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1934


Come esprimevo il mio amore a Gesù e a Mammina

- O mia Mammina del cielo, ecco qui ai tuoi santissimi piedi un'anima che desidera tanto amarti. O mia amabile Si­gnora, io voglio vivere di un amore tale che sia capace di tutto soffrire solo per te e per il mio caro Gesù: sì, per il mio Gesù che è il tutto della mia anima. Egli è la luce che mi illumina, è il pane che mi alimenta; è il mio cammino, l'unico che vo­glio seguire...
- - O Gesù, quale compagnia migliore posso io avere in questo letto di dolore se non la Tua presenza sempre continua in me, che voglio vivere solo per Te? O Gesù, Tu sai bene quali sono i miei desideri: stare sempre nei tuoi tabernacoli, non allontanarmi da essi neppure un momento. Dammi la forza, o buon Gesù, perché io sappia fare così.
- - O mio Gesù, io sono qui ammalata e non posso venire a visitarti nelle tue chiese, ma sto compiendo la missione che Tu mi hai destinato: sia fatta la tua santissima volontà in tutte le cose!... Poiché io non posso venire, Ti mando il mio cuore, la mia intelligenza per apprendere tutte le tue lezioni, il pen­siero perché io pensi solo a Te, il mio amore, perché io ami solo Te, cerchi solo Te, sospiri solo per Te; solo Te, mio Gesù, in tutto e per tutto... Ti invio tutto quanto ho che ti possa piacere e farti com­pagnia nel tuo tabernacolo di amore... Vorrei stare in tua presenza giorno e notte, ad ogni ora, unita a Te e non lasciarti mai, o Gesù, solo nei tabernacoli! Neppure per un momento vorrei assentarmi; vorrei darti tutto ciò che possiedo e che Ti appartiene interamente: il mio cuore, il mio corpo con tutto ciò che sente. È tutta la mia ricchezza. -

Era la Voce del Signore

Fu nel settembre 1934 che io mi persuasi pienamente essere stata la Voce del Signore [a pronunciare quelle parole: « soffri­re, amare, riparare »] e non un mio slancio spirituale a sug­gerirmele. Fu allora che Egli mi chiese, parlando così: - Dammi le tue mani: le voglio crocifiggere; dammi i tuoi piedi: li voglio inchiodare con Me; dammi il tuo capo: lo voglio coronare di spine come fe­cero a Me; dammi il tuo cuore: lo voglio trapassare con la lancia co­me trapassarono il mio; consacrami tutto il tuo corpo, offriti tutta a Me. - Mi chiese questo due volte [il 6 e 1'8 settembre]. Non so esprimere il mio tormento, perché non potevo scri­vere e non volevo dir nulla a mia sorella, ma non volevo neppure tacere, perché capivo di non fare, tacendo, la volontà di Dio: dovevo dire tutto al direttore spirituale. Mi decisi a fare il sacrificio e chiesi a Deolinda di scrivere quanto le avrei dettato. Lo abbiamo fatto senza scambiarci uno sguardo. Scritta la lettera, morì tutto in noi e non se ne parlò mai più. Se fino allora ogni lettera del direttore mi aveva portato gioia, da quel momento non provai più consolazione: vivevo nel terrore che mi trattasse male e mi dicesse che quanto av­veniva in me era falsità. Avevo ceduto all'invito del Signore, ma pensavo che i sa­crifici che mi avrebbe chiesto sarebbero stati soltanto le soffe­renze portate dalla malattia, anche se maggiori; non mi era passato per la mente che mi avrebbe chiesto di soffrire per fe­nomeni singolari. Il direttore mi obbligò a scrivere tutto e per due anni e mezzo non mi disse mai che erano cose di Dio. Questo suo silenzio mi fece soffrire assai.

Visite di Gesù

In quell'epoca Gesù mi appariva e mi parlava sovente. La consolazione spirituale era grande e le sofferenze non mi co­stavano. In tutto sentivo amore per il mio Gesù e sentivo che Egli mi amava, poiché ricevevo abbondanti tenerezze. Cercavo il silenzio. Oh, come mi sentivo bene nel raccoglimento e molto unita a Lui! Gesù si confidava con me. Mi diceva cose tristi, ma il conforto e l'amore che mi dava addolcivano i suoi la­menti. Passavo notti e notti senza dormire, a conversare con Lui in contemplazione di ciò che mi mostrava. Talvolta vidi Gesù come giardiniere che coltivava dei fiori innaffiandoli ecc.; passeggiava in mezzo ad essi mostrandomene le varietà. Altre volte mi apparve per presentarmi il suo Cuore con raggi abbaglianti. Una volta vidi anche Mammina con il Bambino Gesù in braccio e altre volte come Immacolata: quan­to era bella! Quanto volevo amare solamente Lei e Gesù! Stavo bene soltanto con Loro.

[Ecco alcuni frammenti di comunicazioni avute da Gesù in quel tempo di grazia, ricavate da lettere inviate a p. Pinho]. « ... Gesù mi invitò ai tabernacoli abbandonati perché con­dividessi la sua tristezza e riparassi a tanto abbandono. Mi disse che Lo lasciano solo e che vivono come se Lui non fosse pre­sente. Perfino i sacerdoti cui ha dato il potere di trasformare il pane nel suo Corpo divino - perfino loro - Lo dimenticano e Lo offendono... » (lettera a p. Pinho, 14-9-1934). « ... - Avvisa il tuo direttore che esigo si predichi e pro­paghi la devozione ai tabernacoli, ed ancor più: che si accenda nelle anime. Non sono rimasto sugli altari per amore soltanto di quelli che mi amano, ma per tutti; anche lavorando mi pos­sono consolare. Non negarmi sofferenze e sacrifici per i peccatori. La giu­stizia di Dio pesa su di loro. Tu puoi soccorrerli. Prega per i sacerdoti: sono operai della mia vigna; la mes­se dipende da loro... Io scelgo i deboli per renderli forti. Sotto le loro debolezze lo nascondo il mio potere, il mio amore e la mia gloria. Dimen­tica il mondo e dónati a Me. Abbandónati sulle mie braccia: Io sceglierò i tuoi sentieri. - ... » (lettera a p. Pinho, 27-9-1934). « ... - Ti ho scelta per Me. Corrispondi al mio amore. Voglio essere il tuo Sposo, il tuo Amato, il tuo tutto. Ti ha scelta pure per la felicità di molte anime. Sei il mio tempio, tempio della Santissima Trinità. Tutte le anime in grazia lo sono, ma tu in modo speciale. Sei un sacrario scelto da Me per abi­tarvi e riposare. Voglio saziare la tua sete per il mio Sacra­mento di amore. Sei un canale ove passeranno le grazie che Io voglio di­stribuire alle anime e attraverso il quale le anime verranno a Me. Mi servo di te perché molte anime vengano a Me: per mezzo tuo, molte anime saranno stimolate ad amarmi nella santissima Eucarestia... - » (lettera a p. Pinho, 4-10-1934). « ... - Ascolta, figlia mia, il tuo Gesù. Sono con te per arricchirti dei miei tesori divini. Quanto ti amo! Ti ho scelta per mia dimora. Sto preparandoti come desidero. Vivi solo per Me. Amami molto. Pensa soltanto a Me. E poiché ti offri tanto generosamente come vittima per i peccatori del mondo, porrò in te quasi un canale per distribuire grazie alle anime colpevoli di ogni qualità di crimini. Così ne porterai a Me un gran nu­mero... - Contemporaneamente non so cosa sentii in me, non lo so spiegare: sentivo un peso tanto tanto grande. Mi pareva so­prattutto che il mio cuore diventasse così grande da sembrarmi il mondo... » (lettera a p. Pinho, 11-10-1934).

« ... Erano quasi due giorni che Gesù non mi parlava. Piansi per il dubbio di essere nell'inganno. Quando mi rasserenai un poco, feci la Comunione spirituale. Il mio buon Gesù mi parlò così: - Quanto ti amo! Quando ti senti fredda, sono Io a infondere sempre più in te il mio amore. Quando non ti parlo, è per infonderti maggiormente la fiducia in Me. Non ti avevo detto che non ti avrei abbandonata e non mi sarei allontanato da te? Ti amo tanto! Vieni alla mia scuola; impara dal tuo Gesù ad amare il silenzio, l'umiltà, l'obbedienza e l'abbandono. Vieni ai miei tabernacoli... Próstrati davanti a Me per chiedermi perdono del tuo scoraggiamento e della tua sfiducia. » (lettera a p. Pinho; 15-10-1934). « ... Gesù mi disse che, come Lui è fedele nell'abitare in me per consolarmi, così io devo essergli fedele nell'abitare in spirito nei suoi tabernacoli per consolarlo ed amarlo; che gli dessi il mio corpo per essere vittima; che migliaia di vittime sarebbero poche per riparare tanti peccati e crimini del mondo... » (lettera a p. Pinho, 1-11-1934).