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1947
Una colata di fuoco (Momenti della Passione)
... È passato un altro anno e non distinguo ciò che è stato perché non
vedo se non tenebre dietro e davanti a me. Come ho trascorso il mio
tempo? Come l'ho usato nel Tuo servizio? Molto male, Gesù mio! O vita
che non ho saputo e non so vivere! Sono povera, sono miserabile, non
sono nulla... Negli ultimi momenti dell'anno feci accendere alcuni
ceri, recitai il « Te Deum »: è stato il mio ringraziamento al Signore
per quanto si è degnato di inviarmi di dolore e di gioia. L'ho
benedetto per tutto, perché fu tutto prova del suo grande amore. Nella
mia ignoranza non ho saputo dirgli altro.
Iniziai il nuovo anno sorteggiando i miei protettori. Mi toccarono San
Giuseppe e Santa Teresina: ne rimasi contenta. Siano essi la mia guida
nelle tenebre, che tanto sgomento causano all'anima mia. Ho invitato
il Cielo a intercedere per me e ad insegnarmi ad amare Gesù e Mammina;
vorrei vivere soltanto una vita d'amore.
Il giorno 2 fu il quinto anniversario di quando Gesù mi disse: -
Preparati alla lotta che dovrai sostenere, apparentemente sola. - E
che lotta, mio Dio! Questa data mi ha ripresentato tra le tenebre i
sentieri spinosi che ho percorso. All'inizio dell'anno cominciai a
sentire cadere su di me una colata torrenziale di fuoco, che bruciava e
decomponeva il mio corpo: lo sento come tra fiamme ardenti che lo
riducono in cenere infuocata. Sono stanca di tanto soffrire, ma
l'anima è a braccia aperte per ricevere quanto Gesù vorrà darle. Ebbi
un combattimento tanto grande con il demonio... Ieri notte, quanto più
mi sforzavo di sviare il pensiero dall'Orto, tanto più il cuore gli si
avvicinava. Il suolo dell'Orto e la giustizia di Dio erano per me come
due pietre da mulino: il mio corpo era il grano di frumento che esse
schiacciavano e macinavano. Il cuore, come una nube che si apre per
scaricare acqua, si aprì per scaricare amore e ricevere tutto il
dolore. Per quel dolore ho sentito il mio corpo in sudore di acqua e
sangue. Prostrata, in un antro isolato, sentii, e l'anima mia vide, un
angelo che mi rialzava; rimasi più forte per affrontare quanto mi
attendeva. Oggi, fin dal mattino, Gesù era nel mio cuore con il suo
santo Capo coronato di tante acute spine... Ho sentito che Egli,
dall'alto della croce, nella più dolorosa agonia, negli ultimi momenti
della Sua vita, diffondeva amore, che si estendeva a tutto il mondo
come si diffonde un profumo. Con Lui agonizzavo per Suo amore e per le
anime. Sono rimasta come morta un bel po'. Sentivo una vita, venuta da
grande altezza, quasi a contemplare la morte del mio corpo; ma era vita
che non gli apparteneva. È venuto il mio Gesù: - Figlia mia, non vi è
nulla che separi i cuori che si amano di un amore puro e santo. I
nostri sono uniti: il Mio e il tuo nel massimo amore, amore divino,
amore di Dio. Nulla ci può separare. Ma Io voglio, all'inizio
dell'anno, nel primo venerdì, dedicato al mio divin Cuore, unirli e
intrecciarli nuovamente; chi viene a legarli è la tua e Mia Madre
benedetta... Ho travasato nel tuo cuore tutta la mia ricchezza. E sai
perché? Ti ho consegnato il mondo e oggi rinnovo la consegna. E’ per
mezzo tuo, grazie al potere e alla missione da Me dati, che questo
mondo viene a Me e passa liberamente dal tuo cuore al Mio... Ma non
aspettarti consolazioni e gioie: sei la mia vittima. Ma non voglio
terminare questo colloquio senza preavvisarti, senza dare al mondo
questo avvertimento. Hai sentito cadere una colata di fuoco su di te
perché sei la mia vittima; è pioggia che presto cadrà sul mondo se non
si convertirà... - (diario, 3-1-1947).
Mi domandano se amo Gesù. Non so se Lo amo, ma so che voglio amarlo.
Non so parlargli né so come Gli parlo: so che tutto si immerge nelle
tenebre e in esse tutto sparisce e muore. Sono molte le mie sofferenze;
e tanta la mia amarezza!... Il mio corpo è come grano che non è mai
macinato abbastanza; l'ingranaggio che muove il mulino non si
incaglia, non cessa di macinare. Vivo talmente abbandonata, che non
trovo conforto sulla terra. Nelle mie confessioni, ch'io faccio
frequentemente per fortificare di più la mia anima con la grazia del
Sacramento, non trovo sollievo né conforto. Sia con il parroco che con
il confessore ordinario, sono sempre timida, piena di paura e sento di
non essere compresa. Mio Gesù, sarà colpa mia, o sei Tu a
permetterlo?... È da Te e da Mammina che attendo aiuto, conforto e
pace... Continuo a sentire il mio corpo disfarsi in cenere di fuoco per
quella pioggia bruciante che gli cade sopra; mi stanca al massimo, mi
lascia senza vita... ... Sul Calvario tutto era silenzio: si udivano
soltanto i sospiri di Gesù; regnava soltanto il dolore, aumentato dal
rancore di molti cuori che, soffocati da non so che cosa, non
parlavano più. E nel mio cuore sentivo come se tutto il mondo
maltrattasse e lapidasse Gesù, pur vedendolo agonizzare in quel modo.
Mi sono unita molto al dolore di Mammina: con Lei desideravo avere
Gesù sulle mie braccia per curare il Suo divin corpo molto ferito. Che
dolore e compassione per Gesù! Che unione di amore e di agonia! E
venuto il mio Gesù ed ha trasformato subito la mia anima: - Figlia
mia, la croce è vita, è amore, è segno di redenzione. Io sarò con te,
soffro e vinco in te... La tua vita è amore. Come non cessano un
istante i crimini del mondo, così non cessa di cadere su te che sei
vittima la scarica immolante del sacrificio e del martirio. Abbi
coraggio!... Ripara... Vedi questa piaga? Trapassa il mio Cuore da una
parte all'altra... Con quale malvagità è stata fatta! Sai chi è stato?
- Mio Gesù, se non ti dispiaccio con ciò che voglio dirti, ascoltami. -
Parla, figlia mia, dimmi tutto. - Chiedimi la riparazione che vuoi, ma
senza che io sappia chi è [quel peccatore]. Non posso riparare in
questo modo? - Gesù si è rallegrato tanto e subito il suo Cuore divino
si è trasformato in amore, in forti fiamme. Quella ferita che
trapassava il Cuore da una parte all'altra è sparita: tutto era
luce... - Tu rimarrai come se non avessi intelligenza per capire il
dolore, ma non per questo soffrirai di meno: soffrirai amaramente.
Sentirai come se mai o quasi mai Mi avessi posseduto; ma non per questo
tralascerai di possedermi interamente, quanto più è possibile ad una
creatura umana. Farò che molte anime vedranno Me in te, con tutta la
mia ricchezza e gli inesauribili tesori del mio divin Cuore. Tu sei e
sarai dopo la tua morte, per ogni anima in peccato, un parafulmine che
attirerà su di sé il peso della giustizia divina; e per ogni anima in
grazia, sarai una calamita che attira e che distribuirà l'amore che Io
vi ho depositato... Sarai luce per l'umanità... - ... (diario,
10-1-1947).
Voglio essere grande per amarti e piccolina per me (Momenti della Passione)
Il dolore distrugge il mio corpo il quale ne resta così disfatto che mi
pare non esista: vive solo il dolore. Io non sono neppure più un cencio
immondo: non sono nulla. Quanto soffro occultamente! Solo Gesù lo sa.
È per amor Suo e delle anime che mi nascondo il più possibile; soffro
con Lui; basta che Lui lo sappia. Mi lamento e gemo solo quando sento
di non poterne più; ma l'anima, la mia povera anima si dilata e la sua
sofferenza si estende sempre più. Il dolore l'annienta in modo tale che
già non sembra se non una scia di fumo che scompare nell'aria.
O mio Gesù, non ho più vita nell'anima e nel corpo: ho soltanto il
dolore; lui solo vive dentro di me. È il compagno inseparabile della
vita interiore, della vita intima con Dio.
Dico a Gesù: - Voglio vivere in questo corpo che non esiste; voglio
vivere in esso tanto profondamente la vita interiore, la vita intima
con Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, che non voglio uscirne a trattare
di ciò che è esterno: voglio morire in questa intimità. O mio Gesù, non
permettere che il mondo mi separi da Te. - Ma io non so vivere e sento
che non imparerò mai a vivere quella vita perfetta, quella vita
dell'alto che bramo tanto. Mi perdo alla sua ricerca e non sono capace
di impossessarmene. Sono tali le ansie che ho di viverla, che a volte
mi pare di immergermi nell'abisso di quella vita che realmente non
vivo più qui. Non è vita, pare una nube vagante che mi assorbe e mi
porta non so dove. Nulla di questo è visto dagli occhi del corpo, nulla
di questo è palpabile; sono cose dell'anima: non so dire altro. Povera
me! Sento che non amo e non sono perfetta: quanto più forti le ansie di
perfezione, tanto più è la corruzione e miseria! È ciò che mi fa
vedere la mia oscurità, talvolta molto spaventosa. Ebbi con il demonio
due attacchi violentissimi... Volevo uscire dalla lotta solamente per
non peccare, ma volevo essere vittima... Nel pomeriggio di ieri,
improvvisamente, sentii cadere sulle mie spalle un peso schiacciante;
l'anima vide che era il Cielo, era la Giustizia di Dio... ... Sono
stata condotta per una grande scalinata alla presenza dei giudici.
Quanto ho sofferto nel sentire Gesù, grandezza senza pari, davanti a
loro, fatto tanto piccolo e addirittura un niente! E loro, i veri
niente, pieni di orgoglio, vanità, grandezza senza nessun potere! E’
stato abbattuto il Potente e si sono elevati nel loro orgoglio coloro
che non avevano nulla. Quanto Gesù soffriva in silenzio!... Quali
segreti indicibili la mia anima vedeva in così grande sofferenza! ...
Le tenebre nere della notte non impedivano alla mia anima di scrutare
quei segreti; segreti che soltanto la sapienza di un Dio può e sa
rilevare. Unita a quella Sapienza di cui non so dire nulla, mi sono
sentita obbligata a soffrire e ad agonizzare... - Mio Gesù, voglio
essere piccolina, per essere grande soltanto nelle Tue cose. Voglio
essere vuota, vuota totalmente, perché Tu possa riempirmi. Voglio in me
Gesù, soltanto Gesù. Voglio essere grande per amarti e per consolarti,
voglio essere grande per salvarti anime; ma in quanto a me voglio
essere piccolina, sempre piccolina... - Coraggio, figlia cara! In te
tutto è amore, anche se adombrato da imperfezioni, imperfezioni che Io
permetto. Quanto più Mi brami, tanto più Mi possiedi; più soffri, più
Mi ami e più anime salvi. Quanto più ti senti sparire e morire, tanto
più in te appaiono le Mie opere e più vita dai alle anime... - ...
(diario, 17-1-1947).
«Sono Io che svuoto tutto, sono Io che riempio tutto»
Passai la notte in grande sofferenza e in molte ansie. Il mio corpo era
un mucchio di cenere disfatto dal dolore; il cuore sentiva, in modo
orribile, tagli continui di spade affilatissime; allo stesso tempo
voleva staccarsi e volare in alto verso Gesù, ma non poteva...
Abbracciata al mio crocifisso e alla cara Mammina, non cessavo di
chieder Loro amore. I dolori erano quasi insopportabili, ma le ansie di
amore li superavano di molto. In questa angoscia non perdevo la mia
unione con Dio; mormoravo sempre: - Mio Gesù, mi lancio nelle Tue
braccia, Ti stringo per non lasciarti più senza desistere di chiederti
amore. Anche se ogni volta che Te lo chiedo Tu mi mandassi via e mi
battessi, non Ti lascerei, non tacerei, ma con maggiore coraggio
griderei più forte: « Gesù, Ti amo! Dammi amore! Sono la Tua vittima ».
- ... Gesù mi disse: - Dov'è la croce, la vera croce, ivi è l'amore. E
dove è l'amore, ivi è Cristo. Tu soffri, Mi possiedi e Mi ami; hai
tutto il mio Amore... Farò che il tuo dolore sia salvezza per il mondo,
che l'amore con cui Mi ami si diffonda e si comunichi alle anime. Il
tuo dolore e il tuo amore sono scala, ai peccatori ed ai giusti, per
salire al cielo... Ciò che ti dico non è per elogiarti; non parlo per
te, parlo per il mondo. È a lui che voglio mostrare che cos'è la mia
vita divina nelle anime, che cos'è una vittima generosa e
fedelissima... - ... (diario, 2-1-1947).
... Aborrisco il mondo e ciò che racchiude; non perché debba aborrire
tutto ma perché voglio e debbo staccarmi da tutto. Sento come se
qualcuno dentro di me stia spolverando, lucidando, riordinando
l'abitazione del mio cuore, della mia anima. Tutto viene buttato fuori.
Mi sento vuota: una casa senza mobili. Questo vuoto deve essere
riempito e quando sento che si riempie di una vita di cui non so
parlare, vita superiore a questa vita, l'anima vede il cuore tanto
pieno da traboccare: dal suo interno escono grandi fiamme che salgono
in alto. In questi momenti rimango come assopita in questa vita e come
se sparissi dal mondo. Sento di nuovo il vuoto e le ansie divoratrici
di amore per Gesù... Te, mio Gesù, solo Te e nulla più. Sento
contemporaneamente il distacco da tutte le creature, anche delle più
care, mentre io stessa voglio esser loro grata e riconoscente. Non
voglio vivere di loro per vivere soltanto di Gesù. Sono tagli dolorosi,
sono sofferenze indicibili. Ma se almeno così amassi Gesù! Sapessi di
amarlo, cesserei quasi di soffrire... ... Venne Gesù: - Stendi, figlia
mia, su tutto il mondo il tuo dolore, come su di esso Io stendo il mio
divino amore... Rinnovami molte volte la tua offerta di vittima;
moltiplica i tuoi atti di amore... Sai chi è Colui che senti lavorare
nella tua anima? Sono Io, il tuo Gesù, il tuo Sposo, il tuo Re. Sono Io
che svuoto tutto, sono Io che riempio tutto. Ti posseggo tutta e tu mi
possiedi tutto. Io butto fuori da te coloro che ti sono cari, ma senza
danno né ingratitudine da parte tua; senza che tu tralasci di amarli.
Potrei forse consentire che una mia sposa sia ingrata? So quanto costa
l'ingratitudine e la sento tanto quando si mostrano ingrati verso di
te! No, non sei ingrata. Ciò che faccio è per togliere da te tutto ciò
che è umano e perché tu possegga ciò che è divino, perché ti riempia
solo il divino. È così, figlia amata! In te esiste solo l'amore, tutto
l'amore di Gesù. Voglio darti ancora la vita di cui vivi: una goccia
del mio Sangue divino con la mia Eucarestia: questo è il tuo
alimento... - ... (diario, 7-2-1947).
Una grande afflizione
... Il giorno 11 ebbi una grande afflizione, una delle maggiori avute
in vita mia. Non so se fu permessa dal Signore o causata dal demonio.
Lo ignoro ma ho sofferto molto: non sono capace di descrivere quanto.
Sopportai rassegnata. Non fui capace di fare alcuna delle mie
preghiere giornaliere, essendo stanca per la sofferenza; non ho perduto
però la mia unione con Dio. Abbracciata al crocifisso dissi di cuore: -
Mia croce, ti abbraccio con Gesù, ti voglio, ti amo. Gesù, sono la tua
vittima. - Stringevo al petto l'immagine della cara Mammina e Le
dicevo: - Sei stata Tu, Mammina, a portarmi questo regalo nel Tuo
giorno [festa della Madonna di Lourdes]. Soccorrimi, confortami!... -
Mio Gesù, accetta parte di queste sofferenze per le seguenti intenzioni
(gliele nominai) ed accetta il rimanente da distribuire per il mondo. -
Trascorsi 24 ore in questo dolore senza sfogarmi con nessuno.
Interrogata, cercai di mascherare e non dissi nulla; tacqui fino a non
poterne più. Volevo piangere e non fui capace, così la sofferenza fu
più grande.
Il giorno 12 alzai un lembo del velo che copriva tanto dolore; mi
confortarono e vollero persuadermi che quella sofferenza non aveva
l'origine che io le attribuivo. Rimasi più sollevata... Poi invece
ricevetti il colpo: non era immaginazione la mia, ma realtà. Ben
lontana dal ribellarmi, lo ricevetti e lo abbracciai. Prego e soffro
per chi mi ferisce: perdono come desidero che Gesù perdoni le mie
colpe. Non voglio offendere Gesù né cessare di amarlo un solo momento.
Se mi offrissero di scegliere l'amore di tutte le creature, gli onori
e le lodi, e di farmi padrona del mondo intero, di non essere mai
schernita, disprezzata, umiliata, a patto di non amare Gesù per un solo
momento, io direi: - No, no! Sempre no! Voglio amare sempre Gesù,
oppressa dal dolore e umiliata, sempre umiliata. - Non posso dire che
la sofferenza non costi; ma è anche vero che questa vita passa e
l'amore di Gesù dura eternamente. Voglio amarlo! Voglio amarlo!
... Gesù mi parlò così: - ...Coraggio, posso dire del tuo caso ciò che
dissi [agli Apostoli] : « le porte dell'inferno non prevarranno contro
di Me, cioè contro la mia Chiesa »; e ora dico « la rabbia umana, che
pare piuttosto infernale, non potrà nulla contro la Mia divina causa ».
Fatti animo, sposa cara... - ... (diario, 14-2-1947).
... Aspetto un giorno, poi un altro, sempre in attesa che arrivi un
sacerdote di cui possa fidarmi e a cui possa aprire la mia anima perché
la guidi a Gesù e la sostenga in questo cammino tanto doloroso e
spinoso. Non appare nessuno! Sono sola in questa lotta costante. Voglio
amare Gesù e non Lo amo; né so come amarlo; non ho chi mi insegni. Mi
rivolgo a San Giuseppe: Gli chiedo dal fondo dell'anima di essere il
mio maestro, il mio direttore e che ami per me Gesù, Mammina e la
Trinità Santissima (diario, 21-2-1947).
«Mio buon padre [Umberto], chiedo perdono per la grande colpa di non
avere ringraziato prima per la lettera che con grande carità mi ha
scritto. Lo sa che Gesù non mi lascia provare gioia, anzi, quando
ricevo lettere dalle persone più care rimango con paura fino a che le
ho lette: temo tutti. Mi pare che tutto il mondo sia contro di me. Non
posso però nasconderle che la sua lettera mi è stata di appoggio e di
guida: una roccia su cui mi sono consolidata. Ho visto che lei
comprende chiaramente la mia anima e, poiché la comprende bene, ha
ricevuto uno schiaffo che assomiglia a quello preso dal mio primo padre
spirituale, il santo p. Pinho. Mi vengono allontanati coloro che mi
comprendono. Che lotta e che paura per confessarmi! Ciò che provo è
precisamente quello che lei ha capito. Vorrei sparire. Ed ogni giorno
nella Comunione dico a Gesù: - Voglio essere Ostia pura, viva, Ostia in
sangue, in ogni Ostia consacrata, in ogni Tabernacolo ove abiti
sacramentato. Voglio sparire in Te, voglio apparire soltanto come
appari Tu in ogni Ostia; in esse si vedono solo le specie del frumento,
appaiono soltanto loro. Nascondimi, Gesù, nascondimi! Riempimi di Te. -
Io, mio buon padre, vorrei fuggire, nascondermi da ogni sguardo umano
perché mi veda soltanto Gesù, perché è solo per Lui che io voglio
vivere. Ma sono certa che se fosse possibile sparire agli occhi della
terra, la mia anima non rimarrebbe soddisfatta; avrei ancora paura del
mondo: solo il cielo, solo il possesso eterno del mio Dio può colmarmi,
può saziare tutto in me.
Sono stanca di tanto soffrire, di tanto bramare. Però, povera me, se
tralasciassi di soffrire un solo momento! Non saprei vivere, morirei
fatalmente... » (lettera a d. Umberto, 20-3-1947).
O amare e soffrire, o morire
I tormenti e i dolori non cessano di consumare la mia anima ed il mio
corpo. Il mio crocifisso, Gesù e Mammina sono la mia forza. Non mi
conosco; non so perché né per chi vivo. Il mio fine, l'unico, è Gesù.
Sarà così? Che vita amara, tanto piena di incertezze! ... Il mio cuore
brama di amare per donarsi, di nascondersi in: Gesù; brama sparire
completamente al mondo perché Gesù solo viva, perché Lui solo appaia...
... Sento che Uno dentro di me va incontro a tutti i malvagi che
popolano il mondo intero. Con quale tenerezza e amore chiede loro di
non ferirlo! Con che bontà stende le braccia per abbracciare tutti, per
prenderli in grembo come agnelli mansueti; con quale bontà apre loro il
cuore e li invita ad entrare perché vivano e muoiano in Esso!
Finge di non sapere che Lo vogliono uccidere. Possedessi io tale amore!
... - Figlia mia,... ti invito ad entrare nel mio divin Cuore; vieni ad
infiammarti, ad alimentarti, a consumarti in questo fuoco divino.
Entra, prendivi dimora: ti voglio immersa nell'amore... Nutriti di
questo alimento divino che dà vita alla tua anima. Vivrai nel dolore e
nell'amore, e nel dolore e nell'amore morirai: avrai amore in
proporzione del dolore... Salirai, salirai... Sarai consumata nelle
fiamme del mio amore divino; come farfalla sarai bruciata in queste
fiamme: in esse darai la vita. Farò sì che il Mio amore traspaia in te:
sarà conosciuto, riflesso in tutto il tuo essere come in uno specchio,
cristallino. Il mio divino amore sarà in te cattivante; farò che
attraggano le tue parole, i tuoi sguardi, i tuoi sorrisi, tutto il tuo
essere. Sei dolore, sei amore, sei salvezza per le anime... - ...
(diario, 7-3-1947).
... Il mio crocifisso è il compagno delle mie braccia; non posso
separarmene. Gesù e Mammina sono la forza del mio soffrire. Non mi
accontento di rinnovare Loro frequentemente la mia offerta di vittima,
di dire che Li amo, che appartengo a Loro; voglio di più, molto di più,
sempre di più; ed è questo « più » che non ho...
Cado nella sfinitezza, muoio di fame e di sete. Voglio Gesù e non Lo
trovo; voglio avere per dare e nulla posseggo. Mio Dio, che dolore di
morte!... Sento tutto il mondo in disordine, che si perde. Sento una
grande necessità di purificarmi, di essere candida, di santificarmi per
soccorrere il mondo, per salvarlo. E non aumento nella grazia né nella
virtù. Non faccio un passo per la mia santificazione. Non so vivere la
vita del cielo. Non so seguire Gesù. Non ho vista per camminare nelle
Sue vie. Anche così la mia anima ha pace e dico a Gesù: - O amare e
soffrire, o morire! (diario, 14-3-1947).
Sento in me due vite (Momenti della Passione)
Temo me stessa; ho paura di me stessa; ho paura a vivere nel mondo. Lo
vedo tanto crudele verso di me. Tutti mi feriscono, tutti tentano di
togliermi la vita: è una rivolta universale; tutti contro uno, cioè
tutti contro di me; è ciò che sento i loro maltrattamenti, la crudeltà
mi feriscono tanto e riducono il mio corpo in una massa di sangue.
Sento in me, non so se mi esprimo bene, due nature: una viva, l'altra
morta. Quella morta è questa massa di sangue e fu causata dalla
crudeltà del mondo; quella che vive è immortale, resiste a tutto: è una
vita superiore; per quanta crudeltà e cattiveria il mondo usi, non la
sopprimerà mai. Ma, Dio mio, che lotta dentro di me! Questa vita si
oppone a tante cattiverie, non accetta questa morte tanto crudele del
corpo e si prepara a chiederle conti rigorosi. Io guardo a questa
morte, a questo corpo disfatto in lebbra, a questa massa di sangue e mi
rivolto contro me stessa; non posso guardarmi. Sono stata io, solo io
la causa di tanto male. Gesù, sono la Tua vittima: sia per Tuo amore
questa moltiplicità di sofferenze. Guarda tutto ciò che avviene in me
e dammi la Tua forza. Ho veduto due volte Gesù camminare davanti a me
con una grande croce sulle spalle. Andava curvo per il peso ed era
tanto sfigurato che quasi non pareva Gesù. Si è voltato verso di me, ma
non ha detto nulla e io non Gli ho saputo dire nulla! Non ho saputo
provargli il mio amore né consolarlo. Gli dissi solo: « Sono la Tua
vittima » ma fu ben poco per chi tanto soffriva.... Quando sento
pugnali e spade ritagliarmi il cuore, vorrei saper parlare a Gesù,
dirgli molte cose belle e non so. Stringo il crocifisso al mio petto,
rinnovo la mia offerta di vittima, Gli dico che Lo amo, che voglio
soffrire in Sua vece e resto nel dolore di non saperlo consolare mentre
Egli soffre. Poche volte ho visto scendere su di me i raggi di amore
del Suo divin Cuore; quando scendevano e penetravano in me, rimanevo
più forte e più coraggiosa per un certo tempo. ... Nel pomeriggio di
ieri sentivo contorcersi e spremersi la mia anima. Improvvisamente
sentii che il mio cuore si è diviso in due parti: una era il Cuore di
Gesù e l'altra quello di Mammina. Quello di Gesù andò verso l'Orto e
quello di Mammina rimase disfatto dal dolore ed in lacrime: soltanto il
Suo amore: accompagnò Gesù. Quanto ho sofferto nel vedere il dolore in
cui rimase Mammina! Sempre camminando, restai unita a quel dolore; ed
anche Gesù rimase nella stessa unione di dolore. Nell'Orto ho sentito
al collo grosse corde che mi stringevano in modo da affondare nelle
carni; mediante queste corde fui buttata a terra e il viso rimase
pestato e ferito. Di là vidi, lontano, un albero cui era appeso Giuda
lo vidi cadere dall'albero al suolo e scoppiare spargendo sul terreno
ciò che il suo corpo conteneva. Sono stati la vendita, la consegna di
Gesù, il bacio traditore che lo indussero a quell'atto di
disperazione... Oggi ho percorso il cammino del Calvario senza un
minimo raggio di luce, rivestita di tutta la malvagità umana. Da ogni
parte spuntavano rancori, anime senza compassione né pietà di me: mi
fissavano con odio e disprezzo. Era tale la sete di amore per ogni
sofferenza che si formava come un canale d'amore aperto ad ogni
dolore; cancellava tutta la malvagità. Sull'alto della croce questo
canale di amore ha continuato ad accogliere tutto in sé: pareva avere
braccia per abbracciare... (diario, 21-3-1947).
Viene la morte, arriva presto, ma è una morte che mi lascia viva: muore
solo il corpo; sono i peccati, è il mondo intero a uccidermi, ma non
può uccidere tutto.
La vita che sento non morire è vita superiore, è vita di trionfo, è
vita che fa vivere e governa ogni vita. Sento che essa è in tutto il
mondo come soffio di aria diffuso. Sento che a questa Vita appartengono
tutto il cielo e tutta la terra. Sento un bisogno immenso di parlare di
questa Vita, di farla conoscere e non so; mi limito a dire: è Vita di
grazia, è Vita di amore. Ma che amore pazzo, che amore senza pari! Io
vorrei ricambiare questa pazzia di amore con altrettanto amore. Ma
quanto sono lontana! Sento che si lavora dentro di me. Tutti i mobili
della mia casa, sono usciti. Ogni immondizia, tutta la polvere è tolta,
ma non in una sola volta: si deve sempre ritornare a pulire di nuovo.
Il mio vuoto è tanto grande: il Cielo soltanto lo può riempire;
soltanto Gesù con tutto il Suo amore lo potrà colmare. Non lo riempiono
il mondo né milioni di mondi se esistessero... Vado come se fossi un
soffio che vaga nell'aria. Voglio andare a Gesù per riempire questo
vuoto; ma Egli è tanto lontano! Oh, la mia Patria! Quanto più la bramo,
tanto più la vedo fuggire... Vorrei vedere tutta l'umanità vivere la
vita intima col Signore; sono certa che il peccato sparirebbe dalla
terra... (diario, 28-3-1947).
Risurrezione gloriosa - Discesa agli inferi (Momenti della Passione)
Venga a me l'aiuto del Cielo: senza la forza divina non potrei dire
nulla; non posso muovere le labbra per parlare. Ad ogni movimento, ad
ogni parola, sento come se mi strappassero il petto e il cuore.
Confido: se Gesù vuole, potrò dire qualcosa di ciò che mi avviene
nell'anima. Il mio corpo disfatto per il dolore era un mucchio di
putridume in fermentazione: questo mucchio mi pareva che fosse
l'umanità corrotta, in fermentazione tanto era putrida. La morte
correva verso di me: la sentivo venire, mi sentivo, morire.
Sentii come mi separassero l'anima dal corpo; ma questa morte non diede
al corpo le ceneri per il cimitero Poco dopo la morte e la sepoltura,
io lo vidi tutto bellezza, glorioso, trionfare della morte. Quanto
costò al corpo separarsi dallo spirito! questi salì, volò verso l'alto;
poi vidi che molto presto si riuniva a quel corpo che aveva lasciato
freddo, più freddo del ghiaccio, sfigurato, lacerato, quasi senza
carne. Quale contrasto, che io non so spiegare! Lo spirito prevedeva
che nuovamente si sarebbe unito al corpo, ma fino al momento della
separazione, che universo di dolore, che mare di martirio!
Questo corpo che moriva ed era glorioso, questo spirito che si elevava,
erano in me, ma non erano miei: io ero soltanto quel mucchio di morte
corrotta, nauseante, orribile, che causava la morte a quel corpo
glorioso. Io non potevo sopportare tali cose: lo spirito puro che
poteva elevarsi col suo corpo glorioso, introdotto, trasformato in
questa morte immensa, nel mio corpo mondiale corrotto! Io volevo
separare una cosa dall'altra, e non potevo; volevo allontanare il puro
dall'immondo e non riuscivo; dovetti morire vedendo il corpo con lo
spirito puro coperto del più nero putridume. Sento il bisogno di voler
dire molto su questo mio sentire, ma non posso, non so dire meglio.
Sentii che dopo questa morte gloriosa scesi come ad un inferno, ma non
ad un inferno di fuoco, di maledizioni e tormenti, bensì ad un inferno
di tremenda oscurità solamente, dove non entrava né luce né gioia: era
un inferno di oscurità e di ansia. Sentii come se il Signore stesse in
me, contento a braccia aperte, come chi si libra nell'aria in mezzo ad
una moltitudine, come una colomba che sbatte le ali trasmettendo la sua
stessa gioia e facendo sì che tutta quella moltitudine volasse. Ma
come, mio Dio! Vivo e non vivo; sono io e non sono io; sono nel mondo e
ne sono partita. Scesi a quell'inferno e ne uscii nuovamente, guidando
innumerevoli colombe bianche che volavano dietro di me; non dico bene:
quegli esseri che non erano corpi, volavano dietro quel corpo glorioso.
Sentii, vidi tutto, ma rimasi sempre immersa nel dolore, nella oscurità
e nella morte. Ciò che soffrì il mio povero corpo in questi giorni,
solo Gesù lo sa; le torturanti agonie della mia anima, solo Egli le può
comprendere. Questo martirio dell'anima e del corpo mi impedì di
pregare e di meditare durante la Passione di Gesù. Lo fissavo in croce
e dicevo soltanto: - Quanto soffri Gesù per mio amore; fino a morire
per me. Avrei io il coraggio di negarti qualche sofferenza dell'anima
o del corpo? Oh, no! mio Gesù; con la Tua grazia io non Ti negherò
nulla. Sono la Tua vittima notte e giorno... - All'inizio del
pomeriggio di ieri sentii come se la mia anima fosse imprigionata,
insultata e maltrattata: era un non finire di martirii; negli altri
giovedì avevo sentito o una o un'altra sofferenza; ma ieri ne sentii
molte, se non tutte... Oggi ho sentito Gesù moribondo a cammino del
Calvario: mi pareva che tutte le ferite del suo santissimo Corpo
fossero nel mio... Gesù dentro di me andava tanto bramoso verso la
morte, come l'agnellino assetato corre verso un ruscello: voleva
morire per dare la vita... Rimasi come se spirassi con Gesù. Passò un
po' di tempo in un silenzio mortale. Gesù si risvegliò e fece che io mi
svegliassi: - Mia figlia, Io non sono morto, vieni a Me; vieni nel mio
amore, nel mio fuoco divino: è per te vita, fuoco che ti purifica, che
dà purezza, grazia e splendore alla tua anima... - Gesù tacque ed io
rimasi per un po' di tempo ad ardere in quelle fiamme; le sentivo, le
vedevo... Stetti in silenzio non sapevo parlare a Gesù. Non sentivo i
dolori del corpo e l'anima in quelle fiamme si fortificava. Gesù
riprese: - Figlia mia, mia sposa cara, ora Mi riceverai Eucaristico per
mezzo del tuo angelo custode... - ... Rimasi immersa nell'amore, nella
intimità con Gesù; mi pareva di essere inseparabile da Lui. - Figlia
mia, Mi sono dato a te in alimento; sono la tua Vita... Non potevo
lasciarti senza il mio cibo dopo che hai consumato tante energie, dopo
tante sofferenze. Ti ho promesso di non lasciarti senza Eucarestia al
venerdì: non sono venuto meno. Mi hai ricevuto come viatico, e in
verità sei inferma; senza un miracolo non avresti resistito al dolore:
eri moribonda ... - ... (diario, 4-4-1947, Venerdì Santo). Morii e non
risuscitai con Gesù: rimasi nella stessa morte, rimasi in orribile
sofferenza. Mi vergogno di me stessa perché parlo soltanto di dolore;
ma esso non mi abbandona né di giorno né di notte. Posso soltanto
ringraziare il Signore perché viene dalle Sue mani. In un lungo
abbraccio al mio crocifisso, con grandi gemiti ma anche con grandi
ansie di soffrire per Lui, Gli dissi: - Mio Gesù, conta su di me come
Tua vittima, non contare sul mio amore ma sul Tuo, perché è con esso
che Ti amo; non contare sulla mia generosità: è la Tua forza che mi
porta ad accettare gioiosamente ogni sofferenza. La mia anima vede le
spine come fossero rose bellissime: voglio soffrire, voglio amarti... -
(diario, 5-4-1947).
O eternità che non arrivi mai!
O eternità che passi tanto in fretta! O eternità che non arriva mai!
Passa, vola e io volo con essa senza nulla a mani vuote per dare i
conti a Gesù. Non passa mai, non arriva mai la vera eternità che mi
darà il Cielo. Chi potrebbe vivere in questo modo, mio Gesù? Dammi la
Tua grazia senza la quale la vita in questo esilio è disperazione, è
morte.
Voglio volare a Gesù, voglio amarlo e non sono capace ad alzare il volo
verso di Lui né di amarlo con quella intensità che il mio cuore esige.
Voglio fuggire dal mondo, nascondermi a lui, sparirgli, e non lo
ottengo mai. Un momento è una eternità: è un momento che non passa mai,
che non ha mai fine. Arriva presto solo il momento di incontrarmi con
Gesù che mi chiede i conti e mi trova senza nulla, rivestita unicamente
di miseria: tanto presto che non mi lascia il tempo di dirgli: « Chi
sei Tu, Signore e chi sono io! Aspetta un poco, dammi almeno tempo di
coprirmi con il vestito altrui, sono spoglia di tutto ». Mio Dio, che
confusione, la mia: non ho tempo per nulla! Che ne ho fatto della mia
vita? Come ho utilizzato il tempo che mi hai concesso? Che orrore, mio
Gesù! Ma sei Tu tutto il mio amore: solo per Te voglio soffrire; solo
Te voglio amare; solo di Te voglio parlare, solo a Te voglio pensare;
non voglio altra vita se non la Tua. Mi sento come se fossi un pozzo da
cui neppure per un istante cessano di attingere acqua. Che movimento!
Questa acqua attinta arriva fino alla cima del pozzo: ne beve chi
vuole. Questo pozzo è inesauribile, non secca mai, ha sempre la stessa
acqua.
È in me e non è mio; è in mio potere e non mi appartiene.
Ciononostante, sono ansiosissima di distribuirla per dissetare tutti:
sento che è acqua di salvezza. Oh, come vorrei darla! Dare ciò che non
mi appartiene senza sentirne scrupolo: rubare senza timore di essere
castigata dal padrone. O mio Dio, o mio Gesù, vorrei dare tutto, tutta
quest'acqua, vorrei immergervi il mondo intero. Muoio, Gesù; muoio di
ansie!... ... - Dimmi o Gesù cosa vuoi che io faccia... cosa vuoi,
Gesù? Che cosa posso fare io? -
... - Sono così grandi i crimini ed è tanta la malizia del peccato che
soltanto con anime che si offrono vittime in ogni nazione il mondo può
essere salvo; ma vittime pure, tutte generosità ed amore. Ma non ne
trovo... Ve ne sono molte che vogliono soffrire ed essere immolate
finché non arrivano le sofferenze e non giunge l'ora della
immolazione... Chiedi al Santo Padre - glielo chiede Gesù - che si
appelli ai sacerdoti, soprattutto degli Ordini religiosi, tra i quali
molti Mi danno tanto, nonostante vi siano molte cose [che non vanno]:
aumentino la purezza, il fervore e l'amore nella celebrazione del
Santo Sacrificio della Messa. Con questa purezza, questo fervore e
amore, in unione alle mie vittime generose, in unione con la mia
vittima cui ho affidato l'umanità,... l'umanità può essere salva. E non
è questa, sposa cara, la tua ansia, lo scopo di tutta la tua
sofferenza? - ... (diario, 2-5-1947).
« Alexandrina dei dolori » (Momenti della Passione)
... Dall'Orto andai con Gesù, mani legate, al carcere; e portai con me
nuovamente lo stesso mondo che mi trascinava, mi schiacciava. Stamane
non potevo respirare; presa da sgomento, non potevo vivere. Sentivo gli
occhi incollati per il sangue che sgorgava dal grande elmo di spine
lancinanti che mi cingeva il capo. In tale stato ho percorso le oscure
e strette vie verso il Calvario... Come mi è stato doloroso il viaggio!
Quanto mi è costato giungere alla cima! E quanto mi è costato vedere
belve spaventose ed in gran numero bere il Sangue che scorreva da
Gesù! Erano certamente belve solo in apparenza, perché Gesù ha
mormorato e lasciato stampato nella mia anima le seguenti parole: «
Meglio sarebbe stato per Me, non avrei sofferto tanto, se il mio divino
Sangue fosse stato bevuto da vere belve: sono peggiori delle belve ».
Ho sentito che in molti cuori aumentava l'odio, l'avversione contro
Gesù, la brama di vederlo scomparire dai loro sguardi velenosi, in
qualsiasi modo, a qualsiasi costo. Gesù che vedeva e penetrava
nell'intimo di tutti, con un aumento di sofferenza... Come uomo, non
poteva più vivere: era mortale; io Lo sentivo in me emettere gli ultimi
rantoli. Ma come era soave e dolce l'agonia del Suo spirito!... Sono
spirata con Lui. Ah! se con la stessa dolcezza, a Sua somiglianza, io
spirassi alla mia morte: morte che mi darà la vita eterna! È venuto
Gesù; ha dato luce a tutta la mia anima e mi ha detto: - Figlia mia,
mia Alexandrina, Alexandrina dei dolori, consenti che aggiunga questo
titolo di sposa: Alexandrina dei dolori. Abbi coraggio! Posso
paragonare l'anima pura all'acqua trasparente in un vetro di fine
cristallo, esposta ai raggi del sole per essere osservata. Quante cose
appaiono e mettono in evidenza questi raggi di sole! L'anima sei tu; il
sole, l'osservatore sono lo che tutto scopro in te: ai miei occhi
divini tutto appare. Questo tutto che lo vedo e faccio che tu veda è il
mezzo di cui mi servo per purificare la tua anima, affinché tu, da
questo calvario, da questo letto di dolori, possa passare al cielo.
Faccio che tu veda in te tutte le macchie, affinché ti purifichi, mia
colomba cara, e questa purezza traspaia in te e tu la possa comunicare
alle anime. Sono tue le macchie che appaiono al sole della Mia purezza
e grandezza, ma ascolta bene, figlia mia, non sono tue le iniquità, i
crimini, quel mondo di orrori che senti e scopri in te. O meraviglie,
così poco conosciute e comprese! L'anima vittima si vede coperta e
responsabile di tutti i delitti, ma allo stesso tempo possiede Dio con
tutte le Sue grandezze. Quanto soffre nel dover sopportare e affrontare
ciò che è immondo con ciò che ha di più puro e santo! Confida, figlia
cara: sei vittima, ma non sono tuoi questi crimini. Ti ho consegnato il
mondo, ma la sua malizia non è tua. Soccorrilo, soccorrilo! - - Mio
Gesù, io non posso soccorrerlo; non so cosa fare, non ho nulla da darti
per salvarlo. Salvalo Tu... Io sento che la mia sofferenza non ha
nessun valore. - Figlia mia, sei potente, con me hai tutto il potere...
Dammi dolori, sposa dei dolori... - Mio Gesù, accetta la mia sofferenza
e quella del mondo intero come se io ne potessi disporre. Uniscile alle
sofferenze e ai meriti della tua santa Passione, al Tuo amore,
all'amore del Cielo e di Mammina: forma di tutto questo una difesa per
fermare la giustizia divina... Misericordia! Misericordia, mio amore! -
Una goccia del Sangue preziosissimo di Gesù è caduta tra fiamme di
fuoco nel mio cuore che subito si è dilatato. Ma Gesù non lo ha
lasciato dilatare per molto tempo: è venuto presto come medico, ne ha
cicatrizzato l'apertura e ha detto: - Va', sposa mia amata, va' a
soffrire, va' verso la croce, va' al dolore. Soffri immersa in queste
fiamme, soffri incendiata in questo amore; va' a diffonderlo, va' ad
accenderlo nella umanità. Va' fiduciosa: non ti inganni, Gesù non ti
lascia ingannare. Sei di Gesù, va' in nome di Gesù. Appartieni alle
anime, sei vittima delle anime. Coraggio, coraggio! - Grazie, mio Gesù.
Accetto tutta la sofferenza e non chiedo se non il Tuo amore, la Tua
grazia e forza: da sola non posso. Ho paura, mio Gesù. - Che orrore
sento nel dover dettare quanto mi dice Gesù! Se non mi viene una grazia
dal Cielo, desisto, non lo posso fare. Se mi ordinassero di non
scrivere più nulla, che sollievo grande sarebbe per la mia anima
tribolata, che consolazione! Mi pare perfino che non soffrirei più.
Ma non voglio: sono vittima di Gesù (diario, 9-5-1947).
Sono in mezzo a due vite (Momenti della Passione)
Voglio salire la scala dell'amore e non riesco: sento di essere discesa
all'ultimo gradino. Gesù non può aspettarsi nulla da me: non so amarlo,
non ho forze per amarlo. Voglio abbracciare la mia croce, la croce che
Egli mi dà e non posso: questo mio abbraccio mi fa cadere con lei,
sfinita, senza potermi più rialzare.
Voglio fare tutto ciò che è buono e santo e povera come sono non faccio
nulla. Voglio essere solo di Gesù, di Mammina e delle anime e non sono
di nessuno e per nessuno.
Non sono io, non vivo, non esisto. Vive in me il mondo pieno di
malizia, colmo di crimini, interamente rivoltato contro il Signore: è
una rivolta di morte. Lo sento crocifiggere Gesù. Vive in me un'altra
vita che affronta questo mondo. Con che dolore, con quale compassione
gli va incontro e lo contempla! È da lui forzata a castigarlo, ma non
vuole. Si trattiene a stento, fa di tutto per non colpire, per non
punire. lo, che non esisto, mi trovo in mezzo a queste due vite: la
vita del mondo che voglio regolare, trasformare perché diventi
un'altra; la vita di Dio con cui non faccio altro che implorare
misericordia, aprire le braccia, alzare le mani, curvarmi davanti a
quel Potere supremo per ricevere tutti i colpi, per essere schiacciata
da tutta la Sua divina giustizia.
Mio Dio, non vivo e sono l'umanità; non vivo e posseggo la Vita di Dio;
non esisto e vivo per il mondo e vivo per Gesù; non sono niente e devo
sopportare su di me tutta la malvagità umana e tutto il potere, tutto
l'amore, tutta la giustizia di Dio. O se io potessi descrivere questo
dramma doloroso che ora sento ed ora vedo nell'anima mia!... (diario,
16-5-1947).
Perché non faccio anch'io ciò che hanno fatto i santi? È la domanda che
mi sono rivolta durante questo mese di Mammina. Quanto hanno fatto i
santi! Ma io non so come abbiano fatto. Amarono certamente molto Gesù e
soffrirono tutto per Lui. Ma io non so amarlo; ignoro l'amore; non
soffro perché non sono io che soffro, ma è Gesù in me. Che Gli darò,
allora? Povera me! Non ho nulla se non il cumulo orribile, il cumulo
vergognoso delle mie miserie e cattiverie... Ma ho una sete bruciante,
insaziabile di amore per Gesù. Mi sento come immersa in un mare in cui
bevo continuamente, senza saziarmi mai, senza uscirne. Sono come il
pesciolino: quanto più nuota tanto più vuole nuotare; quanto più mi
immergo tanto più sento necessità di immergermi. Muoio di sete senza
uscire dall'acqua, senza cessare di bere. Vorrei darmi a Gesù, vorrei
dargli anime, tutte le anime... Quando parlo di Gesù, del Suo divino
amore e delle Sue anime, non so che cosa provo: mi sento annientare.
L'amore di Gesù, che follia! Le nostre anime, quale valore! Non
sopporto il pensiero che una sola si perda, che per qualcuna sia
inutile il Sangue sparso da Gesù... ... Continuo ad avere grande paura
e orrore del demonio. Eppure continuo anche a sentirlo nel mio cuore...
Orgoglioso come fosse padrone di se stesso. Mio Dio, che grande orrore!
Il demonio dentro di me! Ma al tempo stesso sento in me Gesù, ma fuori
dal cuore; e l'anima Lo vede con il petto aperto a mostrare la piaga
del Suo divino Cuore profonda e sanguinante. Egli addita il Suo Cuore
divino; con sguardi teneri e affettuosi, pieni di amore, invita il mio
cuore ad entrare. Gesù mi vuole interamente; dimentica il mio passato.
Che invito commovente! Mi fa dolere tanto il cuore!... ... Io mi
faccio insensibile, svio da Lui i miei sguardi, non faccio il più
piccolo sforzo per gettare fuori il demonio... Che quadro doloroso! Il
demonio dentro e Gesù fuori!... ... Nel pomeriggio di ieri sentii che
al mio collo furono legate grosse corde e le mani di tutti gli uomini
mi trascinavano fino all'Orto... Qui vidi Gesù col Cuore aperto in atto
di dissetare anime. Alcune Lo rifiutavano con segni di ripulsa:
disprezzavano tutto; non volevano neppure toccare il Sangue di Gesù.
Altre Lo bevevano freddamente, con indifferenza, come cosa da poco.
Altre venivano e bevevano con amore; altre con amore folle parevano non
saziarsi mai di bere. Ne venne un'altra che passò fra tutte e con sete
insaziabile beveva, beveva; entrò nella piaga del Cuore di Gesù, si
perdé in Lui, non ricomparve più. Dopo, salii all'Orto, o salì Gesù in
me... Nella grande sala di Anna vidi la moltitudine che seguiva Gesù:
erano uomini, solo uomini armati di bastoni. Quando il malvagio diede
lo schiaffo a Gesù vi furono tante sghignazzate e battimani, come se
avesse fatto l'atto più bello... Con Gesù sono stata coronata di spine,
flagellata... con Lui ho percorso il Calvario... Mi ha parlato: -
Figlia mia, cuore grande, cuore ardente, cuore di fuoco... Ti assicuro
che sulla terra vi sono ancora cuori anche se pochi che Mi amano: il
tuo è uno di essi... Colloco il tuo amore delizioso nella tazza del tuo
dolore. È l'offerta incessante che Io presento all'Eterno Padre.
Offrimi, figlia cara, tutto il tuo martirio; uniscilo al Mio Sangue
divino e ai dolori della mia Madre benedetta; unita alla continua
rinnovazione della mia Passione, riceverai dal Cielo tutta la forza,
la Grazia e la capacità per soccorrere le anime. Salvamele: sono mie...
- ... (diario, 23-5-1947).
« Mio buon padre [Pinho], ... Che cosa le dirò della mia anima? Avrei
tante cose! È impossibile dirle per iscritto quanto soffro; ho la
certezza che neppure a viva voce mi farei comprendere del tutto.
Quando verrà il giorno in cui il Signore mi concederà la grazia di
confidarmi a lei di presenza, per spiegare, il meglio possibile, le
grandi amarezze, tristezze e angustie in cui il Signore mi ha mantenuta
in questi lunghi anni di così penoso esilio e triste separazione? Nella
luce di Dio, mi pare che non vi sia nel mondo chi goda di maggior gioia
e felicità di me. Umanamente invece non ho disperato solo per la divina
grazia di Gesù. Mio buon padre, sempre parlando umanamente non vi è per
me un momento di gioia; mi dà gioia solo la Volontà del Signore:
soffrire per Gesù e per le anime. Soffro molto e nulla è mio! Ogni
dolore è tutte le grazie di cui il Signore mi ha favorita, muoiono
prima di nascere: come luce che si spegne prima di apparire. Voglio
amare e non ho né conosco l'amore. Voglio soffrire e non sono io che
soffro: il dolore non mi appartiene. Vivo così a mani vuote, senza
avere né vedere in me nulla, eccetto il cumulo delle più vergognose e
nauseanti miserie. È quanto mi mostra e mi consente di vedere la
tremenda oscurità del mio spirito: oscurità che io temo ed amo. Non so
il motivo per cui mi sento obbligata ad immergermi in essa; voglio
abbracciarla perché mi mostra ciò che sono: miseria e nulla più.
Siccome non so dire nulla, termino con la fiducia illimitata in Gesù e
Mammina che presto mi sia restituito colui cui devo molto e che ha
incamminato verso di Loro la mia anima. Sento la necessità di quella
guida, di quella stessa luce perché siano più soavi i miei sentieri e
possa con maggior fortezza terminare la mia corsa sulla terra. Mi sento
morire perché mi pare di non poter soffrire di più. D. Umberto è stato
qui giorni fa: ci vuole veramente bene. Vennero a visitarmi molti
sacerdoti e mi rimasero amici... » (lettera a p. Pinho, 26-5-1947).
Vorrei andare a Roma dal Santo Padre
... Sento, non so che cosa, dentro di me che mi spinge a volere andare
a Roma: non per vedere Sua Santità, né i luoghi santi e le tante
meraviglie, anche se tutto ciò sarebbe una gioia. La mia necessità non
è questa. Vorrei dal Santo Padre un qualcosa che nessuno mi può dare.
Vorrei lanciarmi ai suoi piedi, baciarli, bagnarli con le mie lacrime;
sono convinta che ne avrebbe compassione e che la mia anima riceverebbe
ciò che brama e che io non conosco. O mio Gesù, Tu sai che io non posso
farlo; supplisci Tu, per misericordia, in altro modo alla mia
impossibilità (diario, 23-5-1947) 21.
... Il mio spirito vola a Roma: non soltanto accompagna coloro che vi
sono andati, ma è già presso il Santo Padre per implorare e ricevere da
lui ciò che non sa, ma che brama e che solo da lui potrà venire. Povera
me! Tutto anelo e nulla possiedo se non miseria... (diario,
13-6-1947). ... Il mio cuore è unito, legato per così dire al Santo
Padre. Spera e confida che ha molto da ricevere da lui. Da persona
molto cara mi è stato dato il piacere di ascoltare per radio la
canonizzazione di San Giovanni de Brito. Ho sentito parlare il Papa.
Sentivo in lui molto viva la presenza del Signore: mi parve di udire in
lui la voce stessa di Gesù. Ho seguito la Santa Messa: non so dire la
mia gioia. Da quasi sei anni non avevo questa fortuna. Ho chiesto a
Gesù tante cose: Gli ho chiesto Grazie per coloro che mi sono cari, per
la mia famiglia, per tutti coloro che si raccomandano alle mie povere
preghiere e infine per il mondo intero. Nell'udire quanto avveniva a
Roma pensavo al Cielo... Ho accompagnato tutto con il sorriso sulle
labbra, soddisfatta per quanto udivo, ma nel dolore più profondo che
si possa immaginare: il cuore era straziato; e l'anima, in pianto
continuo, accompagnava il mio sorriso. Le lacrime dell'anima, il dolore
del cuore erano immensamente maggiori della contentezza e del sorriso
delle labbra. Contentezza e sorriso erano cose umane che, sebbene
fossero in me, parevano non appartenermi. Ho lodato e benedetto la mia
croce... (diario, 27-6-1947).
« Chi con Gesù muore, con Gesù risuscita » (Momenti della Passione)
Il tempo passa, soltanto io non cambio. Un giorno mi dà un altro
giorno, una settimana un'altra settimana, un mese un altro mese, un
anno un altro anno ed io resto sempre la stessa, anzi ognor sempre più
ottenebrata, più fredda, più gelida. Si è spenta del tutto la luce
della mia speranza; speravo fiduciosa di progredire, con il trascorrere
della vita, nello zelo, nella virtù e nell'amore; di dare a Gesù quanto
Egli vuole, di essere quello che Egli desidera che io sia; ma invece di
arricchirmi, ho perduto tutto, tutto è morto in me. Si è spenta la
luce che mi illuminava il cammino; non posso andare verso Gesù. Che
oscurità! Non ho nessuno che mi guidi. Amo follemente la mia oscurità
di spirito, perché questa è la volontà del mio Signore. Sono sulla
croce; non posso né voglio separarmene; la amo con l'anima e con il
cuore. Gesù mi ha resa somigliante a Sé: sia benedetto; sono la Sua
vittima, voglio salvargli le anime. Mi sento crocifissa e nello stesso
tempo sento tutto il corpo disfatto dalla lebbra, ridotto in cenere.
L'anima piange nel vederlo così abbietto, colpevole e nauseante. Sì,
piange continuamente, piange nell'intimo; non so come io possa avere il
sorriso sulle labbra quando il cuore e l'anima singhiozzano senza
tregua. O mio Dio, che lotta quella della mia vita, che mare
tempestoso! Tutto vien distrutto, tutto va in rovina. Io sono caduta,
sono rimasta distrutta; voglio rivivere, voglio rialzarmi e non posso.
In questo sfinimento fisso Gesù e la cara Mammina, chiedo Loro amore:
voglio amarli, ma non sono capace... Ieri, al cadere della notte, vidi
il terreno dell'Orto, il luogo che avrebbe dovuto essere irrigato con
il mio sangue. In un impulso d'amore volevo baciare ed abbracciare quel
terreno. Vedevo l'animazione e la diligenza con cui si preparava la
Cena; nonostante fosse preparata quasi sotto i miei ordini, non uscivo
dalla mia triste amarezza. Vedevo che doveva essere la cena dell'amore,
delle meraviglie, come nessun'altra, ma io non uscivo dal mio soffrire.
Andai nell'Orto ed il sangue irrigò la terra: vidi molti vermiciattoli
berlo e nutrirsene; ne vidi molti altri che lo fuggivano per non
toccarlo. L'agonia aumentò; il sangue riempì il calice e traboccò: fu
allora che lo offersi al Padre. In quel momento una rugiada feconda di
amore irrorava la terra: doveva essere, attraverso i tempi, rugiada di
vita e di salvezza per le anime. Una nuova sofferenza mi tolse il
conforto di questa visione: rimasi schiacciata fra l'Orto ed il
Calvario come in una pressa; dovevo bere l'amarezza fino all'ultima
stilla. Stamane mi sono sentita condotta, per mano da qualcuno, al
terrazzo di Pilato: il capo pieno di spine, il volto coperto di sangue,
tutto il corpo ferito e lacerato. Ho veduto e sentito la grande folla
che, ad una sola voce, senza compassione di me, reclamava la mia
crocifissione. Ho veduto la croce che poco dopo dovevo sentire sulle
mie spalle. Il Cuore di Gesù aveva tanto amore per tutti i carnefici
che Lo maltrattavano durante la via dolorosa: pareva che Gesù in cambio
di tanti maltrattamenti baciasse e abbracciasse tutti quelli che Lo
ferivano: questi, folli di rabbia, e Gesù, folle d'amore. Quale esempio
per il mio cuore impietrito!... In croce sentivo nel mio cuore quello
di Gesù... Dalla Sua piaga divina, aperta dall'amore, non ancora dalla
lancia, usciva un sole brillante, una miriade di raggi dorati: era la
vendetta di Gesù verso il mondo... Mammina stava ai piedi della croce,
con gli occhi lacrimosi fissi in Gesù: come sospirava! Ho sentito come
se Gesù si gettasse nelle Sue santissime braccia per riceverne le
carezze. Ben presto Ella Lo avrebbe ricevuto, ma già senza vita...
Gesù è spirato; poco dopo è venuto: - Figlia mia, chi con Gesù vive,
con Gesù muore. Chi con Lui muore, con Lui risuscita alla vera vita.
Vieni a Me a godere del mio divino amore, a confortarti, a vivere. - Mi
sono sentita nuotare in un mare immenso di amore e in un mare uguale di
dolore; non sapevo come nuotare in questi due mari, allo stesso tempo.
- Mio Gesù, godo e soffro allo stesso tempo, non so vivere. Sii
benedetto perché mi conservi in questa sofferenza. - Mia figlia, sposa
fedelissima, sei il mio ritratto. Io ero sulla croce, soffrivo ed
amavo; soffrivo i maltrattamenti, soffrivo per i crimini con cui ero
offeso ed amavo coloro che Mi maltrattavano e tutti quelli che mi
ferivano. Tu sei sulla croce: soffri a mia somiglianza e a mia
somiglianza ami. Ama le anime! Ama il mio divin Cuore! Confida in
Me!... - (diario, 4-7-1947).
« Povera umanità che si scava la fossa! » (Momenti della Passione)
... Ho passato tre giorni senza ricevere il mio Gesù: non posso dire la
mia sfinitezza. Avevo fame di Lui; ho sentito molto la Sua mancanza...
È Lui la forza per tanto soffrire.
Giunse il pomeriggio di giovedì; cominciò il mio Orto con la visione di
Gesù che piangeva su Gerusalemme: ... La mia anima piangeva con Gesù;
piangeva, come piange da tempo, senza pausa, perfino nelle cose che
potrebbero darmi gioia... Vidi la scalinata che Gesù salì dopo la
flagellazione lasciando, sui gradini, i segni del suo Sangue divino.
Mi costò immensamente il sentire e il vedere questo. Poco dopo
giunsero coloro che erano andati a Roma: ricevetti doni; io sorridevo
e l'anima piangeva. Mi parlarono di varie cose che, per grazia e
misericordia di Dio, già conoscevo. Soffrivo e ascoltavo; ma quando mi
parlarono della scala salita da Gesù e che io poco prima avevo veduta e
sofferta, fu tale il mio dolore che mi parve scoppiasse il cuore e mi
uscisse dal petto; mi mancò il respiro e, senza volerlo, mi uscì un
gemito profondo. Cercai di cambiare argomento. Siccome la mia fame di
Gesù era molto grande, feci presente che non avevo ricevuta la
Comunione. Un santo sacerdote che era presente andò a prendere Gesù
Eucaristico. Lo ricevetti e mi incendiò di fuoco il cuore ed il petto;
mi guarì per qualche tempo le ferite dell'anima... (diario, 18-7-1947).
... È tale il desiderio che ho di dare anime a Gesù anche dopo la mia
morte, che, non potendo frenarmi, ho scritto di mio pugno quanto segue:
« Ho passato la mia vita a soffrire e passerò il mio cielo ad amare e a
pregare per voi, o peccatori. Convertitevi e amate Gesù! Amate Mammina!
Venite! Andiamo tutti in cielo. Se provaste per qualche tempo i
martirii che per voi ho sofferto, sono convinta che non pecchereste
più. Se conosceste l'amore di Gesù, oh, allora, morireste di dolore per
averlo offeso. Non peccate! Ci ha creato! È Padre! ». Questo vorrei
fosse stampato attorno alla mia tomba per commuovere, per chiamare i
peccatori a Gesù. Che ansie incontenibili di dargli anime!... Ho chi si
sforza tanto di sollevarmi, di consolarmi. Tutto questo che io ricevo
come una attenzione del Cielo, muore prima che io lo assapori. Sia
benedetta la volontà di Gesù! Il demonio se ne serve per tormentare
orribilmente la mia anima; mi sussurra: - Come può Dio avere attenzioni
per una vita tanto falsa e piena di cattiverie? Hai già la ricompensa
sulla terra; nell'altra vita sarà l'inferno, la perdizione eterna! - Io
vado scavando, scavando la mia sepoltura. Il terreno in cui scavo è
falso, nauseante, pieno di immondezze: è terreno, è sepoltura mondiale.
Che orrore! Lavoro senza luce, scavo, e proprio io mi disfo in quella
stessa polvere, in quella terra marcia e nauseante.
Sento come se avessi qualcuno dentro di me in lacrime, che sospira
ininterrottamente, in una tristezza senza pari... ... Gesù mi disse: -
Figlia mia, quella vita di miseria è la vita del mondo. La terra che
scavi, la sepoltura che apri rappresenta il mondo che da se stesso si
seppellisce nella sua perdizione eterna. Ciò che senti disfarti in te,
sono le anime disfatte dalla lebbra del peccato. Figlia mia, le
spiagge, i cinema, le case di gioco e di peccato, le vanità, le
immodestie, le ambizioni e tutti i vizi sono quel marciume che scavi e
cui apri la sepoltura. Povera umanità che si scava la fossa! Povere
vittime che si immolano! Povere agli occhi del mondo, ma ricche,
eternamente ricche per Me. - ... (diario, 25-7-1947).
Un cuore squarciato dall'amore (Momenti della Passione)
Invoco gli aiuti del Cielo, senza cui non potrei dettare... Quanto più
soffro, meno ho da dare... Quando sentivo che le mie sofferenze non
arrivavano a Gesù, e per il mio molto soffrire non Glielo offrivo come
dovevo, Gli dicevo: - Guarda nel mio cuore, o Gesù, vedi per chi soffro
e chi amo o, meglio, chi desidero amare. Così resto sicura che non Ti
inganno, perché Tu sai la verità, che voglio avere sempre anche sulle
mie labbra. - Tutto mi fugge, tutto si spegne. I giorni passano, le
sofferenze aumentano e io mi sento sempre più indegna di Gesù... Ieri,
già al mattino, cominciai a sentire e a vedere la spugna accostata al
mio cuore, quasi in forma di croce. La mia sete aumentò...
Era già quasi notte e continuavo ad ardere di quella sete... ... Mentre
soffrivo in tanta amarezza [l'agonia dell'Orto], senza alcuna vita,
senza alcun conforto, l'Orto si è trasformato in un vago giardino
attorniato da covoni di grano dorato. Che ricca e incantevole messe! In
mezzo al giardino, posta in alto, una croce nel cui centro, non so con
che cosa, vi era legato un cuore. Dall'alto scendevano raggi di fuoco
che lo attraversavano da una parte all'altra e lo illuminavano
completamente. Ai piedi della croce spuntavano robusti steli di gigli
che sbocciavano bellissimi e crescevano fino all'altezza dei bracci
della croce. Fu una visione: non avvenne in me, ma mi sentii colpita da
quel fuoco, mi sentii un'altra, incendiata; con l'anima molto
confortata, rimasi con più vita. ... Sul Calvario, Gesù mi ha detto: -
La tua vita diventa giorno per giorno piena di luce, non solo per
quelli che l'hanno studiata e quelli che la studiano, ma anche per chi
la studierà. La stessa luce sarà confusione e rimorso per alcuni di
coloro che non la studiarono come dovevano: è la vita di Cristo. La
visione di ieri vuol significare che sono Io in te a salvare le anime:
i fiori attorno alla croce sono le anime che per mezzo tuo vengono a
Me, pure ed infuocate d'amore; la messe di grano dorato rappresenta le
tue sofferenze. Tutto quanto semini è messe per i peccatori... -
(diario, 1-8-1947).
... - Gesù, Ti chiamo, Ti cerco, non Ti trovo, non mi parli. Dove sei?
Il mio petto è squarciato da colpi continui. - Sento come se nelle mie
mani avessi il cuore ridotto ad un grumo di sangue, per mostrarlo a chi
lo ha ferito; lo mostro senza risultato: non hanno compassione di me.
Nel cuore parla una voce addolorata: - Non v'è dolore uguale al mio
dolore! - ... Voglio nascondere la mia vita e non posso. Non vorrei che
si sapesse quel che Gesù nella Sua bontà infinita opera nell'anima mia;
non consentono che io lo occulti... Ieri mattina rimase impresso nella
mia anima Gesù con i suoi Apostoli. Egli vedeva avvicinarsi la morte e,
sopportando a stento quella separazione, diceva: - È giunta la mia ora:
vado a morire. Parto, ma resto con voi! - Il suo Cuore ardeva di amore;
passavano le ore, aumentava la sofferenza, ma cresceva pure l'amore.
Io sentivo come se il mio petto fosse una fornace ed il mio cuore un
recipiente in ebollizione: quanto più bolliva, tanto più traboccava,
quanto più traboccava, tanto più si riempiva. Gesù fissava Mammina; si
voltava a guardare ancora gli apostoli e, in un dolore profondo,
mormorava: - Devo lasciarvi, ma non posso separarmi da voi; vado, ma
resto; a voi mi lega il mio amore! - Vincoli di amore avvincevano
sempre più Gesù al Cuore santissimo di Mammina e a quello degli
apostoli. Fui a cena. Tutta la sala, tutte le parole ed i sorrisi di
Gesù erano amore. Se io sapessi parlare di questo amore! Tutto era
amore, amore, solo amore che affrontava la malvagità e
l'ingratitudine... (diario, 8-8-1947).
... O mia croce, mia croce amata, quanto ti amo! Che vedo nella mia
croce? Amore, ma un amore senza limiti, un amore senza pari; e vedo il
dolore, ma un dolore che racchiude tutti i dolori: è un insieme di
dolori. Abbracciai la mia amata croce: e fu un abbraccio eterno. Sento
che qualche volta mi scivola dalle spalle, ma perché mi pare di non
poterne più; sento di lasciarla cadere volontariamente: questo accade
per la mia sfinitezza. Ma la voglio, e l'amo: il mio abbraccio eterno è
stato dato. Sento il mio cuore tanto legato ad essa che non può
separarsene: è croce e cuore, è cuore e croce: una cosa sola. Amore,
dolore e croce sono miei, li voglio per Gesù e per le anime... (diario,
15-8-1947). ... Mi pare di mostrare al mondo le mie piaghe aperte e
dirgli: - Guarda come ti amo! Guarda quanto soffro per te! Vieni, il
mio cuore ti vuole accogliere! - Ma il mondo è cieco, non vede le mie
ferite. È sordo, non ascolta la mia voce: calca senza pietà il mio
povero cuore che, tutto sanguinante, è un cencio per l'umanità intera;
è come polvere da calpestare. Il mondo che mi ferisce è la causa del
mio dolore. Ma vi è in me un amore che ama e dimentica, un cuore che
cerca e brama, un cuore pazzo che vuol dar la vita a tutta la umanità
che è morta... Questo amore non è mio: ha preso possesso del mio corpo,
ma non mi appartiene. È venuto Gesù: - Figlia mia, sposa mia, sposa di
dolore e di amore,... il tuo dolore ed il tuo amore sono balsamo per il
mio soffrire. ... Il mondo, povero mondo! Che sarà di lui, che cosa lo
aspetta!... Grida, chiama, di', figlia mia, che Gesù lo invita alla
penitenza, alla preghiera... - (diario, 22-8-1947)
« Quante conversioni in questa cameretta! » (Momenti della Passione)
« Mio buon padre [Pinho],... la sua lettera mi ha confortato. Non dico
che mi abbia rallegrata, perché non vi è più per me se non l'allegria
di fare la volontà di Dio. Ma mi ha confortata assai, soprattutto là
dove mi diceva: "occupando ancora lo stesso posto, le invio questa
lettera come sempre". Sì, mio buon padre, nonostante questi lunghi anni
di assenza e di silenzio, l'ho ritenuta sempre come mio direttore, ed
anche Gesù [l'ha ritenuta tale]. Nel leggere che lei lo conferma e che
è disposto ad esserlo sempre, mi sono confortata molto: magnificat,
magnificat! Avrà saputo che la Miriam [sorella di p. Pinho] ha passato
qui alcuni giorni. Quanto abbiamo apprezzato la sua visita! Vedevo in
lei il mio buon padre. Ciò che le ho fatto era come lo facessi a lei.
Non mi dimentico, o meglio non la dimentichiamo, presso il Signore.
Faccia altrettanto, per carità!
Deolinda è alquanto ammalata di polmoni e sempre tribolata nello
stesso dolore e nella stessa attesa di un giorno felice`. Chiede la
benedizione e invia rispettosi ossequi insieme a Sāozinha; mia mamma,
lo zio e le cugine si raccomandano anche loro; il medico, la sua sposa
e i figli e i signori Sampaio le mandano rispettosi saluti.
Il medico, d. Umberto sono stati due colonne salde che ci hanno
sostenuto in tanta lotta. Essi, il signor Sampaio, il fratello di d.
Alberto, il signor Pelicano e molti altri, quanto ci sono stati amici!
Nonostante tutto, aumenta assai il numero degli amici, anche tra
sacerdoti e medici. Benediciamo il Signore! Confidiamo in Lui... Se la
causa è Sua, e non vivo di illusioni, Egli veglierà... » (lettera a p.
Pinho, 28-8-1947).
... - ... Mio Gesù, io vorrei soltanto nascondermi e non comparire più.
Non so se farei bene o male; non so in quale forma Ti do maggior
gloria: stando sola o ricevendo coloro che mi visitano... - ... Mia
figlia, ... voglio che tu faccia il sacrificio di ricevere quanti
verranno; ti tengo qui [sulla terra] per questo. Quante persone
riceverai, altrettante riusciranno ad andare in cielo! Quante
comprenderanno la tua vita di unione con Me e, comprendendola,
impareranno e inizieranno a viverla! Coraggio! ... - ... (diario,
11-7-1947).
... Gesù mi disse: - ... Sapessi quante trasformazioni, quante
conversioni con sincera emenda di vita avvengono qui nella tua
cameretta, in questo calvario in cui ti ho posta: calvario di dolore e
di amore! Quante anime già sono entrate qui con il demonio nel cuore e
ne sono uscite portando Me, con un pentimento profondo e un fermo
proposito di emendarsi! ... - ... (diario, 12-9-1947).
« Mio buon padre [Umberto], ... quante volte ho pensato di scriverle.
Non trovo il modo di farlo con la premura che vorrei: che movimento in
casa nostra! Dopo le ore di riposo di Deolinda parecchie volte abbiamo
tentato di scrivere, ma il popolo non ce lo ha consentito. Che
martirio! Sia benedetto il Signore! Ho paura a vivere quaggiù. Quando
Gesù mi verrà a prendere? Non immagina il mio sfinimento e le agonie
dell'anima. La mia miseria è orribile. Non faccio nessun bene o, se lo
faccio, non sono io; mi fugge, non lo vedo. È sempre più grande la mia
sete di Gesù e delle anime; ma è anche maggiore il peso delle iniquità
e la oscurità che mi fa morire di sgomento. Ho bisogno di luce; ho
bisogno di sostegno. Chi mi soccorre?... » (lettera a d. Umberto,
19-10-1947).
... La mia anima piange e il mio cuore è in ansia. Passai quattro
giorni senza ricevere Gesù Eucaristico: che fame indicibile, quali
ansie insopportabili!... Quante volte volavo in spirito presso Gesù
Eucaristico e Gli dicevo: - Vieni, mio amore, muoio di fame, sono
sfinita nell'anima e nel corpo; vieni da me, saziami ed opera in me
come se Ti ricevessi sacramentato... Ieri, fin dal mattino, sentii,
oltre le spine che quotidianamente mi cingono il capo, una nuova
corona di spine: pareva che mi giungessero al cuore...
Verso sera sentii alcuni brividi di freddo che mi fecero tremare e vidi
Gesù, molto triste, che pure tremava. Non vidi Gesù quando uscì dalla
sala della Cena; non Lo vidi congedarsi da Mammina, ma vidi Lei in cima
alla scala seguire i passi di Gesù verso l'Orto. Attraverso Gesù vidi i
suoi sguardi addolorati quando già non Lo vedeva più e sentii come il
suo Cuore Santissimo seguiva il Figlio intuendo ciò che andava a
patire. Che unione di dolore e di amore tra quei due Cuori! Gesù
precedeva gli apostoli triste e silenzioso. Attraverso di Lui io vidi
anche che gli apostoli non si preoccupavano né soffrivano per ciò che
doveva accadere; erano molto stanchi e, appena giunti nell'Orto, si
addormentarono... All'aurora sono andata a cercarlo nella prigione:
tremava dal freddo; aveva perso tanto Sangue! Era tanto sfinito! Mi
sono associata al suo dolore e alla sua tristezza e come Lui sono
rimasta sfinita. Sono uscita dalla prigione in questa santa unione:
L'ho accompagnato seguendo i Suoi stessi passi... Vicini a Gesù
camminavano i due ladri con le loro croci: sono stati crocifissi a
fianco di Gesù. Io sentivo che le loro sofferenze, le loro croci
pesavano su di me: sulla croce di Gesù che era in me. Sentivo uscire
dal Cuore divino di Gesù lo stesso amore, le stesse grazie per ambedue:
uno le accettava, l'altro le respingeva. Gesù soffriva, agonizzava...
(diario, 26-9-1947).
O mio Dio, non può essere avvelenato ciò che è divino, ciò che è Tuo;
sono peggiore del serpente, sono un veleno più pericoloso. Che orrore
nel sentire tutta l'umanità bere, avvelenarsi, immergersi in me. Il
cuore mi si lacera per il dolore. Cammino come un ladro che fugge:
voglio nascondermi; ho paura di tutto, ho paura del Cielo, ho paura di
Gesù. Odo con i miei orecchi, sento con la mia anima il suono della
tromba che mi chiama: Egli viene a chiedermi i conti. Che sarà di me,
mio Dio? Come potrò comparire davanti a Te?... Quanto costa vivere
così!... Là, sul Calvario, la croce e Gesù si alzarono nel mio petto;
la montagna [del Calvario] si alzò assai, portò via la croce e con essa
Gesù: tutto scomparve e sfumò in cielo. Io rimasi sola, legata ai piedi
di quella montagna. Si levò un mare di crimini, delle maggiori
iniquità; le onde di quel mare si infrangevano contro di me che facevo
parte di quella montagna, come si infrangono contro i moli del porto.
Quanto più le onde mi colpivano, tanto più mi sentivo sola e nella
oscurità. Priva di luce e di aiuto per sopportare un così vasto mare di
crimini, immensamente peggiore della più tremenda tempesta, mi sentivo
morire...
È venuto poi Gesù: non mi ha portato subito la luce, ma mi ha dato vita
e un fuoco che mi incendiò il cuore: - Figlia mia, non sei sola: Io
sono con te... Ti ho creata per le anime; non sei del mondo e vivi per
il mondo, non sei in cielo e vivi di cielo.
Dal primo istante della tua esistenza, da quando ti ho creata, ho
sempre veduto in te la missione che ti ho affidata: la missione più
bella e nobile, la missione delle missioni, la missione delle anime.
Ti ho creata per loro, sei vittima per loro e, a somiglianza Mia,
vittima del calvario. Come prova che lo sei, ti ho legata ai piedi
della montagna, e contro di te ho fatto infrangere il mare delle
iniquità. La montagna si è elevata, è scomparsa la croce ed Io con essa
sono andato in cielo, ma i crimini continuarono. Io non ho cessato di
dar prova del mio amore spargendo sul mondo le mie grazie... E come
prova di questo amore ho perpetuato l'opera della redenzione... È
stato necessario continuare questa opera attraverso alle mie vittime...
- ... (diario, 17-10-1947).
« Tanta ingratitudine contro tanto amore » (Momenti della Passione)
Sento in me le piaghe talmente aperte, che, pur avendole in me, mi pare
di attraversarle da una parte all'altra. Ma non sono io: è il mondo
intero - che le attraversa: ora passa attraverso questa, ora attraverso
quell'altra. Sono porte spalancate per le quali tutti possono passare
senza chiedere l'autorizzazione. Tutte queste piaghe sboccano in un
unico cammino che porta alla piaga del cuore; da questa piaga tutti
passano in un altro Cuore, che è unito al mio. Con quali ansie questo
Cuore riceve tutti coloro che vogliono andare a Lui: sembra avere
braccia per abbracciare, occhi per fissare e attrarre, labbra per
sorridere e per baciare. È un Cuore che è soltanto amore! Il mio, in
confronto, è molto piccolo e meschino, non è niente. Non so neppure
come essendo tanto piccolo possa avere in sé una piaga tanto grande da
sembrare una piaga mondiale. Mi costa tanto sopportarla per il dolore
immenso che mi causa... (diario, 31-10-1947).
... Nel pomeriggio di ieri, nel mare della mia sofferenza, mi pareva di
essere venuta al mondo, ma di non essere del mondo: vivevo in lui non
per trattare di me ma delle cose di Dio. Di tanto in tanto il mio cuore
andava all'Orto... Sul calar della sera, per conchiudere l'opera,
passai alla Cena. Che amarezza colma di amore e tenuta nascosta! Provai
la consolazione sentita da Gesù quando il discepolo amato Gli si
accostò delicatamente al petto; subito dopo fu grande il dolore del suo
divin Cuore nel vedere le lacrime di Mammina... Seguii poi, passo per
passo, le fasi dolorose e tristissime dell'Orto e dell'agonia di Gesù.
Sentivo in me di dover morire e volevo morire: senza la morte non avrei
portato a termine l'opera per cui ero venuta sulla terra. Nel frattempo
sentivo che Gesù fissava il mondo ed il suo Cuore con tristezza
profonda diceva: - Tanta ingratitudine contro tanto amore! - ...
(diario, 14-11-1947).
« Non sapevate che mi devo occupare delle cose del Padre mio? » (Lc 2,49).
« Padre, Ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuta l'opera che Mi
hai affidato » (Gv 17,4). ... - Scrivi: Santo Padre, Santo Padre, mio
caro rappresentante sulla terra, ascolta la voce di Gesù! Parla al
mondo, parla al mondo, parla ai vescovi riuniti affinché parlino ai
loro sacerdoti. Così pochi sono luce del mondo e sale della terra! I
sacerdoti secolari che adempiono il loro dovere sono rari come i petali
che il vento ha sparpargliato uno qui e un altro assai più in là...
Santo Padre, parla al mondo, che la tua voce arrivi da un polo
all'altro: si faccia orazione, si faccia penitenza: vita nuova, vita
pura! Non indugino, si mettano all'opera; inizi chi deve iniziare;
dall'alto venga l'esempio. Figlia mia, non ti sfugga nulla di quanto ti
ho detto. Si accenderà luce di Spirito Santo per dissipare tutte le tue
tenebre, affinché tu riconosca che in te tutto è opera divina. -
Cominciai a godere di una luce splendente: ho sperimentato il gaudio
dell'amore di Gesù immersa nella Sua pace. - Se fosse sempre così, mio
Gesù, non avrei nulla da temere, non potrei dubitare di nulla. - ...
(diario, 21-11-1947).
« Mandai la Mia croce in attesa della vittima »
... Dentro di me ho una roccia mondiale: è il mondo; sento che lo è.
Questa roccia è attorniata da un mare infinitamente più grande che la
lambisce dolcemente con le sue onde carezzevoli e soavi: onde di
invito ad entrare. Ma questa roccia non è soltanto impermeabile, si è
pure coperta di putrido fango. Le onde lambiscono molto dolcemente
quasi vogliano accarezzarla, lavare quella immondezza per rammollire
poi ogni durezza; ma invano! In questa roccia vi è il veleno di cui io
sono portatrice; veleno nascosto, che si oppone come vipera, come leone
furioso, affinché quella roccia non sia lavata né rammollita. Gesù ne
soffre tanto! Quanto è ingrata l'umanità! ... Gesù mi ha detto: -
Imparino da te le ragazze a conservare per Me il candore della loro
purezza; imparino gli anziani e i giovani, i ricchi ed i poveri, i
sapienti e gli ignoranti, imparino tutti ad amarmi nella sofferenza, a
portare la loro croce... La conoscenza che ti ho dato del male non ha
tolto alla tua anima lo splendore e la grazia: conoscerlo, non è
praticarlo. Soltanto così potevi dare al mio divin Cuore la riparazione
per tanti peccati delittuosi. Sei vittima, cui ho affidato la più alta
missione. Quale prova ascolta ciò che ti dico, per darlo a conoscere: è
trascorso poco più di un secolo da quando mandai a questa parrocchia
privilegiata la croce come annuncio della tua crocifissione; non croce
di rose perché avevo soltanto spine; neppure di oro, perché saresti
stata tu ad adornarla con le tue preziose virtù e il tuo eroismo; ma
croce di terra, perché è stata la terra stessa a prepararla. La croce
era pronta e mancava la vittima che, nei piani divini, era già scelta:
eri tu. Il male è aumentato, l'onda delle colpe è arrivata al suo
culmine: doveva essere immolata una vittima; sei venuta e il mondo ti
ha crocifissa... La malizia umana che ha preparato la mia croce ha
preparato pure la tua; ma come sono grandi i disegni del Signore e
ammirabili le Sue meraviglie! Nella mia divina sapienza, potevo
renderti più simile a Me? Da questa croce, da questa immolazione, ho
avuto due vantaggi: l'amore alla Mia croce e una grande riparazione.
Non è soltanto la mia Alexandrina ad essere crocifissa, ma Cristo in
lei e con lei... . ... (diario, 5-12-1947).