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GESU' MIO! Chi sei tu? – Chi sono io? - 1 parte

GESU' MIO!

Chi sei tu? – Chi sono io?

Don Tomaselli Giuseppe

INTRODUZIONE

Un'insegnante di quarta elementare diede a svolgere alle alunne il tema: " Dite chi è la mamma ».

Lo svolgimento doveva farsi in classe. Le bambinette fecero del loro meglio per esporre i sentimenti verso la propria mamma. Tutte alla fine presentarono il compito, con una o due paginette di svolgimento.

Il migliore voto fu dato ad una bambina, che ridusse il compito ad una sola proposizione: " La mamma... è... la mamma! ..."

L'insegnante, madre di famiglia, vide in questa proposizione l'animo dell'alunna, l'effluvio dei suoi sentimenti filiali e l'incapacità di esprimere ciò che sentiva in cuore, e, quando scorse sul foglio in bianco l'impronta di due lacrimoni, si commosse e diede un bel dieci di svolgimento.

Scrivere un libro per svolgere il tema: « Gesù mio, chi sei Tu? Chi sono io? » non è cosa facile. Per quanto di bello, di grande e di santo si possa dire, si dice sempre poco. Lo svolgimento potrebbe ridursi ad una sola espressione: « Gesù mio, Tu sei il tutto! Io sono il nulla! ».

Tuttavia tenterò di esprimere i miei sentimenti di amore e di riconoscenza verso Gesù, facendo miei i sentimenti di molte anime. Che queste pagine diventino fuoco ed infiammino i cuori di amore verso Gesù, Figlio di Dio, Verbo Incarnato!

PROEMIO

Un uomo viveva della sua figliuola; la vedeva crescere buona e giudiziosa e faceva sogni d'oro sul suo avvenire; aveva posato gli occhi sopra un bravo giovane, fiducioso di darlo ad essa come compagno della vita.

Niente mancava in casa alla signorina; avrebbe potuto dirsi felice, a preferenza di cento altre coetanee.

Un pomeriggio, nella solitudine della camera, si svolse un colloquio tra figlia e padre:

- Tu sai, babbo mio, quanto ti ami. Ho fatto di tutto per risparmiarti i dispiaceri. Eppure, devo dirti una cosa che ferirà il tuo cuore.

- Parla pure, figlia mia!

- Devo lasciarti, per seguire la mia vocazione religiosa; da anni coltivo l'aspirazione di divenire Suora; è Gesù che mi chiama e m'invita dolcemente; Gesù mi ha fatto comprendere che nel mondo è tutto vanità, felicità falsa. Sono risoluta di seguire Gesù molto da vicino e di servirlo fra le mura di un convento. -

Il padre, tanto affettuoso verso la figlia, ma ateo, rimase impietrito e poi esclamò:

- E tu avresti il coraggio di lasciare me, tuo padre?... E tu dici di amarmi?... Se mi ami, non devi staccarti da me!

- Ti amo, ma più di te amo Gesù. Egli ha detto: Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me!

- Ma, dunque, tu sei innamorata di questo Gesù?

- Sì, e sono disposta a seguirlo ove Egli mi vuole! -

Il padre invitò la figlia a lasciarlo solo un momento; passeggiando concitatamente nella camera, livido per la rabbia, sembrava un orso ferito. Il suo sguardo si posò sopra un'immagine di Gesù, davanti alla quale spesso la figlia si raccoglieva in preghiera.

I due sguardi s'incontrarono e subito l'uomo esclamò: Chi sei tu, o Gesù, che hai la forza di strapparmi la figlia? –

Gesù

Gli uomini mi chiedono chi sia io! Me lo chiesero anche gli Ebrei, meravigliati della mia dottrina e dei miei prodigi; e la risposta fu: Sono il Principio, che vi parlo! - Nessuno mi conosce appieno, tranne il Padre mio Celeste. Mi conobbe Simon Pietro, quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. - Ed io gli soggiunsi: Beato te, Simone, figlio di Giona! Non é stata la carne nè il sangue a rivelarti ciò, ma il Padre mio che è nei Cieli. - Tanti altri mi conoscono, perchè il Padre lo rivela loro.

Io sono l'alfa e l'omega; il principio e la fine; sono il primo e l'ultimo. Io sono il Vivente; fui morto, ma ecco che io vivo nei secoli dei secoli. Ho in mano le chiavi della morte e dell'Inferno.

Sono la Seconda Persona della Santissima Trinità, uguale al Padre nella potenza e nella gloria. Sono lo splendore e l'immagine vivente del Padre!

Sono la felicità della Corte Celeste. Gli Angeli lodano eternamente la mia maestà; mi adorano le Dominazioni e tremano dinanzi a me le Potestà celesti. Le Potenze dei Cieli ed i Cori dei Serafini esultano, cantando le mie lodi.

Sono il Padrone degli abissi infernali. L'onnipotente mia giustizia trattiene nel luogo dei tormenti Satana ed i suoi seguaci.

Sono il Creatore dell'universo, delle cose visibili ed invisibili. Tutto esiste per me, perchè tutto per me è stato tratto dal nulla. I cieli cantano la mia gloria ed il firmamento manifesta le opere delle mie mani.

Sono il Padrone assoluto di tutto, il Re dei re, il Dominatore dei dominanti; a me è dovuto ogni onore e gloria.

Sono il Redentore dell'umanità, essendomi degnato farmi uomo per salvare gli uomini.

Sono il Giudice supremo; ogni creatura deve ricevere da me la sentenza di eterna ricompensa o di eterna riprovazione.

Al mio nome piega le ginocchia tutto ciò che esiste in Cielo, in terra e nell'Inferno!

Signore Gesù, piego anch'io le ginocchia e ti adoro, riconoscendoti per mio Creatore e Redentore!

Se l'universo è nulla davanti a te, cosa sono io, piccolo atomo, che esisto per tua misericordia?

La tua luce divina, infinitamente maggiore di quella del sole, mi abbaglia e mi fa esclamare: Ti adoro e ti benedico, o Gesù, Re d'infinita maestà! -

Ma chi sono io, che ardisco parlare al mio Dio?

Un giorno non esistevo; tu, o Gesù, mi hai dato la vita. Aperti gli occhi alla luce, cominciai a piangere; questo fu il primo saluto che diedi al mondo.

Cosa è la mia vita? È un fiore che sboccia e secca; è un'ombra che fugge senza fermarsi. I miei giorni sono brevi ed il numero dei miei mesi è presso di te. Tu mi hai fissato un termine di tempo, che non può essere oltrepassato.

La mia vita è breve, ma ripiena di molte miserie.

Passano i miei giorni nella fatica e nel combattimento; il mio sentiero è cosparso di spine e presto giungerò alla fine. Come si disse un giorno: E' nato un uomo! - così anche si dirà: E' morto un uomo! -

Sarò in una fossa a marcire ed il mio corpo si ridurrà in cenere.

Passerò presto nel numero dei più ed il mio nome sarà dimenticato.

Tu invece, o Gesù, che sei il tutto, infinito nelle tue perfezioni, resti immutabile. Tu solo sei il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, o Gesù Cristo, nella gloria di Dio Padre!

L'ERA ATOMICA

All'ora stabilita si sono raccolti numerosissimi spettatori, per assistere al lancio dell'« Echo », del pianeta artificiale. L'ordigno misura trenta metri di diametro e deve girare attorno alla terra, completando in cento minuti il percorso del globo.

Parte il piccolo pianeta; può vedersi nelle ore buie; sembra una stella e si distingue dagli astri per la celerità, essendo vicinissimo alla terra, perchè nell'orbita terrestre.

Qualcuno esclama: Con il progresso della scienza l'uomo ha dato lo sgambetto a Dio! -

Con frase esaltata Quasimodo scrive: Non sei tu soltanto, o Dio, a mettere i pianeti nel cielo! Anche l'uomo lancia i suoi pianeti! -

Gesù

Chi sei tu, o uomo, che pensi di dare lo sgambetto a me, Creatore dell'universo? Vuoi dare la scalata all'Onnipotente? Vuoi uguagliarti a me, imitando la condotta di Lucifero, che subito fu rigettato da me e piombò nel profondo degli abissi?

Come puoi stimarti grande, o uomo, se neppure conosci il numero dei capelli del tuo capo e se non puoi dare al tuo corpo un centimetro in più di statura?

Se hai intelligenza, rispondi al tuo Dio! Conosci il numero dei tuoi giorni di vita?... E prima di nascere, dov'eri?... Sapevi di dover nascere? lo ti ho tratto dal nulla; io ti ho dato quanto oggi hai ed in quella misura che ho voluto.

Ti senti orgoglioso, perché oggi hai raccolto il frutto dello studio di milioni d'intelligenze, le quali nel corso dei secoli hanno sudato per sfiorare qualche cosa delle leggi, che io stesso ho messo nell'universo.

Potresti tu, o uomo, toccare un monte e renderlo un vulcano? Prova a spegnere un cratere in eruzione! Hai il potere di camminare sulle acque come sulla terraferma, siccome ho fatto io sul mare di Tiberiade? Potresti con una parola asciugare un mare, per farvi passare un intero popolo a piede asciutto, come feci io con gli Ebrei al passaggio del Mar Rosso?

Anche tu lanci i pianeti nel firmamento ... come me Creatore; e già ti uguagli a me! Un ordigno lanciato attorno alla terra, è meno che un giocattolo in rapporto agli astri!

Il pianeta artificiale tu non l'hai creato; tanti tuoi simili hanno elaborata la materia, che io ho creato, e con l'applicazione di alcune leggi di natura, esso per un dato periodo conserva il suo movimento e poi... cade.

Ma contempla il firmamento! La terra che tu abiti è grande; il sole, attorno al quale essa gira, è un milione e settecento mila volte più grande del globo terrestre; il sistema solare con i suoi pianeti maestosi è ben piccola cosa a confronto delle centinaia di galassie che ornano i cieli. Tutti questi astri io li ho creati in un attimo, con una sola parola onnipotente; ho dato loro delle leggi, alle quali sottostanno irrevocabilmente; ad un atto della mia volontà potrebbero cessare di esistere.

E tu, o uomo, vorresti metterti a confronto di Dio Creatore, mentre neppure conosci il numero degli astri, di cui io conosco il nome, ciò che contengono ed il tempo della loro durata?

L'era atomica dà lo sgambetto a Dio!... Se vuoi essere sapiente, o povero mortale, non contentarti di studiare l'universo, ma attraverso le opere create, contempla il Creatore ed adoralo!

Gesù, mio Signore e mio Dio, ti adoro per quelli che non ti adorano!

Tu sei il Figlio Unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli. Tu sei Dio da Dio, Luce dalla Luce, Dio vero da Dio vero. Tu, Gesù, sei consostanziale al Padre e per te sono state create tutte le cose!

Vorrei che tutti ti conoscessero e ti amassero; invece sei poco conosciuto e poco amato.

Gli scienziati dovrebbero conoscerti meglio degli altri; al contrario, taluni non si danno premura di conoscerti. Oh, se tanti impiegassero una minima parte del tempo che impiegano a conoscere i misteri della natura, a conoscere te, Creatore di tutto, quanta gloria tu ne avresti!

Tu hai detto che non ti riveli ai sapienti del mondo, bensì ai piccoli ed ai semplici, poiché ami l'umiltà e la semplicità.

Io, Gesù mio, non invidio i grandi della terra e non mi preoccupo di sapere come sia formato il creato; a me basta conoscere ed amare te, che sei il Creatore.

Nella mia piccolezza vedo con gli occhi della fede la tua maestosa grandezza e godo che un giorno verrò a contemplarti in Paradiso, faccia a faccia.

Ho compreso, o Signore, che più l'anima è umile e più viene illuminata dalla tua luce divina.

Abbi pietà, o Gesù, di coloro che il mondo chiama grandi, ma che in realtà sono miseri, perché superbi!

IL CHIRURGO

Un improvviso malore aveva colpito un contadino mentre lavorava; fra dolori atroci fu trasportato a casa. Era urgente il caso e si dovette portare all'ospedale, ove fu sottoposto a un'operazione chirurgica.

Intanto la sposa ed i figli pregavano Gesù, affinché tutto riuscisse bene. Quanti Rosari e quante promesse!

Il paziente, buon cristiano, in mezzo ai dolori non cessava di raccomandarsi a Dio.

L'indomani dell'operazione il chirurgo fece una visita nelle corsie dell'ospedale. Chiese al contadino:

- Lei come sta oggi?

- Sto meglio di ieri e ringrazio Gesù.

- Ma che Gesù! - esclamò il chirurgo. Deve ringraziare me, che le ho dato la vita con quell'operazione! – E si allontanò borbottando: Gesù... Gesù... Che gente ignorante! -

Gesù

Misero uomo, ascolta quel Gesù che tu non conosci e che ti rendi sempre più indegno di conoscere!

Nella tua superbia e nella tua ignoranza hai detto ad un mio umile seguace: Io ti ho dato la vita! - Se hai questo potere, va' in un cimitero e da' la vita ai cadaveri che marciscono sotto terra, come ho dato io la vita a Lazzaro che giaceva nel sepolcro!

E tu, da medico, non ti sei trovato le tante volte presso agonizzanti ed hai esclamato: Non c'è più cosa fare per salvare quest'uomo!...?

E non ti troverai anche tu sul letto di morte, un giorno non lontano ed inaspettato? Tu che dici di dare la vita agli altri, potresti prolungarti la vita di un giorno, di un'ora?...

L'unica cosa che puoi fare è di aiutare la natura (la quale dipende da me). Per mezzo delle risorse della scienza, l'uomo può soltanto aiutare a prolungare la vita, quando questa c'è!

Io invece sono la Vita per essenza e dò la vita agli esseri. Tutto ciò che vive, vive per me. Richiamare alla vita un morto, è un nulla per me, che sono Dio. Nella mia vita terrena ad un semplice mio cenno i morti risorgevano ed alla fine del mondo ridarò la vita a tutti coloro che dormono il sonno di morte.

La scienza progredisce sempre più, perché così io ho stabilito, ma non giungerà mai a dare la vita al minimo essere.

Oggi gli uomini moltiplicano i fiori, che sono artificiali; danno i colori; ma nessuno è così pazzo da dire: Dò la vita e la fecondità al fiore! -

Io, Gesù, Creatore degli esseri visibili ed invisibili, dò la vita a chi voglio ed alla fine di essa a ciascuno domanderò conto di come si è impiegata!

O Gesù, tu sei la Vita e da te ha origine la mia vita. Ti ringrazio di avermi data l'esistenza. Per te, per farti conoscere ed amare, per la tua gloria, voglio spendere tutti i giorni della mia dimora sulla terra.

La vita che dài, è una grande responsabilità per chi la riceve.

Ti chiedo perdono del mio passato, poichè parte della mia vita è trascorsa lontana da te, offendendoti o curandomi poco di amarti.

Aiutami ad impiegare bene il tempo della vita terrena, per meritare la vita eterna!

DACHAU

La guerra del 1939-45 fu un vero flagello, che ebbe ripercussioni in tutto il mondo: odio, uccisioni, distruzioni.

La Germania, che iniziò la guerra, aveva tanti campi di concentramento, ove raccoglieva i prigionieri; il campo di Dachau, poco distante dalla città di Monaco, è tra i più rinomati.

Centinaia di migliaia di giovani militari vi trascorsero lunghi anni, ammassati nelle baracche, maltrattati ed affamati.

Due volte al giorno nel grande viale di centro c'era l'appello; saltuariamente c'era un appello... straordinario. Una buona schiera di militari, i più deperiti dalla fame, usciva dal campo di concentramento ed andava in un altro recinto. In un grande camerone si ordinava a quegli infelici di disporsi alla doccia.

Chiuse ermeticamente le porte, in pochi secondi tutti quei giovani erano cadaveri, poiché dai tubi non veniva acqua... ma gas micidiale.

Di poi quei corpi, per mezzo di forcelle, erano trascinati nella camera dei forni crematori; i cadaveri in breve divenivano cenere.

Dal vicino campo di concentramento si vedeva uscire la colonna di fumo dall'alto camino e nessuno dei prigionieri poteva immaginare quello che era avvenuto.

La cenere veniva gettata in un vicino torrente o si spargeva sull'estesa campagna per ingrassare i campi.

Il grande Congresso Eucaristico Internazionale, svoltosi nell'Agosto del 1960 a Monaco di Baviera, destinò un giorno di espiazione al campo di concentramento di Dachau.

Si scelse il venerdì. Circa settantamila congressisti, tra cui centinaia di giornalisti (a dire dell'Osservatore Romano) si recarono in pellegrinaggio al campo della morte.

Il Cardinale Legata, verso mezzogiorno, inaugurò l'austera Cappella, eretta là, ove due volte al giorno si faceva l'appello dei prigionieri. Una corona di spine, in acciaio, larga parecchi metri, era sospesa in alto, all'ingresso; nell'interno una grande Croce.

Tre ore durò la sacra funzione, tra preghiere e commemorazioni. Era edificante vedere tremila giovani, in ginocchio davanti alla Cappella dell'Agonia di Gesù; avevano fatto a piedi sedici chilometri, portando una schiera di essi un pesante Crocifisso di ferro. Il loro grido: Sia lodato Gesù Cristo! - era una professione di fede ed un contrappeso all'odio ch'era regnato in quel luogo.

Fu notato un giovane, raccolto in preghiera, con una croce in mano. Richiesto chi fosse, rispose: Ero ebreo; ora sono cattolico. Qui mio padre, perché ebreo, fu messo nel forno crematorio; qui vengo a pregare per colui che lo uccise! -

Delicato il pensiero di quella donna, che aveva perduto il figlio, di comprare un poco di frumento di quella campagna vicina, per farne ostie e così comunicarsi con esse, pregando per gli uccisori del figlio.

Solenne fu l'inaugurazione, che potrebbe dirsi profonda meditazione. Quando i congressisti visitarono le camere a gas e si trovarono davanti a quei forni crematori... quante lacrime, sospiri e preghiere!

Sulla parete di una di quelle camere è scritto in diverse lingue: « Dio è amore ».

Tra gli oratori di quella giornata memoranda è da ricordarsi l'Arcivescovo della Rodesia, che era stato da semplice Sacerdote in quel campo. Fra l'altro disse: Il minimo dei maltrattamenti che io potevo avere, quasi tutti i giorni, era il ricevere parecchi schiaffi. - Una volta mi permisi dire a chi mi batteva: Perché trattate così i Cattolici e specialmente i Sacerdoti? - Mi fu risposto: Perché a noi non piace la dottrina del vostro Cristo. È contraria a quanto noi vogliamo fare! –

Gesù

Chi è quel Cristo, la cui dottrina è tanto odiata da voi? Non è forse il vostro più grande benefattore, il vostro Redentore?

Se mi conosceste, non trattereste così me e la mia dottrina!

Sono venuto al mondo per riparare le vostre colpe, pagando per voi col dare la mia vita; eravate, figli dell'ira divina ed io, con la mia Incarnazione, vi ho nobilitati, rendendovi consorti della Divina Natura, figli adottivi di Dio, miei fratelli, eredi del Paradiso.

Il mondo brancolava nelle tenebre dell'errore e della morte e sono apparso nel mondo io, Figlio Eterno di Dio Padre. Io sono la Luce ed ho sparso nel mondo lo splendore della mia dottrina, che è divina, perfettissima. Ma gli uomini preferiscono le tenebre, perché le loro opere sono malvage.

Sono venuto a portare la vita; ma gli uomini, privi della mia luce, danno la morte. La mia dottrina è amore, compassione, perdono; ma quelli che non sono del mio gregge e non ascoltano la mia voce, vivono odiando, facendo versare lacrime di sangue ai miei seguaci.

Però il Redentore trionfa su tutto e su tutti! Sono la pietra angolare e chiunque cadrà su questa pietra, si sfracellerà.

Un campo di concentramento per prigionieri di guerra: prima vi regnava l'odio; ora vi regna l'amore, la fratellanza, per cui uomini di ogni nazione si sentono fratelli e si accomunano nella preghiera ai piedi della mia Croce. Prima il combattuto ero io per la mia dottrina; ora in quel campo, in una semplice frase, c'è tutta la mia dottrina, in sintesi: « Dio è amore ».

Come sarebbe differente il mondo, se si conoscesse il Redentore e la sua dottrina!

Gesù, mio Salvatore e mio Redentore, per tua misericordia io faccio parte del tuo mistico gregge. Tu hai detto che le tue pecorelle conoscono la tua voce e ti seguono.

Ti ringrazio di avermi fatto conoscere te e la tua dottrina, sin dai miei primi anni.

Cosa sarebbe stato di me, se la mia nascita fosse avvenuta in una nazione pagana o in seno a famiglia priva della tua luce? Come tanti altri, io non ti conoscerei, o Gesù, ed a quest'ora vivrei nel buio delle passioni.

Ti ringrazio, o Signore; voglio pregare molto per quelli che vivono lontano da te. Con la preghiera assidua posso ottenere la tua luce a tante anime.

NOBILE GESTO

Nella Chiesa del Sacro Cuore, a Roma, in via Marsala, si vedeva la mattina un giovane in ginocchio; vi trascorreva circa un'ora, per ascoltare la Messa, ricevere la S. Comunione e fare la meditazione.

Era un giovane dottore, che prestava l'opera sua in un ospedale di Roma. Pieno di fede e zelante, amante di Gesù, desiderava portare anime a Dio.

Si accorse che nell'ospedale era stato ricoverato un povero uomo; povero perché privo di salute, più povero perché privo di fede. Dal parlare il dottore comprese che prima l'infermo si accostava ai Sacramenti e che da anni ormai li aveva abbandonati.

Un giorno gli disse: Lei potrebbe rimettersi in salute con la trasfusione di sangue; si richiede però un sangue buono, ricco di globuli rossi.

- Son venuto qui per curarmi; mi sobbarcherò a qualunque spesa, purché la cura sia efficace.

- Le darò il mio sangue; sono giovane, ho ottima salute e con piacere oggi stesso farò la trasfusione.

- Dottore, non credevo di trovare tanta bontà in questo ospedale! -

Nella giornata si fece la trasfusione; il sangue del dottore passò nel corpo dell'ammalato.

Diceva poi il dottore a chi scrive queste pagine: Quando mi alzai, sentivo la debolezza e provavo dei capogiri; l'infermo invece cominciò a sentire il benessere ed esclamò: Come posso disobbligarmi con lei?

- In una maniera semplicissima! - Cioè?

- È vicina la Pasqua. In qualcuno di questi giorni riceva la Santa Comunione e preghi per me.

- Ma la mia riconoscenza dev'essere duratura! Lei si è privato della cosa più preziosa, del suo sangue, per darlo a me! Come posso io dimenticare il suo nobile gesto? -

Gesù

Un uomo dà un po' di sangue ad un altro uomo; il beneficato esclama: La mia riconoscenza dev'essere duratura! - Il Figlio di Dio, splendore della Corte Celeste, si fa uomo per salvare l'uomo, impiega tutta la sua vita nel beneficarlo ed in fine per lui dà il suo Sangue, sino all'ultima goccia.

Come risponde l'uomo a tanta generosità?... Quanti sono quelli che realmente apprezzano il gran dono?... Cosa avrei potuto fare di più, per spingere tutti i cuori alla riconoscenza?

Mi sono fatto uomo!... Sublime mistero!... Lucifero ed i suoi seguaci non vollero approvare il disegno del mio Eterno Padre e si ribellarono davanti al mistero della mia Incarnazione.

Ma ciò che Dio decreta, si attua; ed io, pur restando vero Dio, cominciai ad essere vero uomo. Alla mia comparsa nel mondo gioirono gli Angeli.

Ma gli uomini rimasero indifferenti; anzi uno di loro, un re, fece di tutto per troncarmi la vita mentre ero ancora in fasce.

Come può l'umanità ricordare il giorno della mia nascita, senza sciogliersi in lacrime di adorazione e di riconoscenza? Per opera della mia Chiesa il fausto giorno, il mio Natale, è ufficialmente ricordato nel mondo.

Ma per molti cosa è il Natale? Soltanto un'occasione per darsi con più veemenza ai piaceri ed agli spassi.

Tanti, che secondo loro festeggiano il Natale, neppure sanno chi sia nato, né importa loro saperlo. Altri, pur sapendo vagamente chi sia il Bambino del presepio, restano freddi, come le pareti della grotta di Betlem.

Un piccolo numero di fedeli, piccolo davanti alla massa, degli uomini, sente il dovere della gratitudine e cerca di onorarmi.

Ma io mi son fatto uomo per tutti e mi si fa un torto da coloro che non mi ringraziano.

Comprendo, o Signore, che il tuo amore per me non ha limiti. Da Re Immortale ti sei fatto Figlio dell'uomo, cioè umile servo. È ben giusto che io ti ringrazi, e per me e per coloro che non lo fanno.

Il tuo Cuore Divino é delicatissimo e non resta indifferente davanti all'ingratitudine.

Voglio prendere una buona risoluzione e farò di tutto per metterla in pratica e farla attuare da altri. Ogni anno all'avvicinarsi del Santo Natale, quando comincia la novena, metterò questa intenzione: Santificare l'intera novena con una vita più santa, col ricevere spesso te Sacramentato e col compiere molte opere buone, per dimostrarti la mia riconoscenza e per ringraziarti a nome dell'umanità ingrata! Desidero darti io ciò che altri non ti danno.

EROINA

Una giovanetta di quattordici anni, nobile per il casato e più nobile per le virtù, era un fiore di bellezza.

Da bambina aveva conosciuto Gesù e voleva essere sua per sempre. Non amava le vanità del mondo e rifuggiva dai pericoli morali.

Il suo aspetto, bello, modesto e dignitoso, colpì gli occhi di Quinziano, ch'era il Pretore Romano di quella regione. Questi sospettò che la giovanetta fosse Cristiana; valendosi della sua autorità, essendo già in corso l'editto dell'Imperatore Diocleziano contro i Cristiani, era sicuro di avere la mano di essa, o per amore o per forza.

Il Pretore manifestò il suo desiderio: Voglio averti per compagna della mia vita.

- Questo non sarà mai! Ho offerta a Gesù la mia verginità.

- Ma lascia il Nazareno Crocifisso! Prendi tutti i piaceri della vita!

- Sarò irremovibile! - Quinziano, deluso, la fece rinchiudere nella prigione, col pretesto di essere Cristiana e le mise a fianco una certa Afrodisia, donna di pessimi costumi, affinché la distogliesse dal proposito della verginità. Ogni tentativo fu inutile.

Il Pretore diede ordine che la giovanetta gli fosse condotta innanzi e poi le disse: Non ti vergogni tu, di nobile famiglia, di vivere la vita umile e servile dei Cristiani?

- Non mi vergogno! L'umiltà e la servitù dei seguaci di Gesù Cristo, sono tesori più eccellenti della ricchezza e della superbia dei re. -

Quinziano, furente di rabbia, esclamò: O rinunzi a Gesù ed adori le nostre divinità, o subirai la forza dei tormenti! -

La fanciulla perseverava nella fede e nel suo cuore pregava Gesù che la sostenesse nella lotta. Fu presa a schiaffi e poi rinchiusa nella prigione.

Dopo due giorni fu condotta al luogo dei tormenti, alla presenza del popolo. Fu tormentava con uncini infuocati e con piastre roventi; con una grossa tenaglia infuocata le fu squarciato il petto. Allora la verginella esclamò: Quinziano crudele, e non ti vergogni di strappare ad una donna quella mammella, che tu stesso hai succhiato a tua madre? - Grondante sangue, l'eroina della fede fu ricondotta nella prigione. Nella notte le apparve l'Apostolo San Pietro, che a nome di Gesù la consolò; poi le toccò il petto, che sull'istante si risanò. La mattina era vegeta e serena.

Quinziano aveva deciso di farla morire e pubblicamente la sottopose ad un altro tormento. Era preparato un letto, formato da grossi chiodi, e sotto stavano i carboni ardenti.

La giovanetta vi fu messa sopra e poi rotolata sui chiodi. Nel frattempo un forte terremoto scosse la città; il popolo che assisteva al martirio riconobbe la mano di Dio e cominciò a fare tumulto. Impaurito Quinziano, fece ricondurre segretamente in carcere la fanciulla, già semiviva.

Abbattuta nel corpo, ma non nello spirito, così la verginella pregò: Signore Gesù, che mi hai custodita sin dall'infanzia, che mi hai liberata dall'amore mondano, che mi hai fatto superare i tormenti dei carnefici, ricevi ora l'anima mia! -

Così spirava a Catania la Martire Sant'Agata.

Gesù

I Profeti, scrivendo di me, mi chiamarono l'Uomo dei Dolori. I trentatrè anni della mia vita terrena furono un continuo intreccio di sofferenze, che raggiunsero il massimo limite sulla Croce. Fa meraviglia il pensare che io abbia scelto il dolore come mezzo di redenzione umana. Se nella mia sapienza infinita avessi trovata una via più preziosa di quella della Croce, quella avrei scelta e quella avrei indicata ai miei seguaci. Ma è il dolore che prepara la gloria eterna.

Questa grande verità la ricordai dopo la mia risurrezione ai due fratelli di Emmaus: Era necessario che il Cristo patisse per entrare nella sua gloria. -

Ho sofferto io, che sono il Redentore, il capo dell'umanità; dovete soffrire voi, che ne siete le membra. Ho lanciato l'invito a tutte le generazioni: Chi vuoi venire dietro di me, rinneghi se stesso, porti ogni giorno la sua croce e mi segua! -

Il mondo, avido di piaceri, si ribella a tale invito, fa di tutto per tenere lontana la sofferenza, anche minima, e non vuole sentirne di penitenza. `

Purtroppo, non pochi di coloro che si dicono miei seguaci, hanno lo spirito del mondo e vogliono sempre godere. Vorrebbero due paradisi: uno sulla terra e l'altro nel Cielo. Si sbagliano! ... Il regno dei Cieli è premio; si acquista con la fatica e soltanto chi si fa violenza se ne impossessa. Se non farete penitenza, perirete tutti.

La penitenza che d'ordinario chiedo ai miei redenti è il distacco dai beni terreni, il freno delle passioni, la fuga dei pericoli morali, i quali sono apprestati dai divertimenti mondani, la rassegnazione umile nelle pene della vita ed anche certe privazioni volontarie di piaceri leciti.

Ad anime più generose chiedo lo stato di vittima riparatrice, per riparare la divina giustizia per sé e per gli altri.

A milioni di anime ho domandato e continuerò a domandare il dono completo della vita con il martirio di sangue. Ma chi avrà perduto la vita per me, la troverà!

Agata, la Martire catanese, morì per me; fu generosa; ebbe da me la forza di sostenere i tormenti ed oggi è beata nella Corte Celeste. Da diciassette secoli gode in Cielo la gloria dei Santi e la godrà per tutta l'eternità.

Perdette per me la vita terrena e trovò la vera vita, quella eterna.

O voi, che sulla terra soffrite, non scoraggiatevi! Il dolore vi avvicina a me e vi rende simili a me. Domandate a me la forza di portare la croce; verrò subito in vostro aiuto.

Il momento in cui sono più vicino alle anime, è proprio quello in cui la croce è più pesante, per aiutare a portarla. Se si meditassero di più i miei dolori, si avrebbe più pace nel cuore, più forza nella prova e maggiore premio in Cielo.

O Signore, io sono una di quelle anime che vorrebbero il Paradiso in terra e poi anche in Cielo.

Tu, Gesù mio, sei stato nel mare delle sofferenze ed io voglio stare nel mare delle delizie. Tu sulla Croce ed io desiderosa di piaceri.

Come posso dirmi amante di te Crocifisso, se rifuggo da tutto ciò che fa soffrire?

Tu hai sofferto per riparare i miei peccati. Ed io non devo soffrire qualche cosa per dimostrarti il mio amore?

Quando ti guardo Crocifisso, dovrei sentire vergogna di me, perché sono tanto dissimile da te.

O Gesù, voglio avere più generosità; non vorrò lamentarmi delle croci che mi mandi, come non si lamentava la tua Vergine Madre, Donna dei Dolori, quando con te soffriva ai piedi della Croce.

CHESSMAN

In questi ultimi tempi tutti i giornali hanno molto parlato del bandito americano Chessman, che era ateo, ladro ed assassino. Il suo nome faceva paura; era chiamato « Il bandito della luce rossa ». Era uomo perverso, ma molto intelligente, autore di noti libri scritti in carcere, tra cui il più famoso « Cella della morte».

La giustizia umana, dopo tanta fatica, riuscì ad arrestarlo e chiuderlo in prigione. Quivi l'infelice trascorse lunghi anni, sempre in attesa della sentenza.

Nella solitudine e nelle sofferenze della prigione non rinsaviva, si professava senza fede e si dimostrava indifferente davanti alla morte.

I numerosi delitti meritavano la pena di morte. L'esecuzione della sentenza fu fissata per il giorno 2 Maggio 1960.

Morire, carica la coscienza di delitti, senza fede in Dio e nella vita futura, morire per passare dalle pene della vita terrena alle pene dell'Inferno... che disgrazia!

Pochi giorni prima di quello fissato per l'esecuzione, si presentò a me, scrittore di queste pagine, un Sacerdote, raggiante di gioia.

Gli chiesi: Qual è il motivo di tanta gioia?

- Probabilmente fra qualche giorno sarò nella gloria del Paradiso!

- Pensa di morire a quarantacinque anni? Sta così bene in salute!

- Si tratta di questo: Chessman è stato condannato a morte; se morrà male, come male è vissuto, andrà all'Inferno. Ho deciso di compiere un atto di carità: morire io per lui. La giustizia umana in certi casi, che registra la storia, ha accettato simili cambi. Ho fatto le pratiche necessarie; se l'Alta Corte Americana accetterà, per via aerea mi troverò in tempo sul luogo dell'esecuzione della sentenza. Entrerò io nella camera a gas e dopo qualche istante sarò in Paradiso. La mia entrata in Cielo sarà sicura, perché per amore di Dio darò la mia vita a vantaggio del prossimo e metterò l'infelice assassino in condizione di poter salvare in seguito l'anima sua. Se morrò io, Chessman qualche giorno potrebbe rientrare in se stesso e dire: Io sono vivo, ma per me è morto un Prete Cattolico! - Questo pensiero, vivendo ancora, potrebbe apportargli la luce della fede e morire nell'amicizia di Dio. -

Davanti a sì nobili sentimenti, io dissi: Ringrazi Dio che le ha ispirato quest'atto eroico di carità! Si ricordi che, ancorché la sua domanda non fosse accettata, di certo avrà in Cielo la ricompensa dell'atto che desidera compiere. -

E di fatti la domanda non fu accettata; nel giorno e nell'ora stabilita l'assassino entrò nella camera a gas e dopo qualche momento la radio annunziava: Giustizia è fatta! Chessman è morto! - Se la magistratura avesse accettato il cambio, cosa avrebbe dovuto fare quell'assassino? Almeno, di tanto in tanto, rivolgere un pensiero di riconoscenza al suo grande benefattore; almeno tenere presso di sé una fotografia, per guardare e baciare l'immagine di colui ch'era morto affinché lui vivesse! ... Il non fare questo, sarebbe stata la più nera mostruosità.

Gesù

Degno di lode, di riconoscenza, degno di ricompensa eterna è colui che dà la vita per il prossimo, se fa questo per dare gloria a Dio. Però in questo eccellente atto di carità è l'uomo che dà la vita per un altro uomo.

Anch'io ho dato la mia vita per tutti gli uomini e per ciascuno in particolare; ma il mio atto di carità non può avere pari.

Io, Dio, felicità eterna, sorgente inesauribile di ogni bene, io perfettissimo, che basto a me stesso, mi sono fatto uomo per dare la vita eterna all'uomo; trentatrè anni dedicati a beneficare tutti ed infine diedi la vita.

Andai alla morte, non per me, ma per voi, per liberarvi dalla morte eterna. Abbracciai la morte di croce, dolorosissima... e questa mi fu inflitta da coloro per i quali io morivo!

Quante miriadi di anime, che avrebbero dovuto subire la morte eterna, godono invece ora, nella vita eterna! E quante schiere di anime attende ancora la Corte Celeste! Tutto ciò è dovuto alla mia morte in Croce.

Come potete, o mie creature, pensare a me, vostro Dio, pendente dalla Croce, e non sentirvi spezzare il cuore dall'amore, dal dolore, dalla riconoscenza?... Tanti mi guardano Crocifisso, ma con indifferenza, come se io fossi morto per altri e non per loro. Benedico quelli che danno gloria alla mia morte, col richiamarla spesso alla memoria e con l'emettere atti di amore e di doverosa riconoscenza.

Gesù Crocifisso, ti ringrazio che sei morto in Croce per me! La tua morte atrocissima mi ha apportato la vera vita. Cosa sarebbe di me, nel tempo e nell'eternità, se non fossi morto per amor mio?

Devo imparare a meditare, ma più che sui libri, sulla tua immagine di Crocifisso.

Tanti portano addosso. gioielli e talismani, ma il mio gioiello prezioso che devo portare notte e giorno, deve essere l'immagine di te Crocifisso!

Non basta portarti addosso, ma lungo il giorno voglio mirarti meditando. Almeno due volte al giorno, mattino e sera, voglio baciarti, o Gesù Crocifisso, e dirti con amore: Ti ringrazio, Gesù mio, che sei morto in Croce per dare a me la vita!

Voglio suggerire ad altri questa devota pratica.

CELLULA COMUNISTA

Un uomo, « cellula comunista », spinto dall'odio contro la Religione, svolgeva la sua opera deleteria tra i compagni di lavoro, visitando famiglie ed attirando a sé bambini, di ambo i sessi. Disponendo di somme, ricevute per la propaganda atea, facilmente si formava dei seguaci, tra i cattivi e tra gl'ignoranti.

Il lavorio più nefasto preferiva compierlo tra i piccoli. Trovò un locale fuori della periferia della città e qui diede l'appuntamento ai ragazzi, promettendo regali.

Come agnelli innocenti chiamati dal lupo, andarono molti alla riunione.

Il comunista insegnò loro che Dio non esiste, che non è necessario andare in Chiesa, anzi doversi odiare il Prete ed ingiuriarlo, incontrandolo, perché è il nemico della società. Raccomandò di non pregare mai, perché Dio, non esistendo, non può ascoltare le preghiere. Li convinse con una trovata... secondo lui originale. Li esortò a ripetere: O Dio, dà a noi le caramelle, che tanto ci piacciono! -

I ragazzi ripetevano a coro la preghiera e siccome le caramelle non venivano, il comunista, concluse: Avete visto che Dio non c'è e non sente le preghiere? Dite invece così: Vogliamo le caramelle e le vogliamo subito! -

Appena il coro disse così, quell'uomo - mise fuori alcuni pacchi di caramelle e ne distribuì generosamente a tutti.

Quegli innocenti ed incauti furono conquistati.

Il comunista non si fermò lì, ma perfidamente andò oltre. Presentò molte monete, dicendo: Questo denaro è per voi. Chi bestemmia contro Gesù Cristo, riceverà delle monete; chi bestemmia di più, ne riceverà di più. -

Davanti al denaro i ragazzi sogliono perdere il controllo di sé e, senza pensarci due volte, cominciarono a bestemmiare.

Finita la diabolica riunione, ognuno ritornò a casa. È naturale che il ragazzo racconti ciò che vede e sente. Non pochi genitori si allarmarono e taluni si rivolsero alla Questura.

La risposta fu: Sappiamo quanto avviene clandestinamente e non solo in questa città, ma quasi in tutti i grossi centri. La Polizia ha l'ordine di arrestare questi disseminatori d'irreligiosità e d'immoralità e c'è di già qualche processo in corso. -

Gesù

I seguaci di Satana danno la paga a chi bestemmia il mio nome! ... E la paga sarà data anche da me, Dio d'infinità giustizia! Nell'Antica Legge era ordinato agli Ebrei di uccidere a colpi di pietra il bestemmiatore; l'ordine veniva direttamente da Dio.

Venuto io nel mondo, nella Nuova Legge dell'amore, è stato tolto all'uomo il potere di troncare la vita al bestemmiatore; però io non posso lasciare impunito chi profana il mio nome; non pago al sabato, ma in qualunque giorno della vita; e se il bestemmiatore muore impenitente, avrà la dovuta paga... nell'Inferno!

Bestemmiare il nome di Gesù!... Ho voluto questo nome, perché significa « Salvatore ». Gli uomini dovrebbero cadere al suolo in adorazione, pronunziarlo e benedirlo di continuo, come fanno i Beati in Cielo.

Il mio nome è ammirabile in tutto l'universo e deve lodarlo ogni lingua; è data molta misericordia a coloro che lo invocano.

Nella Cantica è detto che il mio nome è olio diffuso; l'olio infatti è balsamo per le ferite, perché rinfresca e risana. Ed io, vostro Salvatore, da buon samaritano, curo le ferite delle anime vostre, per darvi la vita eterna.

Non è dato agli uomini altro nome sotto il cielo per salvarsi che il mio nome: Gesù!

Chi opera il male, è sulla via della perdizione eterna; finché sta in questa terra di esilio, può rimettersi, ma ha bisogno di uno che lo salvi, che lo strappi a Satana, ha bisogno di un Salvatore potente... E questo Salvatore sono io, Gesù! Amo essere chiamato Salvatore.

Ma come può salvarsi chi si avventa contro il Salvatore? Come può sfuggire alla morte, chi sta sospeso sopra un precipizio e si avventa contro la corda che lo sostiene? Così fa colui che bestemmia il mio nome!

Non c'è sulla terra un nome tanto bestemmiato quanto quello del Figlio di Dio! Ed allora, io che sono il Salvatore per eccellenza, dovrò esercitare l'ufficio di tremendo Giudice.

O Dio d'infinita bontà, adoro il tuo santo nome!

Inorridisco all'udire delle bestemmie contro di te. È mio dovere riparare gl'insulti che tu ricevi.

Ti chiedo perdono delle bestemmie, che forse altri avranno pronunziato per cagione mia.

Tu sei il Salvatore ed io, anima cristiana, devo essere salvata da te. Quante volte mi hai salvato, togliendomi da certe occasioni che probabilmente mi avrebbero condotto al peccato!

Ti ringrazio dell'aiuto che sempre mi dài, quando il demonio mi assale con terribili tentazioni. Sei tu, o Gesù, che mi salvi e mi liberi dalla bocca del leone ruggente.

Ti prego, sii sempre il mio Salvatore; ricordati che sono opera delle tue mani e frutto del tuo preziosissimo Sangue!

Il tuo nome, o Gesù, voglio pronunziarlo sovente, per adorarlo; e concedimi questa grazia: l'ultima parola che dirò alla fine della mia vita, sia « Gesù! »

IL TEMPIO DI SANTA CROCE

È tanto facile oggi il viaggiare. Si fanno viaggi di piacere e anche devoti pellegrinaggi.

Roma, centro del mondo antico e centro del mondo cattolico, vede ogni giorno decine e spesso centinaia di migliaia di pellegrini. C'è molto da vedere e su cui meditare nella città eterna. Non pochi si contentano di visitare i monumenti nazionali o il Villaggio Olimpico o il Giardino Zoologico e niente si curano delle bellezze storiche cristiane. I buoni cattolici sogliono visitare le quattro Basiliche Maggiori, la Cappella della Scala Santa e le Catacombe. Ma c'è un Tempio assai importante, degno di essere visitato dagli amanti di Gesù, che porta il nome di « Santa Croce in Gerusalemme »; trovasi quasi dirimpetto alla Chiesa di San Giovanni in Laterano, in fondo alla grande piazza.

Qui si venerano le Reliquie insigni della Passione di Gesù, tra cui è uno dei chiodi che trapassarono le mani del Figlio di Dio.

Può vedersi anche una tavola, contro una lastra di vetro, che porta un'iscrizione in tre lingue: in latino, in greco ed in ebraico; la dicitura, incisa con uno stilo, va da destra a sinistra ed è ancora leggibile: «Jesus Nazarenus Rex Judeorum», cioè «Gesù Nazareno Re dei Giudei». Una parte della tavola manca, quindi l'iscrizione non è completa; in venti secoli ha subìto questa mutilazione e non sappiamo per opera di chi.

Questa è la tavola di cui si servì Ponzio Pilato, Procuratore Romano, per scrivere la sentenza di morte di Gesù. Aveva egli scritto su tante altre tavole i nomi dei più famosi malfattori Ebrei, ladri od assassini, e scrisse anche il nome del Figlio di Dio, mettendolo nel numero dei rei di morte.

La preziosa tavola, attaccata alla Croce e posta sul capo di Gesù, fu testimone degli spasimi del Redentore agonizzante.

Gesù

Essere annoverato tra i malfattori e morire tra due ladroni... Fu questo l'epilogo della mia vita terrena!

Per riparare la colpa d'origine e tutte le colpe dei figli di Adamo, mi sono offerto al Padre Celeste quale vittima divina.

Ho preso sopra di me, innocente, tutte le iniquità umane, per ridare al Padre mio la gloria che gli toglie il peccato.

Ponzio Pilato riconobbe la mia innocenza e la proclamò solennemente: Non trovo in Costui colpa alcuna! - Con tutto ciò, per debolezza, cedette al furore dei Giudei e scrisse la mia sentenza di morte.

Avrei potuto liberarmi dalle mani dei miei nemici, avrei almeno potuto protestare contro la mia condanna; ma io tacevo, tanto che Pilato ne fece le meraviglie.

La mia sentenza di morte, in qualità di Vittima Divina, cancellava la seritenza di morte eterna delle mie creature.

Se voi comprendeste la preziosità delle mie sofferenze, del mio Sangue sparso e di tutti gli atti che ho compiuto sulla terra, come sfruttereste i miei meriti!

Tutte le opere buone compiute dagli uomini sin dal principio del mondo e quelle che ancora si compiranno, tutto il sangue dei Martiri, quanto di eroico possa farsi sulla terra, è uno zero davanti alla Divina Giustizia. Lo zero acquista valore quando è congiunto all'unità; così le vostre opere acquistano valore, soltanto se si uniscono a me.

Sono i meriti della Vittima Divina che rendono meritori i vostri atti, anche minimi.

Chi vuole amarmi ed arricchirsi di tesori celesti, si appigli ai miei meriti. Il Padre Celeste gradisce le vostre opere buone, solamente se portano il suggello dei meriti del suo Divino Figlio. Dite dunque sovente: Eterno Padre, vi offro i meriti della Vittima Divina, per me e per tutte le anime. -

Quando compite un'opera buona, offritela al Divin Padre, dicendo così: Eterno Padre, vi offro questa sofferenza in unione alle sofferenze di Gesù!... Vi offro le mie fatiche in unione alle fatiche di Gesù!... Vi offro gli atti di adorazione, di ringraziamento e di riparazione, in unione agli atti che compiva Gesù sulla terra!... Per le Piaghe di Gesù sanate le piaghe dell'anima mia! -

In tale offerta il Padre vede i meriti della mia Incarnazione, Passione e Morte, ed allora gradisce immensamente i vostri atti.

Quante volte, Gesù mio, ho scritto misteriosamente la sentenza della tua morte con i miei peccati! Le colpe gravi della mia vita ti hanno crocifisso. Ne sento vivo dolore.

Ho meritato la sentenza di eterna morte e cagione delle mie ricadute nel peccato; ho abusato della tua misericordia. In avvenire non sarà più così. Sento di essere numero negativo, cioè meno di zero; voglio però unirmi sempre a te, Vittima Divina, per rendere meritoria la mia vita.

Tutto ciò che penso, dico e faccio, da ora in poi intendo offrirlo al tuo Divin Padre in unione a quanto tu, Gesù mio, hai pensato, detto e fatto nella tua vita terrena.

INCONTENTABILE

- Pane e divertimenti! - era il grido del popolo romano sotto i Cesari.

Oggi, che rivive il paganesimo, i popoli ripetono lo stesso grido e comunemente non cercano altro che pane e divertimenti.

Il cinema e la televisione incatenano le masse degli spettatori; gli artisti e le artiste diventano gl'idoli della società.

La sete del denaro suole moltiplicare le energie ai registi ed agl'impresari, i quali calpestano spesso la moralità e disseminano scandali. Più che tutto trionfa negli spettacoli la vanità della donna: Mentre scrivo queste pagine, la più celebre diva dello schermo internazionale è Brigitte Bardot.

Il rinomato regista Vadim, attratto dalla bellezza di questa donna, la lanciò per primo sullo schermo ed in seguito volle sposarla. Non trascorse molto tempo ed arrivarono al divorzio. La Bardot contrasse le nozze con un altro giovane artista.

Oggi, dicono i giornali, Brigitte Bardot è la persona più rinomata del mondo. Milioni di uomini sembrano impazziti davanti alla figura di quest'artista; quando costei si muove, è seguita da una grande schiera di giornalisti e di fotografi; nessun uomo politico ha mai avuto tanta pubblicità.- A milioni circolano le foto di questa diva. I rotocalchi ed i giornali hanno parlato di lei come di nessuna altra persona.

Sono felici i registi quando riescono a trovare una « stella » o « diva » del cinema.

Umanamente parlando, alla Bardot non mancherebbe nulla: ha l'ammirazione frenetica degli uomini, ha l'appagamento della sua vanità muliebre, ha le ricchezze esorbitanti ed è ricoperta di gioielli. Eppure... non è felice!

In questi giorni, tutti i giornali, compreso l'Osservatore Romano, hanno narrato il tentativo di suicidio della famosa artista. Costei, sentendosi infelice, ingoiò due tubetti di barbiturici e dopo si tagliò le vene dei polsi. Provvidenzialmente si potè correre ai ripari e fu salvata.

Il medico curante, dimettendola dall'ospedale, dichiarò: La Bardot è ammalata d'infinita tristezza; sicuramente ripeterà il suo gesto disperato, se non riuscirà a dare uno scopo alla sua vita. Cerca la felicità e non la trova. -

Gesù

La felicità sono io! Invano si cerca fuori di me.

Ponzio Pilato durante l'interrogatorio mi chiese: Sei tu il Re dei Giudei? Gli risposi: Tu lo dici!... Sono Re. Son nato per questo e per questo son venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. -

Quando poi scrisse la sentenza di morte e mise « Re dei Giudei », i miei accusatori protestarono; ma Pilato rispose: « Ciò che ho scritto, ho scritto! ». Sono Re, e non solo dei Giudei, ma di tutti i popoli, di tutti i cuori.

Sono Re pacifico, perché ove regno io, regna la pace, la gioia più pura, la felicità.

Apportatrice di pace e di felicità è la mia dottrina. Ho detto al mondo: Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete la pace per le anime vostre! ... Beati i poveri in ispirito!... Beati i puri di cuore! -

Come può essere felice una diva mondana, avida di onori, ricoperta di gioielli, immersa nel peccato che fa rossore ?

Sente il vuoto nel suo cuore e preferisce troncarsi la vita, anziché vivere nell'infelicità.

E' del tutto differente lo stato del cuore di chi ama. Nel cuore dei miei amanti regno io, Re pacifico; dò la pace, che supera ogni gaudio terreno; dò il sorriso anche nelle tribolazioni; rendo la vita bella e meritoria per l'eternità. Il mio giogo è soave e le dolcezze che dò a chi mi serve con generosità, sono indescrivibili.

Io sono il Re per eccellenza; non posso però regnare nei cuori dominati dalla superbia, dall'attacco sregolato alle ricchezze e dal vizio dell'impurità.

In simili cuori regna Satana, apportatore di amarezza e di disperazione. La Samaritana, pubblica peccatrice, trovò la felicità presso il pozzo di Giacobbe, appena ebbe l'incontro con me. Maria di Magdala soltanto allora potè dire di essere felice, quando si aggrappò ai miei piedi e li bagnò di lacrime.

Mi prostro ai tuoi piedi, o Gesù, perla dell'amore, fonte di felicità e Re del mio cuore!

Anch'io nella vita ho provato il vuoto del cuore e l'amarezza del rimorso dopo certi peccati. Accecata dalla passione, l'anima mia ha cercato la felicità fuori di te ed è rimasta delusa.

Quante amarezze mi sono procurate per colpa mia, andando dietro alla mia superbia e dando al mio cuore libertà illecite o pericolose!

Soltanto ora godo della tua pace, perché regni tu nel mio cuore con la tua grazia. Non permettere mai, o Signore, che in me regni Satana, neppure per un istante.

Prima morire, anziché cadere sotto la schiavitù del nemico infernale!

PAGINA NERA

La Spagna stava per diventare preda dei comunisti. Il Generale Franco, buon cattolico, per difendere la Religione e la patria, si mise a capo del movimento anticomunista e riuscì nella difficile impresa.

I comunisti commisero orrende atrocità; basta pensare come furono martirizzati circa ventimila Sacerdoti e oltre centomila membri di Azione Cattolica.

Elena Nicholson, scrittrice americana, nella sua pubblicazione sulla Spagna Rossa riporta degli episodi terrificanti. Eccone uno.

Si teneva un'adunanza comunista, per uno scambio d'idee. Si proponevano dei piani da attuare, si parlava delle gesta compiute nelle diverse zone; taluni per farsi belli davanti ai compagni, raccontavano gli atti di valore, o meglio, descrivevano i delitti compiuti.

Un tale, dal volto fiero, estrasse dalla tasca una manata di occhi umani e, mostrandoli ai convenuti, disse: Questi sono occhi di signorine; li ho strappati io, con le mie mani! - Pagina nera della storia umana!

Gesù

Vi ho creati per amare me e per amarvi scambievolmente; invece vi odiate!

I cattivi odiano i miei amici, perché odiano me; i senza-Dio vorrebbero che tutti fossero senza fede.

Perché c'è la perenne lotta nel mondo? L'umanità è divisa in due schiere: i buoni ed i cattivi, i credenti ed i miscredenti. Una schiera è con me e l'altra contro di me.

Alla fine del mondo, quando verrò a giudicare l'umana generazione, in quel giorno ci saranno le due schiere ben distinte: una alla mia destra e l'altra alla mia sinistra. Per la prima schiera sarò Salvatore e per la seconda sarò Giudice inesorabile.

Quando la Vergine Madre presentò me, Bambino, al Tempio, mi pose sulle braccia del vecchio Simeone. Questi, ripieno di Spiritò Santo, profetizzò dicendo alla Madre mia: Ecco, questo Bambino è posto a rovina ed a risurrezione di molti. -

Io sono il Redentore; voglio che tutti entriate in Paradiso; non sono venuto al mondo per condannarlo, ma per salvarlo. Tuttavia non tutti gli uomini si salveranno.

Io sarò la rovina dei miei nemici, i quali saranno lo sgabello dei miei piedi. Condannerò al fuoco eterno quelli che colpevolmente non vogliono riconoscere la mia Divinità; quelli che non vogliono entrare nella Chiesa da me istituita, pur riconoscendone i caratteri che la distinguono dalle false Chiese.

Coloro che sono nella mia Chiesa, quantunque siano stati tutti chiamati, non tutti però sono eletti, poiché tanti vivono senza la veste nuziale della mia amicizia; costoro da me saranno condannati alla prigione eterna, ove sarà pianto e stridor di denti.

Sarò specialmente la rovina degli scandalosi, i quali lavorano per strappare alle anime la mia Grazia. Le false dottrine che diffondono, dicendo che il mio Vangelo è una favola; le provocazioni al male che apprestano agli innocenti per rapire loro la purezza; lo scherno che fanno di coloro che osservano la mia Legge... tutti questi scandalosi saranno vagliati da me, Redentore e Giudice.

Se è delitto strappare gli occhi del corpo ad una persona, è delitto maggiore strappare la fede a chi crede in me. Tutti questi infelici saranno messi da me nel numero dei dannati; per loro la mia Incarnazione, Passione e Morte, sarà motivo di rovina eterna!

Dando, o Gesù, uno sguardo sul mondo, inorridisco a vedere quanti stanno lontani da te! Attratti dai piaceri corporali, dal denaro e dalla superbia, molti battono la via del male e non si ritrarranno da essa, se non sopravverrà un miracolo della tua misericordia.

Pietà, o Signore, dei tuoi nemici! Pietà degli scandalosi!

Anch'io ho dei rimorsi! La mia vita non è stata sempre irreprensibile. La mia condotta leggera in quel periodo di giovinezza,... certi suggerimenti maliziosi... certe occasioni date al prossimo di peccare... tutte queste mie colpe, quantunque tu me le abbia perdonate, tuttavia voglio piangerle finché avrò vita. Guai a me, se tu non avessi avuto pietà di quest'anima peccatrice!

Tu, o Gesù, sei per me risurrezione e non rovina; mi hai fatto risorgere dalla vita di peccato, per scrivermi nel libro della vita.

Voglio pregare per coloro che sono lontani da te. Se ti ho rapito un'anima, voglio in compenso salvarne cento, dando buon esempio, pregando molto, offrendoti molti sacrifici per i peccatori.

E L'ALTRO FIGLIO?

In prossimità della guerra, nel 1915, l'esercito italiano ingrossò le sue file; moltissimi giovani furono richiamati alle armi.

Anche i due fratelli dello scrivente lasciarono la mamma per rispondere all'appello della Patria.

I figli stavano in trincea, notte e giorno davanti alla morte, e la mamma era loro presente con il pensiero, trepidando per la loro sorte.

Dopo tre anni finì la guerra ed i militari superstiti ritornarono in famiglia. Ricordo ancora quel giorno! Appena mia madre vide entrare in casa mio fratello, quasi dimentica di quella gioia, emise un grido straziante: E l'altro figlio?

L'altro figlio da un anno era morto! Povera madre! In quell'istante vedeva due figli: uno vivo, presente, e l'altro, sepolto nel cimitero di Palmanova.

Chi può descrivere il dolore di una madre dopo la morte di un figlio, a ventidue anni, morto lontano e chi sa in che modo?

Gesù

È grande il dolore di una donna per la morte di un figlio; ma immensamente maggiore è il mio dolore per la perdita di una sola anima. Nessuna madre potrà amare suo figlio, quanto io amo la mia creatura; nessuno potrà tanto sacrificarsi, quanto io mi sono sacrificato per ciascun'anima in particolare.

Ogni anima che va all'eterna perdizione, è un'amarezza per me, che sono il Redentore.

Anima dannata, cosa avrei potuto fare di più per darti la felicità del Paradiso. Per te sono morto in Croce! E tu hai voluto dannarti!

Quando muore un figlio, soffre la madre; ma, sebbene in proporzione minore, soffrono i fratelli e le sorelle.

La perdita delle anime deve apportare amarezza anche a coloro che mi amano; non devono restare indifferenti.

Ogni giorno passano all'eternità numerosissime anime. Ma tutte si salvano? La Madre mia Maria, apparendo ai fanciulli di Fatima, fece loro vedere il baratro infernale e coloro che vi piombavano tra le fiamme.

Ho bisogno di cuori generosi, disposti a sacrificarsi, affinché l'Inferno perda molte prede. Un'anima può salvarne molte altre. Chi coopera alla salvezza delle anime, anche di una sola, apporta al mio Cuore una gioia incomparabile.

Io sono il Redentore; coloro che mi aiutano nella salvezza altrui, sono corredentori.

L'amarezza del Getsemani che mi fece sudare Sangue, fu causata principalmente da questo pensiero: malgrado la mia dolorosa Passione, tanti si danneranno.

Come vorrei che i miei amanti fossero più solleciti a venire in aiuto a coloro che stanno sull'orlo dell'Inferno, prossimi a cadervi per sempre!

Voglio consolarti io, o Signore, dell'amarezza che ti cagiona la perdita delle anime!

Cuori induriti nel male, restii alla tua grazia, ostili o indifferenti a tutto ciò che sa di Religione, ne conosco e non pochi. Qualcuno vive con me, in famiglia; altri sono a me legati col vincolo del sangue o dell'amicizia; la loro vita è tutt'altro che edificante. Se in tale condizione passassero all'eternità, andrebbero all'Inferno. Non permettere, o Gesù, che si dannino! Voglio mettere queste anime infelici sotto la mia cura spirituale. Ogni giorno ti offrirò preghiere ed opere buone per loro, affinché la tua misericordia trionfi.

Poiché è la tua grazia che lavora nei cuori e nelle menti, e poiché questa grazia misericordiosa si ottiene con la preghiera, farò mia questa orazione: O Gesù, metto nelle tue Sante Piaghe e nel Cuore Immacolato e Addolorato di Maria le anime più bisognose della divina misericordia, specialmente quelle che mi appartengono e quelle che oggi passeranno all'eternità. -