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Capitolo cinquantatreesimo

LA GRAZIA DI DIO NON PUO’ CONFONDERSI CON CIÒ CHE HA SAPORE DI COSE TERRENE

PAROLE DEL SIGNORE Figlio, la mia Grazia è preziosa e non tollera d'essere mischiata a cose estranee e a consolazioni terrene. Devi, perciò, buttare via tutto ciò che ostacola la Grazia, se vuoi che essa ti venga infusa. Cércati un luogo appartato, ama stare solo con te stesso, non andare cercando chiacchiere con nessuno, ma effondi, piuttosto, le tue preghiere a Dio, per poter conservare la compunzione dell'anima e la purezza della coscienza. Stima un nulla tutto quanto il mondo; a tutte le occupazioni esteriori anteponi la tua dedizione a Dio. Non potrai, infatti, attendere a Me e, nello stesso tempo, trovare godimento nelle cose che passano. Bisogna allontanare il cuore dalle persone che si conoscono e dalle persone care, e tenere lo spirito sgombro da ogni conforto terreno. Così l'apostolo San Pietro esorta i fedeli di Cristo: comportatevi in questo mondo "come stranieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Oh, quanta fiducia e sicurezza avrà in punto di morte chi non è legato al mondo dall'attaccamento per alcuna cosa! Ma un'anima tuttora debole non comprende come si possa avere, quaggiù, il cuore così distaccato da tutto; l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Eppure, se egli vuole veramente essere uomo spirituale, deve rinunciare tanto ai lontani quanto ai vicini, e da nessuno guardarsi più che da se stesso. Se avrai vinto interamente te stesso, più facilmente soggiogherai tutto il resto. Perfetta vittoria è trionfare di se stesso. Chi, infatti, tiene sottomesso se stesso, cosicché i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca a Me in tutto, questi è veramente vincitore di sé e signore del mondo. Se brami salire su questa vetta, devi cominciare con coraggio a mettere la scure alla radice, per riuscire a svellere e distruggere il segreto, disordinato attaccamento a te stesso e a tutto ciò che è tuo proprio bene materiale. Da codesto vizio, cioè dall'amore troppo disordinato che l'uomo ha per se stesso, deriva quasi tutto quello che dev'essere vinto in noi dalla radice. E, vinto e soggiogato questo male, subentrano subito gran pace e serenità. Ma poiché pochi s'affaticano a morire del tutto a se stessi e ad uscire pienamente dal proprio egoismo, i più restano come prigionieri di se stessi e non riescono ad innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Chi, invece, desidera camminare con Me in libertà, deve mortificare tutte le sue cattive e disordinate indinazioni, e non attaccarsi ad alcuna creatura con cupido amore personale.