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1942


Senza direttore

« ... Gesù è venuto ed ha acceso nel mio cuore un poca del suo fuoco divino; mi ha dato qualche raggio della sua luce: - Figlia mia... è giunta l'ora di darmi la maggior prova di amore e di eroismo: camminare senza luce in completa abbandono...» (lettera a p. Pinho, 3-1-1942).

« ... La mia anima pare strapparsi a pezzi. Solo il 7 gen­naio, giorno in cui lei, padre, è venuta da me, il mio dolore sia fisico che spirituale ebbe una pausa. È vero che Gesù mi sta privando di tutto, ma mi ha ancora dato alcune ore di sollievo e qualche momento di dolcezza e soavità nell'anima. Li ricordo a stento e mi pare di mentire perché ora non ho luce... » (lettera a p. Pinho, 9-1-1942).

« ... Il vivere senza sostegno mi fa paura. Ho perduto tutto sulla terra e in cielo. Voglio sperare ciecamente che Gesù e Mammina non mi abbandoneranno, ma cado nello scoraggia­mento, rimango abbattuta, immersa nello smarrimento.

- Mio Dio, mio Gesù, credo in Te, credo nel tuo divino amore per me. Ti amo e voglio darti anime. - Ieri il medico è stato qui quasi due ore. Gesù si è servito di lui per addolcire il mio dolore... Ho ancora sulla terra chi ha compassione di me. Gesù non mi abbandona e mi manda le sue tenerezze. Questo pensiero ha fatto rivivere la mia fi­ducia... » (lettera a p. Pinho, 15-1-1942).

« ... Ieri è venuto un giornalista di Lisbona; non gli ho detto nulla delle cose di Gesù, ma il fatto mi fa soffrire. Quasi tutti i sacerdoti sanno di me: fanno mille domande al parroco. Tutto per causa degli scritti del p. Tercas. Potessi essere por­tata via di qui! Non vorrei essere conosciuta; vorrei nascon­dermi... » (lettera a p. Pinho, 16-1-1942).

« ... Oggi il parroco è venuto a leggermi due fogli di p. Ter­ças con parecchie domande. Vorrà continuare a parlare di me? Gli ho risposto che non avrei detto nulla delle cose del Signore e che soffro per avergliene parlato. Non è per timore di essere colta in qualche bugia: potrei essere interrogata migliaia di volte e io direi sempre la stessa cosa, perché la verità ha una sola strada. È la ferita che sento e che mi obbliga a procedere così.

Venga chi vuole: io parlerò soltanto con l'autorizzazione del mio direttore... » (lettera a p. Pinho, 17-1-1942).

« ... Quanto è dolorosa la mia sofferenza! ... Mio Dio, se almeno questa croce fosse solo per me! Ma per sfortuna non è così. È inutile che lei, padre mio, voglia ingannarmi dicen­domi che non soffre non ho bisogno di altri testimoni, mi bastano i sentimenti della mia anima... Per mia maggiore con­fusione sento di essere io il motivo di tanto soffrire; lo sono e lo sarò per tutta la vita. E sarò pure causa di molta umiliazione e sofferenza per il medico. Che triste ricompensa per quanto ha fatto per me! È cosa involontaria; io non vorrei essere ingrata verso nessuno. Quando ricevo Gesù me ne dimentico subito e rimango sola nel mio dolore. Mi pare che se udissi Gesù non Lo ascol­terei e Gli volterei subito le spalle, anche se non l'ho mai fatto... Quanta paura di ingannarmi! Ho pianto molto e sono triste per questo mio comportamento. Non vorrei ricevere la croce con le lacrime, ma non ho più forze. Piango, ma nel cuore vi è la volontà di seguirLo, di con­solarLo, di soffrire tutto per suo amore e dargli anime. Preghi per me... » (lettera a p. Pinho, 21-1-1942).

« ... Le hanno proibito di venire qui? Non cessano di farla soffrire? Tentano di umiliarla e di deprimerla di più? Gesù sia con noi! Ci venga in aiuto la cara Mammina e ci dia forza per tanto dolore. Sia tutto per la maggior gloria di Gesù e a vantaggio delle anime... » (lettera a p. Pinho, 26-1-1942).

« ... Sento che lei soffre quasi solo... Mio Dio, ho eretto un calvario al mio padre spirituale che ha fatto tanto per por­tare la mia anima a Gesù.

Ne ho elevato un altro al mio medico, che si sacrifica tanto per il mio corpo. O Gesù, o Mammina, chiamatemi a voi af­finché io non sia più motivo di tanta umiliazione e dolore... Preferirei soffrire sola. Avessi potuto soffrire questo mare di dolori e nessuno ne fosse a conoscenza, eccetto Gesù! Vorrei scomparire dal mondo, dallo sguardo di tutti e rimanere nella dimenticanza... » (lettera a p. Pinho, 30-1-1942).

« ... Sono in uno stato di rivolta e mi sento sola, proprio sola... Che tremenda burrasca!... Sono al colmo della mia ago­nia. Temo di diventare infedele al mio Gesù: non ho forze per sopportare di più... Quando verrà il cielo? Povera me se ritarda!... Domenica sera [8 febbraio] sul tardi si insinuò nel mio spirito un grande tormento: il timore che sarei rimasta senza il mio Gesù [eucaristico], che il parroco, proibito dall'arcive­scovo, non sarebbe più venuto a portarmelo; che sarebbero proibiti di venire a trovarmi tutti i sacerdoti, così come ogni altra persona, sotto pena di scomunica. Mio Dio, senza avere un padre per confessarmi, che cosa devo fare? Far di tutto per non peccare, non rattristare neppure in una minima cosa il mio Gesù e chiedergli molto perdono. Mio Dio, mio Dio, che con­fusione dover morire così senza un sacerdote!...

... O mio padre, mi giunge da poco una nuova sofferenza: non mi consentono che io prenda consigli dal mio padre spi­rituale... A chi devo io ricorrere?... » (lettera a p. Pinho, 13­2-1942).

Presentimenti realizzati

Gli uomini tentano di allontanare e strapparmi per sempre ciò che mi serviva di aiuto e poteva darmi conforto. Mi hanno tolto il mio padre spirituale, proibendomi perfino ogni corri­spondenza. Consentimi almeno, mio Gesù, di sfogarmi con Te. Mi trovo sola nella tempesta che non cessa. Ti apro il mio cuore. Solo Tu vi sai leggere quanto vi è scritto con dolore e sangue. Solo Tu comprendi e valuti il mio soffrire. Il mondo lo ignora; gli uomini non lo capiscono. Lasciami dire ciò che Tu hai detto al Padre tuo: - Per­dona perché non sanno quel che fanno. - Sono ciechi, manca loro la tua luce divina. Illuminali; da' a tutti il tuo amore. O Gesù, i miei presentimenti si sono realizzati!

Potranno anche proibirmi di riceverti sacramentalmente? Povera me! Mi ucciderebbero se Tu con il tuo potere divino non mi conserverai in vita. Dicano e facciano ciò che vogliono. Non riusciranno però a privarmi della unione intima con Te. Rubarmi Gesù sacramentato! Non mi meraviglierei se lo facessero. Ma strapparmi dal cuore il Tesoro ricchissimo che adoro e amo su tutte le cose, « il Padre, il Figlio, lo Spirito santo », gli uomini non lo potranno mai. Dovrebbero potermi far vivere senza cuore e senza anima. Impossibile! Venga il mondo intero con la sua forza; si metta tutto contro di me: ma solo il peccato potrebbe separarmi da quella grandezza infinita, da quell'amore senza confini. Ma io confido pienamente in Te, mio Gesù. Tutto spero da Te, anche se i sentimenti della mia anima arrivano quasi a persuadermi che sto ingannando me stessa.

... Che male ho fatto? Che crimine ho compiuto?... Mio Gesù, se non fosse per tuo amore, se non fosse per il desi­derio di darti anime, mi rifiuterei a tutto... (diario, 19-2-1942).

« ... Io bramo il cielo, ma non vorrei morire così. Vorrei la morte che mi dà Gesù e non quella che mi danno gli uo­mini! Non vorrei lasciarli con il rimorso di avermela data... Non so come posso vivere così. Per ora ho lei che mi sostiene in tanto penoso calvario. Potranno anche dire che le cose del Signore avvengono in me per le visite del medico? Non lo dubito. Ma in questo caso sarebbe meglio chiudermi in un carcere ove nessuno mi possa vedere; così soffrirò sola e non sarò causa di sofferenza ad altri. Mancherebbe ancora che mi rubassero il medico! Grazie al caro Gesù non sono attaccata ad alcuna cosa della terra, ma sento il bisogno di chi mi aiuti a salire il mio calvario: da sola non posso... » (lettera al dott. Azevedo, 21-2-1942).

« ... Alcune ore dopo la mia "Passione" partì il mio medico il quale mi disse che in questi ultimi giorni il mio cuore è peggiorato. Mi diede coraggio e fiducia. Mi sono confidata con lui perché sento che il Signore si serve di lui per aiutarmi a proseguire nei sentieri tanto spinosi e difficili. Mi sono sentita più forte. Alle sei pomeridiane mi consegnarono la posta e vidi subito una sua lettera. Appena l'ebbi in mano, le mie braccia parvero spezzarsi e tutto il sangue parve congelarsi nelle vene. Non avevo forze per aprirla. Pensai fra me: - Venga ciò che vuole. Avanti! Mio Gesù, accetto tutto per tuo amore e per darti anime. Incominciai a leggerla, ma le lacrime me lo impedirono: erano però lacrime di completa rassegnazione. Mi parve che mi squarciassero il cuore con una lancia. Sono già passati al­cuni giorni, e mi sento nello stesso stato. Il cuore mi mancava e mi parve perfino di morire. Nel mio intimo dicevo: - Per­dono a tutti coloro che mi hanno causato questa morte. - È vero che Deolinda più volte mi aveva dato a goccia a goccia il veleno che la lettera racchiudeva, ma ora giungeva il taglio: l'ultimo veleno.

Le mie lacrime e la mia preghiera a Gesù di perdonare tut­ti: ecco la mia vendetta.

Nella triste lettera che non dimenticherò più, ella mi dice che ciò è quanto hanno determinato i superiori; che deve obbedire perché lo vuole il Signore. Concordo. Obbedienza, santa obbedienza, quanto ti amo! Lei non vuole disobbedire e anch'io voglio che obbedisca. Piuttosto tutte le sofferenze che il più piccolo dispiacere a Gesù. Chi obbedisce fa la sua divina Volontà, ma infelici coloro che non comandano secondo i suoi divini desideri! È quanto avviene ora. Gli uomini si oppongono alla volontà di Gesù. E’ ciò che sente la mia anima pazza di dolore. Il mio cuore vola come un uccello che non sa dove posarsi; mi trovo nel martirio più doloroso. Mi sono confessata a p. Alberto Gomes nel quale ho pie­na fiducia e in cui vedo tutta la santità. Sento che mi com­prende bene, ma non è lui quella luce che Gesù mi ha scelto, neppure quella fonte che mi può saziare. È per questo che io dico: - Infelici coloro che non comandano secondo la vo­lontà di Gesù! - Continuerò a chiamare lei mio padre spirituale sulla terra e in cielo. Ciò che gli uomini dicono e fanno non serve ad altro che a schiacciarmi sempre più e a togliermi più presto la vita... Si ricorda che da tempo ho avuto presentimento di quanto succede ora? Le hanno proibito di venire qui! di scriverci! Volontà del mio Dio, io ti amo su tutto... » (lettera a p. Pinho, 23-2-1942).

Mi hanno chiesto le lettere del padre

- O Gesù, dammi la tua forza divina. Voglio nascondere il mio dolore. Da sola non ci riesco. Pianga il mio cuore notte e giorno, se Tu lo vuoi, ma il mio sguardo sia lieto e sorridano le mie labbra. Il tuo santo amore e le anime siano il motivo del mio soffrire.

Sono come colomba che, sospesa, muove le ali, giorno e notte, e non sa dove posare se non la sorregge il tuo potere. Le mancano le forze, incapace di continuare il suo volo: sono io che navigo nell'aria, sono io che sto per essere annientata dalla tempesta; sono la più indegna delle tue figlioline, senza luce e senza sostegno. O Gesù, non sapevo di avere ancora tanto da donarti! Quanto è grande la mia ignoranza! Pensavo di averti dato tutto. Mi ingannai: sei venuto a fare l'ultima mietitura. Prendi tutto, prendi tutto in fretta: raccogli per Te. Il giorno venti Ti ho dato il mio padre spirituale fino a quando me lo vor­ranno ridare; ti ho dato le sue lettere che mi hanno servito di luce e incamminato verso di Te. Tu hai veduto, o Gesù, quanto fu grande il sacrificio: non per l'attaccamento ad esse ma perché mi furono richieste in un giorno di tanto dolore. Quando le ebbi in mano per legarle insieme, Tu, o Signore, hai udito ciò che andai dicendo: « Gesù me le ha date, Gesù me le prende ». E nel consegnarle ho sempre ripetuto: « Gesù non merita forse di più?... Tutto è poco per salvargli anime... ». Ciò che mi pesava era di dover servire quale strumento di sofferenza per gli altri... (diario, 27-2-1942).

- Mio Gesù, mi furono restituite le lettere del mio diret­tore. Perché mai? Il sacrificio è stato fatto. Fu come collocarle su un cadavere che nulla sente. Ma l'obbedienza lo vuole e io accetto... - (diario, 13-3-1942).

Nelle oscure tenebre

- O Gesù... il mio calvario non ha fine. Non termineranno più le oscure tenebre della notte? Non scorgo il cammino; non posso avanzare né retrocedere! Non ho guida; non ho vita. Il cuore e l'anima vanno in frantumi. Per amore di chi ac­cetto tutto questo? Per Te, o Gesù, soltanto per Te e per le anime. Sérviti della mia tristezza ed agonia, sérviti del sacri­ficio che mi ha portata all'estremo limite, per dare la pace al mondo ed affinché il tuo Cuore divino possa avere da me tutta la gioia, la consolazione e l'amore possibili.

... Se io non vivo per salvare le anime, se le mie sofferenze non bastano per evitare loro l'inferno, oh! allora, mio Amore, prendimi con Te. Non si può vivere così. Mi resti almeno la speranza che la mia agonia consoli il tuo Cuore divino. Affrettati, Gesù, a soccorrermi. Fa' che io sia ferma nei miei propositi. Poni sulle mie labbra un sorriso « ingannatore » sotto cui possa nascondere tutto il martirio della mia anima. È sufficiente che conosca Tu il mio soffrire. Esamina, o Gesù, tutto il mio corpo, il cuore e l'anima mia: vedi se trovi ancora qualcosa che Ti serva; voglio darti tutto. La privazione del mio direttore e tutti i sacrifici che ven­nero in seguito mi hanno portata alla massima sofferenza. Ed ora, mio Gesù, il saperlo tanto vicino mentre io, come un uccellino nei giorni invernali, sto morendo di fame per non potergli parlare, per non poter ricevere da lui alimento e vita per la mia anima... è cosa da morire di dolore! Regni il tuo amore: solo l'amore può vincere. Ti ho promesso, o Gesù, di soffrire in silenzio, di non permettermi uno sfogo fino a che posso contenere tutto il dolore del mio triste patire. Ora non posso più, mio Gesù: mi schiac­ciano le umiliazioni, i disprezzi, gli abbandoni... - La mia anima non sente se non paura e sgomento. Il mio cuore triste è ansioso di possedere il sangue del mondo intero per lastricare tutti i sentieri del calvario con queste parole di sangue: l'amore, l'amore di Gesù!

E non ho nulla e non servo per consolarlo ed amarlo (diario, 6-3-1942).

- Gesù, mi senti? Mi pare che le mie parole siano soffo­cate dal peso della morte. Voglio dirti ancora una volta: « so­no tua nel tempo e sarò tua nell'eternità. Mi dono soltanto a Te, solo a Te voglio appartenere ». È con l'anima in agonia e col cuore spezzato dal dolore che le mie labbra balbettano queste parole: « solo per amore ». Le nere tenebre mi accecano: cammino fra rovi e spine. Sono tutta ferita: dal mio povero corpo sento scorrere sangue. Mi sento sola: mi hanno rubato il conforto, il sollievo dell'anima, il mio sostegno sulla terra. A volte non sopporto la nostalgia della Messa nella mia cameretta...

Perdona, Gesù, a chi mi ha causato tutto questo. Per tutti chiedo compassione; chiedo luce alla loro cecità. In questo mare di sofferenze, in questa lotta di nere te­nebre, in questa notte molto buia la mia anima gode la più grande pace: non temo di comparire alla Tua presenza. A volte mi viene in mente se ciò non è orgoglio. Che non lo conosca? Sarà nascosto nella mia ignoranza? Mi hai dato la grazia di conoscere l'abisso della mia mi­seria, ma contemporaneamente vedo molto bene che è infini­tamente più grande l'abisso del tuo amore, della tua miseri­cordia. Confido ciecamente in Te e spero in Te. - (diario, 27-3-1942) ".

Nuova forma di crocifissione (Momenti di Passione)

Il venerdì santo, 27-3-1942, Gesù mi disse: - Non temere, figlia mia; non sarai più crocifissa; la crocifissione che hai tu è delle più dolorose che la storia può registrare.

- Non sottrarmi le tue forze, Gesù, perché possa descri­vere nel miglior modo possibile ciò che hai sofferto nella tua santa Passione. Non vengano meno la tua protezione e il tuo amore a questa poveretta. Sia tutto a gloria tua e a vantaggio delle anime. - I miei occhi parevano quasi non vedere l'avvicinarsi della passione. Il mio abbattimento mi spaventava; l'abbandono in cui ero lasciata mi portava alla sepoltura. Che tormento! Dover lottare contro il mondo senza vita! - Scesero su di me la tua Vita e il tuo Amore. Ho udito la tua Voce, dolce e tenera: « Figlia mia, amore di Gesù, co­raggio! Non temere. Il cammino del calvario sta per finire. Vieni ed attraversa le ultime spine: dalle ferite causate da que­ste spine sgorgano sorgenti di salvezza. Le anime hanno bi­sogno di tutto.

Gesù è consolato dalla tua crocifissione; trova in te tutta la riparazione che si può trovare sulla terra. Coraggio! Gesù, con la sua Madre benedetta, non ti manca ».

Camminai verso l'Orto. Nell'abbandono ricordavo le tue dolci parole, che per un certo tempo rimasero impresse nel mio cuore. Poi, per causa dei colpi e dei maltrattamenti da parte della umanità, scomparve tutto. E nell'Orto, sola, in pro­fondo silenzio, nella maggiore oscurità, quasi nella morte, cer­cavo di nascondermi per sempre, come se la terra potesse oc­cultarmi alla giustizia dell'eterno Padre. Mio Dio, mio Dio... tanto sola!

Non soffiava un filo d'aria. Neppure le foglie degli ulivi si muovevano, se non nel curvarsi dei rami fino a terra, in se­gno di adorazione. O dolore, o agonia di Gesù, o amore di Gesù per le anime! Le mie sofferenze non mi appartenevano: erano tue, sol­tanto tue, mio Gesù. Ho seguito le tappe della Passione; qui e là cadevo schiac­ciata dal dolore. Ripetutamente invocai: « Gesù, Mammina, datemi le vostre forze perché le mie sono esaurite ». Grazie, Gesù! Con Te ho resistito. Nella flagellazione, difesa dal tuo divin Cuore, vidi davanti a me i carnefici con flagelli per castigare il mio corpo. All'om­bra del tuo divino amore non li temevo. Nella coronazione vidi intrecciare acute spine e formare un elmo, per configgerlo sul mio capo. Camminai verso il Calvario, senza vita sufficiente per giun­gere al termine. Non potevo camminare più: mi venivano meno le forze. Fui inchiodata sulla croce: ad ogni colpo svenivo. Il Calvario si era oscurato. Si udivano soltanto i sospiri di Mammina soffocati dalle bestemmie: li sentivo più che altro nel mio cuore. - (diario, 27-3-1942).

I primi mesi della nuova fase di vita, appena iniziato il digiuno

Dal venerdì santo [27 marzo 1942] incominciai a sentirmi morta sul calvario, nelle tenebre e nell'abbandono. Si avventarono su di me tutti i leoni. Non diedero sepoltura al mio corpo; vennero gli uccelli i quali, nonostante le tenebre, riuscivano a vederlo. Sono rimasta sempre in questa sofferenza. Presentemente sento gli uccelli in­trodurre il becco nelle mie ossa e ridurre tutto in cenere. La croce sulla quale fui inchiodata è caduta al suolo, ma sento ancora una parte del mio corpo sospesa ai chiodi Quegli uccelli hanno ancora molto da dilaniare nel mio corpo, che non ha più vita terrena. Solo il mio cuore sente una vita che non è umana: è vita divina. Questa vita divina gli dà sangue e sento che l'umanità intera, come stormo di uccellini, beve quella vita divina. Sento che, quando quegli uccelli not­turni avranno ridotto le mie ossa in cenere, soltanto allora potrò partire. Ieri, 20 aprile, quando ricevetti l'ordine dell'arcivescovo di lasciarmi trasportare a Coimbra per essere esaminata dal dott. Elisio de Moura, mi assalì questo pensiero: - Quanto è incompresa la sofferenza! Sono sicura che se provassero, per alcuni momenti, ciò che avviene nel mio corpo, non vi sarebbe al mondo chi avrebbe il coraggio di fare una simile proposta. - Con lo sguardo al cielo potei dire: - Sia tutto per amore di Gesù! Egli è degno di tutto. Le anime meritano tutto, per­ché costarono il suo Sangue. - L'agonia della mia anima continua ad aggravarsi sempre più. Soltanto il cielo può porre termine a tutto questo. Il Signore sia con me, perché solo con Lui si può vincere. Chiedevo a Gesù con tutta fiducia di morire il 1° venerdì di maggio, per trascorrere il 1° sabato in cielo (diario, 21-4-­1942). Gesù mi disse il giorno 2 maggio (sabato): - Beati gli umili e i perseguitati per amore di Gesù. Sono essi gli eletti del Signore e gli amati dal suo divin Cuore. La missione della crocifissa di Gesù sulla terra è quasi terminata. Gesù le darà la morte più incantevole, più colma d'amore. Quale gloria per il Portogallo e per il mondo intero! Che festa e trionfo in paradiso! - Ma l'agonia indicibile della mia anima aumenta nel sapere tutte le bugie che dicono a mio riguardo, sembrandomi che continueranno dopo la mia morte, causando sofferenza ai miei cari. Sarebbe mio desiderio che tutte le bugie morissero con me (diario, 3-5-1942). Il mio cuore è talmente ferito che mi pare non abbia più la forma di un cuore umano; tuttavia è una fonte abbondante di sangue. Chi lo fa sgorgare è la vita divina; sento che tutta l'umanità ne beve avidamente nel timore che il sangue si esau­risca... " (diario, 6-5-1942). Con l'anima afflitta ripeto: - Come sono tristi ed ama­rissimi gli ultimi giorni della mia vita! Dalla mia amarezza ricava, o Gesù, dolcezza e gioia per Te e vantaggio per le anime. - ... (diario, 7-5-1942).

- Mio caro Gesù, mia cara Mammina, sono prima del mio padre spirituale proprio in questi tristi giorni in cui ne avrei maggior bisogno! Mi sento abbandonata da tutti, eccetto quando mi date miracolosamente, anche se poche volte, ciò che mi può confortare. Perdonate coloro che mi feriscono; perdonate tanta cecità; anch'io li ho perdonati. - Nel mio cuore non c'è posto per altre spade; ho sofferto in tutti i sensi; ho ricevuto dispiaceri da chi meno me l'aspettavo. - O mio Gesù, da' a tutti il tuo perdono, il tuo amore, la tua compassione. Purifica, santifica, brucia nel tuo divino amore e conduci presto presso di Te la tua figlioletta agoniz­zante. - ... (diario, 24-5-1942).

Il mondo è consacrato a Maria. Continua il digiuno

... Gesù è venuto dicendo: Il cuore del Papa è de­ciso a consacrare il mondo al Cuore di Maria. Che grande fortuna e gioia per il mondo appartenere come mai alla Madre di Dio! Tutto il mondo è del Cuore divino di Gesù, tutto il mondo apparterrà al Cuore immacolato di Maria! - (diario, 22-5-1942).

... Dal 24 maggio, Pentecoste, giorno in cui chiedevo allo Spirito Santo tutta la luce e tutto il fuoco del suo divino amore, amore santificante, lo stato della mia anima si è modificato... Il 25 maggio [coloro che frequentavano la casa] notarono una differenza in me, ma la differenza era solo la trasforma­zione della mia anima. Non sentivo, se non raramente, le grandi amarezze, le tenebre, l'arsura e le agonie, ma sentivo invece grandi desideri di volare al cielo con impulsi che mi facevano alzare come se avessi ali per prendere il volo. Non posso saziare i miei desideri e le nostalgie per i cibi della terra; sospiro e muoio bramando di andare a saziarmi coi cibi celesti... Il filo divino che lega il mio cuore al luogo ove abita sta quasi per spezzarsi: pare che sia stato limato. Ciò che gli ha giovato è che la tempesta gli ha dato qualche piccola scossa solo di tanto in tanto.

Sì, ora posso dire: - È vicino il cielo, vado a vedere il mio Gesù! Vado a vedere la mia cara Mammina! Vado a vedere il paradiso! Vado ad amare eternamente i miei amori: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Lascio il mondo senza rimpianti: non gli appartengo. - Il giorno 29 maggio ho pregato così: - Ave Maria, Ma­dre di Gesù! Onore, gloria, trionfo al tuo Cuore immacolato! Ave Maria, Madre di Gesù, Madre di tutto l'universo! Chi non vorrà appartenere alla Madre di Gesù, alla Signora della vittoria? Il mondo sta per essere consacrato, tutto, tutto al tuo Cuore materno! Difendi, Vergine pura, difendi, Vergine Madre, nel tuo Cuore santissimo tutti i tuoi figli. - Mi pare che la determinazione del santo Padre di volere consacrare il mondo sia ciò che mi obbliga a vivere ancora sulla terra; triste esilio che non posso sopportare... (diario, 31-5­1942).

« ... Il mio stato è grave; dolorosissima la mia sofferenza. Ma nacquero in me desideri irresistibili di dettare alcune parole per lei, mio padre. Le forze che parlano non sono mie: non ne ho perché esaurite. Ma è il grido della mia volontà: è un leggero soffio di vita che parla. Non ho corpo se non per il dolore; non sento altro. Sono una piccola e fragile bolla di schiuma che per nulla si disfa. I sentimenti della mia anima sono strani. Mi trovo come in un luogo dove non c'è godimento né pena. Sento che gli uomini mi hanno legata alla terra, obbligandomi a sospendere il mio viaggio. Vivo ferma, vicino al cielo, ma senza poter entrare. Di tanto in tanto mi vengono forti nostalgie per la mia patria celeste, capaci di togliermi mille vite; sono quasi insopportabili; voglio piangere e piangere molto. Mi pare che la missione destinatami da Gesù sia compiuta; mi tiene qui, ma non faccio nulla. Confido però che Gesù romperà questi lacci che impediscono il mio volo verso il cielo... Continuo il digiuno e non posso neppure saziare con gu­sto la sete bruciante che mi consuma. Posso bere poche gocce e quasi senza sollievo. Non so spiegare le nostalgie che sento. per il cibo. Sento il desiderio di portare tutto alla bocca; vorrei alimentarmi con cibi che mi piacciono e non posso. Grazie a Gesù la mia intelligenza è vivissima. Offro a Lui, per amore, il mio martirio e per dar luce a coloro che mi hanno privata, sulla terra, della luce e del conforto... » (let­tera a p. Pinho, 22-8-1942).

« ... Quando, per telegramma, ebbi notizia dell'avvenuta ­consacrazione del mondo alla cara Mammina, Gesù mi con­cesse rapidi momenti di consolazione. Colma di gioia non sapevo come ringraziare Gesù e Mammina. Con le mani verso il cielo esclamai: - Sia benedetto Gesù! Sia benedetta Mam­mina! - Avevo l'impressione di voler introdurre io stessa il Santo Padre nei Cuori di Gesù e di Maria: che gioia! Improvvisamente provai una umiliazione molto grande: mi sentivo tanto disprezzata; e il leggero soffio di vita che mi resta incominciò ad essere un nulla che si sprofondava nella terra fino a scomparire. Ma anche in questo stato continuò il mio ringraziamento. Recitai il "Magnificat" e feci accendere una lampada in onore di Mammina.

Padre mio, continua il mio digiuno; non ho fame, ma sento necessità e brame divoratrici di portare alla bocca tutto. Sa­pesse quanto mi costa questa sofferenza! Sia per Gesù e per le anime!... » (lettera a p. Pinho, 7-11-1942).