[ Ritorna al sito Gesu confido in Te! - Torna all'indice ]
A A A A A

1948


«Tutte le tue sofferenze prendono in Me un valore infinito» (Momenti della Passione)


... In me, dentro il mio cuore, vi è un libro enorme, che non so leggere né comprendere: è scritto a tratti neri; non ne di­stinguo neppure una lettera. Questo libro mi fa tremare e mi impaurisce. Sento però in me una sapienza senza pari, che vede, legge questo libro e lo comprende. Questa sapienza è Gesù: legge e mi fissa con sguardi severi chiedendomi i conti. Devo rispondere per le gravi cose contenute in questo libro immenso che ai miei occhi pare non avere limiti. Che severità, quella di Gesù! Che giustizia porta con sé! Quanto mi sento schiac­ciata! Mi pare di non sopportarne la presenza. Vi fossero almeno montagne, cielo o anche inferno dove potessi nascondermi! Tre­menda la presenza di Dio, cui devo dare i conti! Mio Gesù, sono la Tua vittima: ma che conti Ti debbo dare, che soddisfazioni puoi ricevere da me? Tutto il mio corpo, cuore e anima sono lacerati, disfatti in sangue. Mi feriscono tante spine inflittemi da mani d'uomo. Gesù e Mammina cari, fate che le sappia ricevere e sopportare in modo a Voi gradito. Nelle ultime ore dell'anno, insieme ai miei cari, feci la consacrazione a Gesù e a Maria, ed ho recitato il « Te Deum » in ringraziamento di quanto ricevuto da Gesù: sofferenze o gioie e tutto ciò che volle mandarmi. Chiesi perdono e nuove grazie per me, per quanti sono cari al mio cuore, per quanti si raccomandano alle mie preghiere e per tutta l'umanità. Feci e chiesi quanto seppi; e nulla feci né seppi dire. Vennero le mie tenebre: non soltanto mi avvolsero completamente, ma mi tolsero perfino tutta la vita dell'anima e del corpo per la loro intensità. Mio buon Gesù, tutto per Tuo amore... Ieri vennero le sofferenze dell'Orto: non ero io che le vi­vevo, ma Gesù: io vi dovevo partecipare con Lui.

Sentii che un bagno di sangue emanato da Gesù veniva a lavare le mie iniquità, dava luce a tante tenebre che oscuravano il mondo, riconciliava la terra con il cielo. Ancora nell'Orto, sentii che sarei stata spogliata per essere flagellata: lo spoglia­mento di Gesù rivestiva me, le Sue ferite venivano a guarire le mie. Mentre gli apostoli dormivano, Gesù rimase un po' di tempo seduto presso di loro. Vorrei saper dire quanto Egli amava e, in sì profondo silenzio, quanto la Sua Anima parlava! Con gli occhi al cielo, parlava al Suo Eterno Padre. Le stelle filtravano luce attraverso l'uliveto ed illuminavano l'Orto oscu­ro. Ma per Gesù non brillavano, non davano luce: né gli ri­spondeva l'Eterno Padre. Tuttavia la Sua Anima divina aveva un linguaggio infinito ed infinito era l'amore del Suo Cuore divino. Quanto era grande Gesù! Raggiungeva tutti! Amava infinitamente, infinitamente! Sfinito, con i vestiti inzuppati di sangue, in una tristezza profonda e quasi senza vita, aspettò e vide approssimarsi la soldataglia con il traditore. ... Questa mattina sono stata con Lui ai tribunali; ho sentito la grande, indicibile superbia di coloro che si ritenevano sovrani: ho sentita l'umiltà e la pic­colezza di Gesù. Sapessi assomigliarmi a Lui! Il Re di tutto, annichilirsi! Che grande lezione!… Con Gesù ho percorso il Calvario... Raggiunta la cima, sono rimasta in croce con Lui... È venuto il momento di spirare e Gesù, nella più estrema agonia, ha affidato lo Spirito al Padre: il Suo grido moribondo ha echeggiato nel mio cuore come se echeggiasse nel mondo intero... Sono rimasta come morta per un po' di tempo. Poi è venuto Gesù: - Figlia mia,... voglio incendiarti nel mio divino Amore, voglio vederti consumata in esso. Diffondilo nei cuori e nelle anime, incendia il mondo in una sola fiamma... Molte volte ti ho ripetuto che il mondo è tuo, che te l'ho affidato; ma oggi vengo a rinnovarti la consegna, come feci la prima volta: è il primo venerdì dell'anno... Rendendoti simile a Me e tu essendo mia vittima, non vi­vendo tu, ma Io, tutte le tue sofferenze prendono in Me un valore infinito... (diario, 2-1-1948).

... Sono stata coperta da una grande quantità di miserie, malvagità, crimini vergognosi. Quanta vergogna e quanta re­sponsabilità nel dover rendere conto a Dio!... Quanto pesa su di me la giustizia divina!... Se questi mondi di male gravano su di me fino all'impos­sibile, un altro mondo infinito, con altra vita infinita, superiore, infinitamente superiore, vive, bramando solo di attrarre a sé e trasformare in sé questo mondo di malizie. Io sono malizia e bontà allo stesso tempo e sono anche vita e morte. Questa vita vuol dare vita alla morte; questa morte non accetta la vita. O Gesù, come posso vincere? Mi sento arsa: ho sete del Tuo amore; ho sete di darti anime. Soffro, sento il dolore, ma non come mio... Ho ansie di amore puro, di amore pazzo, ma non sono io che amo; io non vivo, io non esisto; io sono un nulla. Quale dolore logorante! Quanto soffre questo cencio inutile! Quanto soffre questo cuore che vuole appartenere solo a Gesù, quest'anima che solo in Lui vuole riposare! Soffro e non so come resistere... ...Oggi, assetata di dolore, ho preso la croce e con Gesù ho camminato per le strade dell'amarezza: erano stipate da tutta l'umanità a cui Gesù ed io con la croce, ci mescolavamo e che, come un rullo, ci schiacciava continuamente... Quasi sulla cima della montagna, Gesù univa le sue lacrime alle copiose gocce del suo divin Sangue. Non avevo mai sentito né visto Gesù piangere come in questo viaggio. Con rancore si preparavano a spogliarlo e a crocifiggerlo; ho visto uno dei carnefici, con sguardi infernali, alzare il mar­tello e batterlo con tutta forza sul chiodo che fissava la Mano divina di Gesù. Si è ripercosso tutto nel mio cuore: le lacrime di Gesù erano spremute da quella indicibile durezza e ingrati­tudine... (diario, 9-1-1948).

Vorrei trasformarmi in pane, vestiti e conforto per quanti soffrono!

... Voglio praticare il bene; voglio che tutti i miei atti siano, imbevuti di bontà e dolcezza. Mi opprime la conoscenza dei poveri che hanno fame e non hanno vestiti per coprirsi. Non sopporto che i miei simili vivano in afflizione, chiunque essi siano. Il mio povero cuore, benché cattivo, soffre, si sente mancare per non potere trasformarsi in pane, vestiti, conforto, gioia e balsamo per quanti soffrono. Gesù, voglio bene a tutti; voglio consolare tutti per tuo amore... (diario, 16-1-1948).

Mio Dio, cosa deve mai attraversare [l'anima mia] ! Da sola, senza nessuno, fra tenebre tanto dolorose, non vedrà mai luce, non sentirà sollievo od appoggio in nessuna guida... Povera anima, mantieniti salda in Gesù, chiamalo, invocalo in questo viaggio tanto lungo. - Gesù, se non vieni in mio aiuto, lo sgomento mi uccide. Ma, mio Gesù quanto è dolce soffrire e morire per Te! Tutto questo è nulla, è nulla per Chi ci ha amato tanto! -

Viene Qualcuno, non sono io, che, dentro di me, varie volte raccoglie, in un calice, il sangue che sgorga dalla piaga profonda del mio cuore, lo unisce alla amarezza della mia anima e lo alza verso il Padre... ... La morte si sta avvicinando sempre più: viene verso di me e io cammino verso di lei, giorno per giorno, a grandi passi. Porta con sé sofferenze inimmaginabili. Quanto più si avvicina ed io ad essa, tanto più chiaramente vedo il martirio che mi porta. Ma non è a me che viene a togliere la vita: è sempre all'altra vita che vive in me... (diario, 23-1-1948).

Sono tanto lontana da Gesù, tanto lontana! Per quanto io cammini, non riesco a raggiungerlo. Corri, corri, anima mia, corri senza posa, va senza stancarti in cerca del tuo Signore. Corri fiduciosa che è tuo e verrà giorno in cui ti unirai a Lui per sempre in un amore senza fine. - O Gesù, quando verrà il giorno in cui potrò dire: « Gesù mio, ora so che Ti amo e non cesserò più di amarti; non Ti fuggo mai più: ora sei mio e io Tua, solo Tua, o Gesù »? Sono affamata; muoio, muoio soltanto per perdermi in Te e consumarmi solo nel Tuo divino amore. - La mia croce, la mia amata croce! Io so che soffro, che sono crocifissa anche se non so comprendere il mio doloroso martirio. Anima mia, abbracciati a Gesù, abbracciati alla croce e cammina sempre, segui il tuo Amato; non temere la notte, non temere le spine. Come è dolce essere in croce, ferita per Suo amore! - Gesù, la mia gioia sia la croce, la mia dolcezza il do­lore: tutto in Te e per Te. -

Il mondo è morte, morte orribile. Il mondo sono io, e la morte è in me. O morte, come potrà guardarti Gesù? Come potrò dargli conto di te, delle tue stragi? Che orrore, o mio divino Signore! Ahi, il mondo, la morte umana, tutta piena di brutture! Sto nuotando in un mare di ansie e di forti desideri di fare il bene: sono ansie di amare soltanto Gesù e di beneficare il prossimo. O Gesù, vinci nel mio cuore; altrimenti cado e non mi rialzo più.

Questo mare enorme, queste onde agitate tolgono al mio cuore ogni resistenza. Nuotare, nuotare; lottare, lottare, ma sen­za ottenere lo scopo di tanta lotta: l'amore di Gesù... (diario, 30-1-1948).

«Il tuo dolore è per le anime più che il sole per la terra»...


Nel pomeriggio di ieri si innalzò in me una torre: mi pareva una torre formata dal mondo intero: era molto, molto alta, ma tanto insidiosa. Un orribile serpente saliva in essa a spirale dal basso alla cima spargendo sulla terra tutto il suo veleno e non risparmiando nulla. Io rimasi fra la torre ed il serpente che tentava di avvelenare anche me. L'anima mia, opponendosi al serpente, si sforzava di togliere tutto il veleno dalla torre. Quella torre mi indicò l'Orto. Alla mia corona di spine se­ ne aggiunse un'altra; alla lancia che sempre feriva il mio cuore ­se ne aggiunse una seconda con una spugna: rimasero accostate al petto quasi in forma di croce. In quel momento sentii sospiri molto dolorosi e profondi: erano di Gesù. Mi causarono un grande dolore e squarciarono un Cuore dentro di me che non era mio: vedevo sgorgarne sangue in grande abbondanza...

... Udii Gesù dirmi: - Figlia mia, ... lascia che Io depositi ancora nel tuo cuore il mio amore infinito e tutti i tesori rac­chiusi nel mio divin Cuore... - Incominciai a sentirmi grande, tanto grande che il mio cuore arrivava in cielo. Dissi a Gesù: - Mio Gesù, che avviene in me? Mi sento tanto forte e tanto grande... - ... Hai in te il Cielo stesso, figlia cara, e sai perché? Per soccorrere le anime e per avere forza a portare la tua croce. È col tuo dolore che soccorri: confida che il tuo dolore è per le anime più che l'acqua per i pesci, più che il sole per la terra. Soffri contenta: sei potente, la tua croce è di salvezza... Io fui crocifisso per gli uomini e tu, a mia somiglianza, sei crocifissa per loro. Sono venuto al mondo per salvare i miei figli e ho inviato te al mondo perché continui a salvarli... Prima di te ho mandato la croce di terra come segno che sarebbe venuta la vittima per essere immolata in favore della terra stessa... (diario, 6-2-1948).

... Il carnevale fu per la mia anima un giorno di grande tormento: mi costò assai sopportare la nostalgia di alimentarmi. Sofferenza insopportabile! Con fatica nascosi le lacrime; volevo sfogarmi, sfogarmi molto: volevo dire che avrei dato una grande somma di denaro, se l'avessi avuta, per alimentarmi; che, se sapessero quanto soffro per questa nostalgia, non direbbero che non è vero che non mangio. Ero tentata di dire ai miei cari: potessi mangiare come voi!. Fissai il Cuore di Gesù con gli occhi pieni di lacrime. Mi ricordai che era giorno di tante offese contro di Lui e Gli offrii in riparazione il sacrificio di tacere e tutto il mio soffrire. O Gesù, o Mammina, è per Vostro amore e per le anime che io voglio nascondere ogni mio dolore. I miei sfoghi sono sol­tanto con Voi. « Mio buon padre [Pinho], ... se vi fossero più persone che conoscono la vita di Dio nelle anime e la necessità di luce che le guidi e le sostenga, non mi avrebbero tolto il mio padre: hanno consumato un vero furto. Gesù li perdoni, dia loro il cielo: è la mia vendetta. Desideravo ardentemente scriverle per il compleanno; non mi fu possibile. Sono tante le mie sofferenze: benedetto sia il Signore! Anche se non ho potuto dettare per lei neppure una parolina, non tralasciai di fare la Comunione, di soffrire e pre­gare affinché lei ricevesse dal Cielo ogni ricchezza, conforto e amore. Chiesi anche a persone amiche, fra cui alcune veramente sante, di pregare per le stesse intenzioni: furono i nostri auguri e i nostri doni. Grazie, mille grazie, per la letterina che ebbe la carità di scrivermi: fu luce per la mia anima e balsamo al dolore che notte e giorno mi consuma. Da molto tempo non avevo avuto così grande sollievo. ... E che dirle di più? Quanto più ho da dire, meno posso e so parlare: vivo in fitte tenebre mentre voglio consumarmi in amore, nell'amore più puro, perfetto, più intenso che si possa dare a Gesù; e non l'ho! Mi pare struggermi nel desiderio di fare del bene a tutti ma non faccio nulla. Non vivo, non soffro, non amo: sono un niente. Ma questo niente vuole tutto, vuole dare tutto a Gesù; è un niente che vive di ansietà, un niente che, pur avendo tanti amici e vedendo crescere il loro numero, si sente tanto solo, tanto solo, senza nessuno, immerso in sof­ferenze a non finire... Povera me se lascio di confidare in Gesù, se abbandono le braccia di Mammina! Cosa sarebbe di questa poverella in tanto abbandono spirituale?... » (lettera a p. Pinho, 18-2-1948).

Mantenendomi sempre nella pace (Momenti della Passione)


... Ho in me una cosa sola che mi sostiene: la fiducia in Gesù. Povera me, se questa mi mancasse, morrei di dispera­zione! Egli non si inganna né permette che io mi inganni... Il mio dolce Gesù non può permettere che io mi inganni, perché io non voglio ingannarmi... La mia ansia di manifestare il mio dolore non è per mostrare ciò che soffro: vorrei perfino potere e sapere nascondere tutto; ma poiché non sono io a soffrire, e lo so che è Gesù, vorrei ri­velare quanto Egli ha sofferto affinché le anime si commuovano e si decidano ad amarlo... ... La croce, lungo il Calvario, pesava, ma Gesù non mi la­sciava sola: mi accompagnava aiutandomi a portarla. Il viaggio fu tanto lungo! Non mi è parso di ore, ma di anni, di molti anni. E la croce gravava su di me sempre; non ne potevo più. Gesù vi ha sottoposto le sue spalle. È stato Lui il Cireneo del mio Calvario.

In vicinanza della meta sono caduta sfinita e Gesù con me. Fui crocifissa con Lui: Egli era nascosto in me. Il sangue dalle Sue piaghe passava alle mie; dal Suo capo santissimo passava al mio il Sangue colato dalle spine; tutto il mio corpo ferito sentiva le sofferenze del Corpo di Gesù. Dal suo Cuore divino attraverso il mio, passava, per estendersi a tutto il Calvario, il Suo divino amore, come fuoco ardente. Den­tro i miei occhi si alzavano al cielo gli occhi agonizzanti di Gesù. Mi ha attraversato le orecchie il suo ultimo grido con cui affidava al Padre il suo Spirito... Sono spirata con il mio Gesù... (diario, 5-3-1948).

... È orribile il mio vivere. Se in mezzo a questo martirio mi mancasse la pace della coscienza, già da molto mi sarei disperata... Quando, improvvisamente, sorge tormentosa la tempesta di dubbi o tentazioni contro la fede, quando l'anima giunge alla agitazione e alla saturazione piena di timore, viene da non so dove, una soave dolcezza ed eccola nella consueta tranquillità, nella stessa unione con Gesù. Quale protezione del Cielo ho su di me! Non so ringraziarne­ il Signore... Quando mi pare di essere in procinto di consegnarmi al de­monio,... abbraccio, con l'anima e col cuore, Gesù, Mammina e la croce; chiudo occhi e orecchie a tutto, sospiro molto, man­tenendomi però sempre nella pace della mia coscienza, illimita­tamente fiduciosa che sono e sarò sempre, totalmente ed eterna­mente di Gesù. In questo abbraccio intimo lascio passare gli orrori di tutta la tempesta: sia benedetto il Signore... (diario, 12-3-1948).

... O Gesù benedetto, fa' che in mezzo a così grande orrore la mia anima, che è tua, non perda la serenità e la pace; grazie, Gesù!... Nel pomeriggio di ieri non vi era in me se non dolore e croce. Io ero bambina e attorno a me vi erano croci in pro­porzioni alla mia età; infatti mi sentivo ancora bambina, ma grande di una sapienza che non era mia. Tutte le croci dovevano essere distribuite, eccetto quella destinata a me. Io vedevo l'Orto, ma, essendo bambina, mi pareva di distogliermene e di non soffrirne tutta la grave realtà. Col pas­sare delle ore, io crescevo in sapienza, in grazia ed in età: grazia e sapienza che non mi appartenevano. Crescevo, crescevo e in proporzione della crescita mi si presentavano sofferenze sempre più grandi e spaventose. Si avvicinava l'Orto. Io mi occupavo delle cose del cielo come un fedele vassallo che si occupa delle cose del suo re. Il cuore ardeva d'amore come fuoco che non si spegne mai. Questo amore si diffondeva sopra tutte le sofferenze che l'Orto mi presentava: sudavo sangue e sentivo le mie labbra su duro terreno che mi toglieva il respiro. Il cuore, anche se schiacciato dalla giustizia divina, si elevava e si univa all'Eterno Padre. ... Oggi, nell'ultima parte del viaggio al Calvario, ho sentito che il cuore accoglieva Gesù e Mammina Madre dei Dolori; nelle sue santissime braccia portava Gesù non sofferente ma già morto ed avvolto nel lenzuolo. Durante le tre ore di agonia io stavo sulla croce ed il mio petto continuava ad essere asilo per Mammina Addolorata con Gesù morto... ... Ho udito Gesù: - Figlia mia, figlia mia! Tu sei per le anime un angelo di pace: sapessi quante per mezzo tuo hanno ricevuto la pace! Sono migliaia, milioni che per te sono salve... li mondo persiste nella sua vita di perdizione: salvalo con il tuo dolore. Dammelo e dammi il tuo amore: sono il prezzo per le anime. Come è meravigliosa la tua vita, tanto somigliante alla mia! È per questo che ti faccio piccolina: per renderti a Me simile anche nella mia infanzia. Erano mie la sapienza e la grandezza che sentivi in te; erano mie le croci che ti attorniavano, erano croci che lo avevo per dare alle anime. Ho aggiunto alla mia Passione un po' della mia infanzia; sei passata attraverso tutto: la mia vita intera ha partecipato alla mia Passione e morte; aumentavano le sofferenze a mano a mano che crescevo in età. -

Io ho ascoltato Gesù attentamente ed in quel momento ho compreso bene che la sua infanzia è sempre stata legata alla Passione: ho compreso, ma non ho saputo dirgli nulla. Egli ha continuato: - Figlia mia, ti ho associato oggi più che mai ai Dolori della Madre benedetta: fu per questo che hai percorso il Calvario con Lei... - All'improvviso, come scesi dal cielo, mi sono apparsi Mammina e San Giuseppe. Mammina era in bianco e azzurro; San Giuseppe teneva nella mano sinistra un grande giglio... Gesù ha aggiunto: - Eccomi piccolo fra i miei due genitori che tanto amo. - Tra Mammina e San Giuseppe è apparso allora Gesù; era bellissimo e mi ha detto: - Chiedimi, figlia mia, quanto desideri in nome di colui che sulla terra è stato il Mio padre adottivo; chiedi e di' agli uomini che chiedano in suo nome... - Mammina si è avvicinata, mi ha accarezzato; San Giuseppe si è chinato verso di me e mi ha lasciato il bel giglio; poi sono scomparsi; è rimasto solo Gesù, ma non più bambino... (diario, 19-3-1948).

Partecipa ai dolori di Maria (Momenti della Passione)


Il ricordo del modo con cui ho passato questi giorni mi fa tremare... Ero ansiosa di amare, bramavo tutto ciò che è puro e del cielo... ma ero sempre a mani vuote: ero un nulla, un nulla che non è mai esistito. Che giorni e notti dolorosi trascorsi! Chiedevo perdono a Gesù e Mammina; chiedevo a San Giuseppe di amarli come lui Li ha amati. ... Stretta al crocifisso, baciavo tutte le piaghe di Gesù, mi soffermavo con le labbra sulla piaga del suo divin Cuore come per riceverne conforto. Sovente mi perdevo tanto in quella Piaga divina che mi sembrava di aver lasciato il mon­do. Nel baciarla supplicavo Gesù di farmi entrare in Essa in­sieme a tutta l'umanità. Come soffro nel sapere che ne è tanto offeso e che non la posso salvare! Sono vissuta sentendo sempre Mammina Addolorata con grandi pugnali nel Cuore e con Gesù morto tra le braccia. Sentivo in me i suoi occhi chiusi, il suo capo, le braccia e le sue gambe fredde, pendenti dal grembo di Mammina. Con pro­fondi sospiri, Lo copriva di lacrime e di carezze, Gli puliva il volto ed il corpo santissimo dalla polvere, dagli sputi e dal Sangue. Con quale tenerezza lo faceva! Lo sentii avvolto in un lenzuolo. Provai il dolore indicibile e senza pari di Mammina, cosciente che poco dopo sarebbe stata privata del suo Gesù: né vivo, né morto!... Mi parve più volte di morire sotto questa sofferenza insopportabile per avere Gesù morto dentro di me! In questo dolore, fra Gesù e Mammina, sentii, non poche volte, il giglio che San Giuseppe mi aveva dato: fu un balsamo al mio dolore nei momenti più insopportabili... ... Sul Calvario venne l'oscurità: la terra si apri, tutti fug­girono; solo anime amiche rimasero a fare compagnia a Gesù. Ho sentito come se la mia anima mi abbandonasse: poi sono morta. Rimasi così per parecchio tempo. Quindi mi sentii rivivere; da lontano filtrava un chiarore che dava luce alla mia anima. Aspettavo Gesù con ansietà. È venuto e, per tre volte, mi disse: - Figlia mia! - Vi fu silenzio! Aumentando la luce dell'anima cresceva l'an­sia di possedere Gesù e di avere luce completa. Ripeté nuovamente, per tre volte, « figlia mia » e segui lo stesso silenzio e la stessa ansia di maggior luce; luce che mi assicurasse di possederlo interamente. - Figlia mia, ciò che avviene nella tua anima è opera della mia scienza divina; è opera delle mie meraviglie; è un'altra prova ch'io ti rendo simile a Me. Il chiarore che hai veduto lontano è la luce che la mia morte ha portato al Limbo; l'ansia era quella delle anime che là Mi attendevano per ricevere il premio e lo splendore eterno del Paradiso Sono stato Io a salvare il mondo; e tu, a mia somiglianza, col portar la tua croce, dando la tua vita, continui a salvarlo. Per completare questa somiglianza e per il bene dell'umanità ti ho fatto sentire il mio Corpo morto in grembo alla Mia Madre benedetta; ti ho associato ai Suoi dolori, come Ella si è asso­ciata ai Miei. Ella ha aiutato Me nella salvezza del genere umano ed ora, con te, continua la stessa opera di salvezza. Come è bello che la figlia assomigli al Padre, la vittima a Cristo Gesù crocifisso! Figlia mia, in che stato si trova il mondo! Soccorrilo. Io non voglio che per te ci sia resurrezione voglio che la tua quaresima continui: il mondo è in pericolo... Tutta la distru­zione che hai visto accadrà quando il bolscevismo, dopo aver tentato di installarsi nel mondo con mezzi subdoli ne diverrà il padrone; esso avanza. La distruzione che hai visto è un nulla in confronto a quella che ci sarà. Si pecca come non mai, e il castigo sarà come non fu mai. Soccorri le anime, figlia mia, Io sono Padre e castigo per richiamare, per non punire con la morte eterna. - (diario, 26-3-1948).

Mi aggrappo fortemente a Mammina (Momenti della Passione)


... E' passato il vigesimoterzo anniversario di letto; non voglio pensarci. Triste giorno per me [questo anniversario] : non solo ho constatato che in tanti anni di sofferenza non ho amato Gesù né Gli ho dato nulla, che non ho approfittato del grande mezzo concessomi per santificarmi, ma Lo ho anche ferito con il mio brutto temperamento e con cattiverie. Povera me! Mi causa orrore tanta gente che viene a visitarmi: che cu­mulo di brutture viene a vedere! Fa', o Gesù, che non la scan­dalizzi. Voglio fare del bene, molto bene a tutti, voglio consolare e confortare i poveri: in essi io vedo Gesù. È a Sua imitazione che voglio vestirli, sfamarli, voglio far loro del bene all'anima e al corpo; non posso sopportare di sapere il prossimo in ne­cessità: devo soccorrerlo o soffrire quando non lo posso fare. Il mio cuore è insoddisfatto: quanto faccio di bene è nulla... (diario, 16-4-1948). Ogni minuto che passa, nella mia vita, è una morte in più per me, per la mia sofferenza, per tutto quanto faccio. Che te­nebre, che morte, Dio mio! Il mondo non mi dà luce: dove potrei trovarla se non in Te, mio Gesù?... - Manda, o Gesù, in questi miei sentieri così oscuri un raggio della Tua luce; fa' che in questi abissi terrorizzanti di tenebre in cui vivo, mi sprofondi per Tuo amore e per le anime. Sovente, quando mi sento impaurita, li fuggo ma per an­darmi a nascondere nel Tuo Cuore divino o per aggrapparmi fortemente al manto della cara Mammina: « Salve Regina, Ma­dre di misericordia! O Mammina, mostrami che sei Madre mia ». L'uragano terrorizza, la tempesta tenta strapparmi dal ri­fugio di Mammina, ma io non lascio il Suo manto. Allora sento che Ella mi stringe al suo petto, mi tranquillizza; e la sua tene­rezza addolcisce il mio dolore. Ho tanta paura. Sono sola; non ho amici; non ho nessuno. Sento che tutto il mondo mi toglie la vita in modo crudele, con tutte le barbarie. E io debbo rimanervi immersa; mi hanno legata a lui forti catene; neppure i maltrattamenti mi inducono a sottrarmi e ad abbandonarlo. Non so dire altro; ciò che sento non posso né so descriverlo­

...Oggi sul Calvario sentivo tutto il mio corpo coperto di piaghe. Allo stesso tempo sentivo che il Cuore divino di Gesù che in me e con me camminava, si apriva da cima a fondo per accogliere tutta la terra colpevole. Già sulla croce, Gesù con­tinuava ad accogliere tutto e tutti; perfino il Calvario con la sua crudeltà e insensibilità ha avuto posto in Gesù. Il suo Sangue, come pioggia, lavava tutte le iniquità; quanto più Gesù si addossava i crimini e la crudeltà del mondo, tanto più cresceva la sua agonia, perché responsabile davanti al Padre... Nel momento di spirare e di consegnare al Padre il suo spirito, sono usciti dal suo divin Cuore raggi dorati verso il Cuo­re Immacolato della Madre addolorata: era il suo congedo da Lei... (diario, 30-4-1948).

« Chi ama Gesù non muore » (Momenti della Passione)


... Oggi sono andata con Gesù al Calvario: non vi è stato un istante in cui non mi sia sentita con Lui schiacciata e sempre trascinata dalle corde. Tutto il mondo Lo feriva dentro di me. Gesù era soltanto ossa, il suo Sangue era tutto sparso sulle pietre. Anche sulla croce Egli non era se non uno scheletro insanguinato. Essendo in me, sentivo che la crudeltà del mondo mi apriva il petto e mi squarciava il cuore. Un peso schiacciante conficcava profondamente le spine nel capo santo di Gesù; mi pareva che gli occhi e le orecchie mi si rompessero per le acute spine. Quanto ha sofferto Gesù per noi! E quanto si è degnato nell'associarmi al suo dolore!. È venuto il momento di spirare; Gesù è morto. Il suo Corpo sfigurato e sanguinante è scomparso per me. Sono trascorsi al­cuni momenti in questa morte e separazione. Poi è venuto Gesù, rischiarando un pochino le mie tenebre, ma non con la luce di altre volte; però mi ha trasformato l'anima dandomi nuova vita.

- Figlia mia, interrompi il tuo calvario: Io ti sostengo e ti accompagno. Figlia mia, avanza nelle tue tenebre: ti guido Io in questa oscurità... La tua sofferenza conduce a Me le anime le quali si rifu­giano nel mio divin Cuore al sicuro come formiche nel formicaio. Confida! È il tuo dolore che dà loro la vita: le alimenta e le fa venire a Me. Sei la pastorella angelica del Re divino: pasci sempre in prato fertile le mie pecorelle...

Farò in modo, figlia mia, sposa amata, che la tua vita arrivi ai confini del mondo come foglia che il vento trasporta... - O Gesù, sarei più contenta se mi sgridassi per le mie colpe; avrei molto bisogno di convertirmi una volta per sempre, di finirla con i miei difetti; ora basta, non voglio più offenderti! - Non è necessario rimproverarti più volte, come desideri. Dal tuo pentimento e dalle tue ansie di perfezione traggo mag­gior vantaggio per le anime che con i rimproveri. L'anima pic­cola, semplice e umile, l'anima che ama, si avvicina assai più a Me con il dolore che con il timore... - ... (diario, 7-5-1948). ... Voglio vivere non questa vita che è morte, ma l'altra vita più pura, più amante e santa; non so viverla, non è mia, ma è in me: è una vita tanto alta, perfetta, sublime. Voglio aggrap­parmi a questa perfezione, facendo tutto in modo perfetto e non sono capace. Non so quello che voglio, non so dire quello che il mio cuore e l'anima bramano: so soltanto che bramano ciò che è del cielo. Non mi sento con forze per sopportare que­ste ansie... Ho affidato a Gesù e a Mammina la mia vita incomprensi­bile: nella loro sapienza divina che tutto comprende, me la accettino. Il mio unico compito è soffrire e seguirli ciecamente. Sia fatta in tutto la volontà del Signore. ... Oggi dalla prigione sono andata al Calvario. Non com­prendo: Gesù sosteneva me e io Lui. Egli era il mio conforto; e io per Lui non so che cosa ero: una compagna di dolore, di martirio. Soffrivo in Lui e Lui in me: eravamo di sostegno l'uno all'altro... Sulla croce, con Lui, sentivo pugnali nel mio povero cuore in cui passavano i gemiti di Gesù. Durante quei momenti di agonia Egli è spirato... anch'io mi sono sentita morire. Dopo poco Gesù mi ha parlato; la sua resurrezione e la sua divina voce non mi hanno portato luce, ma vita dolorosa.

- Figlia mia, ... chi ama Gesù non muore: vive sulla terra, vive nella eternità; chi ama Gesù vive per la Grazia e con essa trionfa nel maggiore eroismo... ... (diario, 28-5-1948).

« Non è il dolore che ti dà la morte, ma l'amore »


« Mio buon padre [Pinho], da due mesi ho ricevuto la sua lettera: arrivò proprio il 30 marzo. Sia benedetto il Signore per questo regalo. Ho persino vergogna di avere tanto ritardato a dettare alcune parole per colui che Gesù ha collocato al primo posto nel mio cuore; nonostante i sette anni circa di assenza e quasi di silenzio, è sempre là; non vi è nulla che lo separi da questa unione di anima, nulla che lo strappi dal mio povero cuore.

Io non scambio l'amore di Gesù con nulla di quanto esiste o potrà esistere. Dopo Gesù, la Trinità Santissima, la cara Mammina e san Giuseppe, è lei, tra le creature, ad occupare il primo posto. Lo permise e lo permette Gesù perché è Lui che la conserva nel medesimo posto. Il mio silenzio, il mio ritardo non ha se non questa spiegazione: voglio e non posso. La mia sofferenza è aumentata moltissimo: mi costa im­mensamente parlare. Se non fosse lo sforzo di volontà, io non direi nulla: sono in un martirio di dolori. Quanto soffro e faccio, sparisce, muore prima di conoscere la vita; così sente la mia anima. E costa tanto sentire avvicinarsi l'eternità e sen­tirsi un niente, senza niente.

La mia vita è una vita senza vita, è un mondo senza luce. Quanto più sono senza luce più Gesù si assenta e più sfumano in me le Sue cose, la sua vita divina. Mi permetta anche questo sfogo: sento come se mai avessi conosciuto Gesù, mai Lo avessi amato, mai avessi saputo ciò che è la sua vita nelle anime. Quante più ansie ho di vivere la vita interiore, la vita di Dio in noi, meno la vivo, meno la co­nosco, meno la comprendo. Mio Dio, come sono ignorante! Nonostante questo, la mia anima si mantiene in pace. È una grande grazia di Gesù. Ho persin detto: ho pace, la pace della mia anima, a meno che io non comprenda ciò che è la pace di Dio. Ma credo che il Signore non permetterà che la mia pace sia del demonio perché questa certamente non dà gioia. Io in­vece, in mezzo a tante spine, sofferenze, e con una croce tanto pesante, sento la gioia dell'anima che sorride a quanto viene dalla mano del Signore. Possa gemere, possono piangere gli occhi del mio corpo, ma quelli dell'anima sono gioiosi, disposti a ricevere ogni martirio che il Cielo mi invia. Non mi basterà l'eternità per ringraziare Dio di tutto questo. Grazie di quanto mi ha promesso di fare in favore della mia anima nel mio compleanno; Gesù e Mammina l'avranno certamente ricompensata assai. Il signor dottore [Azevedo], con la sposa e i figli, gradisce i suoi saluti e mi ha incaricata di ricambiarli; promette di scri­verle tra poco... Aumenta sempre più il numero dei miei amici; anche tra i sacerdoti. Monsignor Domingos della "Officina de S. José" di Guimaràes venne a visitarmi; mi è rimasto amico pare che sia disposto a fare in mio favore quanto gli è possibile... » (let­tera a p. Pinho, 2-6-1948).

Continuo a non essere nulla e a non vivere. Tutto il mio corpo è un poco di polvere disfatta dal dolore; dolore che vive in questa polvere senza appartenermi. L'anima soffre e unisce il suo dolore a quello di questa polvere disfatta. Ma questo do­lore non è mio né per me; questo dolore sempre muto non può né sa dire ciò che sente. È dolore che si estende a tutta l'umanità; non so dire meglio, è dolore, senza limiti, senza fine. Sento, comprendo, ma non riesco a esprimere, per incapacità, il peso e la grandezza di questo dolore. Mio Dio, soltanto con la Tua grazia una creatura umana lo può sopportare.

Sento come se il demonio mi calpesti e porti con sé il mio povero cuore per darlo alle creature come strumento per gra­vissimi peccati. Il maledetto non vuol più saperne di me; vor­rebbe il mio cuore e nient'altro. Ah, come mi sento sua e come egli tormenta il mio spirito! Soffro molto nel dubbio se la pace che ho in me sia di Dio o del demonio. Quando il dolore raggiunge il suo apice, sento talvolta più intensa questa pace dell'anima che fa abbassare il livello del dolore ma subito viene una nuova spina a ferirmi: e se io non mi conoscessi, se questa pace non venisse da Dio ma dal demonio? E subito, senza voler sapere né comprendere a chi questa pace appartenga, mi lancio in spirito nelle braccia di Gesù e molto aggrappata a Lui Gli dico: - Ciò che voglio è amarti, mio Gesù e, con la Tua grazia, vincere il mio dolore. Tu sai bene a chi appartiene la mia pace, e questo basta. - ... Ieri mi parve di nascere sull'Orto e sul Calvario. Sono nata e vissuta in essi per amare, lavorare e praticare il bene. Vita e bene realizzati nella più grande dolcezza! Tutta l'umanità usufruiva di questo vivere. Ma non fui io a nascere né a vivere né a praticare tutto il bene. Chi è nato, chi è vissuto, chi l'ha praticato è stata una vita superiore, sublime, potente e grande come è grande la grandezza di Dio. Non riesco ad esprimermi meglio. La vita trascorreva ed io crescevo in sapienza e in tutto, sempre nell'Orto e sul Calvario; di momento in momento vede­vo avvicinarsi sempre più le sofferenze che essi mi presentava­no... Mi parevano dolori infiniti... Questa mattina ho sentito come se venisse in me un cielo d'amore ed assorbisse in sé tutte le sofferenze dell'amaro cam­mino del Calvario. Sapevo che soffrivo un dolore inimmagina­bile, ma quell'amore mi faceva dimenticare le sofferenze: l'a­more vinceva, sebbene mi sembrasse che trascinasse con me il mondo. Sul Calvario lo stesso amore continuava a coprire tutta la sofferenza... Gesù mi ha detto: - Figlia mia, non è il dolore che ti dà la morte, deve essere l'amore che te la dà: sarai da lui consu­mata; sarà l'amore che ti dà il Cielo: la Patria dopo l'esilio. Il dolore è grande, ma è superato dall'amore. Ama, ama, figlia mia, il mio divin Cuore e fa' che sia amato da tutti i cuori... Nel giorno a lui consacrato non posso tralasciare di conse­gnartelo con tutti i tesori ed il suo amore. Accettalo. In esso vi è tutta l'umanità; rinnovo così la consegna. Non permettere che si perda il mondo sviato: soccorrilo con la tua sofferenza, con la tua croce. - Mentre Gesù me lo consegnava o, meglio, poneva nel mio il suo Cuore, tanto grande come la grandezza di Dio, mi sono sentita portatrice di un amore infinito e di un mondo di miserie. Nel ricevere il Cuore di Gesù ho anche avuta luce per vedere, comprendere e sentire tutto... (diario, 4-6-1948). ... Ieri in mattinata sentii dentro di me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore. Quello d'amore era sul terreno dell'Orto e in esso si rovesciava ma senza che si esaurisse il mare del dolore; l'amore assorbiva tutto; le fiamme nasconde­vano tutto. In mezzo vi era Gesù: era Lui stesso l'amore; era il mare che non si esauriva nell'inesauribile dolore e lo poteva contenere... (diario, 18-6-1948).

Voglio essere un nulla per tuo amore!


Ciò che mi causa più avversione e timore è ricevere le visite e dover dettare ciò che avviene nella mia anima. Io voglio, o mio Gesù, se così è la tua volontà, vivere senza inquietudine: scarico tutto su di Te, qualunque cosa avvenga... Voglio essere nelle tue divine braccia come la bimba nelle brac­cia della sua mamma. L'oscurità in cui vivo ha assorbito in sé tutto: il futuro, il presente e perfino il passato. Nulla sarò, nulla sono, nulla fui; nulla possiederò, nulla possiedo, nulla possedetti. Gesù, voglio essere questo nulla, perché sei Tu a volerlo: un nulla per tuo amore; e ti offro questo nulla in cui voglio vivere sino alla fine della vita, se così Ti piace. Per Tua grazia fui, sono e sarò sempre la tua vittima. Mi costa immensamente essere nulla e voler essere qualcosa per dare a Gesù; costa di più che volergli dare immensamente e non avere nulla da dare.

Sono indicibili e, posso dire, talvolta insopportabili le ansie del mio cuore nel voler dare: oh, se questo amore salisse alle maggiori altezze, arrivasse al cielo! Ma, o mio Dio, come farò a saziare queste ansie se mai avrò, né ho, né ebbi nulla con cui realizzare i miei desideri? In questa angustia triturante il cuore piange lacrime di sangue. Che dolore, o mio dolce Gesù! Il demonio non cessa di circuirmi lo spirito, tenta indurmi alla vanità, all'attaccamento per le cose del mondo e alla di­sperazione. Tenta di insinuare nel mio cuore il desiderio di vedere qui o là qualcosa. Ma per grande misericordia del Si­gnore la mia anima si conserva in pace; se è poi vero che io conosco la pace che viene da Dio. Sento di essere totalmente staccata da tutte le creature e da tutto ciò che è terreno. Tuttavia il maledetto vorrebbe attaccar­mi a tutto, mostrarmi che vi sono già attaccata e che il mio cuore appartiene a lui. No, sono di Gesù; amo solo Lui; a Lui solo appartengo; sono Sua nel mio nulla, Lo amo, Lo amo... - Mia figlia, la tua piccolezza, il tuo nulla aumenta la gloria, la consolazione e l'amore per Me. Non preoccuparti: quanto più ti senti nulla, tanto più grande sei ai Miei occhi... - ... (diario, 2-7-1948).

... Che io lo senta o meno, ho fissato la mia dimora nel Cuore divino del mio Gesù. Nei momenti di maggior disanimo mi sento là dentro come un uccellino nel nido. Questo senti­mento conforta e risolleva per qualche tempo il mio povero cuore. Ho promesso a Gesù di sforzarmi di vivere nella semplicità come una bimba e senza nessuna preoccupazione circa il mio futuro. Venga ciò che vuole; mi curvo e accetto gioiosamente. Ho scaricato sul mio Gesù il peso di tutte le mie preoccu­pazioni ed ho cercato di vivere in tale distacco. Quando lo sfinimento e la debolezza mi portano a non potere resistere e a dovermi preoccupare, lancio subito tutto in Gesù e mi sforzo di sviare da me la preoccupazione come fosse un cattivo pensiero. Sono di Gesù; Gesù è mio; Egli tutto vince in me. Costa assai vivere così. È necessaria molta forza, forza del Cielo per mantenere questo proposito... (diario, 9-7-1948).

Devo camminare tanto sola, senza nessuno (Momenti della Passione)


... Sto per ricevere un secondo colpo nella mia vita spiri­tuale. Lo sentirò profondamente come il primo? Gesù, si faccia la Tua divina volontà: sono la Tua vittima. Quanto più sento la ferita di questo colpo e l'abbandono completo di coloro che mi sono più cari, tanto più sento che devo passare su tutto e cercare Gesù, solo Gesù. Ma costa tanto cercarlo e non incontrarlo e dover camminare così, tanto sola, senza nessuno! O mio Dio, quanto piangono gli occhi dell'anima e quanto sanguina di dolore il mio povero e freddo cuore! Talvolta non posso contenere in me, perché non ci stanno più, i desideri illimitati di consolare tutti e far del bene. Voglio rallegrare e sono triste io stessa; voglio confortare e dare e non conforto e non do. Sento di non far niente, di essere una vita inutile. ... Era già notte ed io, senza sapere come, mi sentii attirata anima e corpo verso il duro suolo dell'Orto. Prostrata colà, sentii forti contorcimenti; mi si lacerarono le vene, sudai sangue in tremenda agonia. Vidi subito una lunghissima strada coperta di robusti gro­vigli di spine: tutte quelle spine dovevano ferirmi. Il mio buon Gesù fece comprendere e vedere alla mia anima con una luce molto chiara, che quelle spine dovevano ferire, attraverso i tempi sino alla fine del mondo, non me ma il suo Cuore divino. Mi piacerebbe sapere esprimere meglio l'illimitatezza di quella strada spinosa e il modo con cui Gesù era ferito, ma non so; seppi soltanto vedere e comprendere. Rimasi in quel dolore angoscioso e spaventoso... Oggi sul Calvario, tutto era morte, morte che si estendeva al mondo intero. Tutto era tenebre; solo Gesù poteva dar luce... Dal suo Cuore divino si riversavano sul mio cuore alcuni raggi luminosi che mi trafiggevano. Gesù pareva in una nuvola bianca e io mi sentivo in paradiso: tutto era amore; il mio cuore si saziava in quei raggi: erano il suo alimento ed erano balsamo a tutto il dolore. Ho trascorso un po' di tempo immersa in quel dolce paradiso. - Figlia mia... senza il tuo dolore non si sarebbero salvate le anime... - Dietro Gesù stava una strada piana di cui vedevo il termine molto luminoso e pieno di verde. - Figlia mia, questi raggi del mio amore sono per dare conforto e vita al tuo cuore e serviranno come balsamo al tuo soffrire. Vedi questa strada? È la distanza che ti resta da per­correre: è feconda e piena di luce. - Detto questo, uscirono dal mio cuore i raggi e cessai di vederli nel Cuore del mio amato Gesù. Nelle sue divine mani apparvero grandi rami di spine; Gesù mi avvolse con essi il corpo e aggiunse: - Fatti coraggio, figlia mia! Anche se i sen­tieri sono appianati, devi ancora essere ferita da queste spine: qui e là ti feriranno. Ma non temere: il cammino è ormai breve.... Non ti ho abbandonata. Sono sempre stato in te e al tuo fianco. Confida, figlia mia; non dimenticare che Io sono rimedio per tutti i mali e non lascio mai l'anima sola, abbandonata a se stessa... ... (diario, 23-7-1948).

... O mio Dio, come sono sola! Dove sono andati l'appoggio ed il conforto che io sentivo da parte di coloro che hai unito a me tanto profondamente e hai collocato nel mio cuore? Sii benedetto per la croce che mi dai. O mio buon Gesù, io voglio continuare a vivere senza preoc­cupazioni di ciò che verrà e dovrò soffrire. Voglio continuare a scaricare su di Te il peso di tanti pensieri, vivendo sempre e soltanto di fiducia. Ma quanto sono fragile! Sopraggiungono momenti di in­quietudine e mi preoccupo. Appena rientro in me, volgo a Te i miei sguardi e Ti affido la mia vita con tutto il suo soffrire... Gesù, accetta, per la salvezza del mondo, il sacrificio che sto facendo nel dettare i sentimenti della mia anima... L'amore di Gesù e la santa obbedienza vincono... (diario, 30-7-1948).

Solo Tu il mio tutto


... Con i miei sguardi fissi nel Cuore di Gesù o nel crocifis­so vado mormorando: « Gesù! Solo Gesù! » e anche: « Mam­mina, Mammina, mostrami che sei Madre; di' a Gesù che sono soltanto sua, che voglio solo Lui, che sono la Sua vittima! ». Quando dico così è grande, profondo, indicibile il martirio dell'anima mia. Ma pur non sapendo, penso che verrà dal Cielo conforto e sollievo ad addolcire il mio dolore per rianimarmi a camminare con la croce lungo i sentieri oscuri e spinosi da cui non vedo uscite... (diario, 6-8-1948). ... Non credo a me stessa. Mi pare tutto una bugia e per maggior sacrificio sento non esservi proprio nessuno al mondo che mi creda. Ho paura, una terribile paura, di restare sola, per l'abbandono e l'oscurità in cui mi trovo. O mio Gesù, dove sono andati i miei amici? Che me ne hai fatto di loro? Sei Tu, o Gesù, sei solo Tu dalla mia parte, come Ti ho chiesto? Grazie, sii benedetto. Io non immaginavo che mi costasse tanto l'essere Tu, solo Tu il mio tutto, il mio unico e nulla più. Ma confido, con la Tua grazia, ch'io continuerò sempre a dire: « Gesù, Tu e solo Tu », pur sentendo di non avere più nessun altro come amico. ... Sono senza luce, senza guide; non so come potere cam­minare... (diario, 20-8-1948). ... Se quanti mi visitano vedessero in me quello che io vedo ne avrebbero paura e non verrebbero. Sono morte e miseria nauseante...

... Voglio volare da Gesù e non posso, voglio vivere la vita di amore, di perfezione, di carità e non sono capace. In me tutto muore prima di vivere. Mi resta la fiducia. Confido e spero nel mio Gesù, contro tutto... Non voglio la mia gioia, voglio quella di Gesù; non voglio essere lodata dalle creature, ma voglio che esse, tutte unite, lodino il Signore per tutto e per sempre. Soltanto Lui lo merita... Sento che perdo tutto: i miei amici cari, la famiglia, tutto; mi sento sola. Non importa: voglio solo Gesù... (diario, 27-8-'48).

Una lettera testamento


« Mio buon padre [Umberto], fin da piccola mi è sempre piaciuto essere fedele alle pro­messe, perfino nelle minime cose. Anche oggi lo faccio, ma non più con la prontezza di altri tempi perché le mie forze non me lo consentono, e ciò mi è sovente causa di grande sofferenza. Siccome però sto al mondo non per fare la mia volontà ma quella del mio Gesù, eccomi a compiere ciò che promisi un anno fa. Mi perdoni la colpa del tutto involontaria. È certamente l'ultima lettera che le scrivo di mio pugno perché persino l'ob­bedienza sta cessando in me di fare miracoli. Sia fatta la volontà di Dio e si compia in me sempre e in tutto. Dopo aver chiesto luce e forza al Cielo, voglio dirle, mio buon padre, che questa mia ha lo scopo di felicitare e salutare: colui che ha fatto tanto nelle ore più tragiche della mia vita; cose che non dimenticherò mai. Dopo averla felicitata con la anima e col cuore, prometto che il giorno primo settembre, suo compleanno, farò la Comunione, soffrirò e pregherò perché Gesù e la sua Madre benedetta le diano le migliori benedizioni e grazie e la facciano sempre più santo colmandolo di amore per le anime. Mio buon padre, quando penso alla mia vita, al mio calvario, all'abbandono in cui mi trovo, e se, sì o no, Gesù mi vorrà sola, proprio sola, senza avere presso di me un sacerdote che mi comprenda, il mio cuore si oscura e rimango come priva di speranza. A stento nascondo le lacrime e talvolta non ci riesco. Ciò non vuol dire che non accetto con la gioia dell'anima anche questo colpo, il secondo colpo spirituale, se Gesù con esso mi vuole ferire. Può credere, mio buon padre, che questa mia lettera è come un testamento: dopo il mio primo padre è lei il secondo padre, ad avere posto nel mio cuore. Sono i due padri per i quali prego di più, che sono più uniti alla mia anima e mi compren­dono meglio. Padre mio, io non sono degna di avere come guida della mia anima sacerdoti tanto sapienti e santi. Sarà per questo che Gesù consente che gli uomini li mandino tanto lontano? Non so! O povera me! Io non sono niente; non sono ciò che dovrei essere; sono peggio del niente; vado oltre il niente, molto oltre! Mi piacerebbe, mio buon padre, sapere dire ciò che sento, l'orrore che questo mi causa e come mi sento indegna di tutto e di tutti. Ma non ne sono capace, e non potrò esserlo mai. Addio! Non dimenticherò mai il grande bene, il grande appoggio dato alla mia anima. La ricordo sulla terra, la ricor­derò in cielo. Molte grazie. Deolinda invia saluti, auguri e promette preghiere... » (let­tera a d. Umberto, 30-8-1948).

« Mio buon padre [Pinho], ... le mie sofferenze si sono aggravate tanto! Non so che cosa Gesù potrà ancora spremere. Ho il corpo tutto bendato, sento che le ossa si disfano. L'unica mia gioia: soffrire per Gesù. Non mi importa che già durante questa vita il mio corpo si dissolva, se questa è la Sua divina volontà. Ciò che voglio è amare soltanto Lui. Non voglio perdere un momento di soffe­renza; voglio che sia utilizzata in favore delle anime: le anime che sono costate il Sangue preziosissimo di Gesù...

Se nel corpo soffro molto, non soffro meno nell'anima. Quali fasi sto attraversando, padre mio! Non sono io, non vivo io; non vi è, né vi fu luce; non ho mai sofferto, non soffro, né soffrirò; non ho mai dato, né darò nulla a Gesù. Io sono un niente, un grande niente, un niente che mi spaventa. Sento questo, ma la ragione mi dice il contrario; però il peggio è che questo stato dell'anima non ascolta la ragione. La mia oscurità non mi lascia vedere né comprendere nulla. Mi resta solo la fiducia in Gesù... Voglio vivere senza preoccupazione e scaricare tutto su di Lui. Cerco di farlo. Mi abbandono nelle braccia della divina Provvidenza senza pensare quello che soffro o soffrirò... Vo­lontà del mio Gesù, io ti voglio, ti amo, non ti cambierei per nessuna cosa. Per quanto grandi siano i dolori del corpo e dell'anima, sento nel mio intimo una grande pace, la pace che viene da Dio... Sento di non avere nessuna creatura, tra coloro che mi sono più care, che possa consolarmi. Gesù, solo Gesù! Gli ho detto tante volte che voglio solo Lui: sono stata esaudita... Dirlo non costa; ciò che costa è provarlo. Lui, solo Lui, deve essere soltanto Lui. Io non voglio altro. Se ho Gesù, che altro mai posso desiderare? Mi pare di non averlo, né di ap­partenergli, ma la pace della mia anima mi dice il contrario. Mio buon padre, vuol sapere? Il reverendo d. Umberto è chiamato in Italia. Ne sento già la mancanza. Anche se non mi poteva confessare, mi consigliava e incoraggiava nel mio cal­vario. Mi comprendeva molto bene. Dopo il colpo ricevuto per lei, è questo il colpo che mi ferisce di più. Me ne resto con p. Alberto e il parroco. Poveretti, in nome del Signore mi per­donano i peccati. Come è buono Gesù che ha tanto da darmi. ... Preghi per me, per carità, mio buon padre, che sono tanto sola... È stato qui in predicazione il reverendo Alvaro Dias del seminario di Braga, che faceva parte della commissione dei teologi. Mi visitò tre volte. Mi pare che non sia rimasto male impressionato della mia sofferenza. Non so cosa risolveranno, se pure risolveranno qualcosa.

Sono qui nelle braccia di Gesù e di Mammina... » (lettera a p. Pinho, 13-9-1948).

Visita di congedo


... Ieri, in mattinata, soffrivo tanto senza saperne il perché. Sentivo come se il cuore e l'anima dessero sangue per lavare il mondo. Alcune ore dopo ricevetti il secondo colpo spirituale: mi congedai da colui che Gesù ha messo al secondo posto nel mio cammino, quale guida e sostegno della mia anima. Ero senza Comunione; egli [d. Umberto] andò a prendere il mio Gesù perché avessi più forza per il colpo che avrei ricevuto. Pochi minuti dopo lo vidi partire. Nel vedermi piangere tanto mi disse: - Sia fatta la volontà di Dio! - Risposi: - È vero! Ma la volontà di Dio non ci ruba il cuore. - Ed egli rispose: - Ma dà forza. - Lo so che la dà. Se in queste ore mancasse la forza di Gesù, ci sarebbe da disperare. - Coraggio, Alexandrina! Pensi a Gesù che ha nel cuore! - E' vero! Egli non resta malcontento di me per le mie lacrime. Le paghi Lui ciò che ha fatto per me; io non so e non posso. - Sono state le mie ultime parole. Parlavano però le mie la­crime che ho offerto come atti d'amore per i tabernacoli. Sfogandomi poi con Gesù Gli dicevo che si compisse la sua vo­lontà. Ma, o mio Dio, con che dolore dell'anima glielo dicevo! Mi sentivo tanto sola, in un abbandono totale. Senza volerlo, ricordavo il primo colpo ricevuto, la cui ferita non si è ancora cicatrizzata. Sentivo cantare lontano; notavo tanta allegria, mentre io avevo il cuore sanguinante; l'anima soltanto sorrideva alla cro­ce; molto calma e serena, tra le lacrime, benedicevo il Signore. Non so come né donde, venne dall'alto verso il mio cuore un raggio dorato di luce che attraversandomi si divise in molti raggi splendenti: fu per il mio cuore alimento e vita. ... Oggi ho osato dire a Gesù: - Tu mi dici di amarmi tanto e io non so amarti né soffrire per Te con perfezione. Ti hanno rattristato le mie lacrime di ieri? - No, figlia mia; le lacrime rassegnate sono lacrime di amore. Non piansi anch'Io sulla tomba di Lazzaro, su Gerusa­lemme e tante altre volte? Poteva esservi imperfezione in Me? Abbi coraggio. La tua vita è tanto alta, misteriosa e sublime. Confida! Tutto entra nei miei piani divini: sono questi i sen­tieri degli eletti del Signore. Sia che gli uomini facciano o meno la mia volontà, lo scrivo diritto su linee che non lo sono. Nella tua vita permetto tutto per maggiore splendore e grande gloria mia... - ... (diario, 24-9-1948).

« Sempre in croce con Me, sempre con Me nell'Eucarestia »


Parla, o Gesù, con le mie labbra! Sii la forza del mio cuore! Non ho più forze per proseguire: mi sento sfinita. Salgo la montagna del calvario ma impotente di arrivare lassù. La vista di quella cima mi fa cadere a terra. Mi sento sola come non mai. Quanto è doloroso, triste e amaro il mio abbandono! Ho dato a Gesù tante lacrime: lacri­me rassegnate, offerte a Gesù come atti di amore. Spero con ciò di non averlo rattristato perché non ne posso più. Ciononostante bramo la sofferenza e sento che quanto più Gesù mi ferisce tanto più, umilmente prostrata ai suoi piedi, farò presso di Lui come fa il cagnolino che battuto dal suo padrone si stende a terra mansueto a leccargli i piedi. Prostrata davanti al mio Signore, voglio bagnarglieli di lacrime di pentimento e baciarglieli in segno di riconoscenza per avermi resa tanto so­migliante a Lui e aiutata nel mio calvario. Anche se Gesù fosse con me un carnefice, non cesserei di soffrire per Lui ed amarlo; anche se sapessi di essere la creatura meno amata da Gesù o non amata affatto, io non mi rabbuierei, non per questo trala­scerei di amarlo e di soffrire tutto per Lui. Egli è il mio Signore, il mio creatore; è morto per me. Voglio amarlo, voglio amarlo: soffrire e amare o morire. Quanto soffro per umiliazioni, dolori, sacrifici, è un nulla che io Gli do, è un nulla che Gli offro... ... - Io sono l'Artista divino e nel tuo nulla lo realizzo il capolavoro più meraviglioso. Faccio in te quanto è possibile fare in una creatura umana... È nella tua piccolezza, nel tuo nulla che mi consolo, è nel tuo nulla che opero meraviglie; è con il tuo abbandono [a Me] che lo dimentico l'abbandono in cui gli uomini mi lasciano nella mia Eucarestia; è con la tua oscurità che do luce alle anime. Dammi il tuo nulla, dammi il tuo dolore, figlia mia, e non temere... - Mio Gesù, la volontà è pronta, ma la mia povera natura sente di non poterne più. Ma se il mio nulla Ti è gradito, accet­talo subito insieme alla mia miseria. Mi vergogno di tale offer­ta, ma non ho altro. - ... (diario, 1-10-1948).

... Questa mattina nell'ansia di amare Gesù molto e bene e di soffrire tutto per Lui, mi sono preparata a riceverlo nella Comunione... Ero immersa nel dolore e nella tristezza e sono rimasta così un po' di tempo anche dopo averlo ricevuto. Gesù ha indugiato a parlarmi, ma non me ne sono preoc­cupata. - Mio Gesù, chiedo il tuo amore, la grazia di soffrire bene e di non peccare mai... - Mentre parlavo così, ho cominciato a sentirmi un'altra: non ero io. Sono rimasta immersa in Gesù, mi sentivo nella stessa Ostia con Lui. Ho udito la sua voce divina dirmi: - Figlia mia, sempre in croce con Me, sempre con Me nella Eucarestia. La croce è redenzione, l'Eucarestia è amore... Voglio, figlia cara, che tu parli della croce, dell'amore alla sofferenza perché è di lì che viene la salvezza. Parla dell'Euca­restia, prova dell'amore infinito: è l'alimento delle anime. Di' alle anime che mi amano che vivano unite a Me durante il loro lavoro; nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginoc­chino sovente in spirito e a capo chino dicano: « Gesù, Ti adoro in ogni luogo ove abiti sacramentato; Ti faccio compa­gnia per coloro che Ti disprezzano, Ti amo per quelli che non Ti amano; riparo per quelli che Ti offendono. Vieni al mio cuore ». Questi saranno per Me momenti di grande gioia e consolazione. Quali crimini si commettono contro di Me nella Eucare­stia! Sono orribilmente più offeso in questo sacramento di amore da quelle anime che si dicono pie e dai sacerdoti che dai grandi peccatori: questi commettono grandi sacrilegi per la grande ignoranza, mentre gli altri con conoscenza del male che fanno. Ripara, figlia mia; vivi la vita della croce, vivi la vita dell'Eucarestia. - ... (diario, 2-10-1948).

II conforto della solitudine


... Sento il mio corpo come uno scheletro immerso nelle onde del mare delle mie tenebre; avanza senza vita, inerte, nel mare tempestoso della oscurità. In me sento il mio nulla... Quanto costa vivere sola in tanto abbandono, in questa im­mensità di sofferenze!... Mi pare di avere il corpo avvolto da grovigli di spine, dalle quali non posso districarmi, come le pecorelle impigliate con la loro lana nelle spine. Mi sento anche legata da catene di ferro rovente: sono ca­tene del demonio; sento nell'anima i loro effetti; sento contro di me il suo furore. O mio Dio, con quali forti tentazioni mi assale! Viene a me con enormi dubbi contro la fede... Quanto ho da lottare per non dargli ascolto e non offendere il mio Gesù! Continuo ad avere grande ripugnanza per le visite, fastidio e, a volte, persino orrore. Quando sono sola col mio Gesù è tale il mio raccoglimento che l'anima ne trae un grande conforto... ... - Soffri con gioia. Ti prometto che non starai qui molto tempo; il cielo ti è vicino. Non avrai più sulla terra né consolazione né gioia. Con ciò non voglio dire che non avrai più motivi che ti possono dare gioia, ma il tuo stato d'animo non li accetterà. E sai perché? L'anima che ha raggiunto le sfere più alte ha sofferto da parte mia un taglio totale; le basto Io solo, solo per Me sospira, gioisce soltanto in Me e nelle mie cose. Tutto ciò che avverrà ti lascerà indifferente... Sulle tue labbra avrai il Mio sorriso, nel tuo cuore il do­lore del mio divin Cuore. Non potrai cessare di soffrire come non cesserai anche di amare. - O mio Gesù, io so che con la tua Grazia potrò vincere tutto. Non lasciarmela mancare, perché io possa soffrire tutto e sopportare il mio nulla. - La luce dello Spirito Santo ti illumina sempre e più facilmente vedi ciò che sei e tutta la tua miseria. Gioisci, figlia mia. Non è vero che la vista umana, quanto più forti e luminosi sono i raggi del sole e più li fissa da vicino, non vede, non può sopportarli? L'anima che sale, che sale fino ad avvicinarsi a Me, vede che non è nulla, che non ha nulla, e che solo in Me può riposa­re. Appóggiati sul mio divino Cuore, ripósati un po' in Lui. - ... Voglio che la tua vita, il resto della tua vita sia, a mia imitazione, tutto amore e dolcezza. Voglio che tu faccia ciò che farei Io se oggi camminassi per il mondo. Imitami, attrai a Me la folla di anime cui permetto di venire presso di te. Disimpegna la tua missione. Non puoi andare a cercarle tu, esse vengono incontro a te ... - ... (diario, 15-10-1948)

Una lettera « alla mia Deolinda »


« Sono triste, molto triste, perché non ho nulla da offrirti in questo giorno del tuo compleanno. Però, come Gesù si ac­contenta dei nostri buoni desideri, sono certa che tu, a Sua somiglianza, accetti la mia buona volontà come un ricco dono. Non so perché ho sentito forti desideri di scriverti alcune righe. Non è per dirti che ti voglio molto bene, perché tu lo sai che i nostri cuori si amano e si sono amati sempre; non è per felicitarmi con te, perché l'ho già fatto stamattina; non è per dirti che ho fatto la Comunione, prego e soffro per te in questo giorno; lo sai che da molti anni lo faccio. Perché allora ti voglio scrivere? Lo sa Gesù. In verità è per ringraziarti per la tenerezza, le attenzioni, il sostegno, la com­pagnia che mi hai fatto nel mio tanto triste e doloroso calvario. Quanto abbiamo sofferto insieme! Quante lacrime, quanti sospiri soffocati, quante tristezze nascoste! Solo Gesù le può contare. Egli soltanto conosce i nostri desideri di soffrire per Lui e per le anime. E tu, sorellina cara, con che amore delicato hai circondato il mio letto durante questi lunghi anni di martirio! Mio Dio! Sei stata prigioniera con me, compagna instancabile di quasi tutti i giorni, di quasi tutta la mia vita di sofferenza. Perdonami le mie impertinenze; perdona tutte le mie colpe verso di te. A volte sono stata cattiva, ho mancato di pazienza. Ti ho afflitta tanto. Che Gesù mi perdoni e tu perdonami. Questo mio desiderio di scriverti è per lasciarti sulla carta il segno della mia profonda gratitudine, il grazie più sincero per quanto hai fatto e farai ancora in mio favore sino alla fine della mia vita, che sento non essere lontana perché il male aumenta; per questo motivo non devo perdere tempo finché Gesù, in forza della santa obbedienza, mi consente di scrivere: il che non sarà per molto tempo. Ma non affliggerti perché dal cielo ti sarò amica. Ti pagherò come paga Gesù: il cento per uno. Sta' certa che ti assisterò in tutto. Ho fiducia che Gesù me lo lascerà fare perché Gli piace tanto che noi siamo grati verso chi ci fa del bene E tu me ne hai fatto tanto! Quanto mi consolano questi ricordi. Pian­go senza volerlo. Porta con pazienza e amore la tua croce di ogni giorno per consolare e per riparare di più e meglio Gesù e Mammina. I loro Cuori soffrono tanto: abbine compassione! Sii sempre come lo sei stata, amica della mamma: le dob­biamo molto per la santa educazione che ci ha dato. Fa' quanto potrai per il padrino e le cugine Laura e Mas­simina e non dimenticare Gioacchino Sii sempre grata e amabile verso coloro che ci sono cari e cui dobbiamo tanto. Perdona tutti i nemici. E poi? Molto coraggio! Per la Grazia di Dio il cielo è per noi. Là ameremo molto Gesù e Mammina » (lettera a Deolinda, 21-10-1948).

Una statuetta della Madonna


... Ieri mattina fu ritrovata e mi fu consegnata la piccola statuetta della cara Mammina che era scomparsa l'otto dicembre scorso. Le ero molto affezionata e soffrii tanto per la sua perdita. Quando la riebbi tra le mani la coprii di baci, la strinsi al petto: non so dire ciò che provai; non ne sentii gioia ma apprezzai di vederla e di riaverla. I miei occhi non poterono indugiare a contemplarla per molto tempo; il cuore era angosciato dal dolore: in che stato era mai!. Alcuni momenti dopo sentii come se tutto l'inferno e tutti i demoni piombassero sulla mia anima; sentivo in essa i ruggiti e gli ululati dei maledetti e avevo la sensazione che me la di­laniassero insieme a tutto il corpo. Passai così alcune ore; si svolse un combattimento, seguito tosto da altri tre. Furono orribili le parole e la malizia del maledetto: quanto è spaven­toso il peccato!... Venne Gesù a separarmi dal demonio...

- ... Coraggio, figlia mia, ... non Mi hai offeso, confida in Me ... Figlia mia, la tua vita muta e morta parla e dà vite. La tua vita, il tuo amore alla croce, il tuo amore alla sofferenza parlano. La tua vita insegna di più che i sacerdoti e i dottori della Chiesa; il tuo martirio converte più anime che migliaia, milioni di sacerdoti. É per questo che l'inferno ti odia. - ... Satana è molto rabbioso contro di te in quanto si vede sfuggire le anime perché tu ripari ed esse non saranno condannate... Vorrebbe portarti alla disperazione; poiché non ci riesce, si accanisce. Lo obbligai Io a restituirti la statuetta della Madre mia che da lui fu rubata nel giorno della Immacolata Concezione. Sai perché? Ti ricordi che durante la novena gli proibii i com­battimenti con te? Irritato, tentò di vendicarsi asportandola con i suoi denti. Non gli permisi di tenerla più di un momento senza che la dovesse lasciare, tanto ne era scottato... I suoi rug­giti che hai udito erano segni della sua rabbia; il dolore che hai provato nel vederla così profanata è il dolore del Cuore immacolato di Mia Madre per le bestemmie e le eresie contro di Lei e contro di Me ... - ... (diario, 22-10-1948).

Sento ansie indincibili di amare e di soffrire (Momenti della Passione)


Sento di essere il mondo in procinto di cadere in un abisso di perdizione senza fondo. Mi sostiene un filo sottilissimo. Mi sento stanca per lo sforzo di non cadere in questo abisso che contemplo: una forza insensata mi obbliga quasi a lanciarmi in esso e un'altra che viene da non so dove mi trattiene. Mi sento come se le mie braccia fossero alzate al cielo a servire da ostacolo per sostenerlo. Quanto è pesante! Non grava solo sulle braccia ma schiaccia tutto il corpo che è disfatto. Non mi posso guardare, né osservare questo mondo che sono io stessa: sento di essere di nausea perfino al Cielo. Gesù non può guardarmi. L'anima mia vede il suo Viso santissimo rivolto dal lato ove io non sono; Lo sento triste e piangente. Gesù, mio dolce Gesù, non puoi stare di fronte alla mia miseria, alla mia immondezza... Il demonio vuole vincermi e portarmi alla disperazione; mi pare di non appartenere se non a lui. Tutta la mia vita, tutto il mio soffrire è stato inutile per me. Talvolta non riesco quasi a convincermi che sono sulla terra: mi pare un eccesso di pazzia vivere senza sentire vita. In tutto questo sento ansie indicibili di amare e di soffrire... (diario, 29-10-1948).

... Che ore, che giorni, che vita tanto angosciosa! Mi sento sola, abbandonata e senza volontà di volere una guida, una luce che mi mostri il cammino. O no! Non voglio più nulla. Sia viva o morta, forte o sfinita, sto nelle braccia di Gesù e di Mammina: voglio solo la volontà del mio Signore: questo è tutto per me... Quando la mia anima è sfinita, nei momenti più tristi e do­lorosi, sono sul punto di dire a Gesù « non ne posso più »; ma, riflettendo a ciò che sto per dire, non giungo a completare la frase; sgorga allora dal mio cuore un impulso fortissimo che mi obbliga subito a gridare: - Posso, posso, mio Gesù! Posso tutto con la Tua grazia. Dammi ancor più dolore, se Ti piace, e dammi insieme l'amore, la Tua grazia e la Tua forza. Spero in Te solo. Conto soltanto su di Te!... -

All'aurora di ieri mi sono vista e sentita camminare verso l'Orto, dall'Orto al Calvario; ma camminavo sola. Tutto era spine, pietre e inciampi nei miei sentieri. Che dolore indicibile! Fra le spine perdevo la carne e il sangue. Durante quasi tutto il giorno, mentre camminavo dolorosamente, cadendo ora qua ora là, si riversava sopra di me una grande quantità di sangue: fu come una pioggia che mi accompagnò in tutto il viaggio. Questo sangue fu la mia forza, la mia vita. Da ultimo già camminavo ginocchioni, camminavo con amo­re. Quanto più salivo verso il Calvario, tante più ansie e più sete avevo di raggiungerlo. Il sangue cadeva sempre: era bagno salutare per la mia anima. Io non so, ma, per gli effetti che: sentivo, penso che fosse il Sangue di Gesù... (diario, 5-11-1948)...

Dio me li ha dati, Dio me li ha presi


« Mio buon padre [Umberto], ho ricevuto la sua lettera: ringrazio. Che l'abbia apprezzata assai lo deve immaginare, nonostante che io senta di non gustare né stimare nulla. Tutto ciò che è del mondo passa: ci è di gio­vamento solo quello che è di Gesù. Ma io, purtroppo, non so giovarmi né delle creature né di Gesù. È ciò che sento. Se le creature, coloro che mi sono cari, sono lontani, molto più lontano per la mia anima è Gesù. Mio buon padre, quanto sono sola, che abbandono il mio! Sono sola e bramo di essere sola; non voglio scegliere più nulla: sono in mano del Cielo; faccia di me ciò che vuole. Lei sente ancora nostalgia? Non mi meraviglio. Nonostante che a me paia di non averla, credo che lei l'abbia e anch'io. Sovente soffro perché mi pare di non averla. Io voglio Gesù; solo Gesù. Mi pare di correre pazza in cerca di Gesù, senza ottenere mai di raggiungerlo. Che follia nel mio cuore! È folle di amore e non ama; vuole amare e non sa amare. Se potessi trovare in qualche parte del mondo un po' di amore per amare il mio Gesù consentirei di lasciarmi trascinare per i capelli pur di possedere l'amore che io sospiro. Sento che non vivo e non posso vivere senza amare. Mio buon padre, non posso pensare alla grande distanza che mi separa da coloro che il Signore ha destinato a guidare la mia anima. Sia benedetto per la croce che mi ha dato. Dirò con Giobbe: "Dio me li ha dati, Dio me li ha presi"... o lo ha permesso. Continua la mia croce e nella mia anima la sete di essa è sempre maggiore. Vado facendo più o meno quello che lei mi ha ordinato. Non le nascondo che a volte avrei voglia di so­spendere tutto e starmene sola in Gesù e Mammina. Mi manca lei per le pagelline e le immagini: il popolo con­tinua a chiedermele. Quando mai il Signore mi porterà in cielo? Sono satura del mondo. Soffro molto per Gesù e Mammina perché sono tanto offesi i loro Cuori santissimi. Per quanto faccia, appar­tengo sempre al mondo dei peccatori. ... Sono quasi le ore 22 e noi, le due povere di Cristo, siamo qui a compiere il nostro dovere [diario] ...

Vorrei dire molto, ma non posso, non sono capace. Il mio cuore si estende fino lì come foglio di carta a parlare con lei... » (lettera a d. Umberto, 8-11-1948).

« Eccoti il manto della Madre dei dolori »


... La morte di Gesù oscurò il calvario della mia anima. Rimasi così un po' di tempo. Egli venne poi con nuova luce e nuova vita. Nelle Sue divine mani portava un manto colore del cielo, ornato di oro e pietre preziose: - Figlia mia, eccoti il manto della Regina delle vergini, della Madre dei dolori, della Consolatrice degli afflitti e dei tribolati. È il manto della Im­macolata, della Madre Ausiliatrice, conforto di tutti i mali. Vengo in Suo nome. È regina del cielo e della terra: desidera l'umanità intera all'ombra del Suo manto; vuole che tu, a Sua somiglianza, copra tutti i figli suoi e che, con la stessa premura, dolcezza, amore materno, li conduca al Mio Cuore divino. Prendine cura, dà loro il tuo amore, il tuo dolore, la tua immolazione e il tuo­sacrificio. Fa' ciò che Ella farebbe se vivesse ora sulla terra. - Rivestita con il manto che Gesù aveva collocato sulle mie spalle mi sentivo umiliata e confusa. Uno stuolo di angeli parve scendere su di me: due di essi si avvicinarono a Gesù e gli consegnarono una corona; Gesù la pose sul mio capo: - È la corona della Madre mia santissima. Rinnovo ciò che è già stato, fatto da tempo. Sei regina dei dolori, regina delle vittime, re­gina dei peccatori: soccorrili, soccorrili!

Che momenti, che tempi tanto gravi! Guai se il mondo non si converte presto, se non si affretta a venire a Me! - Dal manto e dalla corona venivano molti raggi dorati i quali, come frecce, mi penetravano nel cuore. L'amore, l'umi­liazione e la confusione me lo facevano palpitare afflittivamente. Volevo nascondermi da Gesù e perfino dagli angeli.

- O Gesù, ho tanta confusione e vergogna che non so cosa dirti: Tu ti servi di ciò che vi è di più miserabile e più insignificante. Mammina è rimasta senza manto e senza corona? Porta­gliela, portagliela e dille che La amo e dalle per me il Tuo divino amore. - Gesù sorrise dolcemente e disse: - Forse che Ella non può avere il suo manto ed essere incoronata allo stesso tempo che lo sei tu? Se sapessi quanto consola il Cuore di Dio l'umiltà e la semplicità della sua sposa! - ... Gesù mi tolse il manto e la corona e scomparve... (diario, 26-11-1948).

Ho sempre bisogno della forza del Cielo, per potere conti­nuare a dire qualcosa di ciò che avviene nella mia anima: dico qualcosa perché so dire poco di ciò che mi avviene; non mi mancano solo le forze fisiche, ma anche la capacità. La mia anima sembra un bimbo che vuol dire tutto, ma non avendo l'età, non può parlare; sembra un mondo che com­prende tutto, ma che neppure a gesti può, né sa esprimersi. Quanto brama di dire il suo dolore! Vuole sfogarsi ma allo stesso tempo si sente soffocata; è obbligata a tacere, a trattenere in sé i suoi gemiti, a soffrire in silenzio. Benedetta croce, che solo Gesù conosce! Solo Lui sa la follia dell'anima per la sofferenza... La sofferenza acuta e dolorosa del corpo mi porta a non poter pregare, a non potermi unire intimamente al mio Gesù Eucaristico, alla mia Trinità adorabile, come tanto sospiro. Non posso fare il più piccolo sforzo per attuare questa unione. Nella mia unione con Dio non vi è nulla, come in un circuito chiuso ma privo di energia elettrica. A intervalli, quando rifletto su questa vita tanto inattiva, in me si accende un fuoco e sorgono ansie di amore e di unione con Gesù che non riesco a sopportare. Hanno tale intensità rispetto alla mia mancanza di forze che finisco per cadere nello stesso stato di prima e per rimanere nella stessa indifferenza, vivendo soltanto unita mediante quel circuto elettrico senza corrente. È vita senza vita, è amore senza amore... (diario, 10-12-1948).

Volontà del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!


Se potessi avere ancora sulla terra qualche gioia, cosa im­possibile per quanto vedo e sento da tutto l'insieme, essa mi verrebbe da un ordine di non dettare più nulla di ciò che av­viene nella mia anima. ... L'anima gioisce di tutto perché in tutto vuole e accetta la volontà del Signore. Invece non so cosa siano i momenti di gioia: anche nelle più piccole cose in cui potrei trovarla, non parlo già delle grandi, Gesù interviene a ferirmi con tagli pro­fondi. Voglio soltanto la croce; solo questa io amo perché Gesù me l'ha data. Tutto il resto è morte, morte totale. Sia fatta la volontà del Signore! ... Volontà del mio Dio, come sei bella, quanto ti amo!... ... Il mio martirio dell'anima e del corpo continua e a tal punto da non lasciarmi unire intimamente alla mia Trinità adorabile, a Gesù Eucaristico, come tanto desidero. Mi pare di vivere in questa unione per abitudine, non per amore... Solo quando mi vengono le forti ansie di amore a Gesù, che mal posso sopportare, mi sento anche di vivere in questa unione con la maggiore perfezione e il più puro amore.

Ma passano questi momenti e torna a regnare la morte, la­sciando vivere solo il dolore.


Ieri sentii Gesù sofferente in tutto l'Orto e il Calvario; ed io fuggitiva per una vita intera, senza approfittare delle soffe­renze e dei meriti del mio Gesù: non ascoltavo i Suoi inviti, i Suoi richiami; fuggivo da Lui, mi schivavo dal suo Divino Sangue. Oh, che dolore quello di Gesù! Sentivo in me la ferita pro­fonda del suo Cuore divino. Al calare della notte, una pioggia di sangue cadde su di me per alcune ore: era Sangue di Gesù, non potevo sfuggirgli... (diario, 17-12-1948).

Mi offersi vittima per l'ammalata


... Mi costa ricordare la scena dolorosa del giorno 20. Alle 13,30 entrò nella mia camera un caro figliolo del mio medico con la notizia che la sua mamma si trovava in punto di morte. Non so come rimasi: volli farmi forte; desideravo confor­tarlo e non sapevo in che modo. Avendogli domandato se poteva attendere un po' e avutane risposta affermativa, chiesi di ac­cendere lampada e candele: tutti i presenti si inginocchiarono. Offersi a Nostro Signore il mio corpo e la mia anima come, vittima per l'ammalata; misi in moto tutto il Cielo. Negli intervalli in cui rispondevano alle mie preghiere, io dicevo mentalmente al Signore: - O Gesù, lasciala ancora qui, perché possa allevare i suoi figli. Dammi la prova del tuo amore! - - Tranquillizzati, figlia mia! Non muore. Confida in Me! Te lo affermo. Non ti nego ciò che mi chiedi. Confida nell'amore misericordioso del mio Divin Cuore... Dammi prova della tua fiducia! - La mia anima fu illuminata da chiarissima luce; ogni volta che io insistevo, udivo la voce tenerissima di Gesù che mi con­fermava: - Non muore. Te lo dice il tuo Gesù. - Terminata la preghiera, dissi al ragazzo desolato che la mamma non sarebbe morta, che confortasse tutti.

Continuai a pregare. Passarono le ore; volevo dire le giacu­latorie abituali ma non potevo. Gesù mi ripeteva le parole che ho riportato sopra. Incominciò la lotta con il demonio: egli mi mostrava la desolazione di quella casa e la ribellione di tutti contro di me; mi presentava alla immaginazione che il figlio giunto a casa aveva trovato la mamma morta, che tutte le mie preghiere erano state inutili. Il maledetto sghignazzava facendo smorfie. La mia anima si sentiva forte; perdurava in essa quella luce che Gesù le aveva dato; questo durò soltanto per tutto il pomeriggio e parte della notte; poi rimasi nella più grande desolazione ed oscurità (diario, 24-12-1948).

Per coloro che si amano in Gesù non vi sono distanze


« Mio buon padre [Pinho], mi hanno letto pochi minuti fa la sua lettera: grazie! Gesù e Mammina la ricompensino. Se dicessi che ebbi grande gioia mentirei; quelle gioie non esistono per me. Ma molto intima­mente mi ha resa forte un'altra gioia superiore a questa: l'anima si è rallegrata, volando dall'abisso delle sue tenebre alla su­perficie a gustare un po' di luce. Quanto è buono e misericordioso Gesù con la più povera e indegna delle sue figlie! Egli ha tanti mezzi per animare e confortare un'anima; ma con me ora ne usa raramente. Mio buon padre, non so come così sola e senza vita possa salire il mio calvario tanto doloroso... Quando Gesù mi parla, ripete molte volte: - Dammi do­lore, sempre più dolore... - E io voglio darglielo, ma non Gli do nulla...

Ho sete di dare, di darmi, di abbandonarmi in Lui, per­dermi in Lui. Non vorrei saper fare altro se non amare il mio Gesù: Gesù della Eucarestia, Gesù crocifisso, il Cuore di Gesù; io voglio amare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; e unire ad essi Mammina. O quanto voglio amarli e vivere in una unione inseparabile! Non voglio sapere nulla del mondo, non attaccarmi a nulla, né ad alcuna creatura. Gesù mi ha accontentata: amo coloro che mi sono cari e non amo nessuno. Gesù, solo Gesù!... D. Umberto è andato in Italia; mi ha scritto e mi dice che verso febbraio partirà per il Brasile e che farà il possibile per incontrarsi con lei. Gli mando l'indirizzo Se ne avrò la forza, detterò oggi stesso alcune parole per lui... » (lettera a p. Pinho, 22-12-1948).

« Mio buon padre [Umberto], per mezzo di Suor Rina della Caparica [Lisbona] ho ricevuto la sua lettera; grazie, grazie! È proprio vero che Gesù ad un piacere unisce subito un dispiacere, e così non posso gustare nessuna dolcezza. Sia benedetto mille volte! Quando ho saputo che lei sarebbe andata in Brasile, il mio cuore, già tanto ferito e sanguinante, restò più addolorato e più sanguinante. Sia fatta la volontà del Signore! Sia solo Lui il mio sostegno, la mia guida, la mia luce, il mio amore. Tutto mi fugge e sempre più lontano. Mi abbandono al mio Gesù e in Lui cammino; da sola non posso. Ma voglio che tutti obbediscano, anche se io dovrò sof­frire le conseguenze delle obbedienze di coloro che sono legati alla mia anima. L'appoggio umano fugge e quello divino sembra andare ancora più lontano. Rimango sola in tanto dolore, in grandi tenebre; non so come si possa vincere... Si vince perché Gesù è la forza invi­sibile, è l'amore che non abbandona i suoi figli, anche i più piccoli e miserabili come me...

Ho ricevuto una lettera da Baía [da p. Pinho] ; ho risposto oggi; dice che vuole mandarle un libro che ha pubblicato sul Cuore di Maria... Il dottore ha avuto la sposa moribonda: è a Oporto in una clinica. Il Signore gliela lascia. Preghiamo tutti... Grazie per aver ricordato ai Salesiani di Oporto di inviarmi immagini... Deolinda ringrazia di cuore delle premure per la sua salute; poverina! Ha così poco tempo per curarsi. È un peccato che lei non sia qui a tenerla su di morale, non solo per qualche ora, ma per molti giorni e anni.

E io? Continuo sempre nel mio doloroso calvario. Le sof­ferenze aumentano, ma, grazie a Dio, aumentano pure le ansie di soffrire di più. È la mia unica gioia sulla terra: soffrire per Gesù. Liete e sante feste alla sua famiglia e al suo parroco... ... A quanto pare non la rivedrò se non in cielo, nevvero? Volontà del mio Dio! Ma per coloro che si amano in Gesù, non vi sono distanze... » (lettera a d. Umberto, 22-12-1948).