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1940


Mammina fonte di amore e di salvezza

« ... - Di' al tuo direttore che faccia conoscere ed amare la mia Madre 'santissima: chi ama la Madre ama il Figlio... Digli di predicare che colui il quale amerà davvero la mia Madre santissima non si perderà; invano l'inferno tenterà di rovinarlo. -

Mentre udivo tali parole mi sentivo stretta fra i Cuori di Gesù e di Mammina. Mi pareva di trovarmi in una pressa. Avevo tanta luce, tanta pace, tanto amore. Posso dire che se Gesù non mi avesse aiutato mi sarebbe venuta meno la vita: il mio cuore non poteva resistere... » (lettera a p. Pinho, 6-1-1940).

« ... Non posso guardare il cielo perché il cuore si innalza più veloce di un razzo e non può essere contenuto nel petto. Può riposare soltanto in Gesù. - Mammina, vieni e prendi la tua figlioletta tra le tue braccia; voglio darti il cuore; soltanto Tu lo puoi riempire del tuo amore affinché io possa amare Gesù. Incendialo con raggi tanto forti di amore che io possa incendiare il mondo. Gesù non è amato! Con il mio dolore ed il tuo amore farò sì che sia amato. Così soltanto sono certa che anch'io Lo amerò. Mammina, come sarà bello vedere tutti i cuori ad ardere per Gesù in un solo amore! Non voglio cessare di essere vit­tima fino a che questo fuoco non sia acceso nel mondo... - » ­(lettera a p. Pinho, 15-1-1940).

Regni il dolore affinché regni l'amore

« ... O vita tanto amara! Mi pare di non poter più vivere.. Il mio cuore è macinato. Le pietre che servono da mulino sono della grandezza del mondo. Il mulino non cessa di macinare; anche il dolore non può cessare; né io lo voglio. O Gesù, è volontà mia di essere macinata, frantumata per Tuo amore. Poiché non so provarti diversamente il mio amore, voglio, nel dolore e nell'amarezza, che non escano dalle mie labbra se non queste parole: tutto per tuo amore! Il dolore è la mia gioia già qui sulla terra; è il mio tesoro. Colloco tutto nelle tue mani, affinché Tu distribuisca a chi ti piace » (lettera a p. Pinho, 13-1-1940).

« ... Lei deve già essere stanca di ascoltare tante lamentele e tanti discorsi sul dolore, ma il dolore è il mio alimento giorno e notte, sempre. Benedetto alimento! Ho atteso l'ora della mia Passione in uno stato di afflizione e di abbandono. Sentivo co­me se tutti fossero rivoltati contro di me. Dicevo al Signore: - Temo il dolore, ma lo amo. Il corpo vien meno, ma la volontà è forte: sono pronta alla croce e all'amore. -

Il cuore pareva sbriciolarsi tanto era schiacciato; stentava a respirare.

Venne incontro a me Gesù e mi disse: - Figlia mia, an­diamo nell'Orto. Vieni a preparare l'alimento di cui Gesù ha tanto bisogno per i peccatori: alimento prezioso che dà loro, vita eterna, alimento benedetto che dà loro la vita della grazia. Coraggio, non sei abbandonata: Gesù e Mammina vengono con te. - Durante tutta la Passione Gesù mi parlò due volte; in tutta il resto del tempo mi sentii sola, coperta di tutti i mali, piena di vergogna davanti a Dio, oggetto della sua giustizia divina. Mi sono scoraggiata tanto! Mi pareva proprio che Gesù non fosse con me. E venne: - Coraggio! Gli angeli volano su di te e portano l'alimento ai peccatori... - Mi sentii allora un po' confortata, ma fu per breve tempo. La seconda volta Gesù mi disse: - Coraggio, figlia mia! L'ira di Dio che cade su di te non è dovuta a colpa tua, non sei tu che Lo sfidi, ma coloro per i quali tu sei espiatrice. - Poi camminai sola. Quando tutto finì, rimasi coperta di lutto e di tristezza. Gesù mi trasmise le sofferenze e l'agonia del suo divin Cuore; io le abbraccio perché voglio consolarlo. Viva Gesù, viva Mammina! Regni il dolore affinché regni l'a­more!... » (lettera a p. Pinho, 2-2-1940).

Che vuoto, senza l'alimento eucaristico!

« ... Sono abbandonata da tutti; non ricevo neppure il mio Gesù. La mia croce diventa più pesante. Mi costa tanto stare senza la Comunione! Mancandomi Gesù mi manca tutto. An­cora oggi, nel ricordarmi che non L'avevo ricevuto, sospirai con profonda nostalgia e mormorai: - Due giorni senza rice­vere Gesù e chissà quanti ancora ne passerò così! Che tristezza e nostalgia! Mio Gesù, non posso vivere senza di Te. Vieni! Fa' del mio cuore la tua dimora. Vieni e regna in me! Vieni, mio Tutto! Se non Ti dispiace, o mio Gesù, sceglimi altra sof­ferenza, ma non privarmi oltre della Comunione. Se fosse mio, Ti darei il mondo intero pur di possederti, pur di avere una tua visita. -

Mio padre, quanto è dolorosa la mia sofferenza e pesante la mia croce! Mi sento sfinita. Oh, il vuoto che io sento per la mancanza dell'alimento eucaristico! Che nostalgia! Pare che il mio cuore scoppi. Non so come tante anime possano vivere anni e la vita intera senza ricevere Gesù! Infelici perché non Lo conoscono... » (lettera a p. Pinho, 17-2-1940).

« ... Mi è mancato Gesù eucaristico, mia vita, mia gioia. Le nostalgie che ho per Lui mi consumano. - Gesù, vieni! Regna nel mio cuore! Sei Tu, solo Tu l'alimento della mia ani­ma. Dammi la vita della grazia, dammi il tuo amore. Vieni alla mia tristezza a dimenticare la tua. Per la mia nostalgia diffondi la nostalgia che hai di pren­dere possesso dei cuori che non Ti amano e vivono dimentichi di Te. Voglio col mio dolore accendere il tuo amore sulla terra... voglio perdermi in esso. Poco importa dare la vita. Soffrire sempre è il mio desiderio: è dal dolore che nasce l'amore... » (lettera a p. Pinho, 22-2-1940).

« ... Spuntò il giorno: io avevo un grande desiderio di ri­cevere la Comunione, ma non la ricevetti. Che nostalgia! Do­mandai soltanto se il parroco sarebbe venuto a portarmi Gesù; mi risposero di no; tacqui. Soffrii sola. Offrii a Gesù questa sacrificio per meritarmi l'amore dei miei "Quattro": la SS. Trinità e la cara Mammina. Cerco in tutto, anche nelle più piccole cose, di dar Loro consolazione. E il mio Gesù sacramentato? Oh quanto voglio consolarlo e coprirlo di amore! Ricevo gioiosa ogni dolore e sacrificio per consolare l'Abbandonato, il Dimenticato, il Prigioniero del­l'Eucarestia... » (lettera a p. Pinho, 25-2-1940).

II mio cuore sbatte le ali rasente al suolo

« ... Il mio cuore è sempre oppresso, ma sempre in fiamme vive; il petto dal lato sinistro brucia: è un fuoco incandescente. ­Il dolore non consente nessuna soavità, mi penetra da ogni lato. L'abisso in cui mi trovo è nauseabondo e vergognoso. Non ho se non immondezze su cui appoggiarmi. Sono legata ad esse con grosse catene di ferro che non si spezzano. Talvolta tento di rialzarmi ed uscire da questo enorme abisso, ma non posso, non ne ho la forza. Sono legata tanto da non potermi muovere. Fra spine che mi feriscono e penetrano in tutto il mio es­sere, il mio cuore va verso Gesù, vuol volare a Lui, ma non può e sbatte le ali rasente al suolo. Che afflizione tremenda! Che dolore pungente, macchiarsi le ali bianche nel fango! Padre mio, cosa significa questo? Non comprendo niente. Non mi importa di essere macchiata e coperta dei mali altrui. Ciò che io voglio è che tutti rimangano puliti e volino versa Gesù. Ma il peggio è che io vedo come se tutto il male fosse mio; però io non voglio peccare, non voglio dispiacere a Gesù. Ma mi vedo un mostro abominevole, una sfacciata, una ingrata nei Suoi riguardi. Ho paura e tremo per il mio nulla. Senta l'ira di Dio su di me e non posso alzare lo sguardo al cielo. Mi sento indegna di perdono e compassione. La mia anima è morta: spirò nella oscurità; né Gesù, en­trando in essa, le diede la vita. Si è dimenticato completamente di me, ed io, senza occhi per vedere, corro sempre ma sempre disperata, in una notte tristissima ed oscura. Ho perduto ogni energia, sono caduta nello scoraggiamento. Ma voglio, con tutti gli esseri della terra, lodare ed amare il mio Gesù. Vorrei stare sempre in ginocchio e a mani giunte a intonare inni di lode, di amore e ringraziamento al mio Gesù per quanto ricevo da Lui... » (lettera a p. Pinho, 18-3-1940).

Che grande male è il peccato!

« ... Mio Dio, che terribile notte nella mia anima!

Gesù incominciò a dirmi: - Il peccato tenta di frantumare ed annientare il mio divin Cuore! Che grande male è il pec­cato! Guarda i maltrattamenti che ricevo! Sai da chi? Da co­loro da cui avevo diritto a tutto l'amore, da cui mi aspettavo tutto. Ripara se vuoi che si convertano. Lasciati immolare se vuoi che si salvino! Sei la loro vittima... » (lettera a p. Pinho, 22-4-1940).

« ... Il cuore quasi non ha più vita: è schiacciato al mas­simo. Sono nelle tenebre e quasi senza fiducia in Gesù: tutto è perduto; nessuno riesce a salvarmi.

La mia anima pare che emetta grida di tremenda afflizione. La sua notte è diventata immensa nel ricevere Gesù eucaristico. Ed Egli, in tono di giudice, come chi viene a chiedere conto, mi diceva: - Che grande male è il peccato! Sei morta a Dio invece di morire al mondo! Convertiti, vieni al mio divin Cuore. Mi fai soffrire con ogni dolore e crudeltà; piango perché ti amo! Perché vuoi fuggirmi? Piango perché ti ho creata e pre­parata per Me. - E il mio Gesù piangeva amaramente. Ed è questo dolore di Gesù che il mio cuore non sopporta, a meno che Egli soffra al mio posto. Ma nel sentirmi così ferita posso dire con Lui: - Che grande male è il peccato! Quanto è orribile! Quanto ferisce il Cuore di un Dio! - Mio Gesù, non voglio fuggirti! Voglio seguirti! Voglia che tutti Ti seguano, che nessuno Ti fugga. Lasciami scrivere sulla terra col mio sangue: "Il dolore è il cammino tracciato da Gesù. Il dolore è amore; il dolore è unione con Dio. L'a­nima che soffre con Gesù si sente attratta da Lui; vuole la solitudine per incontrarsi con Lui più facilmente; vivere di Lui e per Lui. Come è prezioso il dolore! Che felicità per l'anima che soffre! Si preoccupa solo di Gesù; non vuole altra vita se non quella di Gesù. Cerca il Suo amore, la Sua gloria, la salvezza delle anime"... » (lettera a p. Pinho, 23-4-1940).

Temo di ingannare

« ... Passa la notte, passa il giorno ed io mi alimento sem­pre di dolore...

Alzo lo sguardo alla cara Mammina e Le dico: - Mam­mina cara, accompagnami presso la croce del tuo e mio caro Gesù; lasciami soffrire con Te: voglio sentire il tuo dolore. Voglio così riparare a tanti mali. Le anime dormono nel pec­cato: col mio dolore le voglio risvegliare; con la mia morte le voglio risuscitare. Mammina, fa' che io sia come la Maddalena abbracciata alla croce di Gesù. Voglio piangere lacrime di sangue per me, per i miei e per i peccati di tutta l'umanità. Mammina, mi sento sovraccarica di tutti i crimini. Dammi dolore per pian­gerli e detestarli. Chiedi perdono per me a Gesù. Dammi amore perché io ami Gesù ed Egli possa per questo amore dimenti­care ogni malvagità. -

Padre mio, sono tormentata in mille modi: ho dubbi di ogni specie. Mi tormenta il pensiero che inganno lei e tante anime. Il mio cuore è una fonte aperta: quanto più grande è il dolore, l'agonia, tanto più sangue ha da dare. Sento che at­torno vi bevono un gran numero non so di che. Bevono, be­vono, pare che non si sazino. Ma anch'io non sono saziata per ­non poter saziare; e non sono sazia perché non ho amore per amare il mio Gesù... » (lettera a p. Pinho, 6-5-1940).

« ... L'abbandono in cui Gesù lascia la mia anima, il modo con cui scende nel mio cuore (nella Comunione), senza luce né fuoco, senza darmi né ricevere amore, come se venisse morto e mi trovasse morta, mi obbliga quasi a pensare di aver avuto una vita di illusione e di falsità. Però io devo credere che Gesù vive e regna in me, che mi ama e non mi abbandona, che sono sua e vissi sempre per Lui. La mia vita ha servito a Gesù...

- Gesù, spremi bene questo grappolo fino a trarne tutto il succo... Benedirò e amerò il dolore: quando sarò in cielo non potrò soffrire più. Il dolore mi ha attratto a Te, ha creato in me lacci di tanto amore... - Amo il dolore, amo Gesù!... » (lettera a p. Pinho, 19-5-1940).

O Gesù, che altro devo darti?

« ... Sono coperta di crimini e di imperfezioni: ho ver­gogna di Gesù, temo la giustizia dell'eterno Padre. Gesù, scendendo oggi nel mio cuore, ha reso più soave il mio dolore. Si è accesa nella mia anima una fiammella, ma si è spenta rapidamente e rimasi nella maggiore oscurità... Sen­tivo che la giustizia dell'eterno Padre mi distruggeva, ridu­cendomi in polvere. - Mio Gesù, essere un nulla per tuo amore è aver felicità sulla terra. La mia gioia, anche se non permetti che io la senta, è soffrire per consolarti e per salvare le anime. Io vinco con Te. ... Voglio provarti il mio amore, ma non so come: non ho nulla da darti. Il mio corpo? È da molto che Ti appartiene. Te l'ho dato perché fosse tutto martirizzato e crocifisso. Il mio sangue? Anch'esso è tuo. Che serva almeno da in­chiostro per scrivere su tutta la terra la parola "amore": amo­re puro e soltanto per Gesù.

La mia vita? Già non è mia: è tua anch'essa. Sei morto per me, per salvarmi e io muoio per tuo amore e per salvarti anime. O Gesù, che altro devo darti? Voglio che la mia volontà sia tua perché la tua sia mia. Accetto, per tuo amore, quanto mi manderai. Voglio solo ciò che vorrai, anche se per questo dovrò rimanere bocconi, av­volta nella terra come il verme più insignificante... » (lettera a p. Pinho, 14-5-1940).

Sento che mi privano dei mio direttore

« ... Sono molto ammalata. Vorrei dire tante cose, ma non posso... Sento la mia anima e il mio corpo come su una gra­ticola con fuoco sotto e sopra: non ho per voltarmi senza es­sere bruciata... Anche il cuore ha il suo dolore... è tanto oppresso... E mi sembra che Gesù sia andato tanto lontano da la­sciarmi sola nel mondo, priva di ogni conforto. Sento come se mi privassero del mio direttore. Sarà vero? Appena può mi dica, per carità, se vi è qualcosa e se io le sono causa di sof­ferenza!... » (lettera a p. Pinho, 8-6-1940).

« ... Resto fiduciosa che lei, padre mio, mi informerà di tutto ciò che avviene, senza ingannarmi. Glielo chiedo per carità; non consenta che Säozinha mi inganni. Se le proibiranno di tornare qui, non voglio che lei soffra per questo. Accettia­mo che Gesù sprema il suo grappolo d'uva e riduca in polvere il chicco di grano! Sia consolato Lui e soffriamo noi. Intanto ci aggrapperemo subito a Gesù e a Mammina... » (lettera a p. Pinho, 12-6-1940).

« ... Soffro tanto per i dubbi di essere io, con la mia fan­tasia, a fare tutte queste cose [Passione, estasi...]. Quando verrà a tranquillizzarmi, almeno per qualche minuto? Mi pare di mo­rire sola, abbandonata. Venga a soccorrermi! Provo una desolazione tanto grande perché mi pare che mi privino del mio padre direttore. So che è stato molto am­malato, ma non mi ha spiegato nulla. Infelice chi è lontano!... » (lettera a p. Pinho, 2-8-1940).

« ... Gesù mi ha detto che la ama molto e che le ha pre­parato delle spine che la feriranno sino alla morte; che avrà sempre il suo cuore sanguinante, ma di non temere perché sarà vittorioso... » (lettera a p. Pinho, 12-11-1940).

« ... Come fu tremenda la tempesta che si scatenò nella mia anima! Mi pareva di perdere tutto: per l'anima e per il corpo. In quelle sofferenze, per alcuni momenti, giunsi a convin­cermi che mi avrebbero privata del mio padre direttore. Mio Dio, rimarrei senza luce e senza vita!... Non ho resistito ed ho dovuto piangere. Offersi le lacrime a Gesù ed aprii le braccia verso il cielo dicendo: - Mio Gesù, accetto ogni sacrificio; accetto tutto per tuo amore... Schiac­ciami, ma da' pace al mondo e salva le anime. Io voglio amarti; e se col dolore ti provo il mio amore, sono pronta a soffrire. Sostienimi, dammi forza, Gesù mio! - ... » (lettera a p. Pinho, 21-11-1940).

« ... Sento che lei soffre. Sento lo strumento con cui è ferito. Sento vivamente che quel dolore la ferirà sino alla fine. Non so dove voltarmi: tutto è dolore, dolore vivo nell'a­nima e nel corpo. Lo voglio e accetto come Gesù lo vuole... » (lettera a p. Pinho, 29-11-1940).

Un appello alle autorità

« ... Lunedì, all'inizio della santa Messa, scomparve dalla mia anima quella notte senza luce che mi causava soltanto la morte: scomparvero i dubbi. Poco prima della Comunione sen­tii una forza che non potei dominare: mi inginocchiai e in quella posizione ricevetti Gesù. Rimasi per molto tempo ra­pita, tanto unita a Gesù che sentivo di trovarmi in un'altra regione. Avevo forti ansie dolorose di amare Gesù ed Egli mi disse i suoi desideri (ciò avvenne il 2 settembre): - Sulla terra è quasi scomparso dai cuori l'amore. - Ecco il motivo del do­lore di Gesù: non vi è amore che ripari ai peccati dell'uma­nità; si dilacera il suo divin Cuore. - O Gesù, che posso fare per questo?... Accetto tutto, ma non voglio vederti soffrire... Scriverò a Salazar. Lui più che tutti i sacerdoti può porre un termine a tanti peccati... Ne parlerò al mio padre e farò quanto mi consentirà di fare... Vuoi che scriva anche al tuo caro cardinale patriarca [Ema­nuele Cerejeira]? I due uniti saranno lo strumento per salvare il Portogallo e far sì che il tuo Cuore santissimo non sia più offeso? Lo farò, o Gesù; ma vorrei che nessuno sapesse questo, eccetto loro e le persone che il mio padre crederà opportuno informare - ... » (lettera a p. Pinho, 4-9-1940).

« ... Mi pare di morire al pensiero del venerdì e delle soffe­renze che mi attendono. Se Gesù non prende questo povero corpo per soffrire in esso e sostenerlo, non resisto e morirò. Sento nel mio cuore continue martellate. Una moltitudine mon­diale l'assalta e lo ferisce. Vengono verso di me tutte queste sofferenze, io ne sono depositaria, ma sono dirette a Gesù: l'attaccato e ferito è il Cuore di Gesù. Mi pare di sentire Gesù che a braccia aperte mi chiede di avere compassione e di soffrire con Lui... Mi annienta il fatto che Gesù si rivolga ad una creatura umana e si abbassi fino a chiederle di soffrire con Lui: Egli che è la forza, la vita, tutto, avere bisogno dell'aiuto di questa poveretta che non è nulla... Unisco a questa mia lettera quelle per il cardinale e per il signor Salazar. Abbia la bontà di correggerle e, se crede che qualcosa non va bene, mi avvisi... Ho scritto come mi ha detto Gesù... » (lettera a p. Pinho, 5-9-1940).

Mammina non distoglieva dalla terra il suo sguardo

« ... Domenica scorsa, compleanno della cara Mammina, si è impressa nella mia anima un'immagine che non è ancora scomparsa. Con la venuta di Gesù [eucaristico] al mio cuore, si aggra­varono i miei dolori e la mia notte aumentò. Non ho fatto festa a Gesù: non l'ho ricevuto con gioia, pur volendolo e deside­rando ardere d'amore. Povera me!...

Appena scese in me, sentii nella mia anima il ritratto vivo della cara Mammina che dall'alto del cielo contemplava la po­vera umanità, col suo Cuore santissimo in un dolore quasi mortale. Col capo inclinato verso la terra non distoglieva il suo sguardo pieno di tenerezza e compassione. Che dolore forte, pungente! Quanto soffre Mammina! È già martedì e questa scena non è scomparsa. Mi pare sia impressa in me per sempre. Ancora un'ora fa la vidi nuovamente inclinata verso la terra, impos­sibilitata di distoglierne lo sguardo: dai suoi occhi uscivano due rivoli di lagrime, lagrime di profondo dolore che bagna­vano la terra. Volevo piangere anch'io, asciugare il suo pianto e guarire la ferita del Cuore amantissimo di Gesù. Non so cosa fare per Loro: per amore mi fingo allegra mentre sono sempre triste. Incoraggio e consolo gli infelici e non ho chi consoli me. Ma sono contenta della volontà del mio Signore. Voglio con­solarlo nella mia amarezza... » (lettera a p. Pinho, 10-9-1940).

Gesù vuole da me un dolore silenzioso

« ... Mi pare di essere infedele a Gesù. Egli vuole e mi fa sentire nell'anima la grande necessità che io soffra, ma soffra tacendo e senza lasciarlo apparire. Cerco di farlo il meglio possibile, senza confidarmi con nessuno, eccetto che con Lui e con la cara Mammina; talvolta involontariamente mi sfugge qualche parola. È per questo che io dico di essere infedele al mio Gesù; non sono ancora costante in quello che Egli vuole, eccetto che nel dire tutto a lei, mio padre, perché Gesù mi pone nell'anima la necessità di confidarmi con lei... » (lettera a p. Pinho, 7-11-1940).

« ... È terminata da poche ore la mia Crocifissione... Ho bisogno di confidarmi e posso farlo solo con lei. Gesù mi vuole silenziosa e tenace come roccia: vuole che io soffra senza che si sappia ciò che avviene dentro di me. Sento che è Lui a mettermi questa esigenza nell'anima. Vuole che il mio dolore sia silenzioso come il Suo: esige che Lo imiti anche in questo. Stamane si unirono alla mia paura e dolore le lagrime e il dolore di Gesù: non ne potevo quasi più. Fra chiasso, cu­riosità e bestemmie attorno a Lui, Egli mi ha fatto sentire come ha sofferto tutte queste cose in silenzio, come se non avesse labbra per parlare. Ero talmente sgomenta che mi passò qualche volta per la mente di dire a Gesù che non volevo la Passione, ma Gli dicevo subito: - Voglio, accetto per Tuo amore. Accetto ogni sofferenza anche se dovessero cadere su di me, per schiacciarmi, tutte le montagne del mondo... » (let­tera a p. Pinho, 22-11-1940).