fatto «rientrò in se stessa». Mentre andava riprendendosi fu aggredita dal demonio che la picchiò ferocemente, a tal punto, che a malapena riuscì a buttarsi sul letto tutta dolorante. Passarono così le ore e quando la padrona di casa rientrò trovò che nulla era stato fatto e il pranzo non era preparato. Trovandola sul letto, si arrabbiò moltissimo. Al ritorno, da lì a pochi minuti, con grande meraviglia, trovò l'appartamento tutto in ordine, i mobili spolverati e perfino l'acqua nella pentola che bolliva. Che era successo? Fu la stessa Luigina a spiegare alla signora che, non potendo fare lei, perché sofferente, aveva tutto sistemato il suo Angelo Custode. E per parecchio tempo in quell'appartamento non cadde più polvere sui mobili e sul pavimento. Ma la spiegazione, invece di risolvere le cose, le complicò ancora di più, perché la signora quasi presa da spavento di fronte a questo fatto così eccezionale, temendo che Luigina fosse indemoniata, la mandò via.

La promessa che Gesù le fece, quando lei preferì lo stato di vittima e rimanere nel mondo invece di morire e andare in Paradiso, si avverò per tutta la vita. Il Cielo interveniva per assisterla anche nelle cose minime. La presenza e le luci della Mamma del Cielo non le vennero mai meno ed anche l'aiuto dei suoi Santi Protettori e del suo Angelo la protessero dai violenti e dolorosi attacchi che il demonio le sferrò.
Finalmente Luigina trovò un buono impiego e poté permettersi di affittare un appartamento, tutto suo. Malgrado la salute subisse alti e bassi, le capitava che molte volte la malattia come veniva, spariva improvvisamente. Però il tracciato della sua vita non aveva perso la sua misteriosità e se a questo punto della sua esistenza tutto sembrò procedere abbastanza calmo, arrivò un giorno una grande prova che Luigina riuscì a superare con l'aiuto del Cielo e grazie alla sua umiltà e al suo coraggio.
Si chiude così la prima parte della sua vita. Inizieremo a narrarne l'altra anche grazie alla deposizione, giurata, di una signora di nome Maddalena, scomparsa alla fine del 1980, che ci ha lasciato, quale riconoscenza per tutta l'amicizia fraterna data da Luigina, un memoriale scritto negli anni 1978-79. Questa amicizia durò più di venti anni, cioè fino agli ultimi mesi di Luigina in terra. Sarà interessante in queste pagine vedere quale fosse la personalità di questa «piccola-grande donna» la quale, pur favorita di doni specialissimi, rimase sempre nascosta e sempre, diremo, «gelosa» dei suoi rapporti con il Cielo.