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1950
« Sapessi il valore della sofferenza! »
... All'inizio di questo nuovo anno, invece di ardere in amore, di
chiederti perdono e fare propositi di non offenderti più, incominciai
con freddezza, indifferenza, ignoranza completa... Non so ringraziarti,
non so conservare gli ardenti desideri di servirti ed amarti; non
conservo in me i buoni propositi che mi ispiri e la luce divina con cui
lo Spirito Santo mi illumina: la spengo, non la lascio brillare.
Estinguo in me tutto ciò che è buono, lascio vivere solo il peccato. La
mia morte, la mia ignoranza mi consentono di sentire, vedere e
comprendere molto bene; quanto sono carica di miserie!...
Mi sorride nell'anima soltanto la volontà divina di Gesù: unico
sorriso, unica consolazione e gioia. Oh, che abbandono! Come sono sola!
Gesù, sono la Tua vittima.
lo vorrei, o meglio sento necessità, necessità infinita, di parlare di
cose grandi: dell'amore di Gesù e di Mammina, e della gravità delle
offese fatte ai loro Cuori che amano tanto. Gesù ama, ama. Con quanto
amore! E le offese orribili vanno a ferire questo amore che è Gesù
stesso! E Mammina, la cara Mammina è con Lui ferita! L'amore, l'amore!
Non so dirne la grandezza! Gesù, abbi pietà di me!
Le mie torri sembra che insieme a me stiano perdendo la vita: dànno
segno di vita soltanto di secolo in secolo. ... Sul Calvario, fissata
alla croce, sentii come se nel mio petto ansimasse quello di Gesù e
palpitasse il suo divin Cuore... Venne il silenzio della morte: essa
regnò sul Calvario. Gesù si affrettò a venire di nuovo con la sua Vita
e con la sua Luce... - Figlia mia, ho fame; ho sete! Sto ardendo. Vieni
a saziarmi, vieni a dissetarmi, vieni a spegnermi questo fuoco! Ho
fame di anime, ho sete di amore... Amami! Fa' che molti cuori Mi amino!
Attirali a Me! - O mio Gesù, sono povera. Non ho di che sfamarti. E il
mio cuore freddo non ha amore per amarti. Come posso soddisfarti? Dammi
ciò che è tuo, poi vieni a prendere ciò che desideri. Sono la Tua
vittima. - ... Sono contento, sono consolato; sono saziate la mia fame
e la mia sete. -
- Quanto sei buono, o Gesù. Ti soddisfi con ben poco. In me non puoi
trovare altra cosa se non desiderii: ma anche questi sono tuoi. - Mia
sposa amata, scuola sublime di sofferenza e di scienza divina!
Consenti al mondo di venire a te per imparare: che impari in te l'arte
di ben soffrire, di amare follemente e di servirmi con tutta la
sapienza. Io sono mendico; non ti dico come alla Samaritana « Sapessi
chi ti chiede da bere » perché tu lo sai; Io sono Gesù, il mendico di
amore, il preferito del tuo cuore. Ma ti dico « Se sapessi il valore
della tua sofferenza! ». Vengo a chiedertela, sono mendico di essa:
dammela per le anime. - ... (diario, 6-1-1950).
« Mio buon padre [Pinho], ... Soffro tanto, soffro immensamente. È
tanto grande la mia sofferenza che mi sento tutta dilacerata nel corpo
e nell'anima: questo dolore giunge fino a Dio. La stessa lancia che
ferisce il Cuore divino di Gesù sembra ferire anche il mio. II Suo
dolore è mio, il mio è Suo; siamo due nella stessa sofferenza, nella
stessa unione, come in uno solo. Come può Dio unirsi a me? Come può la
purezza per essenza, la vita senza fine unirsi alla più grande
immondezza, alla morte eterna? Mio Dio, non lo posso neppure pensare! O
padre mio, se potesse udire il grido doloroso del mio cuore e della mia
anima, ne proverebbe timore: è un grido che non emetto io, esce da me e
non sono io [ad emetterlo], assomiglia al grido di Gesù sul Calvario.
Sono disanimata per non sapere dire nulla... Mi pare che se anche tutto
il mondo parlasse non direbbe ciò che io ho necessità di dire; la mia
ignoranza è muta; povera me!... Il Cardinale [Cerejeira patriarca di
Lisbona] mi manda a dire varie cose, infondendomi fiducia: che circa la
mia vita non sono ingannata, come tanto mi sembra; che preghi per lui,
che egli pure prega per me e che tutti i giorni nella santa Messa mi
offre al Signore; e altre cose belle che io non so dire. Da Roma ho
ricevuto da d. Umberto una cartolina illustrata con la fotografia del
Santo Padre a braccia aperte e occhi al cielo. C'era scritto così:
"Sono stato ricevuto dal Santo Padre e gli ho chiesto una benedizione
speciale per lei, dopo avergli raccontato qualcosa della sua vita.
Egli, aprendo le braccia affettuosamente ed in preghiera, ha detto: -
Sì, sì! Non una ma tutte le benedizioni a quella cara figliola - e ha
aggiunto - Anche a tutti i suoi cari e a coloro che la attorniano. -".
Rimasi contenta e l'apprezzai più che una somma di milioni... »
(lettera a p. Pinho, 9-1-1950).
Mio caro dolore! Non ne posso più, ma ti voglio!
...O mio Dio, voglio fare la tua divina Volontà, ma con quale
sacrificio detto queste parole! Sento come se il mio sangue fosse
l'inchiostro ed il cuore la penna; il grande sforzo che io faccio pare
strapparmi tutte le vene del corpo. L'obbedienza, l'amore a Gesù, sono
superiori a tutto questo. Ma la morte regna e l'ignoranza tace: non so
parlare.
Il cuore, l'anima piangono, sono dilacerati: il dolore è pungente. Mio
Gesù, come si può soffrire tanto, e per di più una sofferenza morta,
senza valore, almeno secondo me? È ciò che io sento: in me nulla ha
valore, né vita. Io non posso sostenere la vita, questa vita che non è
mia, né sopportare il mondo. Non so cosa sento: ho in me un potere
superiore al mondo: può punirlo e castigarlo. Sembra che stia per farlo
ad ogni momento; non so quale forza trattiene questo potere: non
castiga, indietreggia, rimane come se gli cadessero le braccia senza
potersi muovere per castigarlo. Questo potere ha occhi tenerissimi,
guarda il mondo con compassione. Ed io sono sempre il veleno, la
rovina di tutta l'umanità. Mio Dio, mio Dio, che sentimenti tanto
differenti; e tutto questo avviene in me!... (diario, 13-1-1950).
... Tutto il mondo è caduto su di me: che peso schiacciante! La
giustizia divina è caduta sul mondo, ed insieme al mondo mi annienta e
sgomenta. Sono come nel più profondo della terra con tutto questo peso
su di me. I miei gemiti e tutto il mio dolore si immergono nelle
tenebre e nel silenzio della morte; e lì finisce tutto; non ho nulla
da offrire a Gesù. Che tormento!... Ma queste tenebre mi mostrano tanta
corruzione, tanti vizi, tanti crimini... Questa immensità di crimini
andò a ferire ciò che vi è di più delicato, di più puro e santo: il
Cuore di Gesù. È un tormento insopportabile; non posso consentire una
cosa simile e non posso impedire il peccato, offesa contro il Cielo.
Che fare, o Gesù? Che fare se non confidare in Te e ripeterti sempre: -
Sono la Tua vittima - ? ... - Invita, figlia mia, le anime ad amare il
mio divin Cuore, ad avvicinarsi con amore all'Eucarestia e ad amare il
Cuore della Madre mia benedetta; chi lo farà con retta intenzione, con
amore puro, non corre pericolo di perdersi: prometto loro la
salvezza... - ... (diario, 20-1-1950).
... Vorrei dire tante e svariate cose, ma non so. Sono la più grande
ignorante che il mondo ha veduto. Parlate voi, Angeli e Cherubini,
parlate della grandezza dell'amore di Gesù e di Mammina; mostrate
quanto i Loro divini Cuori ci amano e desiderano essere da noi
corrisposti! L'amore, l'amore! Quanto amore vorrei avere per amare!
Parlate voi, o martiri, per me! Mostrate quanto costa la sofferenza, ma
quanto valore ha per Gesù se sopportata con rassegnazione ed amore! O
dolore, mio caro dolore! Io non ne posso più, ma ti voglio; non posso
lasciarti! Senza di te non avrei vita, non saprei vivere sulla terra...
(diario, 3-2-1950).
Mi sento continuamente battuta come la castagna nel riccio e le olive
sull'ulivo [quando vengono bacchiate]. Mio Dio, che spaventose
sofferenze, e quanto ancora più spaventoso è per me il doverne parlare!
Mi piacerebbe sì soffrire, ma tanto in silenzio, tanto nascosta che
nessuno lo potesse scoprire: soffrire per Gesù, per le anime, ma che
proprio solo Gesù fosse a conoscenza del mio martirio. Mi vergogno di
parlare tanto del mio soffrire, benché non sia un lamento, essendo
causato dall'obbedienza. Sono tanto piena di sofferenza: sento come se
il mio dolore sia esteso sul mondo intero e arrivi al Cielo... Mi sento
sfinita, proprio sfinita. Invoco tutto il Cielo; lo invoco di venirmi
in aiuto. La mia stanchezza nella sofferenza mi porta alla morte; io
sono già morta e scorgo avvicinarsi un'altra morte: viene a grandi
passi cadenzati e viene diritta verso di me a ferirmi come saetta di
fuoco. Mio Gesù, cosa è stato del mio passato, di quanto ho sofferto,
del poco bene compiuto? Tutto è morto, mio Dio; è morto tutto e morirà
sempre; vive solo il dolore e appaiono soltanto le mie tremende
malvagità. Che veleno, che male comunico al mondo! Quale ferita io
causo a Gesù!... Le mie forze non mi aiutano; è enorme il sacrificio
della obbedienza [a dettare] ... La mia ignoranza mi appare vivamente,
copre la luce del mio spirito e la mia scarsa intelligenza non mi
permette di dire nulla; ma voglio amare il mio Gesù... (diario,
10-2-1950).
Siamo stati crocifissi sulla stessa croce (Momenti della Passione)
... Io non so, ma sento da alcuni giorni come se fossi sulle fiamme
dell'inferno, anche se per ora non vi sono caduta. È un orrore. Mi pare
che in quelle fiamme ardano la mia anima ed il mio corpo con tutti i
sensi. È in quelle fiamme che si estingue completamente la grave e
grande cattiveria che ciascuno racchiude in sé. La mia ignoranza non sa
dire altro di questo tormento terribile. Quando non sono in queste
fiamme, sento che continuo ad avvelenare il mondo con il veleno dei
sensi stessi...
E così vado soffrendo giorno e notte, nelle mie torri moribonde. Ho
avuto tanto da soffrire e nulla da dare al mio Gesù. Ieri soffrii molto
nel corpo e nell'anima... Ero nell'Orto... Oggi, sempre in un mare di
dolori, ho percorso il Calvario senza un lamento... Siamo stati
crocifissi sulla stessa croce come fossimo uno solo... Le Sue lacrime
di sangue scorrevano sul mio viso... Mi hanno accompagnato sofferenze
di ogni specie fino al momento in cui Gesù è spirato... Poco dopo Gesù
mi ha fatto sentire nel cuore la sua divina Presenza... Molto unita al
suo divin Cuore ho ricevuto onde di fuoco del Suo amore. Che dolcezza
deliziosa! In Lui sono rimasta tutta confortata.
- O mio Gesù, come il dolore costa, così il Tuo amore rende tutto
soave, dà forza per tutto. - Dammi il tuo dolore, figlia mia! Il mondo
si perde: dammi il tuo dolore. Il martirio dell'inferno che hai
sopportato è per impedire che le anime vi cadano eternamente... Chiama
i peccatori a Me: li voglio, li voglio! (diario, 17-2-1950).
Gesù, aiutami, se con questo [diario] Ti do gloria. Ho bisogno di un
miracolo per fare l'obbedienza di dire ciò che avviene nella mia
anima... La mia orazione vocale è stata ben poca [durante la
settimana], ma il mio spirito nelle fiamme della sofferenza non si è
disgiunto da Gesù... [Dicevo:] « O Gesù, o Mammina, sono qui per
soffrire e compiere la vostra volontà; sono la vostra vittima ». Al
tempo stesso ricordavo a Gesù tutto e tutti. Sia benedetto il Signore
che ha tanto da darmi e che mi ha scelta per la sofferenza.
Provo una grande pena per non essere pura in tutto il mio vivere, per
non usare della carità di Gesù come dovrei, per non compiere in tutto e
per tutti la sua divina Volontà. Conosco bene la mia miseria; ed è
tanto grande che mi spaventa; conosco bene il mio nulla e la mia vita
senza vita che non dà nulla al mio Gesù... Sono veleno senza rimedio:
do a tutti la morte. La mia anima vede la mortalità che con questo
veleno do a tutta l'umanità. E la morte viene diritta verso di me: la
vedo già più vicina e mi viene diritta al cuore per togliergli la vita.
Il fuoco delle mie torri, sovente, pare che si spenga; minaccia la
fine della sua esistenza... Soffro molto, indicibilmente, per non
sentire né coraggio né forza per soffrire. È un nuovo martirio
tormentoso. ... Ieri, sul far della sera, rimasi avvolta in una notte
tenebrosa e tristissima; sentii come se tutto ciò mi accompagnasse già
da molti anni. Mi spaventò quella visione pregnante di tutto ciò che
era dolore.
Venuta la notte, sul terreno dell'Orto si alzò un mare immenso, le sue
onde sbattevano contro di me; investita, caddi sulla terra immonda e
macchiata: tutte le macchie erano mie. Tremavo di sgomento e mi pareva
che tremasse tutto il suolo. Lo bagnai con il sudore di sangue. Vidi
Gesù che ne era inzuppato; soffrii con Lui, Lo accompagnai, ma senza
più vederlo. Durante la notte del mio martirio andai più volte a
cercarlo; non Lo trovai né Lo sentii; soffrii con Lui, che rimase
sempre occulto. Questa mattina ho udito che mi invitava ad
accompagnarlo: - Vieni, figlia mia, soffri con Me, non lasciarmi solo.
- Da allora non so quale legame ha vincolato il mio povero cuore al
Suo: non L'ho più potuto lasciare: L'ho accompagnato ai tribunali e
per tutte le vie dell'amarezza; portavo con Lui la croce ma in modo che
mi pareva di essere io a sottopormi ad essa, e non gli uomini a
collocarla sulle mie spalle: non era una imposizione esterna, ma la mia
volontà della croce, la mia sete di sofferenza. Che mare continuo di
dolore nell'anima e nel corpo! Sul Calvario ho sentito come se fossi io
stessa a collocarmi sul legno e a stendere mani e piedi per essere
crocifisso. Era un abbraccio eterno alla croce, all'opera di
redenzione... Nell'ansia di darmi interamente nell'amore più puro ed
intenso, è giunto il momento di dare la vita... Presto è venuto Gesù
con la sua Vita: - Figlia mia, il posto della vittima è sulla croce:
quanto maggiore è la sua sofferenza, tanto più la rendo simile a Me e
maggiore è il segno del mio infinito amore. Ti amo; ti ho scelta
vittima per il più alto grado. O quanto sublime e nobile è la tua
missione! Soffri contenta per mio amore, chiedimi ciò che desideri: ti
faccio grande e potente. - Di mano in mano che Gesù parlava, il mio
spirito si oscurava sempre di più: mi pareva non fossi io ad udirlo;
non Lo comprendevo neppure. - O Gesù, guarda lo stato della mia anima:
è per tuo amore! -
- Figlia mia, il buon apprendista è così: fedele al suo maestro, non
guarda i propri gusti, si preoccupa soltanto degli ordini di chi lo ha
istruito... Voglio che sia così il tuo vivere: è così che mi piaci e mi
consoli: fai la mia volontà e salvi le anime. Vieni qui a riposare in
Me, vieni al mio divin Cuore a prendere balsamo per il tuo... - Raggi
di sole usciti dalla piaga del suo Cuore sono penetrati nel mio: mi
sono sentita rimescolare dentro; a poco a poco mi sono sentita
un'altra, piena di luce e di vita; il dolore del cuore è scomparso. Non
so, ma mi pare di essermi addormentata. Mi ha risvegliata Gesù: - Mia
figlia, ti voglio più forte per darti più dolore; va' coraggiosa alla
tua croce. Vorrei che la tua vita raggiungesse già tutte le anime. La
vita della discepola assomiglia a quella del Maestro. Vorrei che tutti
vedessero nella tua vita la fedeltà alla grazia, l'immenso amore alla
croce e alle anime. Vorrei che tutto il mondo sapesse che in questo
calvario continua la mia opera di rendenzione, di salvezza. - Mentre
Gesù parlava, vedevo come se presentasse agli occhi degli uomini un non
so che di scritto [che teneva] nelle sue divine Mani, come fosse un
libro. Ho visto e compreso la sua ansietà di diffonderne la lettura.
- Gesù, senza di Te sono nulla, con Te sarò tutto. Sono sempre la tua vittima. - ... (diario, 24-3-1950).
Il mondo è in tenebre e in tenebre spaventose è la mia anima. Essa vede
che il peccato fu la causa di queste tenebre e del disordine di tutta
l'umanità peccatrice. Io non posso guardare il mondo; sento e vedo con
l'anima che neppure Gesù lo può guardare e lo fugge sgomento: fugge
perché è espulso dai cuori, fugge perché è da loro crudelmente ferito.
La mia anima vede di più: vede l'Eterno Padre scaricare su tutto questo
la Sua infinita giustizia. Parlate, o Cieli, dite ciò che la mia
ignoranza non sa dire! Mostrate al mondo la gravità del peccato, ciò
che è un'offesa fatta alla maestà di Dio e ciò che è il rigore della
Sua giustizia. Io vorrei dir tutto, ma non so: che triste ignoranza!
Il mio cuore non ha forza per resistere a questa infinità di dolore.
Vengo meno, cado, muoio sotto il peso veramente schiacciante; non mi
muovo, non mi sollevo davvero verso Dio... (diario, 3-3-1950).
«La tua vita può essere compresa solo da anime di profonda vita interiore»
... La mia vita, o Gesù, la mia vita che tormento! Accettalo, offrilo all'Eterno Padre...
È venuto Gesù...: - Vieni, figlia mia, rialzati, entra nel mio Cuore e
riposa; prendi conforto... Il tuo cuore necessita di nuova vita. - ...
Io sapevo che stavo in Lui, ma non avevo luce e soffrivo un dolore
profondissimo nel cuore. - Vedi come soffro, Gesù: è per Tuo amore.
Vedi che non ho nulla da darti perché non è mio il dolore... - In
questo momento stavo come abbracciata al Cuore del mio Signore e
sentivo un fuoco tanto ardente che mi ha incendiata tutta: lo spirito
si è illuminato... Sono rimasta immersa nell'amore di Gesù. E allora
Gli ho detto: - Ora so che Tu mi ami e io Ti amo; so che soffro e che
ho il dolore da offrirti... - Mia figlia, ti voglio nel dolore senza
luce, ti voglio nella morte, ti voglio immersa in un mare di sofferenza
a navigare sempre senza che tu veda il porto della salvezza. Solo così
conquisti le anime, milioni di anime per Me. La tua sofferenza di
sentirti senza vita scuote le anime addormentate nel peccato e prossime
a perdersi eternamente. - In questo momento ho visto l'inferno aperto
con fiamme spaventose; ho sentito ruggiti e grida disperate. Ho
esclamato: - Mio Gesù, fa' che non vi cadano più anime. Io soffro
volentieri ciò che Ti piace e per il tempo che vuoi; e, se accetti,
soffro contenta finché durerà il mondo, fino a che sulla terra vi
saranno anime da salvare. - È cessata questa visione tormentosa ed io
ho continuato ad essere con Gesù.
- O eroina, o vincitrice, o innamorata dell'Eucarestia e delle anime!
Coraggio, vanne alla conquista! - Unita a Gesù, nel ricevere il Suo
amore, ho cominciato a non sentirmi soddisfatta: sentivo fastidio,
volevo fuggirgli. - O mio Gesù, cosa è questo? Mi pare di voler
lasciarti! - Permetto questo per mostrarti ciò che sono le anime e la
necessità che ho di anime vittime, anime forti. Vi sono molte che mi
amano quanto sentono delizie e sono da Me accarezzate; quando do loro
sofferenze e le abbandono alle tenebre, Mi fuggono, Mi disprezzano,
non vogliono saperne di Me. Dammi il tuo dolore; vedi quanto soffre il
mio Cuore di Sposo e di Padre. Ricevi una goccia del mio sangue: ti dà
nuova vita. La vita che vivi, vita delle più alte meraviglie, può
essere veramente compresa soltanto da alcune anime di grande e
profonda vita interiore, da anime veramente mistiche. E sono tanto
rare! Il mio Cuore ne soffre molto... - ... (diario, 10-3-1950).
... [Sul Calvario] Gesù è morto di dolore, ma ardente di amore: l'ho sentito bene.
Sono passati alcuni momenti in questa separazione di morte, poi è
venuto: - Figlia mia,... gusto in te i cibi saporosi che mi dà il tuo
cuore: il tuo dolore che mi fa dimenticare il mio, il tuo amore che Mi
consola. Quante cose ricevo da te! - Io, spoglia di tutto, nel massimo
dolore e in un mare di abbandono,... Gli ho detto: - Solo la mia
fiducia in Te mi obbliga a credere, a fidarmi di ciò che mi dici. Io
non ho dolore né amore da offrirti... -
- Mia figlia, non mi hai già dato tutto, il passato, il presente e il
futuro? Ho accettato tutto: nulla di ciò che puoi avere ti appartiene.
Quel dolore che soffri è il dolore che il mondo Mi causa... Se sapessi
il bene che fai alle anime! Fai di più in questo calvario, nel letto
della tua croce, che migliaia di sacerdoti con la predicazione e con
l'assoluzione, in Mio nome, nei confessionali... - (diario, 17-3-1950).
Otto anni di digiuno affamata di anime (Momenti della Passione)
... Trascorsi ore amare, giorni tristissimi per l'ottavo anniversario
del giorno [27 marzo 1942] in cui ho cessato di alimentarmi. Riandavo
con la mente a tutto: che tristi ricordi! Volevo divorare tutto e
introdurre il mondo intero dentro di me: solo così mi sarei sentita
consolata e soddisfatta. Senza sapere come, volevo il mondo e non
potevo guardarlo; lo volevo e non ero io a volerlo; sentivo che era
Gesù con tutto il suo divin Cuore a volerlo, era Lui ad amarlo
infinitamente, mentre allo stesso tempo ne era saturo e i suoi occhi
divini non ne sopportavano la presenza... Potessi parlare di questo, ne
avrei da dire fino all'infinito. Parla Tu, o Gesù; parla Tu, o Mammina,
per me... (diario, 31-3-1950).
... - Figlia mia, voglio dirti che questo tuo anniversario [inizio del
digiuno] è un anniversario molto glorioso... La data in cui hai
tralasciato di alimentarti, con tutto il tuo martirio, è segnata in
Cielo nel Libro divino... Significato profondo! Ti senti sazia da non
poterne più e hai nostalgia dell'alimento: anch'Io sono sazio dei
crimini di tutta l'umanità, eppure bramo possederla, ne sento
nostalgia, ho fame e sete di essa. La tua vita assomiglia alla Mia:
tutta questa sofferenza è sofferenza della vittima. Confida, confida,
figlia mia... - ... (diario, 1-4-1950).
... Sono giunta al Calvario sfinita, senza vita. Portavo nel cuore un
peso immenso. Sono stata crocifissa... Sul Calvario pareva notte, ma
nelle anime vi era più notte.
Con le mani alzate, Mammina piangeva presso la croce e quasi agonizzava.
Avevo ricevuto fiele e aceto, ma la mia sete persisteva: era sete del
cuore, era sete di anime, era sete di dare la vita. Quando Gesù ha
alzato gli occhi al cielo, consegnando al Padre il Suo spirito,
muoveva a stento le labbra. È spirato ed io sono morta con Lui.
Dopo alcuni momenti è venuto portandomi vita e mi ha detto: - Figlia
mia, la commemorazione della mia Passione è di tristezza e di lutto;
molto presto sarà di gioia. Tutte le tue date non possono cessare di
essere dolorose e colme di tristezza e di angustie; non puoi
tralasciare di sentire la morte, affinché questa morte sia un alleluja,
la tua crocifissione una resurrezione continua. Devi assomigliare a Me;
voglio che tu Mi assomigli in tutto. Infelici coloro che non traggono
frutto dal mio Sangue; infelice il mondo che non trae frutto dalla vita
della vittima di questo continuo calvario che si rinnova in te.
Coraggio, figlia mia: è Calvario di salvezza, è croce di vittoria...
Confida, non dubitare... La tua anima non sentirà l'alleluja della Mia
resurrezione [è venerdì santo], affinché le anime non soffrano la morte
eterna. Di' al mondo il mio dispiacere, le mie tristezze, le mie
richieste di preghiera, di penitenza ed emendazione di vita. Dillo tu e
fa' che lo dicano coloro che si prendono cura della tua vita... - ...
(diario, 7-4-1950).
Venticinque anni di letto
Come mi aveva predetto Gesù, la mia anima non sentì la gioia della
Resurrezione. Soffrii tanto, orribilmente!... [Però] mi accompagnarono
sempre la pace, la rassegnazione, l'amore a tutto; ripetevo
frequentemente: « Tutto per Te, o Gesù, tutto per le anime; sono la Tua
vittima »... Si avvicinava l'anniversario dei miei 25 anni di letto. Li
ricordavo con dolore, non per la sofferenza, ma per il modo imperfetto
con cui avevo sofferto. Sentii il più grande abbandono che si possa
immaginare, abbandono da parte di tutte le creature, senza nessuno in
mio favore. Abbracciata al mio crocifisso ripetevo: « Gesù, solo Gesù
». ... A celebrare le nozze d'argento della mia degenza ebbi la S.
Messa nella mia cameretta: fu molto solenne, con una bella omelia sulla
sofferenza. Vi furono prima spine e poi rose. Feci la stessa
accoglienza a queste e a quelle: ero indifferente a tutto. Quando ero
ferita dicevo a Gesù: - Voglio celebrare questa data nella Tua
volontà, sia nella umiliazione, sia nella gioia. - E alla fine vi fu
gioia, molta gioia, ma non per me. Gesù permise che un velo di morte
coprisse, tutto. Sorridevo, mi mostravo gioiosa, ma la mia gioia era
soltanto per conformità alla volontà di Gesù. Mentre gli altri
gioivano, la mia anima andava accompagnando Gesù nei tribunali e con
Lui nel cammino al Calvario portava la croce... (diario, 14-4-1950).
... La vittima di Gesù, vittima fedele, non ha altra preoccupazione se
non di fare la volontà del suo Signore: l'amore alla perfezione sta in
questo. Io venni al mondo, figlia mia, e cercai soltanto la gloria del
Padre mio e di compiere la Sua volontà.
È una missione sublime quella che ti scelsi: ti mandai al mondo per
continuare in te la mia opera salvatrice; questa è una grande verità,
verità di un Dio onnipotente che non si inganna né può ingannare.
Confida, figlia mia... - Scomparve per me ogni luce e mi rimase nel
cuore un dolore mortale. - O Gesù, che oscurità, che dolore nel mio
cuore! - È l'oscurità del peccato, è il dolore che mi causano i
peccatori; sono un Padre stanco di chiedere ai figli amore, penitenza,
preghiera, emendazione di vita... - ... (diario, 21-41950).
Si spreca in vanità mentre vi è tanta fame! (Momenti della Passione)
... [Nell'Orto] vidi i soldati cadere per terra e udii Gesù dire: - Ve
l'ho già detto che sono Io: se cercate Me, eccomi qui. - Fu legato e
condotto ai tribunali. Lo accompagnai. Stamane ho veduto la colonna e
la catena con cui fu legato per essere flagellato.
Dopo la condanna a morte, sono andata con Lui verso il Calvario; con
Lui ho portato la croce. Non so come ho potuto mettere nel cuore il
mondo intero: lo portavo come il maggior tesoro, lo amavo tanto ed egli
era ingrato verso di me; vedevo che mi coronava di spine, mi
flagellava, mi crocifiggeva; era lui a farmi spargere il sangue fino
all'ultima goccia. Ciononostante non cessavo di amarlo, di
abbracciarlo in un abbraccio eterno per consegnarlo all'Eterno Padre.
Il dolore era immenso; le attenzioni e l'amore erano infiniti.
Inchiodata sulla croce, ho continuato o, per meglio dire, Gesù ha
continuato a vigilare su quel tesoro che aveva nel suo Cuore divino. Io
sentivo e vedevo Gesù mentre contemplava il mondo, ansioso di dargli
tutta la grazia e la bellezza: solo con la Sua morte sarebbe stata
completata l'opera. L'agonia di Gesù aumentava, il Sangue scorreva da
tutte le piaghe; Egli fissava sempre il suo tesoro che si abbelliva
ognor più, assetato di farlo più suo e di consegnarlo al Padre sempre
più bello. Il mio Gesù mi ha fatto sentire tutto questo che dico e lo
ha impresso nel mio cuore in modo indelebile. Ho udito la sua Voce
divina che diceva: « Consummatum est, è tutto compiuto. Padre, nelle
Tue mani affido il mio Spirito ». La mia anima, senza Gesù, è rimasta
come in un deserto, nella maggior desolazione. Egli è venuto senza
indugio e mi ha chiamata: - Figlia mia, Io sono la Vita, vivi di Me; Io
sono il cammino, seguimi senza luce, nel dolore, senza vita... -
(diario, 28-4-1950).
... Era già notte avanzata ed io sentii come se Qualcuno mi prendesse
per mano e mi guidasse verso l'Orto. Giunta colà, sentii che Gesù unì
il suo Volto divino al mio, fece sì che con Lui mi prostrassi per terra
e mi disse: - È ben duro questo suolo; però i cuori sono molto più
duri: aiutami a penetrare in essi, soffri con Me. - Lì sudai sangue con
Gesù, ebbi con Lui la visione del grande casco di spine collocato sul
mio capo; con Lui fui messa in croce: sentii che i miei chiodi ci
trapassavano entrambi. Un Cuore, ma non era il mio, ardeva in fiamme;
questo fuoco splendeva nel martirio. Liberata dalla croce, sentii e
vidi con l'anima Gesù morto nelle braccia di Mammina: le braccia inerti
pendevano nel mio grembo. Io parevo Gesù morto e parevo Mammina con
Lui; è ciò che sentii. Terminò il mio Orto con l'anticipo di tutti i
dolori... Questa mattina sono andata al Calvario... Dopo la morte, Gesù
mi ha parlato: - ...Vengo a chiederti ciò che in mio nome venne a
chiedere a Fatima la mia Madre benedetta: penitenza, preghiera,
emendamento di vita... Dammi il tuo dolore... Lo esigono i peccati di
lussuria, le iniquità degli sposi e delle anime pie a Me consacrate, lo
esigono le vanità. Perché tanto sperpero? lo posso dire con tutta
ragione ciò che Giuda disse [circa il profumo versato dalla Maddalena]:
«perché tanto sperpero?». Questo sperpero grida al Cielo: ciò che si
spreca in vanità estinguerebbe la fame a tanti affamati, coprirebbe
tanti ignudi. Diffondi, figlia mia, di' al mondo le mie lamentele. -
Mio Gesù, vuoi che io dica di più di quello che ho detto? Io non ho
volere, se no, non vorrei dire nulla. Vuoi da me qualcosa oltre il
dettare? - No, no, figlia mia; detta ciò che ti dico; lo diffonda chi
ha il diritto di farlo. Abbi coraggio ancora un po': verrai presto in
cielo... - ... (diario, 5-5-1950).
« Prega per il Papa del dolore »
... Stamattina, dopo aver ricevuto Gesù ho sentito la sua perdita. Mi
sono incamminata al Calvario, sempre separata da Lui. La vita del mio
corpo era morta. Sentivo un'altra vita dall'alto che era come una
calamita per il corpo e lo obbligava a salire al Calvario. Era in forza
di questa vita dall'alto che io mi preoccupavo, soffrivo e lavoravo. A
questo punto vorrei dire molto: mi limito al nulla perché non so. Era
per quella vita che mi pareva essere disceso dal cielo alla terra; e
quella vita era uguale alla mia vita; ed io ero morte, non avevo vita.
Sono giunta in cima alla montagna senza Gesù. Sono rimasta crocifissa
senza Gesù; ho trascorso le ore dell'agonia senza Gesù. Il mio cuore
non sopportava quella perdita perché era perdita eterna: si è aperto
sanguinando, ha dato tutto il sangue; e tanti non ne traggono frutto.
Sono spirata senza Gesù. Egli non ha tardato ad apparirmi: mi ha dato
la sua Vita, la sua Luce... - Dammi il tuo dolore, figlia mia, dammi la
tua riparazione; unisciti alle intenzioni e ai voleri del Papa, che
sono i miei, come tu sai. Allo stesso modo che, per mezzo tuo, egli ha
soddisfatto i miei divini desideri, così voglio che tu, nella stessa
volontà, soddisfi quelli di lui: soffri, prega con lui. Il mio caro
Papa, il mio rappresentante sulla terra! Il Papa del dolore, il Papa
dell'agonia, il Papa della immolazione durante tutto il suo regno. Sei
stata per lui il mio portavoce; soffri affinché il mondo accolga i suoi
desideri, come egli ha accolto i miei. Che gloria, che ricompensa
l'attendono... Dammi il tuo dolore, non solo per curare il mio divin
Cuore, ma anche quello della Mia Madre benedetta. Consentimi di
lasciare ancora nel tuo cuore la spada e le spine che hanno ferito il
Suo: sono le bestemmie proferite contro la Regina del mondo. Coraggio.
- ... (diario, 12-5-1950).
«Ero venuto per il Padre. La mia vita era uguale alla sua» (Momenti della Passione)
... Non cerco per me onori, lodi, neppure gloria celeste: il mio fine è
Dio, soltanto Dio; è la sua gloria che io cerco; voglio soltanto amarlo
e onorarlo. Ho già detto che, se mi offrissero il mondo con tutti i
suoi onori e ricchezze e con la sottomissione di tutti a me, a patto
che io desistessi un solo momento di amare Gesù, anche riamandolo poi
con maggiore amore, io non cederei; sì, perdere il mondo con i suoi
incanti, perdere gli onori e tutti i poteri, ma amare Gesù
incessantemente. Oggi dico di più: se mi offrissero il cielo per
esserne padrona a patto di desistere un solo momento di amare Gesù,
rinuncerei al cielo eternamente: Gesù, solamente Gesù, questo è l'unico
amore che voglio. Per Lui ogni onore e gloria della terra e del
cielo... Udii la sua voce divina: - Figlia mia, luce del mondo, fiore
eucaristico,... ascolta la voce del tuo Gesù che non si inganna né ti
inganna... Tu vivi della vita divina... - Io ero immersa in un qualcosa
che mi dava una pace soavissima, pur non avendo luce e pure avendo in
cuore un dolore profondo. Al termine delle sue parole, vennero da Lui
verso di me onde di fuoco soave e confortante. - Gesù, Gesù, come sei
buono! ho ricevuto in questo momento la tua luce e con essa è scomparso
tutto il dolore. - Figlia mia,... in Me, per Me e con Me, ogni dolore è
soave, ogni peso è lieve. Saziati, confortati, preparati per altro
dolore. Dammi riparazione, chiedi al mondo riparazione per il mio divin
Cuore e per quello della Mia Madre benedetta. Chiedi al mondo
riparazione per placare la Giustizia divina... - Gesù parlava ancora e
già le mie orecchie udivano tuoni tremendi: il cielo squarciato mandava
lingue di fuoco su tutta la terra. - O Gesù, non ne posso più. Ho
paura; mi pare di morire. Mi ricordo di un sogno avuto giorni fa; non
vedo differenza tra quel sogno e questa visione. - Hai obbedito bene
all'ordine che ti fu dato di dettare tutto senza preoccuparti se è
sogno o realtà? Non fu sogno quello che hai avuto 15 giorni fa: fu la
stessa visione che ti ho fatto vedere ora. Sono messaggi che per mezzo
tuo invio al mondo. Avvisa con i tuoi scritti... Non sei tu che parli,
ma è Gesù che parla per bocca tua e attraverso i tuoi scritti. Non
apparisci tu, non mostri te stessa, ma appare la tua vita messa a
disposizione di Gesù che si diffonderà nel mondo intero, servendosi di
coloro cui è toccata l'alta missione di farlo. - (diario, 19-5-1950).
... Ho teso a Gesù le braccia per accogliere tutto e ad ogni momento
quanto Gli piace mandarmi. Solo così, volendo ciò che Egli vuole e
accettando ciò che manda e permette, la vita, che sarebbe un inferno, è
un paradiso. Dio lo vuole, Dio lo manda: accetto.
Il cuore sanguina, si sgomenta; la volontà sorride e abbraccia tutto
ciò che viene dal cielo come dono di Gesù. Solo così il dolore ed il
timore di quanto avviene ogni momento hanno attrazioni, dànno gioie e
dolcezze. ... Ieri, giovedì, per tutto il giorno la mia anima
piangeva: non erano lacrime di un giorno, ma di una vita intera. Io
sorridevo a tutto, sorridevo alla vita come se ignorassi quelle
lacrime, ma esse cadevano e io le sentivo vivamente cadere. Trattavo
di tutte le cose e il mio pensiero era sempre nell'Orto. Camminavo da
ogni parte e il mio cuore viveva sempre là. Non valeva la pena di
preannunciare [agli apostoli] quelle sofferenze: non sarei stata
compresa. La mia vita era collegata all'Eterno Padre: io ero venuta per
Lui e la mia vita era uguale alla Sua. Questa vita era separata dalla
terra. Sapessi parlare di questo! Sapessi esprimere ciò che sento! Ma
non so; è segno che Gesù non vuole; sono ignorante. Soltanto quando
camminavo verso l'Orto e vi entrai veramente chiamai a me il mondo, me
ne rivestii e ne assunsi tutta la responsabilità. Fu allora che cadde
su di me la giustizia dell'Eterno Padre. Sentii il suo abbandono e
sentii che Egli non era dalla mia parte come lo era stato fino allora.
Vidi l'insieme delle sofferenze: agonizzai e il sangue ruppe le vene,
bagnando la terra... (diario, 26-5-1950).
... In tutta la giornata di ieri non potevo sviare il mio spirito
dall'Orto: ma, in me, una vita suprema mi addolciva il dolore. Questa
vita aveva in sé la visione ed il ricordo di essere disceso alla terra
inviata dal Padre; fu la volontà ferma e totale di compiere la volontà
dell'Altissimo che alleggerì il dolore di quel giorno, che non pareva
di un giorno ma di molti anni. Parlavo, camminavo, lavoravo con il
mondo nel cuore. Soltanto a notte il mondo uscì da me e rimasi
[schiacciata] tra esso ed il suolo dell'Orto, in agonia, a sudar
sangue, trattata crudelmente dal mondo. Fu il mondo intero a
schiacciarmi, a lacerarmi con duri colpi e a ferirmi il cuore. ...
[Dopo la morte sul Calvario,] Gesù mi ha detto: - Figlia mia, quanto
più l'anima si umilia, tanto più Io la amo e scendo fino a lei. È nei
piccoli, nelle anime pure ed umili che lo trovo le mie delizie. Io sono
l'Agricoltore divino; lavoro, semino nelle anime le mie grazie, i
tesori infiniti del mio Cuore. Ma queste sementi germinano in ben
pochi cuori! Quasi nessun terreno dà a Gesù il raccolto desiderato... O
figlia mia, Io voglio essere amato e da te lo sono... Qui [in te] posso
seminare; in questo terreno è abbondante il raccolto: con questo
rendimento si salvano le anime a migliaia, a milioni. - - Ah, mio Gesù,
come potrò far germogliare la tua divina Semente in tutti i cuori
freddi e lontani da Te? Povera me! Solo con la Tua grazia lo potrò. -
Va' a seminare, figlia mia: semina, coltiva, raccogli per Me. Io voglio
le anime; nulla di più posso fare per loro. - Mio Gesù, ma io non so
seminare né raccogliere! Non so portare a Te il frutto del tuo
raccolto. - - Lavora, che Io ti aiuterò: porrò sulle tue labbra le mie
parole, nei tuoi sguardi i miei. Farò sì che il tuo lavoro sia
fecondato e che per mezzo tuo il mio divino Amore sia dato ai cuori e
alle anime. Lavora, mia missionaria, missionaria dei missionari. Il
tuo dolore è potente. Darai luce con la luce di Gesù... - ... (diario,
2-6-1950).
Non ho nulla e ho tutto: Gesù soffre e ama in me
... Circa 15 giorni or sono, durante la notte, un crocifisso che tengo
appeso al muro sulla parete di fianco mi apparve nel letto presso di
me: rimasi meravigliata, ma fu cosa di un momento, che poi dimenticai;
non ne dissi nulla. Da anni ero solita avere al mio fianco e
soprattutto di notte tra le mie braccia un crocifisso. Avendone
ricevuto uno in dono [da p. Pinho], feci ritirare quello che avevo e
tenni con me il nuovo. Alcuni mesi dopo a mia volta lo regalai e chiesi
di ridarmi quello che avevo fatto ritirare. Si dimenticarono di
darmelo e io ne rimasi senza alcuni giorni, non per mia dimenticanza,
ma per non importunare i miei. Fu in questo periodo che apparve al mio
fianco il crocifisso che stava appeso alla parete. Nella notte dal
lunedì al martedì [di questa settimana] il crocifisso della parete mi
riapparve sul petto tra le braccia, sotto le coperte, come se fosse
stato posto lì. Rimasi impressionata: mi pareva di sognare. Ne parlai
con tutta naturalezza ma senza farne cenno negli scritti. Fui poi
obbligata [dal medico Azevedo] a descrivere l'accaduto e, per mio
maggior tormento, a chiederne a Gesù il significato. Lo farò con vera
ripugnanza: è la mia croce. Gesù mi perdoni: ecco la mia virtù: quanto
sono lontana dalla perfezione! ... - O Gesù, accetta il mio sacrificio:
lo voglia o no, devo obbedire e chiederti il significato della venuta
della Tua immagine crocifissa sul mio petto. - Gesù sorrise
dolcemente...: - Voglio che Mi parli senza timore e con tutta
semplicità... Il motivo che mi ha indotto a staccarmi dal muro e a
venire a te è molto semplice: il crocifisso deve essere sempre unito
alla crocifissa... - ... (diario, 16-6-1950).
« Mio buon padre [Pinho], ... ho sofferto molto, ma in silenzio, per il
grande ritardo della sua lettera. Mi sfogavo soltanto con Gesù e
Mammina; non ne parlavo a Deolinda per non causarle dispiacere. Temevo
assai che ci fossero nuove proibizioni. Quando finirà tutto questo?
Prima che io parta per il cielo? Non voglio pensarci, se sì o no.
Voglio solo pensare all'amore di Gesù e di Mammina ed all'amore per le
anime. Voglio soltanto ricordare e compiere totalmente la volontà del
Signore. Ma, o padre mio, è tanto difficile: devo lottare contando solo
su tutta la forza del cielo e le preghiere delle anime buone della
terra... È spaventoso lo stato della mia anima! La morte distrugge
tutte le cose della mia vita prima che nascano. Non ho nulla; sono a
mani vuote, spoglia di tutta per l'eternità. Inutile per me e per il
mondo... Voglio il dolore e contemporaneamente ne provo ripugnanza;
l'amo e mi pare di odiarlo: odio unito all'amore, vita unita alla
morte. Vivo, so che vivo, non posso dire di non vivere, ma posso anche
dire che sono morta: morta con ciò che è passato, passa, e passerà in
me. Morta, totalmente morta, insieme a tutte le mie cose. Parlo e posso
parlare così perché non vivo: no, non vivo; la vita che possiedo non è
mia. Sento che non lo è. La morte, sì; questa mi appartiene... Quando
insieme alla volontà di soffrire per Gesù avevo il coraggio e la forza,
non costava tanto. Ora, senza coraggio, senza forza, senza luce e senza
vita, o mio Dio, sento come se non mi importasse di Gesù né dei suoi
colloqui: sono indifferente. Molte volte mi passa per la mente: vorrei
che Gesù la finisse di parlarmi. Temo perfino di dispiacergli. Ma Egli
sa bene che io non voglio acconsentire a nulla che Lo offenda, alla più
piccola cosa che Lo rattristi. Lei non si impensierisca per questo
stato della mia anima. La misericordia di Gesù per me è infinitamente
grande. Io sento pace, quella pace che è Sua. Non ho nulla e ho tutto:
Egli soffre e ama in me... Il giorno 20 agosto celebrerà la prima Messa
D. Alberto » (lettera a p. Pinho, 20-6-1950).
La croce: albero dei riscatto
... Ieri, verso sera, incominciai a sentire di essere l'albero della
vita: ero croce, riscatto, salvezza. Mi vedevo a lavare il mondo con il
mio sangue e l'albero della croce fioriva attorno a me. Ma subito, una
sconfitta: la sconfitta provocata dal male sconfiggeva tutto, arrivava
fino al tronco dell'albero. Le mie vene erano le radici di quel tronco:
affinché il tronco non morisse e continuasse a dare la vita, dovevo
continuare a soffrire e a dare il mio sangue. La sconfitta, la
distruzione che la mia anima vide mi portò all'agonia: a rotolarmi sul
terreno dell'Orto per l'afflizione e a sudare sangue per offrire così
all'Eterno Padre il calice della maggiore amarezza... Questa mattina,
portata da una forza inspiegabile, sono andata al Calvario... Nella mia
croce sentivo un indicibile abbandono: solo il mio sangue scorreva. Al
momento di spirare, ho sentito di nuovo la presenza di Gesù in me: fu
Lui a spirare... In questo momento è uscita da Lui una luce che ha
illuminato il mondo e ha dato vita all'umanità... - Figlia mia, il mio
divino Cuore è fuoco, fuoco che brucia, che consuma; il mio divino
Cuore è amore, ama e non è amato, ama e chiede amore... Voglio amore da
presentare al Mio Eterno Padre e dirgli: «Padre, se molti peccatori Mi
offendono gravemente, molti cuori Mi amano con amore generoso, puro,
forte e ardente». Voglio dolore da offrire al Padre e dirgli: « Padre
Mio, ho la riparazione di molte anime vittime per riparare tutti i
crimini... Accetta, o Padre, da' ai figli del mio Sangue la tua
misericordia e il tuo perdono... ». I rappresentanti della mia Chiesa
non conoscono a fondo le insidie che i seguaci di satana preparano
loro. I capi delle nazioni ignorano le insidie e gli inganni che gli
amici e gli inviati del demonio stanno preparando per infliggere loro
gravi sconfitte.
Dammi il tuo dolore, figlia mia... - ... (diario, 23-6-1950). La mia
anima ha pace, ma è triste fino a morirne. È infinita la mia
tristezza, così come è infinito il mio dolore. Il mio cuore non ne può
più. Possiede un amore infinito che non è ricambiato: per ricompensare
tale amore non viene l'amore di cui è degno [ma] viene il dolore
infinito causa di tristezza infinita: nera ingratitudine di tutta
l'umanità. Chi ama è Gesù, chi soffre è Gesù, chi sente dolore e -
tristezza infinita è Gesù: io non sono altro che veleno e morte, io
sono e sarò sempre il veleno di tutti i sensi che dà la morte non solo
a me ma al mondo intero. Signore, chi potrà resistere a tanto dolore?
Sento quanto ci ami e non so esprimere questo amore; sento il Tuo
dolore infinito e non pongo termine a tanto male... Se non fossi
ignorante, quante cose potrei dire, quante prove potrei dare del grande
amore, amore infinito, che Gesù ha per noi! Ma, a vergogna nostra, se
non fossi ignorante, quanto potrei dire del dolore pungente, del dolore
lacerante del Cuore divino di Gesù e di quello della cara Mammina! Mi
dispiace tanto, non saper dire! L'amore di Gesù è grande come Dio: Egli
stesso è amore, tutto amore. Il dolore è grande come la terra, ma
giunge fina a Lui, potere infinito, grandezza infinita e si trasforma
in dolore infinito... Ecco ciò che io sento: il mondo intero
trasformato in un unico pugnale a ferirmi il cuore. Questo dolore passa
attraverso me, attraverso il mio cuore, ma va a Gesù, va al suo divin
Cuore. Mio Dio, io non ho forza né coraggio né vita per soffrire. Gesù,
è per Tuo amore!... (diario, 7-7-1950).
... Gesù mi ha detto: - I peccatori non accolgono le mie divine
chiamate; non vogliono ricevere il perdono e la misericordia del loro
Padre. - Alzai le mie indegne mani e pregai: - O Gesù, ricordati che
sono figli tuoi; ricorda al Tuo Eterno Padre che sono costati tutto il
tuo preziosissimo Sangue e la vita. O Gesù, voglia che alle loro anime
sia risparmiato l'inferno e ai corpi il castigo. Voglio che Tu li
perdoni. Non ho detto bene: voglio che ci perdoni: io sono la più
ingrata e la maggiore delle peccatrici.
Però, o Gesù, se io potessi inventare nuove penitenze per il mio corpo,
nuovi flagelli per riparare tutti i crimini e per tutti coloro che
consegnano il loro corpo ai piaceri! Potresti autorizzarmi, o Gesù!
Sono la tua vittima: voglio consolarti! - - Non ti autorizzo, figlia
mia! Bastano le sofferenze torturanti che Io consento al tuo corpo e
alla tua anima! Non puoi soffrire di più, mia sposa e vittima amata; il
tuo martirio ha raggiunto il culmine... - (diario, 14-7-1950).
Un messaggio accorato di Gesù (Momenti della Passione)
... Questa mattina sono andata subito al Calvario. Non sono stata ai
tribunali, ma ho portato la croce; non ho ricevuto i flagelli né la
corona di spine, ma ho sentito tutto il corpo piagato ed il sangue
scorrere dal capo come se fossi stata coronata di spine...
Sono spirata con Gesù... Poco dopo Egli mi ha parlato: - Ho fame, ho
sete, venite a saziarmi: è fame, è sete di amore che mi divora il
Cuore. Vi dico come in altro tempo, nel mio passaggio sulla terra: «
Sapeste chi vi chiede da bere! » Presso il pozzo della Samaritana
chiesi acqua; oggi alla porta dei cuori lo chiedo amore. Se sapeste chi
è questo mendico di amore! È Gesù che chiede di essere amato. Ho sete
di amore, di purezza; ho sete di vittime. - ... (diario, 21-7-1950).
... - Dammi la tua riparazione e ascolta il mio urgente messaggio.
Voglio che il Papa, il mio caro rappresentante sulla terra, faccia al
mondo un supremo appello, per mezzo dei suoi vescovi. È Gesù che
chiama, è Gesù che chiede, è il Padre che vuole perdonare ai figli e
racchiuderli nel suo Cuore: orazione, penitenza, rinnovamento di vita,
vita nuova, vita pura. Il mondo, o figlia mia, il mondo non sa quello
che lo aspetta... Si uniscano in preghiera le anime pie; si avvicinino
al Tabernacolo le anime che Mi amano: da loro voglio amore, preghiere
fervorose, ardente e continua riparazione... Voglio che i governi
pongano termine a tanta immoralità e corruzione... Affrettati a
diffondere il messaggio accorato di Gesù. L'umanità fervorosa si
prostri davanti all'immagine della Regina del cielo e della terra e Le
chieda di essere ancora una volta Regina della pace, Signora della
vittoria. - O Gesù, sono confusa. Farò ciò che comandi, ma temo che non
mi credano. -
- Anche a Me molti non credettero e molti non mi riconobbero pur sapendomi risuscitato e glorioso... - ... (diario, 28-7-1950).
Oggi non dico nulla dei sentimenti della mia anima: non posso. In quale
martirio mi trovo!... Le sofferenze dell'anima sono state più lievi;
quelle del corpo sono state e sono indicibili. Gesù è venuto ad
addolcirmele un po' con la Sua divina presenza... - Vieni, figlia mia,
a riposare nel mio divin Cuore,... rinnova le forze perdute per il
dolore inaudito, per il penoso martirio che ti ha consumata... - ...
(diario, 4-8-1950).
Non posso ancora raccontare le cose della mia anima: mi mancano le
forze. Non dubito che fu una grande grazia del cielo l'aver potuto dire
quel poco che ho detto. Ho ricevuto un regalo dal cielo. Il mio
martirio fisico era enorme; Gesù non ha permesso che quel dono mi fosse
di gioia e di consolazione, ma è stato ugualmente un dono e una. prova
dell'amore di Gesù. Mi è stato di conforto all'anima; ho ringraziato
Gesù della visita. Egli conforta sempre chi spera e confida in Lui. Ho
trascorso i miei giorni a soffrire orribilmente non dicendo se non: «
Gesù, per Tuo amore, tutto per Te, tutto rivolto a Te: si faccia in me
secondo la Tua volontà... » (diario, 11-8-1950).
... Quando camminavo dal locale della cena verso l'Orto, - sentivo come
se portassi nel mio cuore la Mammina addolorata, come in altro tempo
Ella aveva portato Gesù nel Suo purissimo grembo. Il mio cuore era il
tabernacolo che La accoglieva con tutti i suoi dolori, come Ella era
stata il tabernacolo che aveva accolto Gesù con la sua vita divina e
umana. Con quale raccoglimento io La portavo! Quanto potrei dire in
proposito se la mia ignoranza non me lo impedisse... Stamane sono
andata verso il Calvario e sempre con Mammina piangente nel mio cuore.
Le sue lacrime scorrevano dentro di me...
Il peso della croce gravava sulle mie spalle e su quelle di Gesù. L'ho
sentito bene: camminavamo insieme... Inchiodata sulla croce, Gesù
continuava ad essere con me. Il Suo Sangue scorreva abbondante e mi
pareva che scorresse anche dal mio corpo. Con Gesù vedevo tutte le
sofferenze e la ingratitudine del mondo. Soffrivo grandi umiliazioni da
parte del popolo che mi attorniava, aumentando la sofferenza del mio
Calvario.
Sono spirata con Gesù. La nostra separazione è stata breve. Egli si è
unito nuovamente a me e ha detto: - Guardate e vedete se vi è dolore
uguale al mio dolore. Guardate e vedete ed accogliete la richiesta di
Gesù. Figlia mia, sei portavoce di Gesù; guarda il mio Cuore e di' al
mondo come Io sono ferito... - Ho veduto il Cuore di Gesù: era
squarciato. Con le sue Mani santissime lo estrasse dal petto e io alzai
verso di Lui le mie mani dicendo: - Mio Gesù, vorrei mani pure come
seta bianca per ricevere il tuo Cuore amantissimo; non sono degna di
toccarti, ma vedi le ansie di grazia, di purezza, di darti riparazione;
fa' che questo mio cuore freddo Ti ami. O Gesù mio misericordiosissimo,
perché Ti sei lasciato ferire così? Non consentirlo più. Mentre
parlavo Gesù collocò il suo divin Cuore nelle mie mani. Che tesoro
ricchissimo, che tesoro infinito! Lo strinsi al mio petto. Ero pazza di
volerlo amare e più pazza rimasi di dolore quando potei vedere così da
vicino il Cuore del mio Signore. Non solo era aperto da cima a fondo,
ma tutto coperto di spine, di frecce, e con una lancia infissa. -
Lascia, o Gesù, che io tolga da questo Cuore amantissimo tutto quanto
Ti ferisce... - (diario, 18-8-1950).
Dovevo riconciliare il Cielo e la terra (Momenti della Passione)
... Questa mattina sono andata verso il Calvario... La tristezza era
mortale; il cuore pulsava, ardeva d'amore, aveva ansie di giungere alla
fine del viaggio per dare la vita... ardeva e aveva ansia di comunicare
a tutti i cuori quel fuoco d'amore... Issata la croce, mi pareva di
avere in essa soltanto il cuore, che continuava ad avere un amore tanto
forte da formare catene che lo legavano alla croce e possedeva radici
che generavano radici per consolidare lo stesso legno della croce.
Solo verso la fine dell'agonia ho sentito che stava sulla croce tutto
il mio corpo, impresso interamente nel Corpo Santissimo di Gesù. Il suo
divin Cuore gridava entro il mio al Suo Eterno Padre con un grido
dolorosissimo. In quel momento ho sentito che ero una sola cosa con il
Padre e possedevo la Vita del Padre. Mentre provavo questi sentimenti,
ho sentito la separazione di Gesù. Passati alcuni momenti di morte, mi
sono sentita immersa in un mare infinito e possedevo una vita, un
cuore di una grandezza infinita. Oh, come ero grande io, senza essere
io! Il tempo si è prolungato in questa immersione confortatrice... In
unione con Gesù, immersa nel suo Amore infinito, con un dolore mortale
nel cuore, non ho potuto resistere e mi sono lamentata con Gesù: - Che
dolore è questo? È insopportabile! Se non fossi con Te, non resisterei.
Che devo fare? - Soffrire per Me! Confidare in Me, figlia cara. Il
dolore che provi è quello che poco fa ho fatto passare dal Mio al tuo
cuore. Nascondilo il più possibile all'ombra del tuo sorriso. Qualche
volta per la sua violenza trasparirà; ma non preoccuparti: sono Io a
volerlo e a permetterlo. Voglio mostrarlo al mondo e testimoniare la
mia Vita divina in te... - (diario, 25-5-1950).
... Ieri giovedì fu doloroso, ma non per la visione dell'Orto; non
l'ho avuta quasi mai durante la giornata. Avevo il mio dolore come gli
altri giorni: quel dolore infinito, superiore alle mie forze, ma che
Gesù ha sempre vinto in me; ma non avevo quello che Lo tormentò
nell'Orto degli ulivi. Soltanto a notte incominciai a sentire vivamente
nell'anima la rivolta del Cielo contro la terra. Io dovevo
riconciliarli, dovevo essere riconciliato ed allo stesso tempo dare
nuova vita. Io ero corruzione e dovevo con il mio sangue cancellare la
stessa corruzione. Io ero niente ma contemporaneamente stavo nelle
altezze: avevo la vita stessa di Dio, ero la Sua stessa giustizia.
Tutto questo mi fece soffrire moltissimo e mi trasportò nell'Orto...
Immersa nel mare del mio martirio passai la notte il più possibile
unita a Lui... Questa mattina, rinforzata dalla santa Comunione,
riscaldata un poco dal fuoco di Gesù, ho percorso con Lui il
Calvario... (diario, 1-9-1950).
... Ho avuto la grande grazia di avere nuovamente la celebrazione
della Santa Messa nella mia cameretta. Dico « grazia » perché è l'atto
più grande e santo, non perché abbia provato gioia né consolazione:
Gesù ha permesso soltanto che il cuore e l'anima mia ne avessero
conforto e pace... Mi pareva di non sapervi partecipare, di non
accompagnare i passi di Gesù; però, anche così, sono vissuta fuori di
me, immersa non so in che cosa: era un abisso infinito che mi dava
forza e coraggio affinché l'anima ed il cuore vivessero. Quando feci la
Comunione, nello stesso istante che Gesù scese in me, rimasi
maggiormente immersa in quell'abisso infinito che si illuminò di nuova
luce.
Subito la voce di Gesù si fece sentire chiaramente: - Figlia mia,
amami, amami sempre nella tua croce; è mio il tuo cuore... Confida: fui
Io che scelsi la tua vita, che tracciai i tuoi sentieri pieni di
spine... Di' al tuo medico che ricevetti dal suo primogenito l'onore e
la gloria che il mio Cuore ambiva, digli che continuo a vegliare la
sua aiuola fiorita e che non tema per la sua vocazione... - ...
(diario, 2-9-1950, dettato il 5-9-1950).
Mi resta la fiducia in Gesù e Mammina (Momenti della Passione)
Mi sento abbandonata e mi abbandono nelle braccia di Mammina; mi sento
morta, senza luce e senza guida e mi affido a Lei. E così cammino per
i neri sentieri, spinosi e difficili, tracciatimi dalla Provvidenza.
In questo abbandono diventa più soave il mio penoso vivere. Quando
soffro per la morte che sento in me, dico: « Mammina è la mia vita »;
quando non ho luce né forza per soffrire, ripeto: « Mammina è luce,
Mammina è forza »! Quando sento che tutta la mia vita è un inganno e
sento me stessa come tale, mormoro: « Non mi preoccupo: Mammina non si
inganna, Ella è verità ». In tutto vado ripetendo la stessa cosa:
voglio ciò che Mammina vuole. Vado dove Ella andrà seguendo Gesù...
(diario, 15-9-1950).
Si è spento in me il fuoco divino di Gesù. Mi resta la fiducia; mi
sono affidata alle braccia di Gesù e di Mammina e così continuo a
camminare. Ella ama per me; Gesù deve amarsi da sé e accettare questo
amore come fosse mio... [Sul Calvario] non ho avuto il sentimento né la
visione della morte di Gesù, ma ho sentito come fosse morto in me ed io
in Lui nelle braccia di Mammina. Eravamo un solo corpo, un solo
cadavere.
Le lacrime della cara Mammina cadevano sul mio volto; le sentivo e le
vedevo scivolare sulle mie guance. Dolore tormentoso, inesprimibile!
Volevo consolarla ed abbracciarla ma non potevo. Allora Gesù, non più
morto, ma vivo al mio fianco, mi ha detto: - Figlia mia, le lacrime
della Madre mia Santissima sono simili a quelle che Ella sparse su di
Me sul Calvario. Oggi non piange per il Figlio morto tra le sue
braccia, ma piange perché vede in tutta l'umanità molti figli morti per
il peccato... Dammi il tuo dolore, ripara i nostri Cuori tanto
feriti... (diario, 22-9-1950).
... Non voglio mostrare che soffro perché abbiano compassione di me,
ma voglio fare la volontà di Dio. E se tutto questo ne fa parte, voglio
farla a qualsiasi costo. Talvolta penso di chiedere di essere
dispensata dal dettare le mie cose, ma non voglio fuggire la croce. E
così, con grande sforzo su me stessa, mi vinco e vado soffrendo in
silenzio e all'ora fissata. nella mia ignoranza, perché non ho altra
cosa, detto le torture che l'anima mia attraversa. Quegli sguardi che
sento in me, di cui non parlo da molto tempo, sguardi infiniti che si
estendono a tutto il mondo ed arrivano dappertutto, non sopportano più
la rovina delle anime, la mia miseria umana. Questa visione mi causa
al cuore un dolore insopportabile, dolore indicibile perché rasenta
l'infinito. Mio Dio, non sopporto di più: vinci Tu, Gesù, sopporta Tu
il dolore che mi consuma... [Dopo la Passione], ho udito Gesù dirmi: -
Voglio dare il Cielo alle anime ed esse lo ricusano: fuggono per
cammini errati, per i sentieri della perdizione eterna... - Gesù
sospirava con profondo dolore e dai suoi occhi divini cadevano
abbondanti lacrime. Ho alzato verso di Lui le mani e gli occhi e Gli ho
detto: - Gesù, non piangere; io non posso vederti piangere; voglio
piangere con Te, o, meglio, voglio piangere le Tue lacrime. Ricordati
che hai ancora anime pure, cuori che Ti amano e vivono assetati di Te.
Io ho le mani vuote; non ho nulla da darti; il mio cuore è freddo e
povero; ma accettalo come è; riscaldalo con il tuo Amore; dagli i
tesori del tuo divin Cuore con tutti i meriti della tua Passione, dagli
la grazia, la purezza e i dolori della cara Mammina, poi accetta tutto
come se fosse mio per asciugare quelle lacrime... - (diario, 29-9-1950).
« Davo al mondo la vita che ricevevo dal Padre »
... La mia ignoranza non ha oscurato soltanto la mia intelligenza, ma
mi fa sentire che per causa mia si sono oscurate tutte le intelligenze
del mondo intero... Di fronte a tanto dolore, ignoranza e rovina, mi
vennero meno le forze. II dolore pungente e di agonia del mio cuore è
infinito; è in me ma non è mio: è di Gesù; tocca e ferisce il Suo divin
Cuore; e io muoio di dolore nel vederlo soffrire, nel sentire quanto
soffre... Mi sono consegnata e abbandonata [a Gesù e a Mammina]: è il
mio unico modo di essere. Gesù e Mammina si interessano di me, anche
se non lo sento. Credo, credo, mio Dio, io credo. Ed in questo martirio
desidero solo vivere e morire di amore... Il 3 fu il doloroso
anniversario del giorno in cui Gesù si degnò crocifiggermi (3-10-1938).
Con dolore, con tristezza ricordai tutte le cose: soffrii in silenzio,
senza un lamento; così mi obbliga l'amore di Gesù... ... Inchiodata
sulla croce... il mio cuore pareva legato con fili al Cielo, alla vita
stessa dell'Eterno Padre. Egli vedeva in me e io in Lui: eravamo uno
solo, nonostante fossi unita al mondo, rivestita di lui e nonostante la
giustizia divina pesasse su di me. Io davo al mondo la vita stessa che
io ero, che ricevevo dal Padre. Gesù non è morto in me, né io sono
morta; sono scomparsa per poco. È venuto Gesù con la sua grandezza, mi
ha fatta grande come Lui e mi ha detto: - Figlia mia,... ti faccio
grande con la mia grandezza, potente con il mio potere, sapiente con la
mia sapienza, ricca con la mia ricchezza, incandescente con il mio
amore. Diffondilo, accendilo, alimentalo nei cuori. Abbi coraggio. Non
temere la tua ignoranza. La tua vita è la grande sapienza che mostra la
mia vita divina in te; è per questo che non vivi né sai vivere: perché
non sei più tu che vivi: sono Io che vivo e opero in te... La tua
ignoranza ti nasconde le mie meraviglie, le maggiori meraviglie
dell'Altissimo sopra le sue creature. Tu sei sempre esistita nella
mente di Dio per il compimento della più nobile missione che una
vittima possa compiere sulla terra... - (diario, 6-10-1950).
Solo oggi, 11, tento di dettare ciò che avvenne [in me] il giorno 7 [1° sabato]...
Doveva essere un giorno di grande consolazione e gioia perché, per la
prima volta, il figlio del mio medico tanto buono celebrava una Messa
nella mia cameretta. Vedevo grande gioia in tutti i presenti e io mi
univo a loro, ma la mia era una soddisfazione finta. Sorridevo per
nascondere il dramma amaro che mi avveniva nell'anima: in me morivano
tutte le gioie; una nube nera le aveva nascosta tutta la luce; mi
sentii e mi vidi ignorante a tal punto che non fui capace di
accompagnare il mio caro celebrante nella celebrazione della Messa.
Ricordai tutto e tutti al Cielo e là diressi anche le briciole di
questa sofferenza, l'incenso di tanto doloroso sacrificio. Mio Gesù, io
non so accompagnarti nella rinnovazione della tua santa Passione; non
so assistere al santo Sacrificio della Messa! Accetta la mia ignoranza
con i desideri ardenti di compiere la Tua santa Volontà; donami il Tuo
amore: sono la tua vittima. Giunse il momento della Comunione, Gesù
entrò nel mio cuore, lo trasformò nella Sua grandezza: Egli viveva in
me, io ero grande come Lui: grande nell'amore, grande nel dolore;
entrambi erano infiniti. Trasformata tutta in Gesù, con cuore ardente,
udii che mi diceva: - Figlia mia,... sono nel sacrario del tuo cuore,
illuminato dalle fiamme ardenti del tuo amore; abbi fiducia, figlia
mia: tu mi ami in modo saggio e fedele; la tua ignoranza è la mia
sapienza, le tue tenebre sono la mia luce. Non meravigliarti dei
sentimenti della tua anima: ti preavvisai di tutto questo. Ti tolsi la
luce, la consolazione e la gioia di tutte le cose per mia gloria e
riparazione al mio Eterno Padre. Non sono Io ad esigere questa
immolazione totale, sono le falsità, sono le turpitudini del mondo
intero... - ... (diario, 7-10-1950).
Parrocchia segnata dal sigillo dell'amore
... Giovedì,... solo verso notte incominciai a sentire il mondo:
un'anima dopo l'altra fuggivano dall'Orto e dal Calvario; il mio cuore
era più duro delle rocce; trascurava e odiava Gesù; non voleva saperne
di Lui. Allora il dolore, l'indicibile dolore mi portò nell'Orto, a
sudare sangue fino a bagnare la terra... Più tardi, tramite la radio
che trasmetteva da Fatima, rivissi tutto questo durante la recita dei
misteri dolorosi del rosario. Ma io già tutto avevo sofferto e
continuavo a soffrire. Mi univo in spirito a Fatima, ma il mio cuore
tanto freddo non fu a Fatima: rimase avvinto all'Orto con la forza con
cui Gesù era unito alla colonna e alla croce. Vorrei esprimere meglio
come ho potuto contemporaneamente vivere a Fatima senza abbandonare
l'Orto e le altre sofferenze, ma non sono capace... [Sul Calvario] sono
spirata con Gesù. Poco dopo Egli mi ha detto: - Cerco consolazione e
non la ricevo; chiedo amore e non sono amato; chi mi conosce mi
offende... - Io udivo Gesù ma non sapevo dove era né lo sentivo dentro
di me. Dolore insopportabile! Ero su un abisso in procinto di cadervi
dentro e vedevo precipitarvi molte anime. - Mio Gesù, non Ti vedo! Ti
odo soltanto! So che sei Tu, ma non so dove sei per trovarti. Non so
come salvare queste anime che, con la mia, stanno cadendo in
quest'abisso spaventoso, più nero della morte. - Mia figlia, mia cara
figlia, non sono lontano: sono in te, nel tuo cuore. La separazione che
senti è perché sei vittima: è la separazione delle anime che cadono in
questo abisso di perdizione. -
Io le ho vedute cadere in grande numero. Ho veduto la rivolta del
mondo: i genitori contro i figli, i figli contro i genitori, i
fratelli contro i fratelli. Una infinità di colpe; e sentivo che tutto
andava a ferire il Cuore di Gesù... (diario, 13-10-1950).
Morirono le mie gioie, morì il giorno, morì il sole; nulla vi è nel
mondo che abbia vita per me. Soltanto il dolore, soltanto il peccato.
[In parrocchia] sta svolgendosi la santa missione. Con lo sguardo su
Gesù e sulle anime, soltanto per la salvezza di queste e la gloria del
Signore ho fatto di tutto per ottenere questa grazia alla parrocchia.
Premio al mio sforzo è stato il dolore tormentoso del mio corpo e
dell'anima. Mio Dio, non so esprimermi: Gesù, sono la Tua vittima.
Accetta tutto per la santificazione di questo paese, per i buoni frutti
di questa missione. Durante questa spaventosa sofferenza, giorno e
notte, ho elevato sovente al Cielo l'offerta di questo misero incenso,
di queste briciole che non sono mie, perché un morto non ha nulla. Vedo
entusiasmo e gioia su tanti volti e mi pare di vedere e sentire più
fuoco in tanti cuori; soltanto io non ho nulla: tutto è morte. Dal mio
letto odo i cantici delle prediche fatte in chiesa, nella casa del mio
Signore e soltanto io non ne traggo frutto. Sparisce tutto dalla mia
mente; la mia ignoranza non mi lascia comprendere niente; la morte mi
ruba tutto. Non giungo a comprendere le cose del Signore: muoiono
subito; ma non muore in me il peccato, il tremendo e terribile peccato;
è mio; ne conosco la gravità e la malizia, così mi pare in tutto il
senso della parola: peccato di ogni specie, ogni varietà di crimini.
Li conosco e mi pare di essere io a farli; mi sono immersa in questo
mare immenso di immondezze, ma in questa circostanza, mi sento più
immersa e più sovraccarica dei peccati di questo paese. Sento al suo
riguardo ciò che non ho mai sentito. Mi sento un cencio immondo e
disfatto, calpestato da tutta l'umanità, su cui tutti sputano e che
tutti scherniscono; e più, molto di più, come non mai, calpestato
dalla povera gente di Balasar...
La mia anima sente contro di sé tutto l'inferno... (diario, 3-11-1950).
... - Non temere, figlia mia, non puoi temere perché lo sto con te e in
te opero il miracolo della grazia e della perseveranza. Devi vincere,
devi perseverare sino alla fine.
Il tuo dolore è come già ti ho ripetuto molte volte... Sono i crimini
del mondo che ti fanno soffrire così; sono le colpe dei peccatori di
questa privilegiata parrocchia, segnata dal sigillo del più forte
amore, che esigono il tuo martirio. L'inferno è in guerra, in guerra
aperta contro di te, nel vedere che le anime gli sfuggono. - Che
tempesta, che mare immenso! In questo momento vedevo come se tutta la
terra si trasformasse in mare: una parte in onde agitatissime che
tentavano sommergere tutto. Tra quelle onde andava una barchetta: io la
vedevo, io vi ero dentro; ero sola a remare e andavo affannata a
prendere innumerevoli anime smarrite in quel mare tempestoso,
agitatissimo e le trasportavo nell'altra parte ove il mare era
tranquillo, sereno, in pace: era mare di salvezza. Come era bello
vedere quel mare coperto di anime somiglianti agli angeli, libere da
ogni pericolo! Non affondavano: nuotavano da sé, senza sforzo in quel
mare di godimento: erano salve, parevano avere ali, ali bianche, pure.
Era bello, bello, bello! Non so dire altro. Ho lavorato
incessantemente, ho visto tutto soffrendo sempre.
- Figlia mia, la visione è bella, ma la comprenderai in cielo: è la tua
missione: trasportare le anime dal mare tempestoso del vizio e delle
passioni al mare celeste, al porto di salvezza... - ... Dal mio letto
ho voluto associarmi alla festa della proclamazione del dogma della
cara Mammina. Ho udito le acclamazioni che si facevano in chiesa.
Unita agli altri, ho espresso i miei « viva » e volevo sventolare
verso di Lei il mio fazzoletto bianco, ma non ho potuto: sono
scoppiata in lacrime. Ho chiesto al Cielo, agli uccelli della terra, a
tutti gli esseri che la glorificassero e benedicessero per me. Ho
sentito come se da me Mammina non ricevesse nulla... (diario,
10-11-1950).
La malattia mi distrugge giorno per giorno
«Mio buon padre [Pinho], mi pare di non essere degna di perdono; però,
spiegato il motivo, penso di meritare anche tutta la compassione a
sollievo della mia croce.
Non immagina il mio martirio: da un lato la malattia che mi distrugge
giorno per giorno, momento per momento, riducendo al niente il mio
corpo; dall'altro la croce delle visite che mi prendono tutto il tempo.
Mio Dio, se io potessi nascondermi sotto terra senza sfuggire alla
croce! Ed ora, per parlare della mia anima, mi consenta, padre mio, che
le dica: è tale la mia morte che mi pare di non avere neppure l'anima;
la mia ignoranza non sa parlare di questa morte. Non faccio nulla di
bene, sia per Gesù e Mammina, sia in favore delle anime, che mi dia la
più piccola gioia e mi consenta di sentire in me il più lieve segno di
vita... La mia ignoranza mi nasconde Dio e tutte le cose del cielo.
Buon padre, provo una grande pena di non saperle esporre il mio stato.
Sento la necessità di aprire il mio animo a qualcuno che mi comprenda.
Non sono io che voglio e non so chi sia a esigere che questo martirio
sia conosciuto e compreso. Io non sono io, sono solo miseria; ho
bisogno di essere « qualcuno », di vivere più in alto, di alzarmi da
questo abisso di miseria e di volare lassù, al cielo, a Dio. Devo
vivere la vita di Dio, la vita della grazia e dell'amore, e non la
vivo, né la lascio vivere. Oh, cosa sono mai! Un mondo di rovina, di
perdizione. Sto in due mondi, ognuno con vita propria; uno di vizi, i
più vergognosi, l'altro, un mondo infinito, un mondo di perfezione e
tanto grande come Dio. Né l'uno né l'altro mi appartengono. Io non
sono io, non vivo, né vissi... Padre mio, già da due mesi ho la messa
qui in camera: una al mese; il mese scorso la celebrò il figlio del
medico e, a Dio piacendo, ritornerà il mese venturo. In questi giorni,
forse il 28, verrà il sacerdote che ha celebrato le altre, padre Olavo
della Congregazione dello Spirito Santo: ci è molto amico... » (lettera
a p. Pinho, 21-11-1950).
« Mio buon padre [Umberto], chiedo scusa del ritardo a ringraziarla dei
tanti oggetti mandatimi: cartoline, immagini, medaglie, e ultimamente,
attraverso il parroco di Carvalhido ze, il Santo Volto, che apprezzai
insieme alle buone notizie inviatemi da Roma. Credo di averla
ringraziata già per la benedizione del Santo Padre... Ne trascrissi
persino le parole e le mandai a Baia... ... Non dimenticherò mai, né
sulla terra né in cielo, il grande e valido aiuto dato all'anima mia,
tutta l'assistenza dispensata a me e ai miei cari in ore tanto
difficili... I miei ritardi nel rispondere non furono mai per
dimenticanza.
Le mie sofferenze sono tante... Vi si aggiungono le visite... La mamma
non può fare quasi nulla e Deolinda ha tutto sulle sue spalle. Ora che
i giorni sono più brevi, scriviamo di notte, anche perché lungo il
giorno i momenti liberi sono rari. Mi scoraggio molto; penso tante
volte di non scrivere più nulla, ma non so cosa sia che mi spinge a
fare questo sacrificio. Non soltanto io mi disanimo e faccio
sacrificio, ma anche Deolinda... Proprio un istante fa mi diceva di
accusarla; c'è bisogno che lei la sgridi.
Della mia anima non so dire nulla: sono la più grande ignorante; nulla
vive di buono in me; è morto l'amore a Gesù e a Mammina, muore tutto
quanto faccio per Loro e per le anime... È tanto difficile lo stato
della mia anima! Preghi per me, mio buon padre... » (lettera a d.
Umberto, 23-11-1950). ... Giovedì continuai a vivere una vita fuori di
me, sempre fuggitiva, senza interesse per l'Orto ed il Calvario.Alla
fine del pomeriggio sentii come se mi si aprisse il cuore e vi venisse
introdotto il Cielo: sentii quella grandezza solo momentaneamente e
ritornai subito al disinteresse, alla indifferenza, a vivere lontano,
molto lontano dalle vie di Gesù. A notte già tarda, il mio cuore
soffriva, soffriva amaramente senza potere sopportare quella
indifferenza. Sentii di nuovo la grandiosità del Cielo: ma ero io
stessa il Cielo senza essere io. Ed era questo Cielo che io volevo dare
a chi ero io. Ma per realizzare questo dovevo accettare tutto l'Orto e
tutto il Calvario con tutte le sofferenze... (diario, 1-12-1950).
Cuore immacolato e addolorato di Mammina
Solo oggi, giorno 5, e già a notte tento con la mia ignoranza di
dettare il doloroso colloquio che ebbi con Gesù e Mammina il 2 dicembre
[1° sabato].
... È venuta la Mamma addolorata; nel centro del Suo petto aveva il
Cuore santissimo ferito da frecce intramezzate da spine che Glielo
circondavano completamente. Da ogni ferita delle spine sgocciolava
sangue; sul suo Volto tristissimo scorrevano copiose lacrime.
Contemplavo questa scena dolorosa. - Figlia mia, sono triste come lo è
Gesù; come il Suo, in uguale dolore, soffre il mio Cuore. Consolaci,
soccorri le anime. Povero mondo, cosa soffrirà mai! - Ho avvicinato le
mie labbra al Cuore Immacolato di Mammina per riceverne le gocce di
sangue mentre con le mani le asciugavo le lacrime. - O Mammina, il mio
cuore Ti dica ciò che la ignoranza non mi permette di dirti. - Ella mi
accarezzò... (diario, 2-12-1950).
... Oggi, giorno 14 [anziché venerdì 8], riassumerò brevemente perché
ancora non ho le forze. ... Il mio cuore ha sofferto molto in questi
giorni perché ho sentito quasi continuamente le gocce di sangue che
cadevano dal Cuore immacolato di Mammina e le lacrime che cadevano
dai suoi Occhi santissimi. Giovedì scorso il mio Orto fu dolorosissimo
perché in quel giorno lacrime e sangue cadevano raddoppiati nel mio
povero cuore: erano gocce di Sangue dei due Cuori amorosi uniti in un
solo Cuore, erano lacrime sparse come da un solo paio di occhi: erano
di Gesù ed erano di Mammina. Nella mattina del venerdì dell'Immacolata
mi si aprì il cammino al Calvario con il ripetersi della scena del
sangue e delle lacrime che io sentivo e vedevo disprezzate e
calpestate. Mio Dio, che dolore infinito! Il mio corpo ardeva di febbre
e stava come disfatto dal dolore. Senza essere in grado di ricevere
alcuno, feci l'indicibile sacrificio di ricevere tutti, ripetendo
sovente nel mio intimo: « Mammina, è per Tuo amore, per la Tua
Immacolata Concezione; consola per me Gesù... »... (diario, 8-12-1950).
Un'estasi sovrapposta ad una visita
... Venerdì 15... quando unita alla croce ero già sulla cima della
montagna è entrato nella mia camera un santo e degnissimo sacerdote,
era la seconda volta che veniva. Sono stata interrogata lungamente in
confessione: due calvari in uno solo, due agonie nello stesso tempo.
Quanto ho sofferto, sebbene il padre abbia usato verso di me la massima
carità!
Ricevendo l'assoluzione sentivo che Gesù mi circuiva l'anima come chi
va attorno ad una casa. Il santo sacerdote, dopo molte parole di
conforto, ha continuato a parlarmi delle cose di Gesù. Ho cessato di
udire lui; ho udito Gesù, gli andai incontro: era al mio fianco,
fanciullo dai 10 ai 12 anni. - Mia figlia, abbi coraggio, sono qui.
Beato l'uomo che è obbediente al comando di Dio: beato chi riceve la
luce che Io gli do. Si sveglino coloro che dormono. Il sonno è lungo;
il ritardo è prolungato. Felici coloro che ricevono luce, beati coloro
che compiono la mia Volontà! Che premio e gloria splendente! Coraggio,
figlia mia! Tra poco canterai gli inni celesti. Porta la tua croce. È
tutto per mia gloria; la riparazione, il vantaggio è per le anime, è
per il mondo sviato e perduto.
Non so perché ho sentito in me la necessità di abbandonare Gesù. Dopo
avergli ripetuto parecchie volte il mio eterno grazie, Gli ho detto: -
Gesù, perdonami, debbo lasciarti. -
- Va', figlia mia, siamo come due fanciulli che obbediscono. - Allora
ho nuovamente udita la voce del sacerdote che mi diceva: - Cosa c'è,
cosa c'è? - Sono io, padre, che sto ringraziando il Signore. - Di nuovo
ho cessato di udirlo per ascoltare e vedere Gesù. Non più come
fanciullo, ma già come uomo, che mi mostrava il suo divin Cuore
dicendomi: - Questo Cuore ti ama intensamente; vieni a ricevere da
esso la goccia di Sangue: è il tuo alimento di vita... - ... (diario,
15-12-1950, scritto il 21-12-1950).
... Il conforto ricevuto venerdì 15 dalle affermazioni del padre
Carmelitano circa lo stato della mia anima mi costò assai caro. Non so
se per permissione di Gesù o per la malvagità del demonio; il conforto
scomparve presto e sottentrò una spaventosa sofferenza. Sorsero
dapprima dubbi che non era un sacerdote ma il demonio; che le sue
parole di conforto le aveva dette affinché io perseverassi nella stessa
vita e ne fossi condannata; dopo venne anche il dubbio che era sì un
sacerdote, però male intenzionato e che con le cattive impressioni
raccolte presso di me avrebbe suscitato disordini e causato grandi
sofferenze. Una voce brusca e disperata affermava tutto questo alle mie
orecchie e al mio pensiero: che ore e che giorni tormentosi! Offersi
tutto a Gesù e a Mammina e reagii offrendomi vittima: - Sia quel che si
vuole: ciò che mi interessa è fare la volontà del mio Signore... - ...
(diario, 22-12-1950).